domenica 28 luglio 2013

In un convegno di quest'anno su Sciascia e il Circolo Unione non so se questi aspetti siamo stati sottolineati, o rinnegati, o cassati. Qualcosa certo avrei potuto dire: ma si sa ormai contro di me si opera, anche in casa mia (visto che il Circolo ancora mi appartiene) in odium auctoris come santa romana chiesa da dove provengono taluni giovanissimi dirigenti: ed è ovvio che io non posso non essere un "odioso autore" da scartare, da silenziare. Non credo però che ci riescano troppo.


Lessi il "Contesto" di Sciascia molto tempo fa. Il romanzo è del 1971: Mi sembrò artificioso, falso, paludato, inverosimile. Anche i biografi maggiormente osannanti ne fanno, del resto, una introspezione men che superficiale. Solo che ora, soprattutto perché sono diventato vecchio, mi sembra di scoprirlo e mentre lo scopro mi sorprendo sempre più nel dovere verificare quanto acuto, lungimirante persino profetico sia questo romanzo della nuova stagione poetica di Leonardo Sciascia
Nel 1971 erano già avvenuti momenti altamente traumatici per la storia d'Italia, vi erano stati i movimenti studenteschi dei tempi del mio liceo - patetici ma pur sempre ribellistici - per Trento e Trieste; vi era stata la tragica estate del'60 con morti e sommosse contro il governo Tambroni; a Modena erano davvero scesi dalle montagne i tremendi partigiani comunisti; ma di tutto questo Sciascia non si cura. In questo "giallo" politico del "Contesto" si colgono invece ...i segni premonitori di ciò che sarà la grande tragedia italiana, dagli anni di piombo agli eccidi di magistrati. E quegli eccidi qui non sono legati a cosche mafiose ma a sussulti dei poteri deviati dello Stato. Lo Stato contro lo Stato, sacrosanta verità che ancor oggi non si riesce a digerire. Certo manca la componente dei servizi segreti esteri. Ma un profeta vede nebulosamente, però intravede; non può essere uno storico ante litteram.
Nel "Contesto" perdura lo Sciascia dei primordi. Ancora il Circolo Unione ha la sua bella ipostatizzazione del vivere angusto vuoi del paese, vuoi della provincia, vuoi della regione. Di quelle scatole cinesi cui lo Scrittore si abbarbicherà dopo per scendere alla desolazione dell'isola "uomo"-
" Nel circolo c'erano due bigliardi e quattro tavoli da gioco, un tavolinetto su cui giacevano una rivista di caccia e un giornale, tante sedie e due consolles a specchi che si rimandano i gruppi assorti e quasi funerei dei giocatori di bigliardo e di carte".
A parte qualche ritocco per adeguamento alle esigenze narrative, il Circolo Unione (quello però dei tempi di Sciascia) c'è tutto. E l'amarognola ironia verso il pretenzioso sodalizio , non sarà quella di "Galleria" o di "Argomenti, ma perdura, e come se perdura. I familiari hanno (tutto sommato giustamente) voluto regalarci deliziosi astii dello Scrittore dei suoi primi anni letterari in un libro apocrifo Fuoco sull'acqua e là possiamo attingere ad acredini robuste. In un convegno di quest'anno su Sciascia e il Circolo Unione non so se questi aspetti siamo stati sottolineati, o rinnegati, o cassati. Qualcosa certo avrei potuto dire: ma si sa ormai contro di me si opera, anche in casa mia (visto che il Circolo ancora mi appartiene) in odium auctoris come santa romana chiesa da dove provengono taluni giovanissimi dirigenti: ed è ovvio che io non posso non essere un "odioso autore" da scartare, da silenziare. Non credo però che ci riescano troppo.

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