Novembre 1989, primi giorni di novembre; il 20 novembre Leonardo Sciascia cessava di vivere a Palermo. Qualche briciolo ancora di forze vitali e licenzia la raccolta (approvata) dei suoi interventi sulla carta stampata dei suoi ultimi dieci anni di vita. Dopo - se debbo credere a quel che mi scrisse, in termini invero alquanto polemici, la vedova - nulla di non approvato doveva essere dato alle stampe. Mi pare che questo desiderio di Sciascia non sia poi stato mantenuto. Buon per noi!
Un auspicio in prefazione: SPERO CHE VENGA [questo libro] LETTO CON SERENITA'. Possiam dire che ciò avvenne; anche i suoi più accaniti nemici resero l'onore delle armi. Anzi non hanno mai smesso di esaltarlo. Forse perché non erano nemici e si chiamavano Scalfari, Bocca, Pansa; forse perché talora non accettavano solo certe sbavature polemiche che Sciascia irato (ed a ragione) qualche volta vi indulgeva. In tale panorama rimase, credo, solo ostile Nando della Chiesa; ma a questi faceva velo l'affetto filiale. Il padre era un generale, era persino della P2 e Sciascia, addentro alle segrete cose della Sicilia, non poteva non sapere. Guai a quel popolo che ha bisogno di eroi ed un eroe generale è davvero una grande iattura. Non perché qualcuno viene trucidato, sia pure dalla mafia, ha titolo alla eterna beatificazione. Per i morti ammazzati tanto rispetto, ma evangelicamente: lascia che i morti seppelliscano i morti. Il dovere dell'eterna memoria per chi viene proclamato VITTIMA dei tanti piccoli, grandi cosiddetti olocausti, mi torna a tedio.
"Il fatto è che - scrive in premessa Sciascia - i cretini, e ancor più i fanatici, son tanti; godono di una così buona salute non mentale. Bisogna loro riconoscere, però, una specie di buona fede: contro l'etica vera, contro il diritto, persino contro la statistica, loro credono che la terribilità delle pene (compresa quella di morte), la repressione violenta e indiscriminata, l'abolizione dei diritti dei singoli, siano gli strumenti migliori per combattere certi tipi di delitti e dell'associazioni criminali come mafia, 'ndrangheta, camorra. E continueranno a crederlo". e che permette loro di passare da un fanatismo all'altro con perfetta coerenza, sostanzialmente restando immobili nell'eterno fascismo italico. Lo stato che il fascismo chiamava 'etico' (non si sa di quale eticità) è il loro sogno e la loro pratica. Bisogna loro riconoscere, però, una specie di buona fede: contro l'etica vera, contro il diritto, persino contro la statistica, loro credono che la terribilità delle pene (compresa quella di morte), la repressione violenta e indiscriminata, l'abolizione dei diritti dei singoli, siano gli strumenti migliori per combattere certi tipi di delitti e dell'associazioni criminali come mafia, 'ndrangheta, camorra. E continueranno a crederlo".
Che mirabile, raffinatissima lezione di civiltà. A Racalmuto anziché andar dietro alle gialle consulte parrocchiali, in memoria di vittime della mafia, non potremmo farci portatori di un siffatto nobile messaggio: il comune non commissariato, la fondazione non mercato di famiglia, il teatro riaperto, il museo non alabastrino, le pinacoteche Pietro d'Asaro non neglette, i partiti meno convenzionali, le associazioni ritornate genuinamente racalmutesi, la piccola TV sciasciana di nome STUDIO 98 riaperta, malgrado tutto libera dai soliti noti, io, voi tutti, tutti noi racalmutesi stanziali ed esuli, quale forza dirompente avremmo? Basta volerlo!
Nessun commento:
Posta un commento