Rispondo superficialmente al caro amico Gaspare Agnello per rammentargli che l'epiteto di critico letterario sta nella locandina di quella reclamizzata trasmissione di tal Paolo Liguori, che sotto l'immondo pseudonimo di Cencio stava a Lotta Continua sotto il tallone prima di Sofri e quindi del mio amico Deaglio.
Di straforo vi partecipavo anch'io e mi sbilanciai con trafugamemti molto pericolosi di c.d. fissati bollati nel quatro trimestre del 1979. Quella documentazione che ti inviai a suo tempo. Ma ovvio io non sono degno delle opzioni scrittorie di Racalmare, che ha fatto appropriazione indebita di una finitima contrada meno toponimamente araba, ma che molto banalmente si fa chiamare Noce. Se un premio al nome di Sciascia debba oggi istituirsi questo dovrebbe essere chiamto e gestito nella casa di Sciascia, ovverossia dovrebbe essere intitolato LA NOCE. Non sarebbe vezzoso?
Sto menando non certo per gloria personale. A 80 anni me ne fotto di tutto specialemnte di chi, belante pastorello, mi vorrebbe mandare a farmi fottere, invidioso magari della mia supposta pensione aurea pari a 10 mila euro mensili (perché poi così poco?).
A Racalmuto abbiamo poi firme davvero eccelse che non vengono manco degnate di una citazione nel premio che tu ribadiscci essere voluto dallo schivo Sciascia.
A prescindere dai dati caratteriali, Pierino Carbone scrive belle cose, e a me piace l'alata ispirata sincera non mistificata manco per niente femminista poesia del grande mio paesano Calogero Restivo. Perché giammai l'avete incluso tra i candidati al premio? Non vi fa gioco? Preferite i galanti corteggiamenti di esangui signorine di tarda età? Affari vostri, ma lasciateci in pace.
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