Non ho specializzazioni per potere affermare o escludere alcunché: ma mi pare che gli sprofondi che qualche anno fa da sopra il bordo tentai maldestramente di fotografare non avrebbero nulla a che vedere col chiarchiaru. Il chiarchiaru quello che serve a Sciascia per i suoi Occhi di Capra dovrebbe essere altra cosa, forse lì vicino (ricordiamo infatti: "lu cuccu cci dissi a li cuccuotti; a lu chiarchiaru ni vidiemmu tutti" misterioso aforisma strettamente racalmutese di arcana lettura). Se non prendiamo abbagli il nostro Lineeo (Giovanni Salvo) nel suo magistrale Racalmuto segna la località come Rocca Caterina (Cugni di Caterina) e Caterina dovrebbe essere la fuggitiva fanciulla della leggenda, Posti comunque fascinosi ed unici persino di romantica malinconia da salvaguardare, teatro per giunta di eventi storici come la rivolta contadina del 1862 di cui alle pagine del Falconcini. Questo che dicono il paese della ragione è anche il paese geloso della sua ricchezza storica e ambientale? Forse ancora vero il guizzo delle negatività di Sciascia: un paese tuttora lontano "dalla libertà e dalla giustizia, cioè dalla ragione". Ma noi pervicacemente dissentiamo dal Genio racalmutese e come scrivemmo nel nostro RACALMUTO NEI MILLENNI, "abbiamo voglia di cogliere davvero molti di quegli sprazzi di inconsueta intelligenza di cui (lo affermiamo senza tema di smentita) è ricca Racalmuto una comunità di uomini né angeli né demoni ma un po' dell'una un po' dell'altra natura, di un popolo che non avendo mai avuto bisogno di eroi (per non avere guai) di guai ne ha avuto tanti per non avere mai avuto bisogno di eroi".
CHIARCHIARO
CHIARCHIARO
SCIASCIA in Il giorno della civetta 1961 [= Einaudi 1967]: "nel chiarchiaro della contrada Gràmoli...È una zona pietrosa...un insieme di grotte di buche di anfratti " (p. 79, cf. 12 autres occ.); in Kermesse 1982 [= Occhio di capra 1984, p. 58]: "E il cucco disse ai suoi piccoli / al "chiarchiaro" ci rivedremo tutti. La morte raffigurata come un luogo scabro ed aspro dove tutti ci incontreremo. "chiarchiaro" è infatti, in una collina rocciosa, un sistema di anfratti, di crepacci, di tane" (p. 29); CONSOLO in Le pietre di Pantalica 1988 (p. 21, cf. 1 autre occ.), in Di qua dal faro 1999: " E qui, dove la roccia si frantuma e s'allarga, è il chiarchiàru: "è una collina rocciosa, un sistema di anfratti, di crepacci, di tane...scrive Sciascia in Occhio di capra" (p. 12, cf. chiarchiàro, p. 12 et 1 autre occ.); CAMILLERI in La strage dimenticata 1984 [= Sellerio 2001] (p. 45), in La stagione della caccia 1992 [= Sellerio 2002] (p. 139, cf. 1 autre occ.), in Il gioco della mosca 1995 [= Sellerio 1997]: "Il chiarchiàro è luogo impervio, desolato di sassi e di saggina: soprannome ideale per uno jettatore" (p. 26), in Un mese con Montalbano 1998 (p. 50, cf. 1 autre occ.), in La gita a Tindari 2000 (p. 215), in La paura di Montalbano 2002 (p. 145, cf. 1 autre occ.), in Il giro di boa 2003 (p. 89), in Privo di titolo 2005 (p. 226); LA SPINA in L'amante del paradiso1997: "...esalare l'alma da questo mondo per finire al chiarchiaro dell'altro" (p. 123, cf. p. 292 chiarchiaro da karkarah - 'mucchio di pietre'. Ne deriva in siciliano 'pietraia', e in linguaggio figurato 'l'aldilà'").
Enregistré par Piccitto I 677 "ammasso di pietre; pietraia, terreno roccioso. 2. località scoscesa, piena di grotte, anfratti...". Sic. chiarchiaru < ar. karkarah 'tas de pierres'.
ƒ terrain pierreux; rocaille.
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