Il Circolo dei galantuomini racalmutesi - polemiche pro e contro
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mercoledì 26 dicembre 2012
Il mio 45° Compleanno...
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Il mio 45° Compleanno...
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FRA QUALCHE GIORNO COMPIO IL MIO 45° COMPLEANNO QUALE SOCIO DI UN CIRCOLO CHE NON AMO PIU'
Guardo con acuta nostalgia, con scoramento anche, il mio libretto 166° Genetliaco [del] Circolo Unione e a pag. 54 mi ritrovo: il 1° gennaio 1967 facevo finalmente parte del Circolo Unione. Avevo doppiato lo scoglio arcigno ed inflessibile dell'avv. Pillitteri. Avevo avuto le palline bianche più che sufficienti. Tanti - migliori di me - non l'avevano avute nel passato; neppure chi ora si crede il santone intoccabile di un sodaliziao ex nobiliare, divenuto con un colpo di mano statutario tutt'altra cosa con signorini né nobili né ignobili che sembrano più intenti a cantar messa e portarvi mistici preti che mantenere la grintosa aria laica (per non dire massonica) di questa mirabile congrega elitaria della Racalmuto ottocentesca ed anche novecentesca e persino della prima decade di anni di questo nuovo millennio.
Mi accoglievano allora presidenti del calibro del p.a. Nicolò BARTOLOTTA; deputati come il rag. Luigi Cutaia, l'ins. Guglielmo Bellavia, l'ins. Felice Caratozzolo, il longevo dottore Salvatore Restivo Pantalone, l'ins. Gaetano Mattina, l'ins. Alfonso Farrauto: meno il padre dell'ex sindaco, tutti di là e da tempo. Sbircio tra quelli che mi precedevano e trovo una istituzione come il dottore Ettore Vinci, il mio simpantico e sfortunato amico il geometra Alfonso Delfino, l'austero prof. Domenico Romano, e quindi, amici da sempre, Nicu Piazza, 'Ngilino Morreale, Nnazziu Pillitteri e chi ancora ci serba trepido affetto come ma cuscinu Totinu Scimè e il mio vicinu di casa là a la Funtana, il dottore Jachinu Trumeddu (per non dire Catallo). Seguono i miei coevi SESSANTASETTINI e siamo diciannove (o meglio eravamo: vivi meno della metà. Chi ricordare? : l'avv. Garlisi e l'avvocato Buscarino.
Ma tanti pur viventi non bazzicano più le sale del Circolo dei Galantuomini: non è più per i loro gusti.
Io avevo deciso, quest'anno, di tagliare la corda. Che ci sto più a fare in un sodalazio paraclericale, in mano a rampanti che vogliono affermarsi in nome di uno Sciascia che poi non amava tanto quel circolo come sta a dimostrare qualche carta che tenuta segreta, post mortem la famiglia ha ritenuto di dare ad Adelphi per un impropabile FUOCO sul MARE (attendo l'apprezzabile opinione del prof. Di Grado). Ne ho scritto, ma è come parlare a sordi: ho credo chiarito che il frate (veramente semplice chierico) DIEGO LA MATINA nato a Racalmuto nel marzo del 1621 era ancora vivo e vegeto nella pasqua del 1666; non poteva quindi esere stato bruciato nel 1658. Come se dicessi castronerie. Mi si fa pure l'affronto di salmodiare nelle sale del circolo che sovvenziono da quaranticinque anni non so quali prefiche commemorative. Non si degneranno neppure di almeno scomunicarmi per non scomodarsi. Vi sono interessi teatrali di chissà chi e tanto basta.
Per rabbia ho deciso di non dimettermi: pagherò ancora una volta il canone annuale come non stanziale e forse mi deciderò di pagare il mio avvocato di fiducia per seguire le orme del Farmacista Calogero Argento, fu Michelangelo, abitante in via Rapisardi 35 di Racalmuto. Era il 4 gennaio 1945. Lo si voleva massone e liberale e forse lo era ma non voleva appartenere alla DEMOCRAZIA DEL LAVORO dell'altro galantuomo il sig. Amedeo MESSANA. Così come io - clericale cattolico ma non credente - non voglio finire sotto l'egida di nuovi sagritanelli dell'era di padre Ciucia.
Altro...Guardo con acuta nostalgia, con scoramento anche, il mio libretto 166° Genetliaco [del] Circolo Unione e a pag. 54 mi ritrovo: il 1° gennaio 1967 facevo finalmente parte del Circolo Unione. Avevo doppiato lo scoglio arcigno ed inflessibile dell'avv. Pillitteri. Avevo avuto le palline bianche più che sufficienti. Tanti - migliori di me - non l'avevano avute nel passato; neppure chi ora si crede il santone intoccabile di un sodaliziao ex nobiliare, divenuto con un colpo di mano statutario tutt'altra cosa con signorini né nobili né ignobili che sembrano più intenti a cantar messa e portarvi mistici preti che mantenere la grintosa aria laica (per non dire massonica) di questa mirabile congrega elitaria della Racalmuto ottocentesca ed anche novecentesca e persino della prima decade di anni di questo nuovo millennio.
Mi accoglievano allora presidenti del calibro del p.a. Nicolò BARTOLOTTA; deputati come il rag. Luigi Cutaia, l'ins. Guglielmo Bellavia, l'ins. Felice Caratozzolo, il longevo dottore Salvatore Restivo Pantalone, l'ins. Gaetano Mattina, l'ins. Alfonso Farrauto: meno il padre dell'ex sindaco, tutti di là e da tempo. Sbircio tra quelli che mi precedevano e trovo una istituzione come il dottore Ettore Vinci, il mio simpantico e sfortunato amico il geometra Alfonso Delfino, l'austero prof. Domenico Romano, e quindi, amici da sempre, Nicu Piazza, 'Ngilino Morreale, Nnazziu Pillitteri e chi ancora ci serba trepido affetto come ma cuscinu Totinu Scimè e il mio vicinu di casa là a la Funtana, il dottore Jachinu Trumeddu (per non dire Catallo). Seguono i miei coevi SESSANTASETTINI e siamo diciannove (o meglio eravamo: vivi meno della metà. Chi ricordare? : l'avv. Garlisi e l'avvocato Buscarino.
Ma tanti pur viventi non bazzicano più le sale del Circolo dei Galantuomini: non è più per i loro gusti.
Io avevo deciso, quest'anno, di tagliare la corda. Che ci sto più a fare in un sodalazio paraclericale, in mano a rampanti che vogliono affermarsi in nome di uno Sciascia che poi non amava tanto quel circolo come sta a dimostrare qualche carta che tenuta segreta, post mortem la famiglia ha ritenuto di dare ad Adelphi per un impropabile FUOCO sul MARE (attendo l'apprezzabile opinione del prof. Di Grado). Ne ho scritto, ma è come parlare a sordi: ho credo chiarito che il frate (veramente semplice chierico) DIEGO LA MATINA nato a Racalmuto nel marzo del 1621 era ancora vivo e vegeto nella pasqua del 1666; non poteva quindi esere stato bruciato nel 1658. Come se dicessi castronerie. Mi si fa pure l'affronto di salmodiare nelle sale del circolo che sovvenziono da quaranticinque anni non so quali prefiche commemorative. Non si degneranno neppure di almeno scomunicarmi per non scomodarsi. Vi sono interessi teatrali di chissà chi e tanto basta.
Per rabbia ho deciso di non dimettermi: pagherò ancora una volta il canone annuale come non stanziale e forse mi deciderò di pagare il mio avvocato di fiducia per seguire le orme del Farmacista Calogero Argento, fu Michelangelo, abitante in via Rapisardi 35 di Racalmuto. Era il 4 gennaio 1945. Lo si voleva massone e liberale e forse lo era ma non voleva appartenere alla DEMOCRAZIA DEL LAVORO dell'altro galantuomo il sig. Amedeo MESSANA. Così come io - clericale cattolico ma non credente - non voglio finire sotto l'egida di nuovi sagritanelli dell'era di padre Ciucia.
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