domenica 23 ottobre 2016


A QUELLI DEL CICOLANO

Signori miei, è inutile che ci giriamo attorno. Di fronte ad una pagina come questa del Lugini, l'ottocentesco medico Domenico Lugini c'è da rimanere esterrefatti. C'è forse una lapide commemorativa a Santa Lucia di Fiamignano? No! Perché? per campanilismo. Prima non era di Petrella e a Romanin non interessava; ora non è del Corvaro e non dico a chi non interessa, ma il nome ce l'ho sulla punta della lingua.

Una epigrafe di sconvolgente sapienza storica, dove sta? nel museo dell'Aquila? Ci sta ancora dopo il terremoto?

E' quella sotto? corrisponde al vero che trattasi di "un frammento di epigrafe in lingua OSCA che trovasi nel pavimento della vasca della fontana della villetta di Collemaggiore. Ricorda un 'Meddixtuticus' di NERSE"

Sempre colpa degli altri? Non è colpa anche nostra? Anche mia, che frequentando da quarant'anni Baccarecce e Santa Lucia di Fiamignano non ho attivato i canali cui potevo accedere per il debito recupero?

Questa estate ho parlato con il signor sindaco di Pescorocchiano: una grandissima e degnissima persona, credo che abbia detto: "ma questo è un maziano, cosa viene mai a rompere gli zebedei a me".

Perché gli ho rotto gli zebedei?

a) perché deve recuperare la tassa sull'occupazione del suolo pubblico da parte di codesti imprendibili privati arraffatisi il fascista ma giuspubblicistico LAGO DEL SALTO;

b) perché Nerse non è PROPRIETA' della CURIA VESCOVILE ed io che sono comunista me ne frego dei vescovi tanto amici dei democristiani tanto potenti anche bancariamente a Pescorocchiano. E perché la Curia non è proprietaria? Andate a guardare il catasto. Già, ed allora salta tutta la proprietà immobiliare del Cicolano vittima del geometra CAVALLARI. Ed a me che me ne frega! E tu PUBBLICO UFFICIALE sei condannato ad agire altrimenti incappi in omissioni di atti d'ufficio, in omissione di rapporto SENZA INDIGIO. Già e così non mi eleggono più! Già: e non ti eleggono più. E chi se ne frega.

c) Guardi che dice qui: che si tratta di lingua OSCA. Sa che significa che qui in questo paradisiaco lembo di terra ma in capo al mondo fioriva una civiltà, OSCA, ancor prima che i romani riuscissero ad imparare ad usare l'aratro a chiodo per quella nota storia di Romolo e Remo. E allora? Allora occorre che questo che è un PATRIMONIO DELL'UMANITA' diventi tutto u museo per la salvaguardia di beni irripetibili. Dunque sfrattiamo, per inziare, la Curia per possesso abusivo di ciò che è inalienabile, imprescrittibile, inusucapibile. Sì e così non mi eleggono più ancor più che pria!!!d) Ma basta? no. Bisogna indagare sull'origine del legittimo acquisto di quello che è il museo personale dei MORELLI.

Dove? a Nesce.

Etc. Etc. Calogero Taverna






E’ il 5 marzo 1574. A Poggio Poponesco arriva il terribile visitatore Pietro Camaiano, noto anche nei testi di storia nazionale e della chiesa di quella scombussolante metà secolo del risorgente umanesimo. La sua visita in tutta l’intera diocesi reatina è bene inquadrata, trascritta ed annotata dal prof. Vincenzo di Flavio - una miniera che andrebbe socializzata nell’intera provincia, comune per comune, mettendo mani anche al portafoglio degli enti autarchici coinvolti.

Da lì sono scaturiti appunti già resi noti ad illustrazione del collegato centro abitativo di S. Elpidio, quello della sopra spiegata lapide. Non è tanto una digressione quanto un completamento dell'indilazionabile richiamo alla doverosità di interventi pubblici razionali e coordinati per una impellente salvaguardia del patrimonio archeologoco, storico e di risalto ben oltre i lmiti di un quasivoglia e comunque giudicabile angolo visuale localistico. Qui è in gioco un patrimonio dell’umanità negletto e reso sempre più fatiscente. Ogni rihiamo è dunque oltre che doveroso improcrastinabile.

Pietro Camaiano salito sul l'altura del Castrum fa annoatre ai suoi amanuesi che sotto vi era un mportante oratorio "oratorium S.Tomae. Rector D. Marius Antonii" Chi era questo don Mario Antoni?

Pievano ancora non affermato, ma appartenente ad una famiglia di preti molto rdicati nella ripartizione delle parrocchie e delle rettorie del Cicolamo, per il momento detiene solo codesta rettoria ai piedi del Castrum di Poggio Poponesco. Ampia, potente e ramificata è la schiera degli ecclesiastici di quella famiglia di Antoni, che per vari indizi ci pare quella che poi diede la spinta alla conquista del feudo della Baronia, gli Antonini appunto. Da qui già emerge l'opportunità che con i debiti doverosi finanziamenti prubblici si redigano i quadri propopografici del Cicolano, secondo ormai la già consolidata scuola proosopografica.

A Corvaro, infatti, dominava il canonico don Angelo Antoni; don Cesareo Antoni è rettre ben remunerato; come beneficiario risulta Domenico Antoni ; emerge pure Francesco Antoni; Giacomo Antoni è canonico; tante prebende per don Giovanni Antoni; spiccano pure don Giovanni e don GiovanniFrancesco; semplice chierico è invece Giovanni Paolo di Cabbia; ragguardevoli canonici sono Luca e Marco Antonti; impotante frate conventuale è Marco Antoni da Roccarandisi; spicca don Mario Antoni come rettore di Poggio Poponesco, come si è detto; e in ultimo abbiamo il canonico Sante Antonini.

Il Camaiano fa annotare burocraticamente: "l'oratorio di San Tommaso sorge entro il Castrum Podii Poponischi" su cui si estende la giurisdizione dell'illustrissimo don Popmeo Colonna: La fabbrica è discreta ma fanno rifatte le coperture di alcune parti del tetto. Come di consueto, aggiunge che l'intonaco va riparato e quindi imbiancato. Si mettano vetrate nelle finestredel lato destro, qeel particolare tipo di finestre volgarmente chiamate "impannate". Sia dotata la porta di una buona chiave e che resti chiusa nei tempi morti. Certo per eseguità delle rendite l'altare è malconcio e pertanto si eviti di celebrarvi messa. Si provveda comunque a dotare la chiesa di portantina, pallio, e di un calice sacro, delle suppellettili insomma necessarie al sacrificio della santa messa. Necessita anche una croce con due buoni candelabri e in fondo all'altare si faccia dipingere una sacra immagine. Al rettore, don Mario Antoni, vanno appena 5 Giulii annuali. Ad ogni modo deve esibire le lettere della sua officiatura.

E subito il Camaiano scende giù nel molto più importante centro abitato, Fiamignano.


---------------------------





Non è inopportuno riportare certi stralci della stampa che si è occupata della questione.





Santa Lucia di Fiamignano ha una gloria perenne: la coltissima ed molto erudita penna del medico Domenico Lugini. Da quel vetusto testo si può dissentire, ma non se ne può prescindere; lo si può (e lo si deve) migliorare, integrare e correggere come ha fatto il vostro espertissimo Marco Buonocore nei vostri pregevolissimi quaderni; eppure costui specifica: “Lugini …. [riconsidera] la raccolta epigrafica berlinese portando a conoscenza quei documenti iscritti che solo la sua conoscenza capillare di quella zona era in grado di compiere”. Io, l'altra sera, Lugini non l'ho sentito citare neppure per sbaglio, Che vi sia preclusione campanilistica?





Fulcro del vostro interesse, gira e rigira, è la Grotta c.d. del Cavaliere. Meritevolissimo e apprezzabile interesse. Solo però che se diventa mania monotematica, perde di pregio. E Lugini e Grotta c.d. del Cavaliere alla fine sono inscindibili. Apprendo da Lugini (pag. 43) “ gli avanzi delle mura pelasgiche …. fra Alzano e Monte Maggiore [sarebbero] gli avanzi del tempio di Marte ricordato da Dionisio”. Tra codesto tempio e la Grotta c.d. del Cavaliere vi sono attinenze, contiguità, collegamenti?





La grotta del Cavaliere – mi pare– ha tre date importanti: 1830, data della sua scoperta (?) da parte di codesto archeologo inglese per nascita ma romano di adozione, collegato col sommo Vespignani, marito tranquillo di una splendida romanina di trent'anni più giovane ; 1981, sua riscoperta e specie dopo il rinvenimento di una malcerta epigrafe votiva, suo magnificato accreditamento a ipogeo cultuale; quest'ultimo ventennio, oggetto di accuratissimi studi e ricerche da parte del dottore Cesare Silvi.





Mi permetto di osservare: il nome è equivoco e mi sembra congettura simpatica quella di associare il toponimo Cavaliere all'archeologo inglese, appunto perché inglese; se ipogeo dedito al culto dei morti, occorre scientifica investigazione per saperne di più su tale presenza religiosa ad Alzano, trattandosi in definitiva di ipostatizzazione di una delle tante discese agli inferi, vuoi come quelle omeriche vuoi come quella sfumata virgiliana (meglio collegabile con tale manufatto d'epoca romana). Potrebbe anche trattarsi di devianze esoteriche non rare in epoca tardo impero. Sia chiaro una semplice pietra votiva non ci dice molto. Ma allora perché non fare scavi stratigrafici e appuramenti archeologici non dilettantistici? Non sono per il momento fattibili? La progettazione e lo studio propedeutico è sempre possibile.





Resta l'arcano del collegamento tra il tempio di Marte del Lugini e questa grotta dall'equivoco nome. La scienza progredisce per espansioni, non certo per preclusioni campanilistiche.





Nella letteratura – e non parlo solo di Lugini–queste misteriose mura del Cicolano si sono sempre chiamate Pelasgiche o Ciclopiche, termine forse improprio ma sempre inequivocabile. Se oggi giapponesi (estremamente curiosi, si sa) e cinesi (i turisti dell'avvenire, secondo me) vengono da 'ste parti abbacinati da letture sull'arcano delle mura pelasgiche o ciclopiche e si avventurano tra questi affascinanti Monti Cicolani, chissà quale loro delusione vedendole volatizzare per dar posto a incolori, inespressive, insignificanti MURA POLIGONALI. Perché si sono cambiati nomi e toponimi consolidati? Per pignoleria scientifica? Per far dispetto al vicino ma non amato Lugini? Solo se unite le diverse scuole di pensiero, solo se fra loro si accende un rispettoso dialogo, si fanno salti di qualità. Diversamente si cade in un mercantilismo che fa presto ad esaurirsi, specie se incombono epocali crisi involutive in campo economico.





Si vuol portare alla Grotta c.d. del Cavaliere lo sbocco di un'importante arteria stradale d'epoca romana? Se si fanno congetture, perché no? Ma congettura per congettura, resto legato all'ipotesi del Lugini (cfr. pag. 58). Ho sbirciato il lavoro della Migliario pubblicato sempre nei vostri pregevoli quaderni. Mi riservo di approfondirne lo studio. Spero che il Geometra Mario Balduzzi ripercorra le investigazioni del nonno–anche lui ha conoscenza unica del territorio - e magari filmando dimostri quanta ragione aveva il Lugini. Forse Virzì se ne dispiacerà, ma, via!, ha da ricavarne spunti anche lui, più avvincenti di quelli a dire il vero molto avvincenti che ci ha illustrato l'altra sera.





Occorre dialogo. Ho sentito che la struttura ecclesiale del Cicolano è poco nota. Falso: specie dopo la pubblicazione dell'immane lavoro di Vincenzo di Flavio (anno 2010); ce n'è materia per puntualizzazioni. Ad esempio tanto vi ho appreso sulla chiesa di Santa Lucia tanto cara al vostro socio Antonio Marrucci, che tanta, troppa materia ha su questa fabbrica cultuale, a presidio di un'antica statio romana, nonché di un crocevia di diversa ma continua importanza nell'evolversi delle realtà storiche. Mi chiedo perché, in occasione delle prossime celebrazioni di Santa Lucia, don Maceroni, il dott. Di Flavio, il dottor Cesare Silvi, il dottor Antonio Marrucci, il prof. Buonventre, l'architetto Filippo Balduzzi e la sua collega che hanno studiato quella chiesa, e, se è permesso, un forestiero quale io sono (che pure qualche fruttuosa ricerca anche negli archivi segreti vaticani li ha fatti, forse demolendo taluni idola teatri), tutti costoro o taluni o anche tal'altri non vengono adunati nelle scuole di Santa Lucia da codesta meritevole rivista per una tavola rotonda coordinata da don Maceroni o magari da Lei stesso su questo capisaldo della locale storia (romana a mio avviso), forse bizantina, credo non longobarda, borbonica, con grave dispetto del vescovo reatino, e delle stranezze dell'Acotral di un tempo o della Cotral d'oggidì? Che paradigma dell'intera storia del Cicolano e quindi di Petrella, Pescorocchiano, Borgorose e Fiamignano, così tanto per mia spocchia geografica!









Ai piedi del vecchio diruto Poggio Poponesco sorge un convento antico ma non antichssimo; ai tempi in cui scriveva il Lugini era ancora in piedi ma adattato a carcere mandamntale. Quel che incuriosisce noi è quale ruolo, quale servizio sociale, quale necesstà misionarie potè avere un cenobio in zona comunque inospitale, staccato da un catrum con tante esigenze ma anche compiti difensivi. legato più ad un decadente centro urbano che non al piuttosto lontano nuovo centro abitativo (Fiaminano).



Studi, ricerche, convegni ve ne sono stati, ma non pare atti a dipanare almeno uno dei tanti dilemmi dei quali ne abbiammo abbozzati solo alcuni. Nel nuovo millennio, al Cicolano vanno destinati fondi pubblici, attenzioni scientifiche e persino misure riparatrici. Se n'è già scritto e con toni anche ripiccati.

Resta singolare che un convento francescano - in sospeso tra il fortilizio medievale e il nuovo sempre più egemone centro abitativo che tanti esuli, ovviamente scontenti, dal vetusto Poggio Poponesco, in crescente fase di fatiscenza, hanno avviato e ravvivato con cipisglio consono ad una insorgente piccola borghesia in terre feudali di grandi signori disrtti a Roma - possa ivi sorgere e consolidarsi..

Quel convento ad ogni modo, se non dei primordi della irrefrenabile diffusione francescana, la segue da presso. Nelle approfondite e professionali ricerche di Luigi Pellegrini (in Chiesa e Società dal secolo IV ai giorni nostri - Italia Sacra n. 30) questo convento ai piedi di Poggio Poponesco non è citato. Insomma nel celebre "Provinciale Ordinis Fratrum Minorum" di fra Paolino da Venezia non è presente, mentre lo è quello di Radicaro (il n, 8 sub tituolo S. Jacobi de Radicaro, in Custodia Reatina). E qui possiamo risalire al 1230. "segnalati da Fra Paolino da Venezia appaiono già fondati e operanti [conventi francescani] nel 1230., ibidem).

Una cosa comunque resta evidente che tra il 1230 e i primi del Novecento, quel convento l ospita i nuovi soldati del Poverello d'Asssii che con sai lisi, con cingoli, questuando poveri tra poversi, e Poggio Poponesco a monte e Fiamignano nei dirupi di sotto, venivano catechizzati, edotti nelle cose di Dio, educati ad una religione sobria e caritatevole, ed in un certo qual senso addottorati. Pecore, capre ,bovini, terre aspre. ed orti in piccoli fazzoletti di terra servivano ad uomini che accudivan loro ma secondo fede in Dio nella evangelica predicazion di un francescanesimo sobrio e con miserie umane come tutti e come sempre ma temperate, mortificate. Ne è nato un costume di vita che ci pare di cogliere ancora quando, estranei, villeggiamo nelle calde estati, fuggitivi da Roma in calore tra foschie deprimenti.











La chiesa di Sant'Elpidio è ben descritta (nella sua decrepitezza del 7 marzo del 1574) dal vescovo visitatore Camaiani. S. Elpidio era allora dominio di Giovanni Giorgio Cesarini mentre il territorio contiguo apparteneva al celeberrimo Pompeo Colonna. La chiesa era "inornata et incomposita"; aveva tetto fatiscente solcato da "rimis" (al mio paese si chiamano 'gutteri'; voi non so) " “ et pluvia tutum reddendum" ( come dire che bisognava adoperarsi per non continuare a farvi diluviare dentro). Cento i nuclei familiari, quasi 500 abitanti che per allora e per paesi di montagna erano davvero tanti. Là non si parla di reperti archeologici, ma mio cognato Antonio Marruci mi assicura che dopo vi fu un vescovo reatino diligentissimo in queste cose. Sia come sia, per me varrebbe di più il recupero di quel tempietto romano di cui parla il Lugini ove rimaneva ancora affissa la lapide ora elevata a improbabile decorazione di una parete interna di una chiesa cristiana sicuramente a suo tempo eretta per sommergere ogni residuo di un meraviglioso culto pagano. (Mi permetterà di avere in cose di religione, gusti opposti).

















Poggio Poponesco - un sito archeologico da salvare -un unicum per l'archeologia medievale.





In un vecchio atlante geografico del '700 POGGIO POPONESCO appare, vivo, vitale, distinto ed autonomo. Ai suoi piedi, sotto la sua egemonia si distende tra dirupi sino al vecchio fiume Fiamignano, ma apparechiaro che è altra cosa.





E' la vetusta delle origini innanzi tutt a distungue il vecchio insediamento abitativo POGGIO POPONESC appunto dal languido defluire di csali modesti accanto alle pretenzione dimore dei nuovi ricchi del tempo FIAMGNANO.





E sopra Poggoìio Ponensco, come si vertice egemone il Csatrum, medievale sez adubbio, ma antico sino ai tempi del dominio dei frati farfensi ce sinora solo il grande Lugini ha cercato disbirciare. Nel mezzo di una teoria di castelli mediaveli, Il Lugini ne conta una rentina. Nessuna ricerca storica, nessuna salvaguardiacorale, nessuna spesa "produttiva". Solo l'assurdo di quelche ottuso campanilism che di un qualcuno di codestimanieri ve ha fatto il topos di una dell più inverosimili tregende cinuecentesco. Buona coa se in contiguita ad una esaustiva; pessima, se sbricciolante un bel quadro d'assieme





Ed in relazioni a tanti castelli, ma a noi qui interessa per necesità di tesi solo il Castrum di Poggio Poponesco., sempre il dodevlossimo Lugini gettauna luce non ancora adeguatamente scandagliata tra castello e rete viaria nel reatino antica e collegabile all'anno 1151 e alle notule farfenses degi ann 1148 e 1149. Si finanziino pure tracciati incredibii che dall'estremo Nord arrivano sino a Pachino, ma si dia premineza agli studi e alla salvaguardia dei lughi nell'aleo erio e scientifico impostoc dal Lugini (pag. 132)..





Quindiil castrum sopra Poggio Poponesco è faccenda farfense eperanto dislocabile nella prima metà del XII secolo? Il Castrum, molto probabile-occorrono scavo mirati, srati stratigrafii. sondaggi addirittura da laboratori atomici (come sperimentato positivamente a Catania, con la cività sicata il cui epicentro sarenbbe Racalmuto ma per giochi di poteri trslatoa milena). Quanti soldi occorrono? Tanti, tantisssi, ma frattanto perché non si inzia con meno, molto meno, con ricorso a fonti più disceret ma più accessibili? Posso lamentare incurie ancestrali (qundo rinasxe il medico Lugini?)? posso ravvisare incurie, inidoneità, abulie, campanilisi gretti edostativi. acciie, indolenze, dispersioni colpevoli?





Ma basta non perseverare. A chi serve il processo alpassato, anzi ad un rosario di occasioni perdute.





Ma il centro abitativo, no! E' di molto antecedente. Ci soccorre sempre il lugini con questedue epigrafi: la dodicesima e la tredicesima: Molto più complessa, rica e di importanza storica, politica e giuspubblicistica sconfinata. A noi è bastato esibire la foto della lapide murata improvvidamente esenza alcuna raffinatezza culturle in alto all'interno di unciesa cattolica a S. Elpidio - adirittura con la compiacenza di un rappresentante delle autorità di settore ui incombeva qualche dovere di rapporto - al ua specialista francesse che subito mi inabissò on una marea di dari scientifici, storici ed istituzinali degni di un gran trttato di diritto roano, spunti che abbaiamo passato a QUELLI DEL COCOLANO che senza inducia e con molta ortesia hanno reso di pubblica ragione, nel territorio.





Figurarsi de dovessi sottoporre il quesito circa il significato di vasche, fistlae e sigilla ahenea in una lapide romana. E questa lapide dove è stata rinvenuta: nell'ex "convento dei cappuccini di Fiamignano, come dire ai pidi di Poggio Poponesco. Quindi Poggio poponesco risale per lo meno al primo secolo dell'era cristiana.





Non tutto merito del Lugini, ma Grutero (1020, 4, 5), Doni (11, 17) Martelli (tom. II, p. 160), Garrucci (pg. 163 del Bullettino. E come se non bastasse addirittura il Mommsen (I.N. 57 13) al tempo del Lugini edora nei ponderosi epigrafi del CIL.





Ma tanto ben di dio è stato preso in considerazioe in ltre un secolo? Se non andiamo errati, solo la lodevole ma impari inziativa di un volenteroso dilettante locale. Che hanno fatto le autorità di setore? Quale ancor piccolo investimento le dispendiose e dispersive fonti pubblche? Non è arrivato iltempo di riparare.





Alorabastano due milleni di vita per Poggio Poponesco? No! ancora più indietro. Accanto alcastrum squadre di archeologi professionististranieri hanno rinvenuto, studiato, salvaguardato (almeno pro tempore) un insediamento umano preistorico. Vi sono pubblicazioni; non ho avuto modo di studiarle e valutarle. Comunque cose pregevolissime, egne dello stadio scientifico raggiunto nel settore. Cose che in ogni caso non possono venire lasciate - come credo che avvenga-all'incuria ed alla omessa vigilanza,ad un pascolo in mano a sonnecchiosi e talora infoiati albanesi (certi fatti di cronanca sono quelli che sono e pur un filntropo non razzista come me ne resta turbato. Un intensificarsi della viglanza campestre non sarebbe aupicabile, sia per le nostre donne, sia per il buon nome della quasi totalità degli extracomunitari costretti ad inselvatichirsi cone pecore, porci e bovini quanto in egole con le esose pretese del fisco e ell'Inps non so.) Aggiungas che quei ritrovmenti sul crinale di un'altissima montagna non patrimono dell'umanità ome il castrum, come l'abitato residuo (m di questo dpo). Non vi sono costi cospicui che possano assolvere da inadiempienze e da cerenze di investimenti necessari, improcrastinabili, ineludibili, impellenti.





E quanto all'epigrafia romana dell'intero Cicolano e specificatamente a queste due ladipi di Pogio poponesco non vi sono parole pr sottolilearne l'importanza. A mo' di esempio, facciamo qui un richiamo d qantosi è di recente polemizzatoin ordine ad una lapide egrafale ogi mal posta in una chiesa di S. Elpidio. Rieniamo di voner qui riportare i termini essenziali del corelato dibattito:










Didattito sull'epigrafia del Cicolano - La lapide di S. Elpidio





da Calogero Taverna (Note) Lunedì 13 maggio 2013 alle ore 16.32






























·








































·










· Calogero Taverna





Toto corde plaudo al ritorno sulle mura della chiesa di Sant'Elpidio della epigrafe lapidea risalente ad un arco di un paio di secoli dal I a.C . al I d. C. a dire dei tecnici. Certo mi sarebbe piaciuto che con gli strumenti scientifici d'oggidì e con le cognizioni altamente sofisticate dei nostri migliori archeologi, quell'arco si restringesse di molto, anche per meglio precisare i dati storici del Cicolano. A questo riguardo non so proprio se affiggere una lastra con incisi caratteri latini in alto su una parete esterna di una chiesa sia stata scelta oculata. Iniziare a conservare e ad esporre acconciamente in un antiquarium i tanti preziosissimi reperti archeologici del Cicolano molto gioverebbe alla ricerca storica.





Già quel L. CARCURIN[us?] molto probabilmente edile, per gli specialisti prosopografici potrebbe dir molto specie ai fini della datazione. Noi non sappiamo quel Q e quel TARONIA cui segue TERT ...se siano suscettibili di corrette e illuminanti letture archeologiche. In alto poi non so come si possano misurare le lettere incise (ammesso che non sia stato fatto) che consentono agli specialisti specifiche di importanza non trascurabile.Il Lugini - una volta tanto recuperato - ci avverte che quell lapide, già allora monca, non stava sui meri della chiesa, sibbene "in quel tempietto che sottostà alla stessa dove serve di capitello ad una delle colonne che ne sostengono la volta". Credo che il terremoto abbia fatto tabula rasa ed oggi nulla abbiamo. Magari per un eccesso di pignoleria, segnalo che la epigrafe pubblicata dal Lugini sta a pag. 91 della recente edizione e non a pag. 93 come scrive Mario Buonocore (a meno che non si riferisca ad altra edizione) nella pregevole rivista QUADERNO VALLE DEL SALTO del 1° dicembre 2007; rivista che va propagandata e adeguatamente supportata per il turismo dell’intero Cicolano.





solo una piccola precisazione: la lapide è stata messa sì, su di una parete, ma interna alla chiesa! =)





Calogero Taverna Grazie per la precisazione; del resto (com metto troppo tra parentesi: orribili zeppe; ma spiego in CONTRA OMNIA RACALMUTO perché scrivo così) cerco di pararmi i colpi non essendo sul luogo né del luogo.





Calogero Taverna Non per polemica, solo per una discussione che possa dare qualche frutto. La lapide messa in chiesa a S. Elpidio non so cosa possa avere di sacro, almeno per la religione cattolica. Suppongo ce il tempietto di cui parla il Lugini possa essere stato un residuo di un tempio romano esistente tra il primo secolo a.C. e i primissimi secoli d. C. Un alto funzionario dell'impero romano poteva benissimo mettervi una epigrafe lapidea a futura memoria. Dobbiamo al Buonocore se sappiamo che ne parla nei CIL il Mommsen al n. 4126. Dovrei andare in biblioteca a consultare tale pagina d l CIL, non credo che ne avrò tempo. Dovrei anche consultare grossissimi volumi prosopografici per vedere se trovo qualcosa su un Carcurinus edile. I testi di Mommsen sulla storia romana dovrebbero contenere qualcosa. Mi domando: cosa ci sta a fare materiale simile dentro una chiesa cattolica sia pure di un paesino con nome greco, alla stregua di Sant'Anatolia, Sant'Agapito, S. Ippolito ... Che ci stanno a fare tanti toponomastici greci in una limitata enclave? Non pensa che questi ed altri quesiti potrebbero avere allettante risposta in cartigli attorno a tanti bei reperti archeologici. Avete tanti immobili pubblici ormai in disuso e quanta attrattiva per turismo colto avrebbero antiquarii del genere? Ricordo che tempo fa al Museo Pigorini di Roma attraeva molto la tomba ricostruita di un guerriero longobardo che era stata ritrovata in Val di Varri. Ora non c'è pù nulla nelle sale d'esposizione. el Cicolano quella tomba non sarebbe più confacene? Avete tanta ricchezza archeologica, storica, culturale: valorizzatela. So bene che siete ora in pochi ed è già molto che taluni bei paesini resistono ancora. Ma io per imposizione politica debbo essere ottimista.





posso dire che molto probab ilmente la lapide, con nessuna rilevanza dal punto di vista cattolico è stata "rimessa" in chiesa per due motivi: 1) è stata da lì prelevata in seguito al terremoto del 1915 che ha devastato la Marsica ed anche la quasi totalità del nostro paese, ivi compresa la chiesa (poi perchè fino al 1915 fosse lì io non lo so)





2) la chiesa credo che sia l'unico luogo che permette di poterla visionare a TUTTI i cittadini di S.Elpidio senza andare a ricercarla nei varii musei (ad esempio molti dei resti, oggetti reperti del nostro paese sono nel museo di Borgo S.Pietro o a Rieti, ed io che ho 32 anni, non sono mai andata a cederli, figuriamoci i nostri bei vecchietti).





per quel che riguarda la toponomastica posso dire che il nostro paese porta il nome del Vescovo S.Elpidio poichè leggenda dice che tale Vescovo si era recato a Roma dalla Francia, paese dove attuava il suo operato, e sulla strada del ritorno morì propr...Altro





Calogero Taverna Ho molto apprezzato le sue cognizioni e soprattutto il suo interesse alle cose della storia locale. La mircostoria - che peraltro non dà gloria e per di più fa perdere quattrini -è la mia mania; mi sento il più grande microstorico di Racalmuto che per di più vanta un libro come Le Parrocchie di Regalpetra di Sciascia. In tale contesto -più che plaudente nei suoi confronti-mi permetta di contrapporre alcuni miei dissensi. Non parlo di MUSEI (ho attaccato il Pigurini, figurarsi!) - ma di ANTIQUARIUM. Per quel che conosco io, perché lasciare ai drogati il piano terra del mostro cementizio di Santa Lucia? Ben altro vi sarà a Sant'Elpidio. Quelle delle monache di S. Pietro sono riparazioni dell'allagamento fascista della valle del Salto: buono per l'elettricità, mica tanto per voi cicolanesi: non vi pagano neanche le imposte per occupazione del suolo comunale. e correte il rischio di finire ora sotto Viterbo (pensi ai vecchietti come me!).





Calogero Taverna Aggiungo: correre nei musei è vizio forse solo di certi "bei vecchietti", ma andare a visitare sale adeguatamente illustrative nelle località cui si riferiscono i reperti antichi non ha ostacoli legati all'età, sibbene agli interessi culturali che non ...Altro





La chiesa di Sant'Elpidio è ben descritta (nella sua decrepitezza del 7 marzo del 1574) dal vescovo visitatore Camaiani. S. Elpidio era allora dominio di Giovanni Giorgio Cesarini mentre il territorio contiguo apparteneva al celeberrimo Pompeo Colonna. La chiesa era "inornata et incomposita"; aveva tetto fatiscente solcato da "rimis" (al mio paese si chiamano 'gutteri'; voi non so) " “ et pluvia tutum reddendum" ( come dire che bisognava adoperarsi per non continuare a farvi diluviare dentro). Cento i nuclei familiari, quasi 500 abitanti che per allora e per paesi di montagna erano davvero tanti. Là non si parla di reperti archeologici, ma mio cognato Antonio Marruci mi assicura che dopo vi fu un vescovo reatino diligentissimo in queste cose. Sia come sia, per me varrebbe di più il recupero di quel tempietto romano di cui parla il Lugini ove rimaneva ancora affissa la lapide ora elevata a improbabile decorazione di una parete interna di una chiesa cristiana sicuramente a suo tempo eretta per sommergere ogni residuo di un meraviglioso culto pagano. (Mi permetterà di avere in cose di religione, gusti opposti).





eheh... mi dispiace contraddirla, ma attualmente qui da noi non ci sono luoghi utilizzabili per poter esporre alcunchè... fino a qualche giorno fa si poteva pensare alla sala parrocchiale, ma ora è chiusa per la rimozione dell'amianto, e chissà quanto tornerà usufruibile, per tutto il resto non ho risposte, devo ammettere di essere mooolto ignorante in materia, sono ben altre le cose di cui mi occupo, per questo ritengo che la chiesa possa risultare uno dei luoghi più idonei per l'esposizione della lapide, forse sbaglio, m





Giovedì alle 11.28 · Mi piace





o





forse sbaglio, ma conoscendo paese e paesani, credo che in altro luogo non si sarebbe potuta mettere





Calogero Taverna Capisco. Ogni estate questa splendida terra del Cicolano mi ospita liberandomi dai plumebi calori romani. Ne sono innamorato. Apprezzo tante grandissime persone e la civiltà raffinatissima che alberga da voi. Ma un piccolo difetto lo riscontro. Siete m...Altro





ha colto in pieno lo spirito paesano!!!!! complimenti! =)





Si sarà resa conto che io amo il Cicolano senza se e senza ma. Ma tutto il Cicolano e sono convinto che tanto si dorvà ancora fare. Certo molto è stato fatto e per merito esclusivo dei Cicolani, chiamiamoli anche Equi. Il frazionismo però qualche guaio l'ha prodotto. Vi sono quattro capoluoghi (Petrella, Pescorocchiano, Fiamignano e Borgorose, certo Corvaro scalpita) ma vi sono pure due o tre frazioncine (manco il 15% dell popolazione) che fanno comune a sé e determinano maggioranze in importanti istituzioni ove v'è il sistema capitario: quei sindaci là hanno determinato maggioranze rivolte più a favorirli che a far crescere il circondario. Mettiamo i fondi che vanno ripartiti per comuni a prescindere dalle dimensioni e dalle attese amministrative. Abbiamo posti remunerati che finiscono a piccolissimi comuni e vengono esclusi altri con maggiori titoli e competenze che hanno la disgrazia di appartenere a realtà comunali più consistenti. Il lago fu opera sì fascista ma come opera statale, perché allora tutto nello Stato niente fuori dello Stato. Poi quello Stato si chiamò Enel e con la mania delle privatizzazioni ora pare (così mi dicono) che l'opera non solo è privata o privatizzata che dir si voglia ma è passata di mano a realtà estere. I comuni dovrebbero incassare fior di quattrini. Pare vi sia una piccola consorteria locale che percepisce e ripartisce. Mi dicono che a Pescorocchiano arrivano sì e no 4-5000 euro all'anno. L'Ente delegato paga bene i suoi amministratori. Non so se mi spiego. In compenso, tutti - me compreso-paghiamo l'IMU più alta d'Italia. Proventi ben ripartiti ed adeguati al suolo pubblico comunale occupato sarebbero sufficienti non dico a non dover pagare nulla ma almeno aliquote contenute (sempre giuste comunque). Ho agitato la questione in un post qui gentilmente ospitato. Sollevo anche altre più spinose questioni. Vox clamantis in deserto. Pare che quello che interessa il Cicolano è non mettere in un antiquarium di Santa Lucia le tante epigrafi disperse e male affisse nei muri delle chiese o delle fontane o in muriccioli alti un metro a portata degli scarichi abrasivi delle auto. Oppure pagare fior d'avvocati per far tornare da Fiamignano una crosta di Santa Lucia nel vicinissimo borgo omonimo. Sarebbe come dire che qui a Roma dovremmo portare su al Casaletto il Colosseo perché forse la pietra fu portata là da questo periferico colle. Il Cicolano sia una sola entità amministrativa: non sono più di otto mila abitanti. Non si frazionino con campanilismi da secchia rapita, pena un irrefrenabile decadimento abitativo ed economico.





credo che ormai l'esito sia inevitabile... ciò che è fatto è fatto! siamo cresciuti con tali convinzioni: a noi di S.Elpidio non nominare Pescorocchiano, per l'amor di Dio (ed io sono tra questi ahimè o per fortuna?) e lo stesso vale dall'altra parte.....Altro





Giovedì alle 21.45 · Mi piace





o


Nessun commento: