La storia sono io. Litigio per un poliziotto morto mezzo secolo fa
POLEMICHE. Fa discutere la figura di Ettore Messana, poliziotto originario di Racalmuto, protagonista della lotta contro la banda di Salvatore Giuliano nella Sicilia del dopoguerra. Anzi, avrebbe dovuto far discutere. Ma Calogero Taverna, dopo avere promosso un convegno a Racalmuto sul questore morto nel ’63, si arrabbia e sbatte la porta. Non gli è piaciuto il comunicato di presentazione dell’incontro fissato per sabato 23 gennaio. Così il passato non passa mai
Era tutto pronto. Anzi, è tutto pronto. Gli inviti sono partiti, le sedie sono state sistemate, le locandine stampate. Un parterre d’eccellenza per parlare di Ettore Messana, il poliziotto originario di Racalmuto che da molti storici è stato dipinto a tinte fosche per il suo ruolo nella strage di Riesi del 1919, per il suo ruolo in alcuni abusi nel territorio di Lubiana quando ne era questore, per il suo ruolo nella lotta contro la banda di Salvatore Giuliano quando fu messo a capo dell’Ispettorato di pubblica sicurezza per la Sicilia.Il convegno che dovrebbe svolgersi (il condizionale, a questo punto, è d’obbligo) nella sala del Castello Chiarantomano di Racalmuto era stato fortemente voluto da Calogero Taverna. Ex dirigente della banca d’Italia, “superispettore Secit”, come lui stesso ama definirsi nel suo seguitissimo blog Contra omnia Racalmuto, Taverna è un polemista nato, appassionato della storia e della microstoria di Racalmuto, grande esploratore di archivi e di carte parrocchiali. E fin qui tutto bene.
Ma Taverna è così appassionato che quando si intesta una battaglia, a suo giudizio giusta – come tutte le battaglie che conduce, secondo il suo convincimento – non si ferma davanti a niente. Anzi, gli piace molto giocare il ruolo di bastian contrario, forte delle sue competenze, anche e soprattutto in forma di storia.
Il convegno, promosso da Taverna, lo ricordiamo, messo in piedi dall’associazione culturale Humus, puntava proprio a discutere attorno alla figura di Ettore Messana, secondo Taverna ingiustamente calunniata da storici, libri, giornali, giornalisti, politici. Tra i presunti calunniatori di Messana, per alcuni suoi comportamenti che sono appunto oggetto di studi, ci sarebbe anche questo giornale colpevole di avere pubblicato qualche tempo fa un articolo del compianto storico Giuseppe Casarrubea su Messana, un fascicolo sui fatti di Riesi recuperato dallo storico Vittorio Coco e lo stralcio di un libro dello stesso Coco sul ruolo di Messana sotto il fascismo.
Ma discutere di storia è sempre bello. Così all’incontro di sabato 23 gennaio era stato invitato, tra gli altri, anche Gigi Restivo, collaboratore storico di questo giornale, al quale si chiedeva di sostenere il ruolo dell’ “accusatore” di Messana. Sarebbe stato sicuramente un bel duello dialettico.
Ma poche ore fa, improvvisamente, Taverna ha dato forfait. Anzi, per dirla con le sue parole pubblicate sulla sua pagina facebook: “Mi dissocio violentemente da una siffatta impostazione del convegno che doveva tenersi sabato pomeriggio. Mi scuso con le persone che mi hanno seguito e sostenuto in questi ultimi giorni. In codesto convegno – se si farà – non sarò neppure presente riservandomi ogni iniziativa culturale e politica per l’adeguata contestazione”.
Cos’è successo? A quanto pare, Taverna si è risentito perchè nel comunicato di presentazione del convegno, diffuso dall’associazione culturale Humus, parlando della carriera di Messana a un certo punto si legge: “In questi passaggi, gli storici hanno sottolineato alcuni comportamenti ambigui, ancora oggi oggetto di studi che riguardano lo stesso Messana”. Apriti cielo!
Ma il convegno non serviva proprio a chiarire, con documenti e nuovi contributi, i passaggi oscuri o insoluti di quei “comportamenti ambigui?”. A meno che Taverna (il quale sul suo blog ha detto di voler dedicare una strada di Racalmuto a Ettore Messana) non avesse inteso il convegno come una sorta di beatificazione di Messana. La storia però non serve a beatificare o a dannare, ma a discutere su persone che, con tutte le luci e le ombre, hanno avuto un ruolo nei fatti del passato.
Taverna sta molto simpatico a questo giornale, che infatti accoglie sempre con piacere le precisazioni e i commenti che ci invia. Ci piace la sua passione, la sua verve polemica, la sua capacità di andare controcorrente e di saper pensare liberamente. Ci preoccupa invece quando la passione diventa furore, quando la polemica diventa sterile, quando il libero pensiero si intestardisce.
E ci preoccupa, soprattutto, questo passato che non passa mai. La memoria è importante. La storia è fondamentale. Ma a Racalmuto a volte diventa ossessione, nostalgia, ricerca di un passato felice (ma fu veramente felice il passato?). Ci stupisce assistere all’incaponimento nel tentativo di riabilitare questo o quel personaggio storico, questore o prete o sindaco che sia, come se la storia non fosse invece continua riflessione e revisione. Questo passato che non passa sembra una via di fuga dal presente.
La storia sono io, sembra dire Calogero Taverna. Gli rispondiamo con i versi di una canzone di Francesco De Gregori: la storia siamo noi. Noi tutti, con i nostri diversi pareri e opinioni sulla storia.
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