Gentilissimo dottore Calogero Micciché,
purtroppo non sono assolutamente in
grado di venirle incontro. Non mi diletto di prosopografia medievale e quindi
il signor Federico Del Carretto sedicente
barone di Sciabica (veramente tal lo dice il Baronio) mi lascia del tutto
indifferente, Il testo che Lei mi mostra fu scritto occasionale per omaggiare il prof,
Nalbone he aveva trovato dei documenti
preziosi per la storia di Racalmuto. Lei mi segnala che vi è contraddizione
tra la data d’esordio e la data della
sottoscrizione. Non sono un provetto dattilografo. Ma trattasi di evidente svista
dattilografica. Quale la data esatta? Occorrerebbe avere l’originale sotto mano.
Ma l’indizione potrebbe fare luce. Come ben leggesi nell’esordio trattasi di
strani documenti in possesso dell’ormai soppresso convento del Carmine di Racalmuto.
In quelle carte si citava il notaio che le interessa. Non vi sono richiami
archivistici ed ovvio io non potevo inventarmeli. Del resto le curiosità
anagrafiche non mi allettano per nulla. In quelle carte da me intraviste una
trentina di anni fa mi solleticava quell’istituto cartolare della ‘polisa’.
Quando lavoravo, facevo l’ispettore di vigilanza bancaria della BI e quindi diciamo
che era materia a me congeniale. Ma il feudalesimo siciliano è cosa molto
ibrida e contraddittoria come mi spiegava con competenza il prof. Mazzarese
Fardella. Insomma la mia curiosità scientifica finì nel nulla. Forse Lei oltre
a chiarire il giorno della dipartita del sedicente barone di Sciabica, cadetto
squattrinato di Giovanni III del Carretto potrà chiarire le peculiarità feudali
di carattere bancario della Sicilia post medievale. Leggerò con vivo interesse
i risultati della sua ricerca. Con osservanza dottore Calogero Taverna
Calogero Miccichè - Agrigento
Gentile dott. Calogero Taverna,
da alcuni anni sto conducendo una ricerca storica
sulle antiche famiglie agrigentine, tra queste ho trovato diversi rami cadetti
della famiglia Del Carretto, in particolare
Federico Del Carretto figlio secondogenito del barone di Racalmuto
Giovanni III.
Mi scusi se Martedì sera le ho telefonato a ora di cena, ma avevo
tentato anche prima inutilmente, ma per poter chiudere il capitolo Del
Carretto nella mia ricerca ho necessità di alcune informazioni che magari lei
potrebbe fornirmi, considerato che è l’autore del saggio “Premessa ai documenti sui Del Carretto”, che in copia ho ricevuto alcuni giorni fa via email
dal sig. Massimo Sangalli, autore dell’albero genealogico generale dei Del
Carretto, compreso il ramo siciliano.
Avendomi Lei indirizzato sulla sua
pagina facebook per le informazioni che cerco, eccomi a chiederle alcuni
chiarimenti.:
So che Federico Del Carretto nacque nel
1527, ma non conoscevo l’anno della morte,
grazie al suo saggio ho letto che morirà pochi anni dopo il 1569, e a
pagina 110 è scritto che morì nel 1572 giusto testamento fatto dal notaio
Giovan Battista Monteleone del 9 novembre 1572.
Nello stesso scritto riporta l’atto di
fede di alcuni testimoni che dichiararono che il “quondam don Federico Del
Carretto” nel 1569 prima di morire firma alcune “polise” ad Antonino Pistone, atto
di fede datato 28 febbraio 1572.
Il documento, ovviamente contro la
vedova Eleonora Del Carretto come tutrice dei suoi figli ed eredi di Federico,
per il riconoscimento del debito del proprio coniuge deceduto, è datato 28
febbraio 1572, quindi è logico ritenere che la suddetta data non concilia con
la data della presunta morte, avvenuta,
come si desume dal testamento in atti
del notaio Giovan Battista Monteleone, stilato il 9 novembre 1572,
quindi, ciò vuol dire che una delle due date è errata.
Volendo conoscere effettivamente la
data esatta della morte, ho chiesto copia
all’ASA del documento del 28 febbraio 1572 (fondo 46 volume 509 ff.
52/55, unico richiamo nella nota 64 da Lei richiamata a pag…), e nel documento
in effetti la data corrisponde a quella che Lei cita. Per quanto, invece, riguarda il testamento fatto da Federico Del Carretto, in atti di
notaio sopra citato, non mi è stato
possibile chiederlo all’ASA perché nel suo saggio non ho trovato alcuna notizia
circa l’archivio in cui si trova, né il fondo archivistico, né il numero del
volume e il relativo foglio.
Avendo riportato nel suo saggio uno
stralcio di quanto scritto dal notaio Giovan Battista Monteleone, credo che lo
stralcio sia tratto da un documento
cartaceo prodotto all’Archivio di Stato.
Purtroppo non ho potuto risalire all’atto per la semplice ragione che gli atti di G.B.
Monteleone non sono pervenuti in ASA, mentre si trovano quelli del notaio Nicolo
Monteleone (notaio che Lei cita in altre
occasioni) e che partono dal 1571 al 1607.
Alla luce di queste considerazioni Le
chiedo se, gentilmente, può indicarmi il fondo archivistico, il volume e il foglio dove si trova il testamento di
Federico Del Carretto stilato dal notaio Giovan Battista Monteleone il 29
novembre 1572.
Cordiali Saluti
Calogero Miccichè
Bologna 20/9/2017
Ps. Il mio num. telef.. 3351038763 –
Email : lillomicciche@libero.it
Allego uno stralcio estratto del suo
saggio
da pag. 109 a pag. 112 della
“PREMESSA AI DOCUMENTI SUI DEL CARRETTO”
di Calogero Taverna
L’organizzazione feudale del centro agrario di Racalmuto.
Sorprendentemente, i
religiosi del Carmelo di fine ’500 detenevano tutta una documentazione 64 sugli
strani debiti di uno di tali rami cadetti.
Se ne ricava uno spaccato dell’organizzazione feudale di un centro
agrario qual era Racalmuto. Con una “polisa” il 15 febbraio del 1569 il barone
di Sciabica, don Federico del Carretto s’indebita con Antonio Pistone. «Io don
Fidirico del Carretto per la presente polisa mi fazzo debitori ad Antoni
Pistuni in salmi quaranta e tummina setti di frumento forti et sunno li detti
ad complimento di salmi 70, tt.a 7 si comi chi mi prestao hora dui anni in lo
fego di la Menta quali frumenti prometto darli per tutto lo misi di augusto
proximo da veniri et ad sua cautela hajio fatto la presenti polisa scripta di
mia propria mano in Girgenti a di 15 di frebaro
XIJ^ Ind. 1579 (è 1569), dico salme 40 e tt.a 7 – ditto don Fiderico del
Carretto>>.
(64) Archivio di
Stato di Agrigento - Fondo 46 - vol. 509 - f. 52-55.
Quale il rapporto
sottostante di questa transizione di frumento della Menta, non è dato di
sapere. E’ da pensare ad una speculazione granaria. Il nobile agrigentino, un
cadetto della celebre famiglia, ha entrature a Racalmuto. Qui pare che non manchino
gli abbienti come questo Antonio Pistuni che può tranquillamente prestare
ingenti quantità di frumento. Federico del Carretto cessò di vivere qualche
anno dopo.
Si ricorda dei suoi debiti
nel testamento: «E’ da sapere - si può volgere dal latino - come fra gli altri
capitoli del testamento fatto a mio
rogito il 9 novembre p.^ Ind. 1572 dal quondam spettabile signor don Federico
del Carretto un tempo barone di Sciabica, sussista l’infrascritto capitolo del
seguente tenore:
«Del pari lo stesso spettabile testatore volle e conferì mandato che
qualsiasi persona dovesse ricevere od avere dal detto spettabile testatore
qualsiasi somma di denaro o quantità di frumento, di orzo o di altro sia
saldata dalla propria moglie secondo diritto a valere sui redditi del detto
spettabile testatore, sempreché quei debiti appaiano in atti pubblici o con
testi degni di fede o in scritture ricevute da qualsiasi curia. E ciò
volle e non altrimenti né in altro
modo.»
«Faccio fede, io notaio
Giovan Battista Monteleone».
Vi è un atto esecutivo della
Gran Corte del XV luglio 1573 dai toni pomposamente ultimativi ma che in
definitiva non fanno altro che confermare i fatti suesposti.
La curialità cinquecentesca
non scherzava davvero: «secondo la forma
della nuova Prammatica, si dovrà procedere con l’accesso ed il recesso e per la
soddisfazione di cui sopra pignorando qualsiasi bene e vendendo quelli
privilegiati ... carcerando e scarcerando ed operando l’estradizione da un
luogo ad un altro o da un castello all’altro ...» Ma ci limitiamo agli atti
formali della locale curia racalmutese, emergendone procedure, figure
locali, personaggi pubblici.
«Racalmuto 28 gennaio 1572 -
atti contro donna Eleonora del Carretto per Gaspare La Matina, baiulo.
«Testi ricevuti - alcuni
passi sono in latino, ma qui ne diamo la traduzione - ed esaminati a cura dello
spettabile baiulo della terra di Racalmuto ad istanza e richiesta di Antonuzzo
Pistuni avverso e contro la spettabile donna Eleonora del Carretto tutrice
testamentaria dei propri figli e figlie, eredi del quondam spettabile don
Federico del Carretto suo marito, in ordine alla verifica degli infrascritti
documenti.
«Relazione del nobile Marco de Promontorio, giurato di questa stessa
terra di Racalmuto, che ha prestato giuramento, in ordine al memoriale
presentato in curiae, il quale punto per
punto disse: “è tale e quale una polisa quali incomensa ‘Io don Fiderico del
Carretto per la presenti polisa mi fazzo debbituri ad Antonj Pistuni in salmi
quaranta e tt.na setti di frumento’ et finisci ‘ditto don Fidirico del
Carretto’ fui et est scripta di manu propria di ditto quondam spettabile sig.r
don Fiderico, si comi per signi, caratteri et figuri di quella appare et questo
lo so come quello che havi multi anni che pratico con lo sopradetto spett. don
Fiderico et ni havi avuto multi polisi de causa sua”. E questa è la sua
relazione”.
Identica relazione fanno i
sotto indicati personaggi:
· nob. Giovanni Antonio
Piamontisi, Secreto della terra di Racalmuto, con don Federico ha avuto
“pratica et canuxi la sua manu”;
· magnifico Jo: Saguales di
Racalmuto, «che canuxi essiri la manu
propria del ditto quondam et che ni havj multi polisi de causa sua et
interrogatus dixit scire premissa per modum ut supra ditta sunt..»;
· hon. Vincenzo Lo Perno di
Racalmuto, «como pratico che era con lo
ditto quondam don Fiderico ...»;
· Diacono Martino Rizzo di
Racalmuto, il quale «vitti quando ditto
quondam don Fiderico scrivia la ditta polisa et la vitti scriviri et la ditta
polisa scripta che fui l’appi in potiri lo ditto di Pistuni ....»;
· Reverendo don Alerico
Tudisco di Racalmuto, che sa «come quillo
che a pueritia usque in diem obitus canuxi a ditto quondam del Carretto et
canuxi essiri ditta polisa la sua propria manu modo quo supra...».
Risulta il tutto dagli atti della curia del baiulo
della terra di Racalmuto, essendone stata fatta copia dal maestro notaro
Giuseppe de Ugone (gli Ugo del Rivelo).
Nessun commento:
Posta un commento