biografie
Palmiro Togliatti nasce a Genova il 26 marzo del 1893; muore a Jalta il 21 agosto 1964.
Nel 1911 si iscrive alla facoltà di Giurisprudenza dell'Università di Torino dove conosce Antonio Gramsci, studente di lettere nello stesso ateneo. Nel 1914 entra nel PSI. A differenza dei suoi compagni di partito, quando scoppia la prima guerra mondiale, Togliatti è interventista. È convinto, come molti democratici, che l'Italia debba completare il processo risorgimentale.
Dopo il conflitto, il mito della rivoluzione bolscevica dilaga in Europa e nel mondo e appassiona le masse dei lavoratori, che nella vittoria del socialismo vedono l'avvento di una società più libera e più giusta. Togliatti è uno dei collaboratori de 'L'Ordine Nuovo', il giornale fondato da Gramsci nel 1919, che è vicino alle posizioni di Lenin. Proprio nel 1919, a Mosca, nasce la III Internazionale alla quale possono aderire i partiti che accettano i 'ventuno punti', deliberati dal suo II congresso, nel luglio del 1920: qualunque partito voglia aderire all'Internazionale deve cambiare il proprio nome con quello di comunista, e deve espellere i riformisti.
Togliatti insieme a Gramsci, Bordiga e Tasca, lascia il PSI durante il XVII congresso, che si svolge a Livorno nel gennaio del 1921, e dà vita al Partito Comunista d'Italia.
Come tutti i partiti, anche quello comunista è messo fuori legge dal regime di Mussolini. I suoi esponenti sono rinchiusi in prigione o costretti a fuggire. Togliatti si trasferisce in URSS nel febbraio del 1926. Dopo l'arresto di Gramsci, l'8 novembre dello stesso anno, Togliatti diventa segretario del partito, carica che ricopre fino alla morte. Nel 1937 è segretario della III Internazionale. A Mosca assiste e collabora alle purghe staliniane.
Torna in Italia il 27 marzo del 1944 a bordo della nave Tuscania che attracca nel porto di Napoli. Di fronte ai conflitti che agitano il Comitato di Liberazione Nazionale, Togliatti propone ai partiti antifascisti di abbandonare la pregiudiziale antimonarchica, di combattere insieme contro il fascismo e di affrontare la questione istituzionale solo dopo la liberazione del paese: è la cosiddetta 'svolta di Salerno', dal nome della capitale provvisoria del Regno del Sud.
Si tratta di una delle grandi intuizioni di chi, come lui, da un lato è a capo di un movimento che fa della rivoluzione proletaria il proprio mito fondativo; dall'altro è il leader di quel 'partito nuovo', che non è più la piccola formazione leninista degli anni Venti, ma si candida a diventare un grande partito di massa. Nel giugno del 1946, in qualità di Ministro della Giustizia, Togliatti propone l'amnistia per gli ex fascisti e nel marzo del 1947 si batte per l'approvazione dell'art. 7 della Costituzione: quello che stabilisce che i rapporti fra Stato e Chiesa vengano regolati dal Concordato stipulato nel 1929 fra la S. Sede e il regime fascista. I socialisti e i repubblicani gli rimproverano di non difendere la laicità dello Stato, mentre la DC trova in lui un interlocutore importante. Nella primavera del 1947, tuttavia, si conclude l'esperienza del PCI al governo. Anche in Italia è iniziata la 'guerra fredda' e De Gasperi estromette i partiti di sinistra dalla compagine governativa.
Il 18 aprile del 1948, il PCI e il PSI, alleati nel Fronte Democratico Popolare, perdono le elezioni. La DC ottiene il 48,5 % dei voti e lega il paese al blocco occidentale, all'Europa e alla NATO. Due mesi dopo, Antonio Pallante, un giovane di estrema destra, spara contro il segretario del PCI e lo ferisce gravemente. Nel paese si diffonde la notizia. Il cordoglio per Togliatti si trasforma in una manifestazione nazionale di protesta contro il governo. La CGIL vorrebbe proclamare lo sciopero generale. È lo stesso Togliatti insieme con i dirigenti del PCI a impedire che la protesta degeneri in un sussulto rivoluzionario.
Ma l'anno più drammatico per la politica di Togliatti e per l'intero movimento operaio è il 1956. A febbraio, durante il XX congresso del partito comunista sovietico, il segretario Kruscev denuncia il culto della personalità di Stalin e i crimini commessi dal dittatore georgiano. La sinistra di tutto il mondo è scossa. Togliatti, che ha partecipato al XX congresso, sostiene su 'Nuovi Argomenti', la tesi del cosiddetto 'policentrismo'. Per la prima volta il leader comunista si esprime contro l'idea di una guida unica e unitaria del movimento operaio, e a favore dell'indipendenza dei partiti comunisti dal PCUS.
Ma quando nel novembre del 1956, i carroarmati sovietici entrano a Budapest e reprimono nel sangue la rivolta d'Ungheria, 'l'Unità' scrive che è necessario tutelare la rivoluzione e reagire contro i reazionari. È il momento di maggiore distacco fra il PCI e il PSI dalla fine della seconda guerra mondiale. Il PSI, infatti, condanna risolutamente l'intervento sovietico e, di lì a pochi anni, dà vita con la DC alla stagione del centro sinistra. Togliatti muore a Jalta, sul Mar Nero, il 21 agosto del 1964. Al suo funerale, a Roma, partecipa un milione di persone che rende omaggio alla figura del grande leader comunista.
Palmiro Togliatti nasce a Genova il 26 marzo del 1893; muore a Jalta il 21 agosto 1964.
Nel 1911 si iscrive alla facoltà di Giurisprudenza dell'Università di Torino dove conosce Antonio Gramsci, studente di lettere nello stesso ateneo. Nel 1914 entra nel PSI. A differenza dei suoi compagni di partito, quando scoppia la prima guerra mondiale, Togliatti è interventista. È convinto, come molti democratici, che l'Italia debba completare il processo risorgimentale.
Dopo il conflitto, il mito della rivoluzione bolscevica dilaga in Europa e nel mondo e appassiona le masse dei lavoratori, che nella vittoria del socialismo vedono l'avvento di una società più libera e più giusta. Togliatti è uno dei collaboratori de 'L'Ordine Nuovo', il giornale fondato da Gramsci nel 1919, che è vicino alle posizioni di Lenin. Proprio nel 1919, a Mosca, nasce la III Internazionale alla quale possono aderire i partiti che accettano i 'ventuno punti', deliberati dal suo II congresso, nel luglio del 1920: qualunque partito voglia aderire all'Internazionale deve cambiare il proprio nome con quello di comunista, e deve espellere i riformisti.
Togliatti insieme a Gramsci, Bordiga e Tasca, lascia il PSI durante il XVII congresso, che si svolge a Livorno nel gennaio del 1921, e dà vita al Partito Comunista d'Italia.
Come tutti i partiti, anche quello comunista è messo fuori legge dal regime di Mussolini. I suoi esponenti sono rinchiusi in prigione o costretti a fuggire. Togliatti si trasferisce in URSS nel febbraio del 1926. Dopo l'arresto di Gramsci, l'8 novembre dello stesso anno, Togliatti diventa segretario del partito, carica che ricopre fino alla morte. Nel 1937 è segretario della III Internazionale. A Mosca assiste e collabora alle purghe staliniane.
Torna in Italia il 27 marzo del 1944 a bordo della nave Tuscania che attracca nel porto di Napoli. Di fronte ai conflitti che agitano il Comitato di Liberazione Nazionale, Togliatti propone ai partiti antifascisti di abbandonare la pregiudiziale antimonarchica, di combattere insieme contro il fascismo e di affrontare la questione istituzionale solo dopo la liberazione del paese: è la cosiddetta 'svolta di Salerno', dal nome della capitale provvisoria del Regno del Sud.
Si tratta di una delle grandi intuizioni di chi, come lui, da un lato è a capo di un movimento che fa della rivoluzione proletaria il proprio mito fondativo; dall'altro è il leader di quel 'partito nuovo', che non è più la piccola formazione leninista degli anni Venti, ma si candida a diventare un grande partito di massa. Nel giugno del 1946, in qualità di Ministro della Giustizia, Togliatti propone l'amnistia per gli ex fascisti e nel marzo del 1947 si batte per l'approvazione dell'art. 7 della Costituzione: quello che stabilisce che i rapporti fra Stato e Chiesa vengano regolati dal Concordato stipulato nel 1929 fra la S. Sede e il regime fascista. I socialisti e i repubblicani gli rimproverano di non difendere la laicità dello Stato, mentre la DC trova in lui un interlocutore importante. Nella primavera del 1947, tuttavia, si conclude l'esperienza del PCI al governo. Anche in Italia è iniziata la 'guerra fredda' e De Gasperi estromette i partiti di sinistra dalla compagine governativa.
Il 18 aprile del 1948, il PCI e il PSI, alleati nel Fronte Democratico Popolare, perdono le elezioni. La DC ottiene il 48,5 % dei voti e lega il paese al blocco occidentale, all'Europa e alla NATO. Due mesi dopo, Antonio Pallante, un giovane di estrema destra, spara contro il segretario del PCI e lo ferisce gravemente. Nel paese si diffonde la notizia. Il cordoglio per Togliatti si trasforma in una manifestazione nazionale di protesta contro il governo. La CGIL vorrebbe proclamare lo sciopero generale. È lo stesso Togliatti insieme con i dirigenti del PCI a impedire che la protesta degeneri in un sussulto rivoluzionario.
Ma l'anno più drammatico per la politica di Togliatti e per l'intero movimento operaio è il 1956. A febbraio, durante il XX congresso del partito comunista sovietico, il segretario Kruscev denuncia il culto della personalità di Stalin e i crimini commessi dal dittatore georgiano. La sinistra di tutto il mondo è scossa. Togliatti, che ha partecipato al XX congresso, sostiene su 'Nuovi Argomenti', la tesi del cosiddetto 'policentrismo'. Per la prima volta il leader comunista si esprime contro l'idea di una guida unica e unitaria del movimento operaio, e a favore dell'indipendenza dei partiti comunisti dal PCUS.
Ma quando nel novembre del 1956, i carroarmati sovietici entrano a Budapest e reprimono nel sangue la rivolta d'Ungheria, 'l'Unità' scrive che è necessario tutelare la rivoluzione e reagire contro i reazionari. È il momento di maggiore distacco fra il PCI e il PSI dalla fine della seconda guerra mondiale. Il PSI, infatti, condanna risolutamente l'intervento sovietico e, di lì a pochi anni, dà vita con la DC alla stagione del centro sinistra. Togliatti muore a Jalta, sul Mar Nero, il 21 agosto del 1964. Al suo funerale, a Roma, partecipa un milione di persone che rende omaggio alla figura del grande leader comunista.
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