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Bankitalia smentisce Renzi: ecco la verità sui vertici di Banca Etruria
Chiamato in audizione in Commissione parlamentare banche, Carmelo Barbagallo, capo del Dipartimento Vigilanza Bancaria e Finanziaria, smentisce la ricostruzione faziosa di Matteo Renzi sulle responsabilità dei vertici di Banca Etruria. E spiega come e perché Banca Etruria, Banca Marche, Cariferrara e Carichieti sono andate a sbattere nonostante la Vigilanza di Bankitalia.
«La governance delle quattro banche – accusa Barbagallo di fronte ai parlamentari della Commissione d’inchiesta sul sistema bancario – è risultata fortemente inadeguata in tutte le sue articolazioni». In particolare «sulla qualità della governance di tre di queste banche (Banca Marche, Carichieti e Cariferrara) ha inciso la strategia delle Fondazioni, volta a conservare un ruolo dominante; ne sono conseguiti una riluttanza a ricorrere al mercato dei capitali e atteggiamenti ostili a soluzioni aggregative. Di segno non diverso i problemi della Popolare dell’Etruria, dove al debole controllo degli azionisti ha fatto riscontro l’autoreferenzialità dei vertici aziendali, decisi a mantenere condizioni di autonomia anche a fronte di una situazione sempre più critica».
Barbagallo rivendica che «l’azione della Vigilanza è stata incalzante» e «le irregolarità sono state portate tempestivamente a conoscenza dell’autorità giudiziaria», ma «le risposte delle quattro banche sono state insoddisfacenti». «Le autorità di vigilanza – spiega il capo della Vigilanza – non possono sostituirsi ai soggetti vigilati per evitare che la situazione degeneri». Un limite, questo, che forse andrà rivisto in futuro.
Quanto ai rapporti fra Consob e Bankitalia nella gestione della crisi delle 4 banche, Barbagallo assicura che «la collaborazione con la Consob – che ha avuto a disposizione a partire dal protocollo 2012, un flusso continuo di dati economici, patrimoniale, di rischiosità – si è svolta nell’alveo di una prassi generalizzata e degli accordi esistenti, che prevedono comunicazioni di sintesi dell’azione di Vigilanza».
Infine ecco la gelida risposta “istituzionale” alle insinuazioni fatte, proprio in Commissione banche, il 30 novembre scorso, dal procuratore capo di Arezzo, Roberto Rossi – già consulente retribuito del Dipartimento per gli Affari Giuridici e Legislativi di palazzo Chigi, ovvero di Matteo Renzi – che ha sostenuto come fosse «un poco strano» il fatto che Bankitalia incentivasse l’aggregazione di Banca Etruria con Popolare di Vicenza considerando quest’ultima «un partner di elevato standing»: la Banca d’Italia non ha «chiesto né incoraggiato né tanto meno favorito la Popolare Vicenza ad acquisire Banca Etruria» ribatte oggi Barbagallo in audizione alla Commissione d’inchiesta sulle banche, spiegando che, in quel momento «la Vigilanza non disponeva di elementi per contrastare a priori tale iniziativa che, se si fosse tramutata in istanza formale, sarebbe stata approfondita».
«La governance delle quattro banche – accusa Barbagallo di fronte ai parlamentari della Commissione d’inchiesta sul sistema bancario – è risultata fortemente inadeguata in tutte le sue articolazioni». In particolare «sulla qualità della governance di tre di queste banche (Banca Marche, Carichieti e Cariferrara) ha inciso la strategia delle Fondazioni, volta a conservare un ruolo dominante; ne sono conseguiti una riluttanza a ricorrere al mercato dei capitali e atteggiamenti ostili a soluzioni aggregative. Di segno non diverso i problemi della Popolare dell’Etruria, dove al debole controllo degli azionisti ha fatto riscontro l’autoreferenzialità dei vertici aziendali, decisi a mantenere condizioni di autonomia anche a fronte di una situazione sempre più critica».
Barbagallo rivendica che «l’azione della Vigilanza è stata incalzante» e «le irregolarità sono state portate tempestivamente a conoscenza dell’autorità giudiziaria», ma «le risposte delle quattro banche sono state insoddisfacenti». «Le autorità di vigilanza – spiega il capo della Vigilanza – non possono sostituirsi ai soggetti vigilati per evitare che la situazione degeneri». Un limite, questo, che forse andrà rivisto in futuro.
Quanto ai rapporti fra Consob e Bankitalia nella gestione della crisi delle 4 banche, Barbagallo assicura che «la collaborazione con la Consob – che ha avuto a disposizione a partire dal protocollo 2012, un flusso continuo di dati economici, patrimoniale, di rischiosità – si è svolta nell’alveo di una prassi generalizzata e degli accordi esistenti, che prevedono comunicazioni di sintesi dell’azione di Vigilanza».
Infine ecco la gelida risposta “istituzionale” alle insinuazioni fatte, proprio in Commissione banche, il 30 novembre scorso, dal procuratore capo di Arezzo, Roberto Rossi – già consulente retribuito del Dipartimento per gli Affari Giuridici e Legislativi di palazzo Chigi, ovvero di Matteo Renzi – che ha sostenuto come fosse «un poco strano» il fatto che Bankitalia incentivasse l’aggregazione di Banca Etruria con Popolare di Vicenza considerando quest’ultima «un partner di elevato standing»: la Banca d’Italia non ha «chiesto né incoraggiato né tanto meno favorito la Popolare Vicenza ad acquisire Banca Etruria» ribatte oggi Barbagallo in audizione alla Commissione d’inchiesta sulle banche, spiegando che, in quel momento «la Vigilanza non disponeva di elementi per contrastare a priori tale iniziativa che, se si fosse tramutata in istanza formale, sarebbe stata approfondita».
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