Carissimo Angelo,
faccio seguito all’incontro di
oggi. Francamente non avrei dubbi sul fatto che una speculazione valutaria dell’ordine di
$ 3.659.511.933; DM: 2.905.097.000; Lgs. 10.000.000; Frb. 175.000.000
di acquisti a termine
contro
$ 4.036,975,594; DM.
1.153.650.000; Lgs. 25.000.000
di vendite a termine, (cfr.
pagg. 46-47 del mio rapporto sulla Banca Privata Finanziaria)
finiva col determinare alle
scadenze un tale sconquasso valutario e borsistico che non poteva non venire
registrato dalla Banca d’Italia e dell’UIC. Infatti, le Autorità sapevano.
Tacevano? No. Non potevano che essere gli artefici occulti di ciò che ritengo
una contro speculazione del concerto delle Banche Centrali (Unione Sovietica in
testa). Ma ciò sarebbe acqua passata se la storia non si ripetesse. Allora le
Autorità riuscirono a fare apparire il tutto come una insana diavoleria mafiosa
del Sindona. Non era un santo. Se fu suicidato, pace all’anima sua.
Quel che mi interessa è
l’attualità. Allora di questa immane speculazione valutaria la magistratura non
capì o non le fu fatto capire alcunché. Non vi è un accenno nelle sentenze
delle varie condanne. Eppure avevano (tra l’altro) il mio rapporto ispettivo.
Eppure potevano leggere il libro (da me ispirato) Soldi truccati, ove
l’aspetto valutario del crack Sindona
è tutto spiattellato.
Il nostro Presidente dovrebbe non
considerare peregrina la mia tesi della contro speculazione, che ovviamente è
molto più articolata (e documentata), se non altro per tranquillità della mia
coscienza di … storico.
Oggi una domanda si impone:
perché allora tanta sonnolenza mentale della magistratura milanese e perché
invece oggi si inventano colpe stratosferiche di intelligenti, saggi, avveduti grand commis dello Stato. Il Governatore
della Banca d’Italia ha mansioni costituzionali di difesa della moneta, della avveduta politica bancaria. Il Governatore è
anche il banchiere dei banchieri: deve agire in armonia con le peculiarità dei
mercati e delle borse, necessariamente aperti alle aggressioni speculative
mondiali. Se è impari, perché astretto dai lacci e laccioli di cui parlava
Carli, beh! Povera economia finanziaria nazionale.
Ed un Governatore non può non
servirsi di banchieri ultra abili e competenti del taglio di un Cesare Geronzi
(al quale qualche pizzicotto ebbi a dargli, ma spero me l’abbia perdonato).
Sono troppo pirandelliano per non avere il gusto del gioco delle parti. Questo
però non mi impedisce di capire e di stimare. Diceva Sarcinelli che solo tre
ispettori la Vigilanza
era riuscita a forgiare ( e non poteva privarsene). Dell’Uva, De Sario e (bontà
sua) Taverna. Solo che quando stizzito avevo voglia di sparare paradossi
sghignazzavo: vero, solo che per gli altri due Sarcinelli si sbaglia. La
modestia non è il mio forte.
Il mio Dio (o il mio demone) protettore mi perdoni. Se il
giornalista Enzo Biagi (colpevole invero di un fallace articolo sul Corrierone
del 29 giugno 1974) ebbe a dire che solo io avevo capito il puzzle Sindona ,
forse una qualche ragione ce l’aveva.
2) Ed allora? Bisogna costituire
un gruppo di studio presso qualche prestigiosa Fondazione in grado di
ricostruire una verità storica per un ammonimento attuale e per una riparazione
di gravissime ingiustizie togate. Se i giudici ignorano, vadano a scuola; se
imbecilli, vadano a casa. La politica, i presidenti della Repubblica, la Vigilanza democratica
esistono per svolgere anche questa mansione. Un giornalista del calibro di
Ferrara, saprebbe bene tuonare i tamburi della giustizia bancaria. Nessun tribunale
speciale, sia chiaro, ma tribunali competenti, sì. Il Consiglio superiore della
magistratura, esiste per questo. Se occorrono leggi specifiche, siano chiamate
a farlo le forze politiche non cialtrone.
3) Ti dicevo dello
sconquasso economico di una terra come
la mia: la
Sicilia Meridionale. Abbiamo un aeroporto costato decine di
miliardi di vecchie lire ed affossato per non dovere chiedere il rendiconto a
dissennati amministratori (di ovvia provenienza politica). So che i capitali
cinesi sarebbero ben disposti a prendere in mano l’iniziativa e portarla a buon
fine magari solo per consentire lo scalo delle loro esportazioni. Un banchiere
come il Presidente saprebbe ben parlare ai cinesi dell’ambasciata romana: ha
autorevolezza, prestigio, affidabilità. Del pari ciò vale per una grande impresa cementificia
di Campofranco, certo in esordio inquinata da certa mafia palermitana. Basta
ripulire il management. Risanarla amministrativamente, recuperare l’immane
credito che vanta, superare il gap di liquidità. Ma le filiali bancarie
siciliane e quelle racalmutesi in particolare stanno per essere chiuse. Oggi si
paga la spregiudicata politica delle concentrazioni volute da governatori che
non stimo. . Qui basterebbe forse solo il capitale nazionale. Ma ci vuole un
banchiere d’altissimo profilo. Allora? V’è il peso antieconomico del costo del
personale. Dico: se si dà oggi in appalto e subappalto tutto, guardare a Telecom
o all’Enel per capire, perché non dare in appalto oltre che i servizi per le
pulizie anche quelli della gestione bancaria: servizio di cassa. servizio
istruttorie, servizio gestioni titoli e via discorrendo. Forse si salverebbero
gli sportelli, il finanziamento radicato nel territorio, si avrebbe ili
superamento di crisi come quella scaturita dalla cosiddetta trasparenza. Chi ha
pratica di banche sa che vi sono le dilazioni dei pagamenti che si incorporano
in titoli di credito (volgarmente chiamati assegni postdatati). Sono (o erano)
titoli che i direttori delle filiali custodivano nelle loro casseforti a
garanzia di apparenti anticipi su fatture e mandati all’incasso a tempo debito.
Forse si è stroncata una prassi non lineare (i miei vecchi colleghi ispettori,
mai ne hanno trovati perché o non sapevano o – come me – non volevano). Il
risultato? Un crollo del PIL che non giova a nessuno.
Mi si dirà: Ma a te chi te lo fa
fare? Non lo so: credo solo la voglia di non sprecare una saggezza
accumulata in mezzo secolo di attività e di esperienze uniche.
Calogero Taverna
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