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Piero Carbone Il tuo annuncio mi
incuriosisce.
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Piero Carbone un'altra volta a Palermo contro Guglielmo Lo
Curzio che si era permesso di... ma questo te lo racconto davanti una tazzina
di caffè
Calogero Taverna Ma quando?
Calogero Taverna Ma contro Sante Correnti
(se lo scrivo corretto) non mi risulta si sia mai incazzato. E dire che ne
avrebbe avuto ben donde. Ma posso essere male informato. Forse però perché
erano così scervellate quelle accuse che Sciascia non lo curava neppure.
Angelo Cutaia Di Racalmuto Sciascia non
entrava in polemica per non avvantaggiarlo.
Piero Carbone Una libreria amica si era
permessa di esporre in vetrina il libro del Lo Curzio e mandò a dire tramite un
certo amico e avvocato che se volevano che lui mettesse lì piede dovevano
togliere dalla vetrina... Me l'ha raccontato, autorizzandomi a riferirla, un
palermitano di alto spessore culturale.
Piero Carbone gravitava intorno a lui
E qui si intromette MEPHISTO
Caspita! Ma mi piacerebbe sapere il perché. Sciascia non era un irrazionale
collerico. Un dispettoso. Quanto al malevolo Correnti, si parte da un
punzecchiamento in testi addirittura scolastici per il preteso maschilismo di
Sciascia. C’era stata la controversia con la Maraini arriticata perché Sciascia
parlava fondatamente del matriarcato in Sicilia. La virulenza del Correnti in
effetti non meritava risposta. Credo però che giocasse l’imbarazzo del Nostro
che non voleva rinverdire polemiche che finivano per infastidire il mostro
sacro che era Moravia. Rido ancora per quei racalmutesi che cercarono
(inutilmente) di spingere la Maraini ad elogiare il già defunto Sciascia in
quei memorabili caffè letterari propugnati dall’on. Milioto che spero ritorni a
guidare questo nostro mal diretto paese.
I colpi di spillo contro Scalfari, Panza e Bocca hanno germinato locuzioni
di pregevole fattura letteraria. Da apprendere.
Con Della Chiesa, a Futura Memoria mi potuto fruire di un paradigma contro
il mio sgradevole asino ragliante.
Andando come viene, un certo diletto mi procura ancora il rintuzzante
difendersi ai tempi delle PARROCCHIE dall’accusa di ipotassi scagliatagli dal
borioso Pasolini.
Tornando a Correnti, in effetti il blaterare contro la predilezione di
Sciascia per il testo dell’inglese Smith lo lasciò del tutto indifferente. Quel
testo di storia della Sicilia oggi è un classico, il voler fare storia con gli
stornelli della tradizione sarebbe sollazzevole se vi fosse autoironia, ma se
in tono saccente è roba da buttare tra i rifiuti solidi urbani cartacei.
Mi sfuggono le pizzicate con Deaglio: so che vi furono e furono dolorose
per Sciascia che Lotta Continua e tutti quei virgulti arrabbiati – nati
piromani e sfioriti pompieri – adorava e blandiva. In fin dei conti anche la
Padovanì non fu caruccia propendere per la mitizzazione di Falcone.
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Così a balzelloni, nella speranza di avere
adeguatamente provocato Piero Carbone che ben saprebbe regalarli un nuovo IL
SUO SCIASCIA non aureolato ma neanche banalizzato.
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Nel taglia e incolla da facebook è
saltata una parte del mio commento, permettimi di inserirla. Buon blog! Ma
questo non mi scandalizza per niente e non inficia per niente il suo valore
di scrittore etc etc etc. semplicemente lo fa più umano. Non era e non
doveva mica essere un santino per forza, altrimenti si fa agiografia e non
biografia. A lui le agiografie non piacevano né quelle altrui né penso la
propria. Questo preciso per parare preventivamente stoccate inutilmente
polemiche e pretestuose. Se si fosse fatta meno agiografia e meno difesa
d'ufficio dai difensori d'ufficio di tutto ciò che gravitava a lui intorno
oggi anche a Racalmuto ci sarebbe uno spirito critico diverso e più
costruttivo, se il suo pensiero lo si fosse fatto valere come un lievito e
niente di più. e non come una parrocchia d'appartenenza.
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