Carissimo Totò,
Tutti i nodi, prima o
poi, vengono al pettine; sempreché aggiungeva sardonicamente il nostro Leonardo
Sciascia i pettini abbiano i denti. Queste storie di bilancio puntualmente ad
ogni giro di boa (amministrativo) sono venuti al pettine …ma il pettine è stato
sempre sdentato.
Fussi ca fussi ca sta’ vota fussi la vota bbona!- Mi sa di sì, e sai perché? Di contabilità e di bilanci dovrei intendermene. Dunque quest’anno, tra il 5 maggio e il 5 luglio il comunista (per le idee del ragazzolo che lo gestiva) ALBO PRETORIO DI RACALMUTO (all’epoca puntigliosamente riecheggiato dal blog di Scimé anche oltre i termini di scadenza) ci segnalava 568 EVASORI CATASTALI che avrebbero dovuto versare nelle casse comunali (in parte in transito per quelle della tesoreria nazionale) qualcosa che ebbi a calcolare in 5 milioni di euro. Quanti di questi euro sono finiti nel bilancio de quo? E la competenza non si abbatte su questi signori supertecnici romani che hanno preso persino il tuo posto e che mi pare continuano a farsi retribuire come se il paese avesse ancora oltre diecimila abitanti? Se non si iscrivono in bilancio siffatte manne chiamate sopravvenienze attive nella nomenclatura degli istituti di ragioneria, quante e quali sono le conseguenze? Faccio domande retoriche s’intende anche per eludere querele che pare che i signori venuti da Roma abbiano facili, cosi dice almeno Malgrado Tutto, incopiabile web cittadino. Sia come sia un onere tributario sul cash flow smunto e macilento della comunità racalmutese non poté non esserci. Hanno pagato solo i fessi? O è venuto dal cielo l’arciprete Casuccio, con suo gran dispitto incluso tra i reprobi della correttezza tributaria racalmutese, trent’anni dopo la sua morte? Se per questo ci sta anche la curia vescovile e alcune dipendenze della novella matrice senza arciprete.
Fussi ca fussi ca sta’ vota fussi la vota bbona!- Mi sa di sì, e sai perché? Di contabilità e di bilanci dovrei intendermene. Dunque quest’anno, tra il 5 maggio e il 5 luglio il comunista (per le idee del ragazzolo che lo gestiva) ALBO PRETORIO DI RACALMUTO (all’epoca puntigliosamente riecheggiato dal blog di Scimé anche oltre i termini di scadenza) ci segnalava 568 EVASORI CATASTALI che avrebbero dovuto versare nelle casse comunali (in parte in transito per quelle della tesoreria nazionale) qualcosa che ebbi a calcolare in 5 milioni di euro. Quanti di questi euro sono finiti nel bilancio de quo? E la competenza non si abbatte su questi signori supertecnici romani che hanno preso persino il tuo posto e che mi pare continuano a farsi retribuire come se il paese avesse ancora oltre diecimila abitanti? Se non si iscrivono in bilancio siffatte manne chiamate sopravvenienze attive nella nomenclatura degli istituti di ragioneria, quante e quali sono le conseguenze? Faccio domande retoriche s’intende anche per eludere querele che pare che i signori venuti da Roma abbiano facili, cosi dice almeno Malgrado Tutto, incopiabile web cittadino. Sia come sia un onere tributario sul cash flow smunto e macilento della comunità racalmutese non poté non esserci. Hanno pagato solo i fessi? O è venuto dal cielo l’arciprete Casuccio, con suo gran dispitto incluso tra i reprobi della correttezza tributaria racalmutese, trent’anni dopo la sua morte? Se per questo ci sta anche la curia vescovile e alcune dipendenze della novella matrice senza arciprete.
Giunge dopo una
grandinata per IMU al massimo: ma al massimo non poteva essere perché nel
frattempo si erano concluse le arti del ripescato mare di evasori TARSU datati
2006. Calcolo: un milione di euro di altre SOPRAVVENIENZE ATTIVE. Dove stanno
in bilancio? Altra omissione? Ma non basta questo perché non è più consentibile
far figurare un rosso nello speciale conto economico del Comune per – come dicono
– un milione di euro. Ma che vogliono la botte piena e la moglie ubriaca? Corsi di finanza pubblica degli enti autonomi
territoriali credo che quelli che la Cancellieri ci ha prodigato non ne abbiano
mai fatti? La Cancellieri ha forse fatto dare lezioni dal figlio che può farsi
trattare con tassazione separata e con riparto in tre anni una buonauscita
quadrimilionaria (se la notizia che hai riportata risponde al vero) dopo appena
undici, mesi o giù di lì, di permanenza effettiva in una società assicurativa di
dimensioni multinazionali.
Quanto alla Tarsu del 2006,
troppo ho scritto: vi faccio rinvio. Il guaio lì sai quale è: sì, è forse mala
gestio dare appalti esosi; ma allora è cosa che solo riscontrate fattispecie
bancarottiere o malversazioni di varia natura possono perseguire. Vi è poi il
sovraccarico del personale (30 per cento utile, settanta per cento inutile e dannoso,
se ho capito Marino; ed altre faccenduole varie). Risultato: per lo meno
triplicato il già dispendioso costo di quando operava la privativa comunale. Per
legge – tarsu come tariffa non superabile il costo del servizio – occorrerebbe uno
stop giudiziario. Chi lo dovrebbe fare? Le forze politiche, i sindacati, le
associazioni no-profit. Campa cavallo: meglio il contenzioso singolo: una bella
torta. Qualche pellegrino già spillava un euro a pratica per mera adesione al
suo non pregevole sodalizio.
Non riesco a Roma a far
fare una interrogazione parlamentare (già pronta). I veti vengono da Racalmuto;
la scusa è il parlamento chiuso. Ma il Parlamento tra breve apre. Allora forse
al pettine spuntano i denti. Mi auguro di no perché gli imbroglietti, le
compiacenze, i conflitti di interessi, le abulie amministrative, la bovina
sottomissione agli ordini del partito etc. etc. tanti tantissimi coinvolgerebbero.
A Racalmuto c’è il vizietto di credere
che le leggi colpiscano i nemici politici del banco accanto che in definitiva cercano
di perseguire loro diritti, ed invece non varrebbero per i loro (non sempre
leciti) interessi.
Intanto si raggruma –
come qualche voce piangente mi rende edotto – la monnezza del 2012 a tariffa
quasi tripla rispetto a quando la monnezza la gestiva in privativa assoluta il comune e
come se non bastasse ora, ai primi di gennaio, ecco gli accertamenti per il
2011: tre anni di monnezza in un anno. Qualcosa è legittimo, il 2006 no, almeno
per decorrenze dei termini come ho già scritto e argomentato. Insomma su un
solo anno finanziario del povero racalmutese il Comune esige una tassazione (IMU e MONNEZZA) di tremila euro a famiglia.
Ogni famiglia in media spende già di suo oltre 12 mila euro l’anno , si e no ne
incassa (in media) 6-7 mila; viene ora gravato ulteriormente di altri 3.500 euro per imposte
ordinarie e tasse varie (bollo, assicurazioni etc.); così la frittata i signori
amministratori (che tecnici se ne fregano) ce la ha ammaniscono di tutto punto.
Sono stato già lungo.
Solo una noticina conclusiva:
le tue altre ire sanno di baruffe in famiglia. A noi interessano sino ad un
certo punto. Che dovrei dire io: mi basterebbe tirar fuori i file che elaboravo
tempo fa all’AIMA per sollazzarci tutti. Ma non è tempo delle comiche. Una cosa
mi impressiona:Chi sa teme .. chi non teme non sa. Vedo brutto il Paese!
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