XAXA DOCET
"MOLTISSIME E DI SOTTILI E LUNGHI TENTACOLI SONO QUELLE [LE NOTIZIE] CHE SI POSSONO ESTRARRE DALLA MEMORIA. DALLA GALASSIA DELLA MEMORIA"Se lo dice Sciascia, dobbiamo dargli totale assenso. Basta ricordare e la storia è fatta.
Un po' riluttanti a dire il vero lo siamo: ad ottant'anni questa maledetta memoria spesso fa cilecca. Manco il mio nome talora ricordo. Come faccio a far storia, sia pure microstoria, o appunto in quanto microstoria, basandomi sulla memoria (mia o di chi?) sulle tradizioni, sui miti, sulle saghe di una smemorata Racalmuto. Fosse Regalpetra, capirei: là si inventa. Si martirizza un diacono a nome fra Diego e il gioco è fatto.
Questa notte voglio raccontarmi e rappresentare quando il castello degli sbozzatori di alabastrini sarebbe sorto sull'appendice nord-est di lu chianu castieddu.
Abbiamo ora foto che manco l'Altare della Patria di Roma è tanto candido, latteo, materno. Guardate
A dire il vero le più antiche fotografie (agli inizidel 1900)ben altro mostravano:
Io che sotto quel castello, addossato alla chiesa di San Giuseppe. di cui sentivo persino lo scampanellio della prima messa standomene ancora a letto, passai le mie notti dal primo biennio di vita sino alle soglie della pubertà, il castello me lo ricorso pittosto così:
Ma quelli dell'orgia fotografica del primo decennio del terzo millennio vogliono un castello imbellettato al ducotone. Non si può più sperare in un ripristino dell'architettura e dei vetusti pallidi colori
Ma quando sorse questo benedetto castello? Nel 1358 non c'era ancora: Questo arduo diploma lo attesta. L'ho raccontato nel mio RACALMUTO NEI MILLENNI pag. 102 e non ho voglia qui di rifare il predicozzo. So che certi signori della locale cultura non son d'accordo. Peggio per loro. Se hanno documenti più validi di questo accanto, si accomodino. Io sono sicuro del fatto mio.
Ed ancora non c'era nel 1374. Lo dice questo resoconto dell'arcidiacono du Mazel. Fore qualche pietra si è gettata, il prelato-esattore non sa come qualificare Rachalmuto (abbiamo qui una antica grafia del nostro toponimo): deve chiamarla TERRA oppure CASALIS? nel dubbio cancella casalis e non scrive nulla. Una cosa è certa: niente CASTRUM. Non c'è dunque ancora il castello. Racalmuto Castrum lo è di certo a fine XIV secolo quando si roga l'atto di investitra tra padre e figlio dei primi nostri baroni del Carretto. Rinvio ai miei libri. Se non ce li avete, fateveli stampare dal Comune. Io mi sono stancato di sborsare soldi per ricerche storiche documentate facendo ricorso solo alle mie finanze (tartassate dall'IMU del comune) mentre altri poppano soldi comuni per esangui mostre sedicenti pittoriche.
Dunque, il dies a quo va segnato nel 21 aprile 1358, il dies ad quem qualche decennio dopo il rendiconto del DuMazel (post 1374). E se ho ragione troppe ciance si son fatte su questo questo castello, che chiamiamolo pure chiaramontano, ma a quale Chiaramonte ci si riferica non è poi tanto agevole stabilirlo.
Come ultima chiosa mostro questa occidua foto: non tutto buio ma nemmeno tutta luce. Ammiccante simbolo di una storia medievale racalmutese che stenta ad affiorare. Eppure avrebbe fascino auroreolante questa ridente terra che scherani romani vogliono immalinconire denigrandola senza costrutto.
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