Ella di certo svetta in questo parterre diciamo di anime
buone, sembrandomi eccessivo dirle “belle”: è di “superiore concetto”,
ricorrere all’aulico “tenace” mi parrebbe scrivere da cane, è, nel suo gymnasium, indiscusso maestro, direi aio.
Così ha obbligato l’atteggiamento non normale, sofisticato, da
superiore pedagogo. Mi perdonerà se non
mi iscrivo alla sua scuola che un po’ sprezzantemente reputo ridondante di banalità in belle
parole. Si sa che gli uomini di pensiero sono poi gli inani nella prassi. La
ciarla letteraria ha invero echi contratti in una Italia – figuriamoci la
Sicilia, poi – che non legge. L’inutilità dell’intellettuale in questo nostro
Paese è desolante. E quei pochi che intellettuali riescono almeno ad apparire
blaterano luoghi comuni che se non fossero
coniati in bello stile sarebbero comicamente risibili. Da un lato il vacuo
comico alla Grillo, dall’altro il cialtronante
già magistrato che mi vuol persino far credere che Dell'Utri ha ricattato Berlusconi
o che sia un crimine se un ministro di Stato
in tempi calamitosi ha la saggezza di trattare fuori regola per tamponare un mafioso anarchismo capace di
sciogliere bimbi nella calce o di
architettare una bella bomba all’Olimpico di Roma.
Mai e poi mai Lei leggerà il Confiteor di Geronzi; non saprà dunque mai cosa fu lo “sbarco
bancario” di Capitalia in Sicilia, necessario per sopperire al disossamento monetario
che anche paludate fondazioni e parchi
letterari ove poterono gozzovigliare bagasce nostrane, praticarono; non avrà tempo per sapere che
Capitalia, d’impulso delle autorità monetarie, ordì fusioni, incorporazioni,
malvagità di bilancio per fare ”cassa” alla bisogna: dovrebbe cogliere il senso
della pagina 143 di quelle insane confessioni.
Difficile poi riuscire ad arguire che quella fu la matrice dello scoppio
bancario di oggidì quale si collega a MPS e a quelle misteriose trame d’alta
alea sui c.d. “derivati”. Discorso lungo
per dipanarlo qui. Ne va anche di mezzo
il buon nome di numi della superiore opinione
cui forse anche Lei si ascrive.
Se Berlusconi dovette cedere – io non lo amo, ma dei suoi
vizi privati non me ne importa nulla – fu perché i tremendi potentati dell’economia
globale gli stavano pregiudicando il
rinnovo di quattrocento miliardi di euro in titoli pubblici. Sarebbe stato il crack di quello Stato che
bene o male La paga con regolarità alla scadenza di ogni mese per un lavoro “accademico”
che francamente non riesco ad apprezzare.
Un partito è solo quello che i suoi elettori vogliono che
sia. Lei non vota PD, ne ha tutto il diritto di questo mondo; io voto PD: credo
di essere persino nel giusto, convinto che un partito deve essere saggio nella “prassi”
e Bersani lo è; deve perseguire il bene comune negli angusti limiti del “possibile”
non della intellettualistica masturbazione; ed il PD cerca con di dignità di
perseguire il bene comune possibile in questa congiuntura in Italia; D’Alema lo
conosco; gli ho fatto visita nel mese scorso della sua fondazione sita in
piazza Farnese. Studia, scrive, colloquia nel settore della politica estera: lo
stimo e lo ammiro. Umanamente non è simpatico. Ma che importa. Chi di noi poi è
simpatico?
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