Sogghigno: leggo ora un vecchio esordio della Banca d’Italia
inteso ad illustrare la (sua) attività di Vigilanza in armonia delle “norme
comunitarie e delle intese di
cooperazione internazionale”; ci si era
prodigati nello sforzo di “completare il processo di armonizzazione comunitaria
della NORMATIVA PRUDENZIALE”. Questa parola PRUDENZA inizia a martellare in
scritti, pensieri, norme, disposizioni, istituti, organi di controllo, nella
CONSOB, nella Banca d’Italia nella sua VIGILANZA AMMINISTRATIVA (un tempo in
via Nazionale 127) e in quella ISPETTIVA (nel simpatico palazzotto di Santo
Spirito in Via Milano, dismesso per un infinocchiamento parsimonioso). Sotto mano ho per il momento la
relazione del 1995. Chi erano i dioscuri di Palazzo Koch?
Governava Antonio Fazio, “ragionava” Vincenzo Pontolillo
(squisitissima persona, letterariamente erudito, ma credo che non avesse mai
visto in vita sua un testo magari di ragioneria scolastica). Andiamo oltre : Dini se n’era andato Ministro
(buon per lui) ed al suo posto Vincenzo De Sario (oh, dio! L’uomo più onesto
del mondo ma grinte manageriali non gliene riconosco e quanto ad imprenditoria
bancaria, lasciamo perdere; si ignora che la Banca d’Italia è sempre banca, la
banca delle banche e non è con il rigore formalistico che la si può
amministratore: il direttore generale deve dirigere come capo di un moderno management; il Governatore .. in alto “governa”. Pier Luigi Ciocca accede alla carica di Vice
Direttore generale (un eccellente accademico – dopo – dei Lincei). Vanno in
Consiglio Superiore il dottor Alberto
Zapponini, il dottor Angelo Barovier. Consiglio Superiore, che cosa sarà mai?
Mi richiama il Gran Consiglio del Fascismo. Ed ora come allora questa fiera
dormiente all’improvviso sa svegliarsi per creare sconquassi. Vi ricordate il
25 Luglio? Beh, di recente anche questo sosia di un supremo organo collegiale
senza poteri si è svegliato ed ha mandato (in senso buono) la Tarantola alla
RAI (godetevela) e Ignazio Visco al Governatorato. Insomma un fendente che può
essere esiziale a Berlusconi e un ritorno ad un comunismo radical-chic anche
se stavolta (me lo auguro) senza spruzzatine massoniche.
*
* *
Ho messo questi tre asterischi e chiudo per il momento il mio
abbrivio nato per irridere all’attuale Banca d’Italia, ai vicedirettori in
gonnella con teste chiomate oltre il credibile, agli ispettorini che ai mie tempi
manco esistevano. Volevo infilzarli ma mi fermo d’improvviso alla lettura
informatica di questa perla di saccente disinformazione.
Un teste che ora dovrà vedersela con certi servizi che il
servizio se vogliono sanno farlo in modo letale cerca di sgattaiolare e di
rifugiarsi a Trani.
Dice il desso: «Non
sono io il supertestimone ma la dottoressa Tarantola» - dice Rizzo -, l'ex
vicedirettore generale della Banca d'Italia che nel novembre 2010 lesse la
relazione dei propri ispettori su Mps non trovando nulla da eccepire. Di
diverso avviso sembra essere la Procura di
Trani, orientata all'archiviazione della posizione dell'attuale
presidente Rai.»
Non amo la Tarantola, è cattolica, porta nel sacrario
maschilinissimo di Palazzo Koch la gonnella, credo di averla solo sfiorata (per
cose di Vigilanza s’intende) nell’estate del 1980.
Imposimato in un tunnel sotterraneo di un palazzo poliziesco,
da servizi segreti, in quel dell’EUR mi aveva impallinato. Con grazia e
gentilezza a dire il vero, diversamente dal quel Falcone là in quel di Palermo
che a Sciascia aveva inferto flagellazioni morali che lo portano alla morte. Si
trattava del caso Sindona, ma non è qui la sede per parlarne. Avevo le ore
contate come ispettore della Vigilanza della Banca d’Italia con sede nel
palazzotto (oggi alienato) di via Milano, a sinistra andando in sù.
Alla Banca d’Italia venivano anche allora uzzoli paraispettivi
senza capo né coda: dovevamo controllare i limiti di accrescimento: non
ispezioni vere e proprie dunque, ma “mirate” un termine a dire il vero appreso
dalla Gialla al SECIT di Reviglio, ai
tempi miei quelle visite senza capo né coda alle banche si chiamavano “ispezioni
parziali”. Vedo che oggi il dr. Vincenzo Cantarella (non so cosa ne pensassero
i dottori De Varti, Di Veglia, Rivieccio. Pierbon e credo il mio fratello di
razza dr. Omar Qaram) ci copia a noi del FISCO e si autolimita dichiarando
quello che fa: nient’altro che un “accertamento mirato”.
Lo confesso lo volevo sansebastianare ma quando ho letto
quella decade di ciò che un tempo si chiamavano ”rilievi”, ho lasciato perdere.
E’ un compito da esame di ammissione alla nuova carriera direttiva della Banca
d’Italia: vi ho contato 54 termini inglesi (media di 5,4 per ogni rilievo) e
una mezza dozzina di acronimi di assurdo accumulo di ignoti e forse anglicani
lemmi. Non ci ho capito niente (o fingo). Con orgoglio mi ricordai della mia
intima soddisfazione quando nell’autunno del 1974 arrivò finalmente il mio
rapporto sulla Banca Privata Finanziaria (alias SINDONA) sul tavolo del
governatore Carli. Questi dopo averlo letto mi dissero che ebbe ad esclamare: Oh!
finalmente un rapporto che si capisce. Si vendicava forse con Montanelli che
incomprensibili dichiarava le sue “mariane” CONSIDERAZIONI FINALI.
E quanto alla sostanza, rammento ancora il bofonchiare
napoletano di Occhiuto che al giovane porgitore di un rapporto ispettivo dispensava
in preambolo il suo ammonimento: ccì sono
arrubbamienti ca del resto nun ccì nni frega nenti!
Orbene se io non ho capito, ancor meno poteva capire la brava
dottoressa Tarantola, perché quella parte aperta nulla dice di significativo, di
“sanzionabile” di “denunciabile”. Lo proverò in un secondo tempo.
Certo se tutto si limitò alla “parte aperta” chissà chi
ci vuole addottrinare. Qui dovere della magistratura è anche quello di appurare
quale diavoletto ebbe piacere di farci recapitare codesti sette fogli disponibili negli uffici esecutivi
del MPS. Mancano però gli allegati. Creduti forse insignificanti. Ed invece no!
La parte aperta si sa bene è vetrinetta. C’è ben altro, ma
sta nelle carte che finiscono seduta stante agli atti per dire che sono
inesistesti a quelle autorità esterne che avessero titolo a richiederle. Ma sta
nelle elaborazioni che i collaboratori (li abbiamo citati) redigono e spesso
stridono con i bocconi amari delle due
successive mannaie censorie che
il povero capo missione è costretto a subire (solo il sottoscritto può vantarsi
di essere riuscito a dribblarli; ma voglio vedere quando rinascerà più un
eretico ispettore come me nelle felpate stanze dell’Ispettorato Vigilanza – ma non
ho fatto eccelsa carriera: sono stato sanzionato da Ciancaglini.
Chiudiamo per il momento questa puntata: la Tarantola – buon per
lei – non è colpevole di nulla signor Rizzo, nulla seppe perché nulla le è
stato detto (di significativo). Se si ignora, ci si deve star zitti,
diversamente è giusto che si paghi.
Nessun commento:
Posta un commento