Lascia che i morti seppelliscano i loro morti
padre Raniero Cantalamessa
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XIII Domenica del Tempo Ordinario (Anno C) (01/07/2007)
Vangelo: Lc 9,51-62 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: Lc 9,51-62)
Nell'aprile scorso è uscito il libro di Benedetto XVI "Gesù di Nazaret". Ho pensato di commentare alcuni dei prossimi vangeli domenicali tenendo conto delle riflessioni del papa. Anzitutto, qualche cenno sul contenuto e sullo scopo del libro. Esso si occupa di Gesù nel periodo che va dal battesimo nel fiume Giordano fino al momento della trasfigurazione, cioè dall'inizio del suo ministero pubblico fino verso il suo epilogo. Un successivo volume, se Dio, confida il papa, gli darà forze e tempo sufficienti per scriverlo, si occuperà dei racconti della morte e risurrezione, come pure dei racconti dell'infanzia, rimasti fuori da questo primo volume.
Il libro presuppone l'esegesi storico-critica e si serve dei suoi risultati, ma vuole andare oltre questo metodo, mirando a un'interpretazione propriamente teologica, cioè globale, non settoriale, che prende sul serio la testimonianza dei vangeli e delle Scritture, come libri ispirati da Dio.
Lo scopo del libro è mostrare che la figura di Gesù che si raggiunge per tale via "è molto più logica e, dal punto di vista storico, anche più comprensibile delle ricostruzioni con le quali ci siamo dovuti confrontare negli ultimi decenni. Io ritengo – aggiunge il papa – che proprio questo Gesù - quello dei Vangeli – sia una figura storicamente sensata e convincente".
È molto significativo che la scelta del papa di attenersi al Gesù dei Vangeli trovi una conferma negli orientamenti più recenti e autorevoli della stessa critica storica, come nell'opera monumentale dello scozzese James Dunn (Christianity in the Making, trad. ital. Gli albori del cristianesimo), secondo cui "i vangeli sinottici attestano un modello e una tecnica di trasmissione orale che hanno garantito una stabilità e una continuità nella tradizione di Gesù maggiori di quelle che si sono sin qui generalmente immaginate".
Ma veniamo al brano evangelico della XIII Domenica del Tempo Ordinario. Esso riferisce tre incontri di Cristo nel corso dello stesso viaggio. Concentriamoci su uno di questi incontri. "A un altro [Gesù] disse: Seguimi. E costui rispose: Signore, concedimi di andare a seppellire prima mio padre. Gesù replicò: Lascia che i morti seppelliscano i loro morti; tu va' e annunzia il regno di Dio".
Il papa, nel suo libro, commenta il tema qui sottinteso dei rapporti di parentela in dialogo con il rabbino ebreo americano Jacob Neusner. Neusner ha scritto un libro (A Rabbi Talks with Jesus; trad. ital. Disputa immaginaria tra un rabbino e Gesù) in cui immagina di essere uno degli ascoltatori presenti quando Gesù parlava alle folle e spiega perché, nonostante la sua grande ammirazione per il Rabbi di Nazareth, non avrebbe potuto farsi suo discepolo. Uno dei motivi è proprio la posizione di Gesù nei confronti dei vincoli familiari. In più occasioni, afferma il rabbino, egli sembra invitare a trasgredire il IV comandamento che dice di onorare il padre e la madre. Chiede, come abbiamo sentito, di rinunciare ad andare a seppellire il proprio padre e altrove dice che chi ama il padre e la madre più di lui non è degno di lui.
A queste obiezioni si risponde di solito richiamando altre parole di Gesù che affermano con forza la permanente validità dei vincoli familiari: l'indissolubilità del matrimonio, il dovere di assistere il padre e la madre. Il papa, però, nel suo libro da una risposta più profonda e illuminante a questa obiezione che non è solo del rabbino Neusner, ma anche di tanti lettori cristiani del vangelo. Egli parte da una parola di Gesù. A chi gli annunciava la visita dei suoi parenti, egli rispose un giorno: "Chi è mia madre e chi sono i miei fratelli?... Chiunque fa la volontà del Padre mio che è nei cieli, questi è per me fratello, sorella e madre" (Mt 12, 49-50).
Gesù non abolisce con ciò la famiglia naturale, rivela però una nuova famiglia in cui Dio è padre e gli uomini e le donne sono tutti fratelli e sorelle, grazie alla comune fede in lui, il Cristo. Aveva diritto di fare ciò?, si chiede il rabbino Neusner. Questa famiglia spirituale esisteva già: era il popolo d'Israele unito dall'osservanza della Torah, cioè della Legge mosaica. Solo per studiare la Torah era permesso a un figlio di lasciare la casa paterna. Ma Gesù non dice: "Chi ama il padre o la madre più della Torah, non è degno della Torah". Dice: "Chi ama il padre e la madre più di me, non è degno di me". Pone se stesso al posto della Torah e questo può farlo solo uno che è superiore alla Torah e superiore a Mosè che l'ha promulgata.
Il rabbino ebreo ha ragione, secondo Benedetto XVI, di concludere: "Solo Dio può esigere da me quanto Gesù richiede". La discussione su Gesù e i vincoli di parentela (come quella su Gesù e l'osservanza del Sabato) ci riporta così, fa notare il papa, al vero nocciolo della questione che è di sapere chi è Gesù. Se un cristiano non crede che Gesù agisce con l'autorità stessa di Dio e che è egli stesso Dio, allora c'è più coerenza nella posizione del rabbino ebreo che rifiuta di seguirlo che nella sua. Non si può accettare l'insegnamento di Gesù, se non si accetta anche la sua persona.
Tiriamo qualche insegnamento pratico dalla discussione. La "famiglia di Dio" che è la Chiesa, non solo non è contro la famiglia naturale, ma ne è la garanzia e la promotrice. Lo vediamo oggi. È un peccato che alcune divergenze di opinioni in seno alla società attuale su questioni legate al matrimonio e alla famiglia impediscano a tanti di riconoscere l'opera provvidenziale della Chiesa a favore della famiglia ed essa sia lasciata spesso sola in questa battaglia decisiva per il futuro dell'umanità.
Ecco che torna il solito LUCA a sconvolgerci la mente. La frase che io uso e di cui abuso è proprio di Luca che le vere parole di Gesù non poteva trascrivere bene perché ... non c'era. Vediamo qui che anche i papi sono restati imbarazzati. A pensare poi che un poveraccio orfano di prima mattina dica al misericordioso Gesù: maestro aspetta ché debbo andare a seppellire mio padre e il misericordioso possa sbottare dicendo ma lascia che i morti seppelliscano i loro morti, beh! io sono convinto che Cristo mai si sarebbe permesso di dire una cosa simile anche perché Israele era allora come ora terra di fanatici e il detto evangelico sa di istigazione contro il quarto comandamento di Mosè, roba da crocifissione, insomma
padre Raniero Cantalamessa
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Nell'aprile scorso è uscito il libro di Benedetto XVI "Gesù di Nazaret". Ho pensato di commentare alcuni dei prossimi vangeli domenicali tenendo conto delle riflessioni del papa. Anzitutto, qualche cenno sul contenuto e sullo scopo del libro. Esso si occupa di Gesù nel periodo che va dal battesimo nel fiume Giordano fino al momento della trasfigurazione, cioè dall'inizio del suo ministero pubblico fino verso il suo epilogo. Un successivo volume, se Dio, confida il papa, gli darà forze e tempo sufficienti per scriverlo, si occuperà dei racconti della morte e risurrezione, come pure dei racconti dell'infanzia, rimasti fuori da questo primo volume.
Il libro presuppone l'esegesi storico-critica e si serve dei suoi risultati, ma vuole andare oltre questo metodo, mirando a un'interpretazione propriamente teologica, cioè globale, non settoriale, che prende sul serio la testimonianza dei vangeli e delle Scritture, come libri ispirati da Dio.
Lo scopo del libro è mostrare che la figura di Gesù che si raggiunge per tale via "è molto più logica e, dal punto di vista storico, anche più comprensibile delle ricostruzioni con le quali ci siamo dovuti confrontare negli ultimi decenni. Io ritengo – aggiunge il papa – che proprio questo Gesù - quello dei Vangeli – sia una figura storicamente sensata e convincente".
È molto significativo che la scelta del papa di attenersi al Gesù dei Vangeli trovi una conferma negli orientamenti più recenti e autorevoli della stessa critica storica, come nell'opera monumentale dello scozzese James Dunn (Christianity in the Making, trad. ital. Gli albori del cristianesimo), secondo cui "i vangeli sinottici attestano un modello e una tecnica di trasmissione orale che hanno garantito una stabilità e una continuità nella tradizione di Gesù maggiori di quelle che si sono sin qui generalmente immaginate".
Ma veniamo al brano evangelico della XIII Domenica del Tempo Ordinario. Esso riferisce tre incontri di Cristo nel corso dello stesso viaggio. Concentriamoci su uno di questi incontri. "A un altro [Gesù] disse: Seguimi. E costui rispose: Signore, concedimi di andare a seppellire prima mio padre. Gesù replicò: Lascia che i morti seppelliscano i loro morti; tu va' e annunzia il regno di Dio".
Il papa, nel suo libro, commenta il tema qui sottinteso dei rapporti di parentela in dialogo con il rabbino ebreo americano Jacob Neusner. Neusner ha scritto un libro (A Rabbi Talks with Jesus; trad. ital. Disputa immaginaria tra un rabbino e Gesù) in cui immagina di essere uno degli ascoltatori presenti quando Gesù parlava alle folle e spiega perché, nonostante la sua grande ammirazione per il Rabbi di Nazareth, non avrebbe potuto farsi suo discepolo. Uno dei motivi è proprio la posizione di Gesù nei confronti dei vincoli familiari. In più occasioni, afferma il rabbino, egli sembra invitare a trasgredire il IV comandamento che dice di onorare il padre e la madre. Chiede, come abbiamo sentito, di rinunciare ad andare a seppellire il proprio padre e altrove dice che chi ama il padre e la madre più di lui non è degno di lui.
A queste obiezioni si risponde di solito richiamando altre parole di Gesù che affermano con forza la permanente validità dei vincoli familiari: l'indissolubilità del matrimonio, il dovere di assistere il padre e la madre. Il papa, però, nel suo libro da una risposta più profonda e illuminante a questa obiezione che non è solo del rabbino Neusner, ma anche di tanti lettori cristiani del vangelo. Egli parte da una parola di Gesù. A chi gli annunciava la visita dei suoi parenti, egli rispose un giorno: "Chi è mia madre e chi sono i miei fratelli?... Chiunque fa la volontà del Padre mio che è nei cieli, questi è per me fratello, sorella e madre" (Mt 12, 49-50).
Gesù non abolisce con ciò la famiglia naturale, rivela però una nuova famiglia in cui Dio è padre e gli uomini e le donne sono tutti fratelli e sorelle, grazie alla comune fede in lui, il Cristo. Aveva diritto di fare ciò?, si chiede il rabbino Neusner. Questa famiglia spirituale esisteva già: era il popolo d'Israele unito dall'osservanza della Torah, cioè della Legge mosaica. Solo per studiare la Torah era permesso a un figlio di lasciare la casa paterna. Ma Gesù non dice: "Chi ama il padre o la madre più della Torah, non è degno della Torah". Dice: "Chi ama il padre e la madre più di me, non è degno di me". Pone se stesso al posto della Torah e questo può farlo solo uno che è superiore alla Torah e superiore a Mosè che l'ha promulgata.
Il rabbino ebreo ha ragione, secondo Benedetto XVI, di concludere: "Solo Dio può esigere da me quanto Gesù richiede". La discussione su Gesù e i vincoli di parentela (come quella su Gesù e l'osservanza del Sabato) ci riporta così, fa notare il papa, al vero nocciolo della questione che è di sapere chi è Gesù. Se un cristiano non crede che Gesù agisce con l'autorità stessa di Dio e che è egli stesso Dio, allora c'è più coerenza nella posizione del rabbino ebreo che rifiuta di seguirlo che nella sua. Non si può accettare l'insegnamento di Gesù, se non si accetta anche la sua persona.
Tiriamo qualche insegnamento pratico dalla discussione. La "famiglia di Dio" che è la Chiesa, non solo non è contro la famiglia naturale, ma ne è la garanzia e la promotrice. Lo vediamo oggi. È un peccato che alcune divergenze di opinioni in seno alla società attuale su questioni legate al matrimonio e alla famiglia impediscano a tanti di riconoscere l'opera provvidenziale della Chiesa a favore della famiglia ed essa sia lasciata spesso sola in questa battaglia decisiva per il futuro dell'umanità.
Ecco che torna il solito LUCA a sconvolgerci la mente. La frase che io uso e di cui abuso è proprio di Luca che le vere parole di Gesù non poteva trascrivere bene perché ... non c'era. Vediamo qui che anche i papi sono restati imbarazzati. A pensare poi che un poveraccio orfano di prima mattina dica al misericordioso Gesù: maestro aspetta ché debbo andare a seppellire mio padre e il misericordioso possa sbottare dicendo ma lascia che i morti seppelliscano i loro morti, beh! io sono convinto che Cristo mai si sarebbe permesso di dire una cosa simile anche perché Israele era allora come ora terra di fanatici e il detto evangelico sa di istigazione contro il quarto comandamento di Mosè, roba da crocifissione, insomma
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