Aderiamo pure alla tesi di Salvo Messana che vuole i suoi antenati per via paterna discendenti di Alberto Missana. Nel nostro preziosissimo archivio - che il Baiamonte molto ironizzò come si trattasse di un mio fanciullesco millantato credito e che le autorità di ogni tempo reputano di dovere del tutto disconoscere, supportate dai vari Malgrado Tutto e Regalpetra Libera - rinveniamo la numerazione delle anime racalmutesi del 1795. Spulciando al foglio 48 ci imbattiamo col nucleo familiare di allora del semplice Alberto Missana. E' sposato con una certa Lucia. Ha in casa un solo figlio maschio: Calogero di anni 20. Da qui credo che derivi il nome del padre di Emilio Messana, il mio caro amico Lillo Messana. Sul groppone il povero Alberto tiene due figlie che dovrà pur dotare: Angela di 12 anni e Maria Maddalena di anni 6. Ecco forse perchè alloggia due "incognite": Caterina e Rosalia entrambe di 3 anni. Trovatelle dunque che tiene in casa perché può lucrare il sussidio della Comune o Universitas quale era allora la borbonica Racalmuto. I Borboni quindi non erano così grifagni come ci dicevano a noi vecchi nelle scuole elementari di epoca fascista. Certo a Racalmuto non vigeva il libero amore, ma tante partorivano extra talamo benedetto dal Signore e i bastardelli vermicavano. Tante famiglie ci speculavano. In compenso Racalmuto sarà un paese straordinario come dice Sciascia ma credo che vi abbondino tanti eredi di partoriti ex matre incognita come si sollazzavano a scrivere nei registri parrocchiali i nostri cari preti allora numerosissimi. Cose queste che la dicono lunga sulla microstoria di Racalmuto, che so desumere dai lisi quinterni parrocchiali e forse per questo in paese i ceti colti mi disdegnano. Tutto con la scusa del nemo propheta in patria di evangelica memoria. [Calogero Taverna]
Postilla: se qualcuno mi chiede che significa quella "C" accanto al nome di Alberto, rispondo che vale per 'comunicato'. Aveva dunque assolto il precetto pasquale. Se a Racalmuto a quel tempo non si rispettava il precetto pasquale, il tanto conclamato arciprete Mantione, poi canonico Mantione (fu promoveatur ut amoveatur) lo segnava sil libro nero, ne faceva denuncia al Vicerè e anche se era il laico e miscredente Caracciolo questi faceva partire fior di sanzioni: allora non si dubitava sulla Legatia Apostolica, insomma il governatore di Sicilia aveva antica delega papale senza obbligo di resoconto su tutte le faccende religiose dell'Isola. Anche Garibaldi la pretese. I miei sparuti documenti rispolverano queste antipatiche intrusioni papali e vicereali nelle cose di coscienza dei nostri antenati.
Qualcuno controbatterà che la "C" non c'è né per la moglie né per il figlio ventenne di Alberto Missana. Sì. Me ne sto accorgendo adesso. Penso che in questa Numerazione (non nelle altre) si dava per scontato che una volta che il capofamiglia si era confessato e comunicato a pasqua era intuitovo che tutta la famiglia lo seguisse. Quel "Me" accanto a Lucia significa "moglie", C.T.
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