BERNHARD PAUMGARTNER - MOZART - Einaudi [pag. 418 3 ss.]
Lunga ed illustre è la schiera degli antenati di DON GIOVANNI, L'idea fondamentale la mascolinità lussuriosa che assurge a forza di natura inesauribile, demoniacamente affascinante e satanicamente menzognera, ha radice, come la superumanità antisociale del personaggio, nel mito. Soren Kierkegaard intende questo personaggio come una personificazione di 'genialità sensuale'. Incarnazione, o vivificazione, della carne. Espressione demoniaca in quanto tende a fini di lussuria, così come Faust esprime l'elemento demoniaco in quanto si presenta come elemento spirituale.. Don Giovanni è un distruttore, un distruttore sterile, saturnino, dannato a priori dalla natura allo stesso folle destino, alla stessa vicenda, allo stesso eterno inappagamento di Faust, benché la natura medesima lo abbia generosamente provvisto di tutte le doti del vincitore: bellezza, forza, temerarietà, scaltrezza, portamento e sorriso irresistibili. Uno sfrenato istinto di distruzione lo spinge ad accanirsi contro la fonte della vita, la donna. E il suo sciagurato erotismo, dato che così lo si possa ancora chiamare, esige la lui la rovina, il sacrificio, proprio e delle sue vittime. Egli odia e disprezza le donne verso le quali è attratto dalla sua implacabile sete di conquista; odia il mondo, l'ordine sociale, le leggi divine che sente incombere sul proprio capo e che appunto per questo cerca di rinnegare. E ancora più irriducibilmente odia la morte, la Maestra da cui ha imparato a distruggere ogni cosa vivente.
[....]
Don Giovanni ... sulla scala dei personaggi mozartiani non è forse il più alto ma il più ardito, il più appassionato. il più crudele. La sua passionalità è istintiva, irriflessiva; è primordiale erotismo al di là del bene e del male, perciò non misurabile con criteri etici, La sua tragicità consiste nella concupiscenza implacabile come una forza di natura, nella prepotente certezza di un indiscutibile diritto 'soggettivo' sulla donna, contro quell'ordinamento morale che alla fine lo dannerà alla perdizione. La sua potenza, la potenza dei sensi, imperante su tutti gli esseri viventi, si infrangerà contro la potenza trascendentale dello spirito. Qui, come nella banalissima morale formulata dalla 'società' a conclusione dell'opera , si cela la profonda ironia. l'eterno umorismo, la suprema saggezza di questo ilare e sinistro gioco di vita e di annientamento. Perché don Giovanni continuerà a vivere come espressione inconfessata in quella stessa società che ha voluto distruggerlo.
Nessun commento:
Posta un commento