Barocco, barrueco: perla scaramazza, perla irregolare, questo significa e niente si attaglia di meglio a Catania che uno stile di forme ricche di contrasti ed esuberanti. Un’esagerazione, oltre il limite.
Ogni città ha la sua storia inscritta, depositata nel lessico della propria architettura.
Ogni città ha la sua storia inscritta, depositata nel lessico della propria architettura.
Le città del Val di Noto, comprese nelle provincie di Catania, Siracusa e Ragusa, sono rinate alla modernità attraverso il barocco nella sua specificità siciliana.
Lasciamo che a darne conto sia il poeta, sia la penna fine ed aguzza di Vincenzo Consolo:
"E’ il Barocco a creare quell’impareggiabile bellezza, quella inaudita musica di ricci, di volute, di adagi e forti, di vuoti e pieni, degna di Mozart ... E però il Barocco non è stato solamente il frutto di una coincidenza storica. Quello stile fantasioso e affollato, tortuoso e abbondante è, nella Sicilia dei continui terremoti della natura, degli infiniti rivolgimenti storici, del rischio quotidiano della perdita d’identità, come un’esigenza dell’anima contro lo smarrimento della solitudine, dell’indistinto, del deserto, contro la vertigine del nulla. Ecco" ai siciliani è toccato muoversi "su quei palcoscenici folgorati dal sole, infantasmati dai pleniluni, tra quelle quinte di pietra intagliata, tra fantastiche mensole che sorreggono palchi, loggiati, tribune, tra allegorie, simboli ed emblemi, tra mascheroni e grottesche, tra rigonfi di grate e inferriate, tra cupole, campanili e pinnacoli, tra vie e viuzze, tra scalinate, sagrati e terrazze, contro fondali, prospettive impensate, in questa scenografia onirica o surreale ..."
Nicolosi, Pedara, Trecastagni, Acireale, Misterbianco, Palagonia, Scordia, Militello, Mineo, Caltagirone, Grammichele, Vizzini, Licodia Eubea un grave giorno furono devastati dal terremoto del 1693, e ricostruiti, in misura maggiore o minore, secondo lo stile barocco del rinato Val di Noto. Catania ha un impianto settecentesco. Vi si accedeva dal mare per porta Uzeda, edificata nel 1696 in onore del Viceré che volle la ricostruzione. Unisce il seminario dei Chierici con la cattedrale, il cui prospetto fu realizzato tra il 1730 e il 1758 da G. B. Vaccarini, a cui appartiene anche l’antistante fontana dell’Elefante (1735-1736) che richiama la fontana di piazza della Minerva a Roma. L’elefante in pietra lavica sorveglia la piazza su cui si erge il palazzo senatorio, sede del Comune, costruito tra il 1695 e il 1780 da tre architetti, compreso il Vaccarini autore delle paraste senza bugnature e delle finestre romane sui tre piani del prospetto. Dell’architetto romano Stefano Ittar sono il disegno della chiesa di S. Placido, alle spalle della cattedrale, e la facciata concava della Collegiata, su via Etnea.
Via Crociferi, di straordinaria forza suggestiva, presenta una teoria di chiese, chiusa dal portale d’ingresso di villa Cerami e aperta da quella a una sola navata di S. Benedetto con portale vaccariniano e un vestibolo con scalinata marmorea. E’ separata dalla chiesa di S. Francesco Borgia da una viuzza che porta al palazzo Nava-Asmundo aggettante su una piccola e deliziosa piazzetta.
Il culmine artistico di via Crociferi è raggiunto dalla Chiesa di S. Giuliano, mirabile capolavoro di architettura settecentesca religiosa, con la sua facciata curvilinea, a pianta ellittica di tipo borrominiano.
Il Convento benedettino di S. Nicolò è il pezzo più pregiato della collezione barocca catanese. La monumentale costruzione offre sulla parte frontale grosse lesene a bugnato a chiusura di balconi incorniciati da esuberanti mensoloni di raffigurazioni grottesche.
Palazzo Biscari, è il gioiello della architettura laica settecentesca. Di mirabile fattura coi i suoi fregi esterni, a correre per i 160 metri della cortina di mura cinquecentesche sulla marina, serba all’interno l’ incantevole salone delle feste, con una scala deliziosamente rococò.
L’elenco è lungo, ma non possiamo tralasciare la provincia. Acireale è ricca di pezzi barocchi come il campanile a vela di S. Maria del Carmelo, la facciata di S. Sebastiano, il portale in pietra lavica di S. Maddalena, la chiesa di S. Pietro e Paolo, il Municipio con i balconcini a petto d’oca, la Cattedrale.
C’è anche un barocco dei colori, il bianco e nero, la pietra lavica e la pietra chiara di Comiso che si alterna all’intonaco grigio ricavato dalla lava o ai portali e alle cornici, come nella Chiesa Madre di Viagrande e in quella di Trecastagni. E c’è il barocco vivacizzato dai colori allegri delle ceramiche e delle maioliche di Caltagirone che va superba delle sue chiese, come quella di S.Giacomo, di quella di S.Francesco d’Assisi, di quella di S. Maria del Monte, di Santa Chiara, di S.Giuseppe, e della Chiesa del Collegio dei Gesuiti.
Nel cuore del mondo verghiano Vizzini ospita una notevole quantità di palazzi patrizi (compreso quello appartenuto alla famiglia Verga) e di chiese. Di grande interesse la Chiesa Madre di S.Gregorio Magno.
Grammichele, edificata dopo la distruzione di Occhiolà su di una pianta esagonale, è una città-museo nel suo assetto primigenio, sconvolto alla fine del secolo scorso. Di rilievo la Chiesa Madre di S. Michele (1723-1765).
Licodia Eubea, danneggiata gravemente, dal terremoto del 1693, fu ricostruita in loco. Molte sono le tracce del barocco, come nel Palazzo Municipale e nella Chiesa del Rosario.
Mineo, patria di Capuana, si pregia delle absidi di una chiesa trecentesca, distrutta e ricostruita dopo il terremoto del 1693,la Chiesa parrocchiale di S. Agrippina che fa il paio con quella di S. Pietro, riedificata dopo il 1693.
Infine, Militello in Val di Catania, riccamente dotata di edifici barocchi, e patrizi ed ecclesiastici, dalla Chiesa di S. Francesco di Paola al Palazzo Baldanza-Denaro, dalla Chiesa Madre al palazzo Reforgiato, dalla Chiesa Maria SS della Stella al Municipio, ricavato dal monastero Benedettino, finito di costruire nel 1649.
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