TERSILIO LEGGIO
Incastellamento e viabilità nel Cicolano tra X e XII secolo
1. Le premesse storiografiche
Nella lunga storia del Cicolano uno dei periodi più oscuri è senza dubbio costituito
dalle trasformazione delle forme insediative avvenute intorno al X-XII secolo, fenomeno
noto come «incastellamento». L’incastellamento costituisce un tema centrale nello studio
dell’Italia medievale sia per gli storici, che per gli archeologi o per i geografi. Poco meno
di quarant’anni fa Pierre Toubert scrisse l’ormai classico saggio sulle strutture del Lazio
medievale, che ebbe un effetto, direi, dirompente sulla storiografia mondiale 1. La teoria
del Toubert è stata molto criticata per questa sua insistenza sul ruolo dei castelli, senza
prender atto della più complessa dinamica dell’insediamento rurale. Peraltro sono stati
numerosi e penetranti i contributi che hanno messo in luce la complessità delle cause e
delle loro interferenze alle origini del fenomeno, abbandonando l’idea di poterlo descrivere
come accadimento omogeneo a livello europeo 2. Per chiudere, sia pur semplificando,
sono state molte le strade che hanno condotto al castello, spesso tortuose, mentre in altri
casi le forme di insediamento meno accentrate – i villaggi – hanno continuato nella loro
vita senza perturbazioni particolarmente accentuate, così come le strutture religiose, che in
molti casi hanno mostrato notevoli resistenze alle pressioni del potere signorile di porle
sotto controllo.
2. Tra villaggi, torri e castelli
La dinamica delle forme insediative nell’area dell’Appennino centro-occidentale è stata
influenzata sia dalle grandi abbazie benedettine, come Farfa e S. Salvatore Maggiore, sia
dai signori laici, in particolare i conti di Rieti e le consorterie originate dalle élites longobardo-
franche, mentre tanto i vescovi di Rieti, quanto quelli delle altre diocesi dell’area
prive di civitates 3, hanno giocato in questa fase un ruolo del tutto marginale. Tra X e XI
secolo, stimolato dalla crisi che comportarono le incursioni dei saraceni si ebbe un radicale
mutamento delle forme insediative con l’aggiungersi di rocche di fondazione signorile,
fondate principalmente con scopi di controllo dello spazio e degli uomini, alle forme aperte
– villaggi – già presenti sul territorio almeno a partire dal IX secolo 4, anche se è molto
1 P. TOUBERT, Les structures du Latium médiéval. Le Latium méridional et la Sabine du IXe à la fin du
XIIe siècle, Rome 1973.
2 Si veda una riflessione in R. FRANCOVICH, M. GINATEMPO, Introduzione, in Castelli. Storia e archeologia
del potere nella Toscana medievale, I, Firenze 2000, pp. 7-24.
3 T. LEGGIO, Ad fines Regni. Amatrice, la Montagna e le alte valli del Velino, del Tronto e dell’Aterno
dal X al XIII secolo, L’Aquila 2011, pp. 122-123.
4 T. LEGGIO, Forme di insediamento in Sabina e nel Reatino nel medioevo. Alcune considerazioni, in
«Bullettino dell’Istituto storico italiano per il medio evo e Archivio muratoriano», 95 (1989), pp. 165-
201, a p. 187, attestazione di tre ville tra 876 e 877.
20
difficile puntualizzarne i contorni al di là della nebulosa definizione lessicale, legate in
larga misura al fitto reticolo di pievi articolate sul territorio, che nel Cicolano, e non solo,
non hanno costituito in generale grandi poli di aggregazione della popolazione, ma hanno
fatto riferimento a più nuclei dove erano attestate cappelle dipendenti.
In queste aree più interne e montuose la coesistenza delle varie forme insediative fu
ancora più marcata che in Sabina, in partico lare là dove la maglia degli insediamenti
doveva essere necessaria mente più rada e le dimensioni più ridotte per le meno favorevoli
condizioni ambientali, e perciò stesso i villaggi ebbero un ruolo più determinante e duraturo
nell’occupazione del suolo e nel dissodamento di nuove terre, pur visti nella loro
evoluzione cronologica, come hanno dimostrato le indagini archeologiche effettuate al
castello di Rascino, evidenziando due nuclei insediativi aperti al di sotto del castello e nei
pressi della chiesa di S. Maria. Trasformazione indotta dal sommarsi di molti fattori, tra i
quali uno dei principali fu il collasso del potere centrale, che si frammentò in piccoli segmenti
locali, che esercitarono in modo progressivo il loro dominio opprimente sul territorio,
sovrapponendosi a quello delle grandi abbazie benedettine, entrate in crisi in questa
fase storica,
Nessun commento:
Posta un commento