lunedì 1 maggio 2017

I MESSANA A RACALMUTO

I MESSANA A RACALMUTO
 
 





E a dire il vero questo antenato settecentesco del questore Messana  nasce neppure in una famiglia di mastri. Mastri sono solo i padrini di battesimo, un mastro Nicolò D'Agrò  e la maglie Maria figlia di Mastru Ramunnu Ranieri, ma tutti racalmutesi doc.

In quel 26 gennaio 1759 questo racalmutese di nome Michelangelo Missana (cognome poi ingentilitosi in Messana) porta a battesimo il proprio figlioletto cui dà un doppio nome, Luigi (alla latina Aloisius) Calogero.  Concepito nel legittimo talamo con Gerlanda Lombardo. Per tal battesimo so scomoda un prete dal doppio cognome, il sacerdote don Giuseppe Scibetta Mendola, per licenza dell'arciprete del tempo don Stefano Campanella.


 In quei giorni alla fonte battesimale  dell'ingresso alla sinistra  della prima navata della matrice  si erano alternati: la figlia Francesca  di Andrea e Antonina Marchisa, la figlia Giuseppa Vincenza di Pietro Muzzicato sposato con una Borsellino; Giuseppe Gaetano di Mastro  Michelangelo Alfano,  Francesca Paola figlia di Calogero D'Acquista e Giovanna Cino, Giuseppe figlio di Paolo Morreale e   Libboria (sic) Collura, Rosa Maria figlia di Crispino Carbone e Angela Salvaggio e Domenico Albertro figlio di Diego la Vecchia e Vincenza Ristivo.

Uno spaccato significativo; una Racalmuto con qualche mastro molti preti e tanti figli del popolo ivi compreso il nostro Missana. Famiglie dignitose che ancor oggi resistono in Racalmuto. Ma per la gran parte provenienti da quel villanaggio normanno-svevo che ben configura  Illuminato Peri.

I Viddrana o Jurnatara insomma che ancora persistevano ai miei tempi, abitanti in tuguri ben descritti da Leonardo Sciascia: "Il paese è umido. Non una di queste case  è nata dentro l'occhio  di un architetto; murate a gesso , si intridono di nebbia come carta assorbente, fioriscono all'interno di muffe. Vecchie case con stanze che escono una dall'altra a cannocchiale, con scale storte e ripide. D'inverno ardono nelle stanze bracieri di quell'arida carbonella di gusci di mandorle, il calore risveglia un acre sentore di gatti e piscio di gatti.  Nelle case terragne i poveri riempiono vecchie bacinelle  a smalto o tegami di coccio di una brace più effimera, i groppi  delle fave o le stoppie del grano che bruciano prima nei forni. I materassi pieni di paglia stillano acqua. Dormono coi vestiti, cadono subito nel sonno macellati di stanchezza.  Anche i ragazzi si gettano a dormire così, col fango e la polvere addosso. Al mattino si lavano come gatti, passano un paio d volte le mani bagnate sulla faccia; prendono poi il pezzo di pane con la sarda salata schiacciata dentro, i libri che sono rimasti con lo spago (non hanno fatto i compiti, non hanno studiato le lezioni) e si avviano lentamente, a gruppi, mangiando e litigando, verso la scuola.  [...] A dieci anni sono già allogati a servizio, sono bocche di meno in casa. I padroni danno da mangiare, e in più qualche vestito smesso che le mamme pazientemente  riadattano e rattoppano. Spesso di questi ragazzi sento parlare al circolo, al circolo 'dei civili', specialmente all'avvicinarsi dell'estate, quando più diventano necessari per il trasporto dell'acqua nelle campagne e dove si va a villeggiare. Ne parlano come parlassero di animali, preferiscono avere a servizio  ragazzi invece  che le ragazze, proprio come parlassero di gatti, preferiscono i gatti maschi, con le femmine  c'è l'inconveniente della figliata." ....

Il figlio di Michel'angelo Missana, Luigi Calogero, fa presto a liberarsi delle angustie del villanaggio: a sentire E.N. Messana  si fa presto commodo, come abbiamo visto; pare che già lo si dica 'un ricco borghese'  commerciando con gli zolfi, amministrando abilmente i terraggi e i terraggioli del feudatario del tempo, e soprattutto facendo l'occhiuto esattore della tassa sul macinato.

Così fa studiare il figlio Calogero,  ne fa uno speziale, e la sua casa è persino pretensiosa; non più catoj e  e angusti abbaini terranei ma cammare e cammare solerate e persino  astraco su tetto con colonnato come anche oggi può controllarsi tra S'Anna e la stretta via che  si chiama inavvertitamente Messana.

Calogero Taverna

 
 
 
 
 
 
 
 
 


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