Questo mio post ha raggiunto nel siparietto di Cottini il tetto unico di 60 visitazioni. Ora che non ci scrivo più Cottini sarà contento? Il signor Calandrino, appena due giorni dopo il mio ritorno nel suo rigonfio gruppo già mi minaccia che se tengo a permanervi devo moderare i miei commenti. Il guaio (suo) è che non mi preme per nulla bivaccare nel suo censuratissimo gruppo (chiuso) come certe case dei miei tempi.
Singolare questo articolo del Corrierone. Chi l'ha pagato? Come fa a sapere certi risultati del bilancio ancora non mandato a noi modesti pensionati soci a tutti gli effetti di questa CSRfpbi? Giove rende folli quelli che vuol perdere. Io aspetto i dati ufficiali di codesto mirabolante bilancio per fustigare impietosamente da vecchio tremendo ispettore della Vigilanza sulle Aziende di Credito che legnate a quelli di Milano ne ha date e ne ha date tante, a cominciare dal signor Sindona.
Calogero Taverna
Risse e record, l’assemblea
della banca di Bankitalia
All’assemblea di aprile si contrappongono due liste sindacali per il rinnovo del cda
di Mario Gerevini
Si ritroveranno a migliaia il 27 aprile i soci della banca più solida ed esclusiva del Paese, una popolare con voto capitario, praticamente sconosciuta eppure tra le 7-8 più rilevanti per attivo (4,4 miliardi). È una sorta di club per soli dipendenti (6.885) e pensionati della Banca d’Italia. Il bilancio 2016 della «Cassa di Sovvenzioni e Risparmio fra il personale della Banca d’Italia» (Csr) si è chiuso con un utile di 19,7 milioni, in calo rispetto ai 28 dello scorso anno quando già l’elevato costo della raccolta aveva eroso i margini. Ma il prezzo dell’azione, fissato a tavolino come in tutte le popolari non quotate, crescerà da 36,57 a 37,23 euro. All’assemblea di aprile due liste sindacali si contrappongono per il rinnovo del cda da cui esce l’attuale presidente, Giovanni Castaldi (foto), ex capo dell’Uif, il dirigente della Vigilanza che insieme al collega Claudio Clemente tentò di bloccare Gianpiero Fiorani, protetto dall’allora governatore Antonio Fazio. La Csr (3,1 miliardi di raccolta 2015, 931 milioni di impieghi) è un esempio di solidità ma non un’oasi di pace. Ha quasi 600 milioni di patrimonio netto (2015) e un minuscolo 0,1% di crediti deteriorati sugli impieghi. Del resto presta denaro solo ai soci-clienti targati Via Nazionale. I parametri patrimoniali sono lunari: 49% il Cet1 2015 ma in netto calo. Questa banca dentro Bankitalia (sportelli nelle 39 filiali e 52 dipendenti distaccati e pagati da Palazzo Koch) è reduce da anni di contrasti e veleni. Per esempio le cause civili di ex consiglieri e dell’ex presidente Punzo sulle nomine del cda; o i sospetti su vendite speculative di azioni operate da un consigliere. Erano più di 8mila un anno fa in assemblea e 713 avevano votato contro il bilancio. La prossima assemblea dirà se, finalmente, Csr avrà ottemperato agli adeguamenti chiesti da Bankitalia al termine di un’ispezione nel lontano 2012. L’«inadeguatezza dei presidi di controllo» (così scrivevano i sindaci nel 2016) è piuttosto anomala in un contesto dove il personale è esclusivamente targato Bankitalia. Gli stipendi del cda sono bassi, 150mila euro tutto compreso. Viaggi e trasferte hanno un rigido tariffario: aerei in classe economica, treni prima classe, massimo 50 euro a pasto e 260 per l’hotel.
Singolare questo articolo del Corrierone. Chi l'ha pagato? Come fa a sapere certi risultati del bilancio ancora non mandato a noi modesti pensionati soci a tutti gli effetti di questa CSRfpbi? Giove rende folli quelli che vuol perdere. Io aspetto i dati ufficiali di codesto mirabolante bilancio per fustigare impietosamente da vecchio tremendo ispettore della Vigilanza sulle Aziende di Credito che legnate a quelli di Milano ne ha date e ne ha date tante, a cominciare dal signor Sindona.
Calogero Taverna
Risse e record, l’assemblea
della banca di Bankitalia
All’assemblea di aprile si contrappongono due liste sindacali per il rinnovo del cda
di Mario Gerevini
Si ritroveranno a migliaia il 27 aprile i soci della banca più solida ed esclusiva del Paese, una popolare con voto capitario, praticamente sconosciuta eppure tra le 7-8 più rilevanti per attivo (4,4 miliardi). È una sorta di club per soli dipendenti (6.885) e pensionati della Banca d’Italia. Il bilancio 2016 della «Cassa di Sovvenzioni e Risparmio fra il personale della Banca d’Italia» (Csr) si è chiuso con un utile di 19,7 milioni, in calo rispetto ai 28 dello scorso anno quando già l’elevato costo della raccolta aveva eroso i margini. Ma il prezzo dell’azione, fissato a tavolino come in tutte le popolari non quotate, crescerà da 36,57 a 37,23 euro. All’assemblea di aprile due liste sindacali si contrappongono per il rinnovo del cda da cui esce l’attuale presidente, Giovanni Castaldi (foto), ex capo dell’Uif, il dirigente della Vigilanza che insieme al collega Claudio Clemente tentò di bloccare Gianpiero Fiorani, protetto dall’allora governatore Antonio Fazio. La Csr (3,1 miliardi di raccolta 2015, 931 milioni di impieghi) è un esempio di solidità ma non un’oasi di pace. Ha quasi 600 milioni di patrimonio netto (2015) e un minuscolo 0,1% di crediti deteriorati sugli impieghi. Del resto presta denaro solo ai soci-clienti targati Via Nazionale. I parametri patrimoniali sono lunari: 49% il Cet1 2015 ma in netto calo. Questa banca dentro Bankitalia (sportelli nelle 39 filiali e 52 dipendenti distaccati e pagati da Palazzo Koch) è reduce da anni di contrasti e veleni. Per esempio le cause civili di ex consiglieri e dell’ex presidente Punzo sulle nomine del cda; o i sospetti su vendite speculative di azioni operate da un consigliere. Erano più di 8mila un anno fa in assemblea e 713 avevano votato contro il bilancio. La prossima assemblea dirà se, finalmente, Csr avrà ottemperato agli adeguamenti chiesti da Bankitalia al termine di un’ispezione nel lontano 2012. L’«inadeguatezza dei presidi di controllo» (così scrivevano i sindaci nel 2016) è piuttosto anomala in un contesto dove il personale è esclusivamente targato Bankitalia. Gli stipendi del cda sono bassi, 150mila euro tutto compreso. Viaggi e trasferte hanno un rigido tariffario: aerei in classe economica, treni prima classe, massimo 50 euro a pasto e 260 per l’hotel.
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