Racalmuto ieri, oggi e ... domani
I Viddrana o Jurnatara insomma che ancora persistevano ai miei tempi, abitanti in tuguri ben descritti da Leonardo Sciascia: "Il paese è umido. Non una di queste case è nata dentro l'occhio di un architetto; murate a gesso , si intridono di nebbia come carta assorbente, fioriscono all'interno di muffe. Vecchie case con stanze che escono una dall'altra a cannocchiale, con scale storte e ripide.
D'inverno ardono nelle stanze bracieri di quell'arida carbonella di gusci di mandorle, il calore risveglia un acre sentore di gatti e piscio di gatti. Nelle case terragne i poveri riempiono vecchie bacinelle a smalto o tegami di coccio di una brace più effimera, i groppi delle fave o le stoppie del grano che bruciano prima nei forni. I materassi pieni di paglia stillano acqua. Dormono coi vestiti, cadono subito nel sonno macellati di stanchezza. Anche i ragazzi si gettano a dormire così, col fango e la polvere addosso. Al mattino si lavano come gatti, passano un paio di volte le mani bagnate sulla faccia; prendono poi il pezzo di pane con la sarda salata schiacciata dentro, i libri che sono rimasti con lo spago (non hanno fatto i compiti, non hanno studiato le lezioni) e si avviano lentamente, a gruppi, mangiando e litigando, verso la scuola. [...] A dieci anni sono già allogati a servizio, sono bocche di meno in casa. I padroni danno da mangiare, e in più qualche vestito smesso che le mamme pazientemente riadattano e rattoppano. Spesso di questi ragazzi sento parlare al circolo, al circolo 'dei civili', specialmente all'avvicinarsi dell'estate, quando più diventano necessari per il trasporto dell'acqua nelle campagne e dove si va a villeggiare. Ne parlano come parlassero di animali, preferiscono avere a servizio ragazzi invece che le ragazze, proprio come parlassero di gatti, preferiscono i gatti maschi, con le femmine c'è l'inconveniente della figliata." ....
Abbiamo scritto ieri. Sciascia credo che avesse qui ripreso i suoi profili scolastici e li abbia letterariamente sublimati. Rappresenta con crudo realismo, quasi a dimostrare un disprezzo che non c'era, verso i suoi affettuosi alunn'u, una Racalmuto antecedente il 1954. Siamo alla fine degli anni 'Quaranta. Le case erano davvero come dice lui. Eccone una foto che pure fissa un tugurio dietro la Matrice. Esiste ancora. Disabitata, ovvio. Davvero vi convivevano le figliate. Ma quei 'poveri' oggi se non ricchi son signori e hanno case e villini che i civili se li scordano. Come da un putridume sociale etico ed erotico potessero germogliare questi novelli racalmutesi, un mistero della natura. Ma se da quel laidume di manco un secolo fa, siamo oggi ad una avvenente cittadina, quasi aristocratica, se non colta molto raffinata, gli uomini i sindaci le amministrazione i politici qualche merito ce l'avranno pure. Io penso addirittura che ne siano gli artefici e pur bistrattandoli nelle mie polemiche, in fondo ne ho una grande ammirazione. Dico: riconoscimento e gratitudine. Abbasso gli sfascisti e i queruli detrattori.
Calogero Taverna
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