Caro Gianni, per vivere ho dovuto essere intelligente più del necessario. Non so perché sono finito, mio malgrado, nelle stanze dei bottoni. Sono stato costretto a capire. Ho commesso miliardi di errori, ma questo mi ha reso sapiente. Oggi so dove ho sbagliato. Quindi mi è più facile capire ove gli altri sbagliano. Sciascia ebbe un angolo visuale molto angusto. Credeva di sapere e non sapeva. Divenne moralista. Aggredì gli altri. Sbagliò ma non ebbe mai cosiddette resipiscenze. Scrisse il Contesto non capendo e non sapendo nulla di quello che stava esplodendo. Pensò che tutti i mali del mondo fossero i 'partiti' e in ispecie la DC e il PCI. I partiti si dissolsero ma il bene non venne e il male della mancanza di partiti è sotto gli occhi di tutti. L'antipolitica che Sciascia s'industriò di attizzare oggi sta creando un tal caos che preoccupa le vere menti pensanti. Per fortuna Sciascia è morto, Berlinguer pure ed anche Pannella, ma noi siamo più sereni, più evoluti, più intelligenti. Certo stasera vedere un giornalista che supporta e lancia un romanzo di un ergastolano ostativo non pentito mi ha molto disgustato; certo un incompetente cattedratico che nulla capendo della odierna democrazia cercava di erudirmi sulla corretta democrazia dichiarando meri lestofanti Renzi, Salvini, Grillo e Berlusconi perché stanno tentando una riforma elettorale che lui, frattaglia del millennio scorso, non accetta, mi ha reso nervosamente stizzito: mi son detto se vuol fare comizi retrogradi non li faccia nella Casa Comunale di Racalmuto, circonvenendo pingui signore giovanilmente infiorate che dicono essere la classe docente racalmutese. Vedo che non vengo per nulla contestato. So bene che contestando il contesto di Sciascia, appaio a Racalmuto vituperabilmente reprobo. Invero mi temono tanto da starsene zitti. Laa faccenda francamente mi diverte. Calogero Taverna
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