In quel tremendo, invernale, montano primo dicembre 1915, presso Gorizia ad Oslavia, in località Dosso Faiti nella tregenda guerresca del distante Cadorna soccombeva il fante
FALCI CALOGERO
Caliddruzzu Fanci, appena ventenne, ci rimetteva la vita in quelle feroci manovre militari del supremo Cadorna. Era il fratello di mia nonna Giovanna Falci. Ci rimangono di lui un paio di foto ove rifulge la grande avvenenza di questo racalmutese, beddru cchiu' du suli. Non ebbe però tempo di fare invaghire tante molte fanciulle della terra del sale e dello zolfo. Un generale, Gian Dàuli, così descrive quelle allucinanti manovre militari: "Intorno a Gorizia, che l'Austria aveva resa il centro di un grande campo trincerato, la lotta ferveva sempre più ardente: a una a una, sotto i colpi di maglio, cadevano le difese. Ma la varia vicenda dei combattimenti, che delle volte non davano i risultati alle truppe assegnati; la immensa disparità fra i due avversari, ad uno dei quali bastava difendersi in ben muniti ripari mentre all'altro toccava assalire nelle condizioni più sfavorevoli, faceva ritardare la realizzazione di quello che era, pel momento, il programma del Comando Supremo."
Ma in termini più umani, oltre la disumana retorica dei generali, un corrispondente di guerra, il Wiegand, ci ragguaglia così: "da due settimane è piovuto a torrenti, nella bassura lungo l'Isonzo vi è un mare di fango che sovente giunge all'altezza dei fianchi dei soldati, mentre le trincee tagliate, meccanicamente nella roccia o prodottivi per mezzo di mine lungo le erte pendici, si trasformano durante i diluvi in veri torrenti di montagna."
In quei diluvi, tra crepitio di mitraglie e scoppio di granate, lo spaurito siciliano di Racalmuto ci rimise la pelle. Morto per la Patria. E la Patria ingrata manco un ricordo gli riserba. Sì, forse sta nell'Ossario di Oslavia, quello che 'custodisce le spoglie di 57.741 soldati, di cui circa 36.000 ignoti, morti nelle battaglie di Gorizia. I militi sono per la stragrande maggioranza italiani, ma vi sono sepolti anche 540 soldati austriaci.'. Ignoto, milite ignoto. Ma il Comune di Racalmuto non avrebbe l'obbligo di commemorarlo con una lapide, con una edicola ove portare un fiore? Già! invece, l'attuale amministrazione comunale manco fa pubblicare la locandina sinottica di Luigi Falletti. Imperdonabile.
FALCI CALOGERO venne arruolato nella Brigata Ancona, 70a Fanteria. Semplice fante, lo dichiararono DISPERSO il primo Dicembre 1915, ma san bene che è caduto per la Patria a Oslavia vicino Gorizia in località Dosso Faiti.
Era fratello di mia nonna Giovanna che perderà in guerra il marito il 25 maggio 1917. Giovane e bello Caliddruzzu Fanci era nato a Racalmuto l'11 gennaio 1895 da Calogero Falci e Salvatrice Puma. Famiglia con piccolo negozio di fronte alla Pescheria al Collegio. Mio padre, orfano di guerra a 9 anni venne accolto dal nonno che gli fa da padre. Ricordi miei vividi: sin dalla mia primissima infanzia ho sentito parlare con devozione di lu papà Calì e la mamma Turiddruzza.
Oslavia frazione | |
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Il sacrario militare di Oslavia | |
Localizzazione | |
Stato | Italia |
Regione | Friuli-Venezia Giulia |
Provincia | Gorizia |
Comune | Gorizia |
Territorio | |
Coordinate | 45°58′18″N 13°36′45″E / 45.971667°N 13.6125°E |
Altitudine | 154 m s.l.m. |
Abitanti | 641 (31-12-2007) |
Altre informazioni | |
Cod. postale | 34070 |
Prefisso | 0481 |
Fuso orario | UTC+1 |
Cartografia | |
Si trova al di là dell'Isonzo, a circa due chilometri dalla città, sulle propaggini orientali del Collio, sulla strada per San Floriano del Collio.
Il microclima, caratterizzato da notevole ventilazione ed escursione termica, consente la coltivazione della vite, favorita anche dal particolare tipo di terreno (detto ponca), composto da stratificazioni arenacee e marnose di origine eocenica.
L'economia è basata sulla viticoltura.
Indice
[nascondi]Il sacrario militare[modifica | modifica wikitesto]
Oslavia è nota soprattutto per il sacrario dedicato ai caduti della Prima guerra mondiale.Il sacrario fu costruito nel 1938 su progetto di Ghino Venturi e presenta un imponente corpo centrale di forma cilindrica in pietra bianca, sulla sommità di una scalinata. Custodisce le spoglie di 57.741 soldati, di cui circa 36.000 ignoti, morti nelle battaglie di Gorizia. I militi sono per la stragrande maggioranza italiani, ma vi sono sepolti anche 540 soldati austriaci.
Tra i caduti italiani che vi trovano sepoltura ci sono anche 13 medaglie d'oro, tra cui il generale Achille Papa, e il capitano Italo Stegher entrambi uccisi alla Bainsizza e sepolti al centro della cripta.
Prima dell'erezione del sacrario militare alcune spoglie erano conservate al Cimitero dei quattro generali, collocato anch'esso a Oslavia, in corrispondenza della quota orografica 172 attorno alla quale si svolsero cruenti scontri nella Prima guerra mondiale: il cimitero conservava i resti di 1686 caduti italiani e di quattro generali (Achille Papa, Ferruccio Trombi, Nicola Tancredi Cartella e Alceo Cattalochino) da cui prese il nome.[2]. Tali salme vennero tumulate nel nuovo monumento nel 1938.
Ogni vespro la campana "chiara" rintocca in onore dei caduti.
Ogni 8 agosto, nell'anniversario della "presa di Gorizia" del 1916 durante la sesta battaglia dell'Isonzo, vi si tiene una cerimonia in memoria dei caduti di tutte le guerre.
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