Irvap e
Covip ed Angelo De Mattia
di Calogero Taverna
Lo confesso: a leggere la nota
su MF del mio amico Angelo De Mattia su IRVAP e COVIP mi è venuto il capogiro.
Pubblicata il 3 agosto, la recupero solo stamattina e un ribollire di cattivi
pensieri si addensa nell’ultra mia canuta testa. Sono vecchio, lo so e sono
desueto per lo meno da trent’anni, dopo certi miei Vaffa’ a Ciampi e
Sarcinelli, a Somma e per converso a Pomicino ed anche a Cesare Geronzi se ci
metto in mezzo la poco gloriosa Banca Mediterranea di irpinia memoria. Dovrei
aggiungerci l’ingloriosa AIMA (sic!) di Via Palestro, 60.
Da trent’anni e più mi curo
solo di microstoria racalmutese, magari per fare le bucce al defunto Leonardo
Sciascia. Sono diventato un modestissimo, incolto, ignoto cittadinuzzo di
questa gloriosa Repubblica a nome Italia. Se scrivo certe erratiche “lettere al
direttore” né Belpietro né Ferrara mi degnano di un sia pure distrattissimo
sguardo: eppure quando rifilavo veline e fotocopie – di per sé incomprensibili
– nel settembre-novembre 1979 a Lotta Continua, cribbio se avevano successo
persino in parlamento. Con quella foto del corrucciato La Malfa junior. E
quando poi Feltrinelli incautamente mise in libreria Soldi Truccati – a firma
Lombard, certo; ma al 70% tutto mio -, cribbio se ebbe successo quel
volumaccio: in tre giorni esaurito. Dopo se ne persero le tracce e sarebbe
piacevole sapere perché dopo quel primo gennaio 1980 la signora Feltrinelli
censurò la pubblicazione, e dire che di soldi per finanziare Lotta Continua ne
aveva dovuti sborsare tanti pur di editare lo sconcio pamphlet.
Sì, tutto questo è vero. E se
mi mancano intelligenza e conoscenza per afferrare del tutto il senso recondito
della stroncatura demattiana di questo malaccorto governo, la colpa è tutta
mia. Ma come modestissimo cittadino di questa ancora repubblica democratica, ho
diritto di capire persino cosa davvero significano Covip e Ivarp e perché mai
governo camera e senato giochino a farsi i dispetti e quanto pare persino tra
gli stessi membri del governo. A prima battuta, a me sembra che gira e rigira
si tratti sempre del solito Tremonti che nella sua megamania dissolvente della
Banca d’Italia del cattolicissimo governatore Antonio Fazio, volle far
proliferare vacue superfetazioni istituzionali per sgraffignare tutto sotto
l’egida del “suo” TESORO. Se ora Angelo De Mattia tira fuori i suoi esiziali
aculei (istituzionali) e mette in imbarazzo Monti e Saccomanni tanto da
spingerli ad incazzate quanto ingenue smentite, beh! gatta ci cova.
Lo dico da giorni: state
attenti a quello lì. E’ giunta l’ora della sua (giustissima) vendetta. Ma a
Berlusconi interessa tanto difendere l’operato del suo bleso delfino (pro
tempore)? A riparazione perché non impone una grande commissione di ex grand
commis alla Antonio Fazio, all’Angelo De Mattia, a Mario Sarcinelli, a Cesare
Geronzi (sì, proprio lui, perché dite quel che volete, fu abile falso
speculatore agli ordine della banca d’italia nel ingrato compito di fare vera
ed efficace controspeculazione), a qualche silurato vice direttore generale,
fatto anzitempo trasmigrare ai LINCEI, per citare solo quelli che conosco io,
commissione atta a suggergire al parlamento una legge risanatrice di tutte le
devastazioni, amputazioni, umiliazioni che Tremonti & C. hanno inferto alla
più grande, prestigiosa, legalitaria tecnostruttura pubblica di cui può
vantarsi l’Italia?
Tutta questa paccoltiglia di
enti, entucoli, pubblici e semi pubblici, e ci metto anche consob e agenzie
varie di controllo finanziario e creditizio, a che serve se non ad avere
acconsentito a qualche bleso guru del passato regime di annidarvi propri
famigli, che senza tecnostrutture consolidate in esperienze ormai più che
secolari stanno solo lì per certe parate televisive, ove sbadigli e
sonnecchianti pose si sprecano, a disdoro di tutti, e dovendo controllare ciò
che ignorano, nulla controllano. E i danni nei fondi assicurativi, nelle
ruberie previdenziali ed assicurative, negli arcani giochi di borsa (giochi
speculativi sovranazionali che restano ovviamente incontrastati), nelle
ciarlate a tutela della privacy, nei maneggi dei giochi di stato in uno con
lotto, lotterie, cartoline ruba soldi e via discorrendo, e i danni – dicevamo –
sono agli occhi di tutti.
E così potrei sperare che
ritorni vivida e cogente la vecchia legge bancaria a tutela del risparmio, a sostegno
dell’esercizio del credito, a moderazione di costosissimi sportelli bancari –
pullulanti dappertutto, per procurarsi il favore di questo o quello piccolo
satrapo -, che martelli il connotato di “pubblico interesse” in ogni aspetto
dell’operare bancario italiano che deve esplicarsi in una insuperabile
distinzione tra la vicenda creditizia a breve e quella a lungo, che deve
sottostare ad un controllo “atipico” – né qualitativo né quantitativo, a
disdoro della pasticcera di Milano – il cui apice tecnico è il Governatore ma
il referente è un organo interministeriale di cui peraltro fa parte lo stesso
governatore, cui intatta deve restare la sua funzione valutativoa anche dei
fatti aventi rilevanza penale (ex. Art. 10). E qui non smetterei, ma il resto ad
altra occasione. Bando comunque a tanta ciarlataneria che sorge in
quell’ottobre del 1974 quando il terrore corse sul filo ed investì soprattutto
il direttorio di via nazionale 91, a seguito della furente contesa
Carli-Occhiuto per la sconvolgente vicenda Sindona (di cui credo di saperne
qualcosa di più degli altri, come si evince dal mio romanzetto LA DONNA DEL
MOSSAD, apologo sul caso Sindona, che giustamente ha rarissimi lettori).
7 agosto 2012
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