Carissimo dottor Sardo, mi complimento con lei per il suo
coraggioso atto di civiltà cui qui si è esposto. Ed il suo intervento è tanto
più nobile quanto più si stanno raggrumando plaudenti dissonanze. E’ ovvio che
chi dissente ignora. Evangelicamente sono da perdonare. La disinformazione regna
sovrana di questi tempi. Fosse solo questo il campo disinformato! Pensi che
addirittura sono costretto a correggere affermazioni del mio amico e commensale
Adriano Sofri (a dire il vero non so se si ricorda una sediziosa cena a Trastevere
nell’autunno del 1979).
No! caro Adriano il 4bis non è una condanna sine pena mai, è
un provvedimento amministrativo odioso che per sua natura dovrebbe essere
temporaneo forse neppure superabile il mese come consueto nei provvedimenti eccezionali
che derogano dai diritti dell’uomo, base della nostra costituzione. Il 4 bis è
il frutto della intelligenza legislativa del nostro Angelino Alfano, su
suggerimento di quel giurista agrigentino che addirittura si cercò di
strumentalizzare – ma a vuoto – dal mio glorioso partito di sinistra.
Il duo siculo così non solo non attese ad una condanna dell’alta
corte di giustizia ma cambiando nome peggiorò persino gli obbrobri
costituzionali preesistenti.
Il carcere deve essere afflittivo ( ci mancherebbe altro) ma
deve anche rispettare l’articolo 27 della costituzione: “le pene non possono
consistere in trattamenti contrari al senso di umanità e devono tendere alla
RIEDUCAZIONE del condannato”.
Forse Angelino Alfano vorrà spiegare almeno al suo
elettorato agrigentino come e in che è “rieducativo “ il suo 4 bis. Se Camilleri e Adragna vi si
sono rivoltati contro a proposito di una vicenda conosciuta per il coraggio di
certi difensori di Alfredo Sole non mi si venga a dire che l’hanno fatto per
compiacere Pannella o qualche bonista dell’ultima ora.
Se si sa, si capisce e non si dissente, se non si sa, un pizzico
di onestà imporrebbe almeno il silenzio.
Dovrei aggiungere che il 4 bis segue fuori tempo lunghi
periodi di 41 bis ed addentrarmi in lezioni di diritto carcerario che poi non
ha mai approfondito né intendo farlo ora.
Carissimo dottor Sardo, lei sa bene che mi sono allontanato
dalla mia dilettissima Racalmuto ormai sono quasi sessant’anni. A dire il vero manco
allora la scuola pubblica eccelleva (ma con qualche eccezione, ad esempio la
mia stimatissima prof. Ave Gallo che se ancora viva saluto qui e ringrazio); ma
da ultimo ho avuto modo di non molto apprezzare certa classe docente specie in
gonnella. Mi vien voglia di pensare che codesta vostra scuola pubblica, appesantita
troppo da troppi precari soprattutto di precaria preparazione, sia divenuta un
cosiddetto ammortizzatore sociale specie per madri di famiglia. Il risultato:
certe dissonanze culturali e civili di cui mi vergogno. Queste parole
susciteranno un vespaio? magari così potrò levarmi certe pietruzze dalle scarpe
che mi danno molto fastidio.
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