Questa vuol essere una provocazione, ma una insolentissima
provocazione, una sfida, forsanche un
ammonimento. A chi? Ai commissari statali di Racalmuto, a tutto l’entourage del
Teatro comunale Regina Margherita di Racalmuto, e agli impalpabili erogatori
dei fondi pubblici comunali, agli scrittori che pare conoscano PIER MARIA ROSSO
DI SAN SECONDO. Chi leggerà la pagina che propino. Gli ignari racalmutesi?
Sicuro che no! E perché dovrebbero farlo: hanno insegnalo loro qualcosa che di
promo acchito possa far loro pregustare la grande poesia, la novità culturale,
il senso attuale di quelle che indecenti docenti chiamano miti greci? Gli
indecenti docenti? Hanno figli da accudire, problemi economici da risolvere, noie
esistenziali da esorcizzare. I tanti giovani disoccupati? Il comune non dà loro lavoro! Ma loro cosa
darebbero?
Un Piccolo - magari fortunosamente ancor più piccolo teatro
- Il Regia Margherita potrebbe già dar
lavoro a codesti, ad alcuni di codesti giovani laureati o diplomati senza
lavoro. Invece di sperperare soldi – e di disponibili ce ne sono pochi,
pochini- per balorde e compiacenti iniziative sperperatrici solo di fondi ma
vantaggiose per gli amici dei clan della pittura, o della scultura o delle rievocazioni
ecclesiastiche o per disastrati nipotini dei mostri sacri racalmutesi morti e
sepolti; piccolo ma più che capiente per il recupero delle grandi intelligenze
della Sicilia nostra come Rosso di San Secondo negletto sol perché grande
fascistone: teatro dunque adattissimo per una riparazione cultuale da destare
interesse nazionale, ancor meglio di tanti gloriosi teatrini di corte, guarda
un po’ cosa potrebbe vivificare.
Ma no, altri sono gli interessi. Facciamo calpestare la
polvere di quel minuscolo ma portentoso palcoscenico a troupe della Rai così si ossigena non so chi e non so
con quale riverbero per l’esausta economia racalmutese.
Basta: a che serve continuare? Tanto faranno orecchie da
mercante. Buona fortuna.
Imperterrito, trasmetto ora un piccolo saggio, una paginetta
soltanto. Poi vedremo:
Pianoro in vetta ad un
monte, con una roccia alta che lo sovrasta da un lato. La vista spazia dall’altro
lato nella valle sottostante dove s’adagia il lago di Pergusa. Lontano l’Etna.
EPIMETEO (agli solari) Siamo giunti prima del levar del
sole, come m’ero proposto. Il luogo è bello, e nessuno di voi, credo c’è venuto
prima. I vostri genitori, è comprensibile, sono occupati tutto il giorno, per
procurare a voi il pane quotidiano ed i mezzi per farvi strada nella vita. E’
compito perciò del maestro, quello di avvicinarci alle bellezze del pensiero
umano. Siamo alla fine dell’anno scolastico: voi avete dato i vostri esami, e
si vedrà tra giorni chi ha profittato, perché mi è quanto mai penoso il
pensiero che qualcuno tra voi abbia leggermente lasciato passare un anno. Un
anno è qualcosa per ciascuna vita: una volta passato, non torna più. Raccoglietevi
e meditate, figlioli. Poi andate pure in giro come vi pare, senza però
allontanarvi tanto ch’io possa perdervi di vista. Il luogo è proprio bello.
Siamo al centro della Sicilia. La terra è profumata di aromi, il cielo ha la
tenerezza della più fine seta. Respirate a pieni polmoni quest’aria fresca,
che, per leggeri brividi, annunzia la nascita del sole. Anche il fisico va
rispettato e tenuto di conto.
LA VOCE DI PROMETEOAh, mi desto! Apro ancora una volta gli occhi
prima che su di me li apra il sole. E’ come sono forte, come il sonno della
notte mi ha ridato tutte le forze. Rido, posso ridere. Per un momento sono
felice. Potrei scrollare il mondo. La ferita perfettamente rimarginata. E
invece no, già sento sbattere le ali dell’aquila che di buon mattino piomba dal
suo nido sul mio petto per aprirvi la solita caverna. Il martirio durerà sino a
sera.
…………….
Da tutto il teatro di
Pier Maria Rosso di San Secondo vol. II, pagg. 484-5 - IL RATTO DI PROSERPINA – Parte prima scena
prima.
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