martedì 23 aprile 2013

Una mia insolentissima provocazione per il comune di Racalmuto


Questa vuol essere una provocazione, ma una insolentissima provocazione, una sfida,  forsanche un ammonimento. A chi? Ai commissari statali di Racalmuto, a tutto l’entourage del Teatro comunale Regina Margherita di Racalmuto, e agli impalpabili erogatori dei fondi pubblici comunali, agli scrittori che pare conoscano PIER MARIA ROSSO DI SAN SECONDO. Chi leggerà la pagina che propino. Gli ignari racalmutesi? Sicuro che no! E perché dovrebbero farlo: hanno insegnalo loro qualcosa che di promo acchito possa far loro pregustare la grande poesia, la novità culturale, il senso attuale di quelle che indecenti docenti chiamano miti greci? Gli indecenti docenti? Hanno figli da accudire, problemi economici da risolvere, noie esistenziali da esorcizzare. I tanti giovani disoccupati?  Il comune non dà loro lavoro! Ma loro cosa darebbero?

Un Piccolo - magari fortunosamente ancor più piccolo teatro -  Il Regia Margherita potrebbe già dar lavoro a codesti, ad alcuni di codesti giovani laureati o diplomati senza lavoro. Invece di sperperare soldi – e di disponibili ce ne sono pochi, pochini- per balorde e compiacenti iniziative sperperatrici solo di fondi ma vantaggiose per gli amici dei clan della pittura, o della scultura o delle rievocazioni ecclesiastiche o per disastrati nipotini dei mostri sacri racalmutesi morti e sepolti; piccolo ma più che capiente per il recupero delle grandi intelligenze della Sicilia nostra come Rosso di San Secondo negletto sol perché grande fascistone: teatro dunque adattissimo per una riparazione cultuale da destare interesse nazionale, ancor meglio di tanti gloriosi teatrini di corte, guarda un po’ cosa potrebbe vivificare.

Ma no, altri sono gli interessi. Facciamo calpestare la polvere di quel minuscolo ma portentoso palcoscenico  a troupe  della Rai così si ossigena non so chi e non so con quale riverbero per l’esausta economia racalmutese.

Basta: a che serve continuare? Tanto faranno orecchie da mercante. Buona fortuna.

Imperterrito, trasmetto ora un piccolo saggio, una paginetta soltanto. Poi vedremo:

 

 

Pianoro in vetta ad un monte, con una roccia alta che lo sovrasta da un lato. La vista spazia dall’altro lato nella valle sottostante dove s’adagia il lago di Pergusa. Lontano  l’Etna.

EPIMETEO (agli solari) Siamo giunti prima del levar del sole, come m’ero proposto. Il luogo è bello, e nessuno di voi, credo c’è venuto prima. I vostri genitori, è comprensibile, sono occupati tutto il giorno, per procurare a voi il pane quotidiano ed i mezzi per farvi strada nella vita. E’ compito perciò del maestro, quello di avvicinarci alle bellezze del pensiero umano. Siamo alla fine dell’anno scolastico: voi avete dato i vostri esami, e si vedrà tra giorni chi ha profittato, perché mi è quanto mai penoso il pensiero che qualcuno tra voi abbia leggermente lasciato passare un anno. Un anno è qualcosa per ciascuna vita: una volta passato, non torna più. Raccoglietevi e meditate, figlioli. Poi andate pure in giro come vi pare, senza però allontanarvi tanto ch’io possa perdervi di vista. Il luogo è proprio bello. Siamo al centro della Sicilia. La terra è profumata di aromi, il cielo ha la tenerezza della più fine seta. Respirate a pieni polmoni quest’aria fresca, che, per leggeri brividi, annunzia la nascita del sole. Anche il fisico va rispettato e tenuto di conto.

LA VOCE DI PROMETEOAh, mi desto! Apro ancora una volta gli occhi prima che su di me li apra il sole. E’ come sono forte, come il sonno della notte mi ha ridato tutte le forze. Rido, posso ridere. Per un momento sono felice. Potrei scrollare il mondo. La ferita perfettamente rimarginata. E invece no, già sento sbattere le ali dell’aquila che di buon mattino piomba dal suo nido sul mio petto per aprirvi la solita caverna. Il martirio durerà sino a sera.

 

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Da tutto il teatro di Pier Maria Rosso di San Secondo vol. II, pagg. 484-5 -   IL RATTO DI PROSERPINA – Parte prima scena prima.

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