LE CRONACHE
DEL GIORNALE “L’ORA”
SUI FATTI DI
RIESI DELL’OTTOBRE DEL 1919.
Data la mia deformazione
professionale, mi sono accostato al caso Messana come se dovessi esperire in
tre-quattro mesi un’ispezione bancaria approfondita ed essenziale per farne rapporto
al signor Governatore, come fui uso in vent’anni di sudditanza ispettiva presso
l’0rgano di Vigilanza della Banca d’Italia.
Così parto dall’esordio,
come dire dai verbali del Consiglio di amministrazione, acquisendo i bilanci
annuali del passato.
Per il gr. uff.
comm. Ordine dei SS. Maurizio e Lazzaro
dottore Ettore Messana cerco di trovare le propaggini da cui è partito
il Li Causi trent’anni dopo per crucifiggerlo come sanguinario stragista di Stato
nella pur sepolta memoria dei fatti di Riesi risalenti all’ottobre del 1919.
Tutti
parlano del 10 dell’11 Ottobre e il validissimo professore Casarrubea, forse
vittima di un lapsus, sale addirittura al novembre del 1919.
Accedo alla
Biblioteca Nazionale di Roma a Castro Pretorio e mi ingolfo nella consultazione
di illeggibili bobine dei microfilm dei due giornali importanti siciliani dell’epoca: l’Ora e il giornale di Sicilia.
Con strumenti che dovrebbero essere modernissimi e che intanto occorre far
funzionare manualmente metto alla fine le mani sulle cronache di quell’esecrato
eccidio. Mi accorgo che tra l’Ora e il Giornale di Sicilia non vi sono differenze
sostanziali nei riferimenti degli episodi che fecero onestamente molta sensazione.
Iniziamo
dall’ORA che invero ho consultato dopo. Sapendo quello che aveva pubblicato il
Giornale di Sicilia mi limito a questi brevi appunti:
«L’ORA – 9 ottobre
1919. “Grave conflitto a Riesi – 7 morti e venti feriti. [….] Dopo l’arresto
del noto agitatore socialista Barberi Giuseppe --- L’esigua forza impotente a fronteggiare la
grandissima moltitudine…”»
Quindi
trascrivo: «L’ORA di Palermo – prima pagina del 12 ottobre 1919.
-
A
Riesi torna la calma, Caltanissetta 10 notte.
-
-
All’alba di stamani truppe con agenti al comando del Commissario di P.S. Cav. Caruso
e del maggiore dei carabinieri Tartari sono entrati a Riesi senza incontrare
resistenza alcuna.
-
Nel
conflitto 10 dimostranti rimasero uccisi
e circa 50 feriti .
-
Della
truppa è stato ucciso anche il sottotenente del 76° Fanteria DI CARO MICHELE di
Villarosa e due soldati sono stati feriti.
-
Aperta
una inchiesta dal Procuratore del Re e il Giudice Istruttore.
-
Venne
trattenuto soltanto l’avvocato Carmelo Calì di Mazzarino.»
Come primo
assaggio non c’è molto quanto a contorno. Certo 10 lavoratori uccisi e 50
feriti nel mondo del lavoro gridano vendetta al cospetto di Dio. Ma come e perché doveva essere artefice
malefico il Messana resta un mistero.
Quello che
in queste mie ricerche mi colpisce e mi addolora di più è il fatto che in tante
postume celebrazioni, rievocazioni, truculenti filmati e paludati testi di
storia siciliana, non ho ancora trovato una nota di commemorazione e di omaggio
a questo figlio di Villarosa, il sottotenente del 76° Fanteria il giovane
MICHELE DI CARO a cui la vita cui fu
troncata crudelmente. Con un colpo di pistola, quindi intenzionalmente. Caduto
davvero nel compimento del suo dovere
che era quello di mantenere l’ordine pubblico – chiunque governasse, in quel
tempo NITTI. Non so se gli fu conferita una qualche medaglia, non so se Villarosa
ha reputato di onorarlo e ricordarlo come eroe.
La cinica cronaca
di quell’epoca non ritiene poi di fare i nomi di quei modesti militi che furono
feriti. In modo grave? Guarirono? Nessuno ha fatto ricerche. Erano semplici
militari. Possibilmente parenti di quei rivoltosi, zolfatai e contadini che
trucidavano e venivano trucidati. Fratelli che uccidevano, ferivano fratelli Noi
diremmo “compagni”.
Fiumi di inchiostro
sono stati versati per queste vicende. Ma nessuna attenzione, nessun riguardo per
questi soldati che per un magro soldo
mettevano a repentaglio la loro vita.
Non si ha
tempo per loro: a distanza prima d mezzo secolo e dopo quasi un secolo si
sprecano soldi, si sperperano fondi pubblici, si fanno trasmissioni televisive,
si scrivono testi di presunta storia solo per esecrare, condannare, crucifiggere
il meritevole, il servitore della Patria, l’eroe dell’ordine pubblico Ettore Messana.
E ironia della sorte, né nei resoconti dell’Ora di Palermo, né in quelli del
Giornale di Sicilia, né nelle carte che si custodiscono nell’ACS di Roma relativamente
alle faccende del Ministero degli Interni di quel periodo, né in successive storie
paesane, né in sentenze passate in giudicato troveremo mai il rispettabile nome
di Ettore Messana, in damnatio memoriae sol perchè il Li Causi lo ebbe in odio, ingiuriandolo quale capo banda POLITICO (attenzione solo
POLITICO) dei tempi tristi del banditismo siciliano capeggiato dal celeberrimo
Giuliano da Montelepre.
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