Italia al voto. La paura di Renzi
di Luigi Galluzzo | 29 maggio 2015
Se ci sarà astensionismo, si ragiona dalle parti del
Governo, allora la partita potrebbe veramente complicarsi.
Matteo Renzi
Matteo Renzi
Le conseguenze di un voto possono essere devastanti. Mettete
il voto di domenica, se il 6 a 1 che sembrava probabile, fino a pochi giorni
fa, per il Pd targato Renzi, si trasformasse in un risicato 4 a 3, allora tutti
quelli che Renzi lo stanno aspettando al varco farebbero squillare le trombe e
partirebbero all’attacco della fortezza di Palazzo Chigi.
La paura che serpeggia tra le truppe del Presidente del
Consiglio in queste ore è strettamente legata al prevedibile astensionismo. Se
ci sarà un disertare le urne di massa, si ragiona dalle parti del Governo,
allora la partita potrebbe veramente complicarsi e se, si teme, oltre a perdere
in Veneto si uscisse sconfitti anche in Campania e soprattutto Liguria, allora
sì che sarebbero guai. L’ipotesi non è remota, del resto, ma a preoccupare
ancora di più è là possibilità che, complice appunto il paventato alto
astensionismo, il risultato finale sia per il Pd inferiore addirittura a quello
conseguito dal partito a trazione bersaniana nelle passate regionali. A quel
punto la minoranza del partito e quelli che sognano ad occhi aperti di
vendicarsi del rottamatore partirebbero all’attacco.
C’è tutto un mondo ostile al Premier, un mondo che tende ad
autoconservarsi, che ha occupato questo malandato paese per decenni, lo ha
letteralmente distrutto e che non vede l’ora di scaricare su di Renzi i
fallimenti. Certo il Premier simpatico non si rende, vuole essere l’uomo solo
al comando, non media, decide da solo. E soprattutto in questa foga
decisionista tende a semplificare, anzi a banalizzare le cose, le riforme ad
esempio, sacrosante, sembrano partorite di fretta, di pancia più che di testa.
Queste non toglie che quelli che vi si oppongono, alle riforme, mi sembrino
oppositori pelosi. Quelli che eternamente interdicono, pongono ostacoli, si
mettono di traverso in nome dell’Idea, ma quell’Idea che sbandierano è in
realtà una sola, la conservazione del privilegio proprio, dello status quo,
l’eterno immutabile italico impaludamento.
Come per la scuola ad
esempio, la peggiore d’Europa certo, ma guai a chi la tocca, meglio tenersela
così, si ragiona, lontana dalla storia e dal futuro, una non scuola, che
metterci le mani. Certo Renzi ha semplificato, banalizzato, ingigantire il
potere dei Presidi, attribuire ai Genitori, ai litigiosissimi, faziosissimi
genitori italiani, poteri di interdizione è una follia, ma In queste settimane
di opposizione alla riforma sarebbe piaciuto sentire una proposta, almeno una,
che oltre a preoccuparsi dei poteri del Preside e degli stipendi dei
professori, ci avesse detto che cosa si propone di insegnare e come, in che
aule e con quali competenze e didattiche dei professori, la scuola del futuro
di un Paese che il futuro non c’è l’ha e mai ce l’avrà se continua ad
aggrapparsi al passato e ad uomini che in questo passato hanno solo dato
pessima prova di se e di noi.
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0 Responses to Italia al voto. La paura di Renzi
Calogero Taverna Rispondi
30 maggio 2015 a 0:49
Il tuo commento è in attesa di moderazione.
Osservazioni pertinenti, acute, condivisibili. Io almeno le
condivido. Non sono forse troppo d’accordo circa le preoccupazioni in ordine al
paventato crack elettorale del PD. Sarà inevitabile a mio avviso dato il
tambureggiare contro un Renzi che, non prono ma attento ai poteri che io chiamo
“colti”, appare accettabile se osservatori competenti e attenti: sta ben
portando l’Italia nel traghettamento della Italietta assistenziale in quella
della razionalità mitteleuropea. Ma il prevedibile crack non potrà che essere
considerato mero incidente di percorso, assolutamente ininfluente. Si va avanti
e a fine corsa l’albero verrà giudicato dai frutti. Come dire fra tre anni, mi
pare.
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