Non demordo. Scrivevo un paio di anni fa contro questa ignavia nazionale di cancellare dalla memoria l'obbrobrio di suoi figli portati al macello nella guerra del '15-'18 da un Cadorna senza onore.
E la vicenda investiva anche Racalmuto, chiamato Regalpetra alla Sciascia o Paese della Ragione alla Cavallaro.
Né letterario fulgore né razionale splendore, solo deplorevole trascuratezza. Trentadue suoi figli, modesti contadini dell'epoca venivano sottratti alla terra e portati impreparati, mal equipaggiati, piccoli e militarmente risibili (leggete D'Annunzio) a far da scudo al fuoco inarrestabile degli austro-ungarici, ascosi in putride e miserevoli doline slovene. Vi avevano lasciato la vita retoricamente per la Patria. Non furono degnati di un ricordo, di una tomba, di una pietosa sepoltura. Disinvoltamente, nel burocratico mettere agli atti una patica, apparvero solo come "dispersi in guerra" e per loro in un primo momento come "disertori" perché non avevan risposto all'appello dopo una vile ritirata da Hudi Log.
Eugenio Napoleone Messana negli anni Cinquanta del Millennio scorso rovista tra gli archivi del Comune che era riuscito ad accaparrarsi e trova persino inesatto l'elenco di questi trentadue "proletari" trucidati dalla inane rabbia di un incapace Cadorna. Nella sua mania grafomane in esaltazione della sua rampante famiglia e della sua rivincita sull'ex suo particolarissimo amico Casuccio, il Messana dell'epoca ne fa un sub elenco nelle oltre seicento pagine di pretesa microstoria racalmutese. E tutto finisce là.
Non voglio molto: solo una lapide in flex nell'ex chiesa di Santa Maria di Giesu, al cimitero.
Ne scrivo, ne grido da un paio di anni: silenzio, silenzio-dissenso.
Agitai il caso con quei mercenari dell amministrazioni commissariate da una piangente ministra: non ci si poteva aspettare nulla e nulla avvenne.
Speravo che con questa celebrazione del centenario di quella infame guerra "vittoriosa" del 1915 se ne facesse qualcosa. Ho in un primo momento collaborato con documenti, libri e ricerche. Di tutto si è parlato in quel sedicente museo "CHIARAMONTANO" ma nessun accenno: obliati del tutto questi trentadue genuini figli del popolo di Racalmuto.
Un sindaco di ascendenza comunista ebbe a parteciparvi, pur avendo sviato abilmente militaristi e nostalgici del luogo, inni e gloria in favore di miliziani e repubblichini. Vi si adeguò questo 24 maggio 2015.
Ne invoco la gogna, ne grido allo scandalo, ne segnalo l'ignominia, il pavido popolo di Racalmuto finge di non vedere di non sentire di dormire. Peggio delle tre scimmiette.
Ma anche l'amico Emilio crede che potrà superare questo incidente nel suo cammino verso la gloria parlamentare col SILENZIO, il SILENZIO-DISSENSO.
Non cesserò di gridare!
Ecco le vere VITTIME che Racalmuto non onora: morti in guerra, burocraticamente dichiarati "dispersi", senza tomba, senza un fiore, senza una lapide commemorativa nel loro paese, a RACALMUTO. Morti per la Patria, si diceva: neppure ricordati dalla Patria, dai locali preti, dai Signori di tutte le epoche del COMUNE, dai vecchi sindaci, dai nuovi aspiranti sindaci; loquaci nell'inventare miti, silenti verso i loro piccoli grandi eroi di paese. COLPEVOLI.
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