Sono con i miei a Gargilata. Fine della strada asfaltata della Montedison, ora un rudere metallico di cinque o sei piani. Sventrato, ignobile, minaccioso, patetico. Il grande sogno dei ali potassici svanito. Questi ora sono stabili dismessi e recintati. Attorno materiale di risulta, quanto salubre me lo devono dimostrare, quanto deturpante un paesaggio di aprica bellezza glielo ho dimostrato io in un lunghissimo cortometraggio prodotto da TRS98 dieci anni fa.
Gironzolando per le terre di Gargilata più prossimo però alla campagnata della mia infanzia alla Curma scopro che in aperta campagna, in piano occhieggia una troffa di capperi con i suoi policromi fiori. Per me è una piacevole sorpresa. Vedo fior di capperi dalla mia prima infanzia ma stavano sempre abbarbicati sulle alte scarpate, sui muri, sui dirupi. Persino in certi anfratti del vecchio castello quando era intemerato.
Vero è che in certe mie permanenze estive e vacanziere nelle isole Eolie e se non sbaglio nella onirica Salina i capperi li ho visti coltivati sui prati in piano. Ma me ne ero scordato. Ora a vedere quella macchia dai bei fiori mi sono detto: dunque anche qui in queste terre della Montedison (ora le hanno vendute non si sa a che prezzo e con quali esose mediazioni) si potrebbero coltivare come Dio comanda codesti fruttiferi arbusti. Si potrebbe fare persino una piccola attività industriale dei frutti di cappero magari sotto l'olio buono che Racalmuto produce in abbondanza e che svende per esubero di offerta. Tutti questi giovani, tutti questi precari che dicono di non trovare lavoro o di venire sfruttati con incarichi molto saltuari se non truffaldini,potrebbero avere una fonte se non esaustiva almeno integrativa di guadagno. Ma si sa, persiste ancora la mentalità indolente dello Stato Assistenziale. O posticino di governo o comunale per non far nulla oppure niente. Ma ha da venì Baffone (o la sua prossima reincarnazione COMUNISTA).
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