01/08/2014
18.24
IL QUESTORE MESSANA E I FATTI DI RIESI Il crucifige di
Ettore Mesana si consuma il 15 luglio del 1947. Il gran sacerdote che ne vuole
la fine è l’on. Li Causi: tre i capi d’accusa (politica). Desumiamoli dallo
stesso Li Causi, da un suo arrabbiatissimo discorso all’Assemblea Costituente,
pronunciato nella Seduta del 15 luglio del1947. Per il sanguigno grande
esponente del comunismo siciliano del dopoguerra, Messana andava giubilato:
A) Perché c’era da domandarsi: «Scelba come può ignorare che
Messana ha iniziato la sua carriera facendo massacrare dei contadini siciliani?
Il 9 ottobre del 1919, infatti, cadevano a Riesi più di sessanta contadini, di
cui tredici morti: trucidati a freddo, sulla piazza, dove si svolgeva un
comizio. I vecchi di quest'Aula ricorderanno come in quell'occasione il
Ministero Nitti ordinò un'inchiesta mandando sul posto il generale dei
carabinieri Densa, mentre la Magistratura iniziò un'inchiesta giudiziaria
soprattutto per accertare le cause della morte misteriosa di un tenente di
fanteria, che si rifiutò di eseguire l'ordine di far fuoco del Messana, che ne
disapprovò apertamente la condotta, e che il giorno dopo fu assassinato …»
B) « Messana è nell'elenco dei criminali di guerra di una
nazione vicina; questo può far piacere ad una parte della Camera, la quale
pensa: "Va bene, è un massacratore; però, di stranieri!"…»
C) «Si ha, [ …] , questa precisa situazione, che il
banditismo politico in Sicilia è diretto proprio dall'ispettore Messana: e
l'ispettore di pubblica sicurezza, il quale dovrebbe avere per compito quello
di sconfiggere il banditismo -- il suo compito veramente sarebbe quello di
ssconfiggere il banditismo comune e non già quello politico -- l'Ispettore di
pubblica sicurezza, dicevo, diventa invece addirittura il dirigente del
banditismo politico.»
Ecco qui i tre capi di accusa: Riesi del 1919; Lubiana del
1941 (maggio)-giugno 1942; banditismo siciliano dal maggio 1945 al giugno del
1947.
Sono mesi che scartabelliamo faldoni, giornali, documenti
vari, pubblicazioni vecchie. Ebbene: non ci possono essere dubbi. Nessuno può
dimostrare che davvero in quel terribile 9 ottobre del 1919 ci fosse
addirittura un giovane agente di polizia che prese la “mitraglia” in mano nel
campanile della chiesa prospiciente piazza Garibaldi e falcidiò sei, si disse
in un primo momento, contadini rivoltosi; poi si disse dieci, poi invece si
salì a quindici (qui sopra) e, di recente, dovendo sperperare soldi comunitari,
sempre a Riesi, addirittura 20. Ci dispiace per Li Causi: non si può condannare
alla damnatio memoriae un glorioso ispettore generale di Stato sulla base di
quello che avrebbero dovuto ricordare a distanza di quasi trent’anni ‘vecchi
padri costituenti’. Vi poté pur essere stata una inchiesta del generale dei
carabinieri Densa ma questa ammesso che si sia mai conclusa nessun addebito
poté formulare e formulò contro il giovane trentunenne cmmissario Messana, che,
anzi, a fascismo consolidato e con Calogero Vizzini confinato, spiccò salti da
gigante nei gradi della polizia e proprio perché senza macchia alcuna, lui
figlio di un modesto e dissennato redditiere racalmutese, sperperatore del
proprio patrimonio, lo sfaccendato Clemente Messama, diviene – giovanissimo -
questore ed ebbe affidate questure strategiche del Nord. Ad onore e vanto della
sua patria natia, Racalmuto. Analogo discorso per quell’inchiesta giudiziaria:
noi abbiamo reperito una relazione del Prefetto di Caltanissetta del successivo
natale. Altri sono i colpevoli, i fatti avvennero in termini ben diversi dal
facile populismo cui si abbandona, comprensibilmente , il Li Causi. MESSANA, il
grande assente. NON COLPEVOLE. Nel 1934 dopo 15 anni – troppi o pochi a seconda
delle tesi che si vogliono formulare – un quasi pastore valdese scrive una
storia di Riesi. Quei truculenti fatti vengono rievocati. Sì, è vero: nella
memoria della gente è scolpito che una mitraglia militare sparò e uccise tanta
gente. Enfasi della memoria tanta. Si parla di un “commissario di Pubblica
Sicurezza”, si dice che insieme ad altri due un ufficiale dell’esetrcito ed un
semplice soldato, in tre, tutti insieme eccoli a premere il grilletto del
mitra. Fantasia. Improbabile. Ma a tutto concedere: il nome del Messana non
c’è. Davvero Li Causi nella foga ciceroniana finisce con l’inventare e quindi
diffamare e direi calunniare. Erano tempi incandescenti. Portella della
Ginestra fu più di una sventura nazionale e - se le carte della N.A.R.A. già
consultate dal prof. Casarrubea verranno tutte alla luce -sarà da parlare di
crimine americano. Finalmente. Altro che insana criminalità di un ex giovane
commissario di polizia in vena di scimmiottamenti dell’esecrando generale
Bava-Beccaris fatto dal Re senatore del Regno.
Ma noi abbiamo cercato notizie vere, coeve, indubitabili.
Abbiamo consultato i microfilm del giornale L’Ora di Palermo e il Giornale di
Sicilia dell’epoca. Messana non ci sta. I fatti son diversi da come amò
trasfigurarli il Li Causi per sue polemiche politiche di stampo rosso
scarlatto. Da vecchio comunista, per il quale la verità storica va piegata alla
grande lotta di classe. Noi siamo per la lotta di classe ma di quelli che
reputano che la VERITA’ E’ SEMPRE RIVOLUZIONARIA.
[segue]
4 agosto 2014
04/08/2014
16.41
Ci stiamo sforzando di rinvenire la vera verità storica dei
fatti di Riesi del 1919. Abbiamo pubblicato giornali e cronache dell'epoca.
Questa qui non è una intollerabile mistificazione?
04/08/2014
17.02
CREDIAMO DI AVERE DEL TUTTO SMANTELLATO LA TESI CHE VORREBBE
IL QUESTORE MESSANA COLPEVOLE COME QUI SI DICE. RESTA SOLO LA CALUNNIA,
L'INFAMIA. SE IN BUONA FEDE CI SI CORREGGA ANCHE SE CI SI CHIAMA ANPI
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gennaio. Il dovere della memoria..Articoli correlati ‘Strage di Riesi’ . 92°
anniversario assassinio Giovanni Orcel 13 ottobre 2012 .
L ’ANPI domenica 14 ottobre 2012 alle ore 9, ricorda
Giovanni Orcel nel 92° anniversario del suo assassinio avvenuto il 14 ottobre
1920 in Corso Vittorio Emanuele all’altezza della Biblioteca centrale dove con
la Cgil, e il Centro Impastato deporremo una corona sotto la lapide che lo ricorda.
Giovanni Orcel è una delle figure più significative del
movimento operaio palermitano, segretario generale della FIOM dal marzo del
1919 operava per unire lotte urbane e lotte delle campagne sulla scia di Nicola
Barbato e anche del fratello Ernesto Orcel fondatore del Fascio dei Lavoratori
di Cefalù, ed in stretto collegamento con Nicolò Alongi, il dirigente contadino
assassinato dalla mafia nel febbraio del 1920.
Orcel viene assassinato ad un anno dalla strage di Riesi del
1919 dove vengono assassinati 15 contadini compreso un tenente di fanteria che
si era opposto all’ordine fascista di sparare sui contadini che manifestavano
per la riforma agraria. Ad ordinare il fuoco in solidale intesa con la mafia è
stato un fascista della prima ora, Ettore Messana di Racalmuto, ufficiale di
P.S., poi membro dell’OVRA, il servizio segreto, efferato criminale di guerra
questore a Lubiana negli anni 40 ed infine lo ritroveremo inspiegabilmente
….Ispettore generale di polizia in Sicilia negli anni 1945!
Entrambi i delitti, inequivocabilmente di matrice fascista e
mafiosa, sono rimasti impuniti.
Su Giovanni Orcel leggi Giuseppe Carlo Marino, 1976 nel
libro “Partiti e lotta di classe in Sicilia da Orlando a Mussolini” (Bari, De
Donato, 1976); poi nel saggio di Giuseppe Carlo Marino “Vita e martirio di
Nicola Alongi, contadino socialista” e in numerosi altri scritti.
Il libro di Giovanni Abbagnato, Giovanni Orcel. Vita e morte
per mafia di un sindacalista siciliano. 1887-1920, ricostruisce l’attività di
Orcel e le lotte di quegli anni.
Il logo del referendum per l’art. 18 ci ricorda che Orcel,
Alongi e la lunga scia di sangue di sindacalisti e cittadini uccisi, lottarono
per la difesa della dignità umana e la dignità del lavoro, che oggi i governi
della destra politica, in assenza di opposizione vera, stanno di fatto
abolendo.
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EVENTI, Lotte contadine, memoria, Movimento Fasci Lavoratori Siciliani,
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Tags: ANPI Palermo Centro Impastato CGIL Ernesto Orcel
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5 agosto 2014
05/08/2014
0.04
05/08/2014
0.04
il questore Messana con De Gasperi nei primissimi anni
Cinquanta. Se Messana era quello che vogliono diffamare De Gasperi lo teneva
accanto a sé?
5 agosto 2014
05/08/2014
18.45
Ha ragione. Ma non sempre i capi sanno quelli che i
subalterni fanno. La storia insegna dall'uccisione di Cesare in poi.
Complimenti per la bella foto, prodotta di una mano molto esperta. Le foto di
Messana in giro si contano sulle dita di una mano e lei ne ha beccato una. E'
possibile sapere di quale archivio fa parte?
05/08/2014
19.08
di quel poco che è rimasto alla nipote di Messana. Purtroppo
nel cambiare CASA MANDATOTUTTO AL MACERO.LA RABBIA!!!
6 agosto 2014
06/08/2014
15.33
GIORNALE DI SICILIA 11-12 ottobre Dopo i tumulti di Riesi
Truppe rientrano a Riesi Lo stato dei feriti Un sottotenente
ucciso CALTANISSETTA 10 notte.
Finalmente, stamane dopo tre giorni di tumulti e di ansie
nella cittadina di Riesi è ritornata una relativa calma. Stamane alle 2 dalla
miniera di Trabia, ove si trovava concentrata, tutta la forza, composta di arditi,
fanteria, carabinieri, agenti, mitragliatrici, ed artiglieri, mosse in colonna
alla riconquista del paese. Da due giorni in vari punti della città si vedevano
ad una certa distanza i contadini armati che guardavano l’ingresso montando a
turno la sentinella. Stamane però all’alba quando gli arditi giunsero per primi
alla porta della città, i contadini si squagliarono di sangue. Immediatamente
si prese possesso di tutti i servizi pubblici, compreso il telegrafo. Secondo
le notizie segrete pervenute al questore comm. Presti, comunicato subito al
commissario Caruso, poterono essere rinvenute le armi, le munizioni e la
mitragliatrice che i tumultuanti avevano tolto alla truppa. Il paese è occupato
militarmente e vi regna una certa calma. Stamane qualche negozio cominciò a
riaprire e i cittadini, dopo due giorni in cui sono rimasti serrati in casa,
cominciarono a far capolino per le vie della città. Dai paesi vicini e da
questo centro sono partiti dei medici per apprestare le cure ai feriti. I morti
accertati finora ammontano a 10 dimostranti e fra gli stessi vi sono 50 feriti.
Fra i militari sono stati feriti due soldati, ed è stato ucciso il sottotenente
Di Caro Michele, da Villarosa, con un colpo di rivoltella alla gola. Il
deputato provinciale ingegnere Accardi, ferito ieri nei tumulti, migliora
sensibilmente. Trovasi sul posto l’Ispettore del Ministero dell’Interno comm.
Trapi, inviato appositamente per procedere ad una inchiesta. L’on. Pasqualino
Vassallo ha pubblicato un proclama alla cittadinanza, invitandola alla calma e
promettendo tutto il suo interessamento per la soluzione dei più urgenti
problemi che la interessano. L’on. Pasqualino Vassallo partirà presto per
Riesi, per fare opera pacificatrice. In città ha fatto impressione l’arresto
dell’avvocato Carmelo Calì, sul cui movente la questura mantiene il massimo
riserbo. Pare che il Calì sia accusato di aver provocato i tumulti, d’accordo
con l’Angeletti inducendo i contadini all’occupazione delle terre. Però nulla
di preciso si è potuto finora sapere. Oggi intanto tanto l’Angeletti che il
Calì sono stati condotti nel nostro carcere giudiziario. Molti altri arresti
sono stati operati sul luogo. L’Angeletti, secondo notizie pervenute alla
nostra questura, sarebbe un anarchico e disertore della Regia Marina.
--------------
Questo il completamento della cronaca dei fatti di Riesi del
successivo numero del Giornale di Sicilia. Come al solito, cronaca stringata ma
molto efficace e soprattutto molto attendibile. Vorrei vedere come i detrattori
attuali del Messana possano ficcare le loro infamanti calunnie in questo quadro
effettuale di tragiche vicende. Certo, il movimento contadino non ci fa bella
figura e noi che siamo di una certa parte politica e siamo fanatici e ne
soffriamo, abbiamo voglia di sovvertire la verità dei fatti per comprovare la
qualità delle nostre idee persino quali si calano nella inflessibile storia.
Fede politica, attaccamento alle proprie scelte ideali, voglia di salvaguardare
ricostruzioni storiche a noi favorevoli sono comprensibili ma come poi si possa
arrivare alle calunnie e scempiaggini storiche dell'ANPI di Palermo è cosa
sconcertante. Ecco quello che per l'ANPI di Palermo sarebbe avvenuto in
quell'otto e nove ottobre del 1919 a Riesi e di chi sarebbe stata la colpa. E
guarda caso in quel tempo in cui almeno in Sicilia di fascismo ancora nulla,
ebbene non poté che essere un fascista il colpevole di tutto e non poté che
essere stato il Messana il solito stragista e non più tardi del 2012 ci tocca
leggere: “Orcel viene assassinato ad un anno dalla strage di Riesi del 1919
dove vengono assassinati 15 contadini compreso un tenente di fanteria che si
era opposto all’ordine fascista di sparare sui contadini che manifestavano per
la riforma agraria. Ad ordinare il fuoco in solidale intesa con la mafia è
stato un fascista della prima ora, Ettore Messana di Racalmuto, ufficiale di
P.S., poi membro dell’OVRA, il servizio segreto, efferato criminale di guerra
questore a Lubiana negli anni 40 ed infine lo ritroveremo inspiegabilmente
….Ispettore generale di polizia in Sicilia negli anni 1945!” Di sicuro, il
Messana, dceduto nella metà degi anni ’60 non può più rintuzzare e sporgere una
raffica di denunce per calunnia aggravata come fece con l’allora onorevole
comunista Montalbano che fu cotretto ad una serie di contorcimenti giuridici
etici e storici per cavarsela da una esemplare condanna. Forse a qualcuno può
venire in mente che trattasi di personaggio ormai storico e quindi lo si piuò
dileggiare come più fa comodo. E no! E lo dico a tutti i detrattori del
Messana, da Malgrado Tutto a Link Sicilia, alla Cernigoi, a Lucarelli, a Rai
tre, a Bompiani, a Casarrubea, a Procacci e ad un altro paio di cronisti che
abboccarono alla lauta pietanza offerta dall’ANPI et similia. La famiglia
Messana c’è ancora, sta pagando costi altissimi morali economici e materiali
per questa martellante campagna di infamie assurde e inventate contro il gr.
Uff. comm. di SS. Maurizio e Lazzaro, l’ispettore generale di PS dott. Ettore
Messana da Racalmuto, il paese di Sciascia. E’ in corso ancora una indegna lite
che un ex genero della nipote diretta del Messana ha intentato presso i
costosissimi tribunali della Sacra Rota e presso altrettanto costosissimi
tribunali civili italiani contro la figlia della irrefrenabile dottoressa
Giovanna Messana, in quanto vuol divorziare o addirittura conseguire
l’annullamento religioso del vincolo matrimoniale perché lui non puo vivere
coniugalmente con una disendente del “famigeraro Ettore Messana, stragista di
Stato, criminale di guerra, capo del banditismo (‘politico’ da scrivere in
piccolo per non farlo apparire) siciliano”, quello dei tempi insomma bandito
Giuliano di Montelepre.
E costoro, codesti detrattori vogliono almeno procedere ad
un ravvedimento operoso, ad una resipisenza specie ora che vengono a galla mari
di documenti non tanto giustificativi del Messana quanto comprovanti senza
ombra di dubbio che al Messana non possono appiopparsi le infamie che
artatamente e in modo martellato stanno facendo circolare.
06/08/2014
15.35
7 agosto 2014
07/08/2014
0.23
GENT.MO professore.non ho modo di far recapitare alla
Cenigoi le mie controdeduzioni alle sue insolenze Ove Ella avesse possibilità
di avere un qualche modo e sempre che volesse adoperarsi in una faccenda che
non la riguarda Le sarei particolarmente grato. La ringrazio comunque con i
miei deferentVedo adesso che la signorina Cernigoi cerca di infilzarmi con la
sua femminea alabarda. Intanto non sa che il prof. Casarrubea si è disociato
dalla querula goriziana. Attacca tanto il siciliano Messana e poi si
scandalizza che in Sicilia chiamarsi Lillo è cosa usuale. Ma per una titina è
ben comprensibile che il tutto si fermi nelle foibe triestine. Non solo quello
di cui si scandalizza la signorina goriziana ma molto altro ho scritto a difesa
del buon nome di Messana, con ferrea documentazione che frantuma le ampollosità
documentaristiche della trentaduenne sposata. Il tasco torto non sa cos'è? non
sa nulla di mafia? Mi ha tagliato tutti i canali di comunicazione e quindi non
ho potuto farle avere questa mia ultima fatica che la chiama (in negativo) in
causa. Vedrà quando affronterò la faccenda della sua Lubiana. Trascrivo sotto
tutto quello che mi dice sperando che mi denunci, visto che qualche familiare
del Messana la potrebbe denunciare penalmente e perseguirla civilmente. La
smetta di dare apodittici giudizi basandosi su fasulli documenti. Quanta alla
fasullità o incongruenza delle carte che cita ho già molto pubblicato nel mio
CONTRA OMNIA RACALMUTO e molto pubblicherò ancora, non mi fermo alla prima
taverna. E così forse le ho giustificato il mio cognome dato che quanto al mio
diminutivo di Calogero, Lillo appunto, tale nomen trova nella dessa titini
rigetti. -------------
facebook
La Nuova Alabarda MA CHE GLI FACCIO, AGLI UOMINI? Dopo avere
attizzato gli appetiti malsani e paranoici del già citato su queste pagine
Melchiorre Gerbino, da un paio di mesi sono oggetto di invio di messaggi che
oscillano tra l'intimidatorio e l'offensivo di persona che si firma "Lillo
Taverna" (come un uomo adulto possa chiamarsi Lillo mi è peraltro oscuro)
e che con questo nome ha una pagina FB. Tale Taverna sembra essersi eretto a
difensore sperticato della figura del defunto questore Ettore Messana, sul cui
operato all'epoca del fascismo ebbi modo di scrivere un paio di articoli (che
ho recentemente inserito anche su questa pagina), citando documenti ufficiali
conservati negli archivi di stato di Trieste e Lubiana e facendo riferimento alle
ben più approfondite ricerche condotte da Giuseppe Casarrubea. Insomma il
sedicente Taverna, che mi apostrofa con l'anacronistico termine di
"signorina", non so se per suggerire un mio stato civile peraltro non
corrispondente (duole deluderlo, ma sono sposata da 32 anni) o se per
sminuirmi, in quanto l'idea che generalmente si ha di una "signorina"
non è quello di una ricercatrice storica seria, mi ha inviato una serie di
messaggi privati sulla mia pagina FB (condividendoli, se ho capito bene, anche
con altre persone, a me sconosciute) millantando con queste persone di
"disporre" di un "canale riservato" (veramente la
messaggistica è disponibile a tutti sulla mia pagina personale...) nei quali
vorrebbe dimostrare che Casarrubea ed io avremmo diffamato la figura di
Messana. Per sminuire la credibilità delle mie ricerche scrive (ad un cugino,
presumo, del quale non riporto il nome, ma al quale mi ha descritta come
"tal Carnigoi (sic) triestina, filoslava e con scarso amore patriottico
per questa nostra Italia) che "la Cernigoi si basa su un fascicolo postumo
di gente titina che ha cercato invano di ricattare l'Italia". Curioso
termine "fascicolo postumo" eccetera per definire il carteggio che
contiene i documenti originali della questura fascista che operò nella Lubiana
occupata diretta dal questore Messana tra il 1941 ed il 1942, ma tant'è. Per
dare più forza alla propria teoria che Messana non fu un criminale di guerra
(come denunciato dalla Jugoslavia ed il cui modus operandi fu stigmatizzato
anche da una relazione della Polizia civile del Governo militare alleato di
Trieste, amministrazione angloamericana) ma un eroe, il Taverna afferma:
"Non può credere (Cernigoi, n.d.r.) che l'Italia degasperiana abbia
conferito l'alta onorificenza al Messana ignara o peggio correa di quella
caterva di accuse infamanti titina contro chi avesse avuto dallo Stato Italiano
incarichi in quella tragica storia della costituzione della provincia di
Lubiana che lei non può antipatriotticamente ridurre ad un crimine di guerra".
Ciò che io credo è del tutto ininfluente, sta di fatto che l'Italia
post-degasperiana (nel 1954, quando era in carica il governo Scelba) conferì
una medaglia di bronzo al torturatore e capo di una banda di torturatori ed
assassini, il commissario Gaetano Collotti dell'Ispettorato speciale di PS.
Alla fine, dopo avere accusato la sottoscritta e Casarrubea di essere
"antitaliani", Taverna conclude nel seguente squisito modo:
"Porto il tasco torto, infilzo la Cernigoi e il suo pigmalione siciliano
Casarrubea. Per me sono artefici di una indegna campagna di stampa
infondatamente calunniosa contro il Gr. Uff. dottore Ettore Messana". Cosa
sia il "tasco torto" è cosa per me incomprensibile, però mi duole
constatare che i toni del "signorino" Lillo Taverna ricordano in modo
inquietante quelli del noto Melchiorre Gerbino. Taverna ci "infilza",
Gerbino ci molla "calci in culo" (cito). Bene, i documenti sono
pubblici e disponibili, non sono "propaganda titina", checché ne dica
Taverna, i verbali della questura italiana di Lubiana sono documenti italiani,
se Taverna ritiene che l'occupazione fascista della provincia di Lubiana non
sia stato un crimine di guerra è padrone di pensarlo, ma ciò fa supporre che le
sue polemiche non siano innescate tanto per amore della verità, quanto per
volontà di riabilitare un sistema fascista che è stato condannato dalla storia.
E rimando al mittente le accuse di "antitalianità",
"antipatriottismo" eccetera che mi lancia Taverna, dato che nessuno
più dei fascisti ha offeso ed insultato l'Italia riducendola ad una dittatura
imperialista e sanguinaria che ha seminato morte e distruzione in Europa.
GIORNALE DI SICILIA 11-12 ottobre
GIORNALE DI SICILIA 11-12 ottobre
Dopo i tumulti di Riesi
Truppe rientrano a Riesi
Lo stato dei feriti
Un sottotenente ucciso
CALTANISSETTA 10 notte.
Finalmente, stamane dopo tre giorni di tumulti e di ansie
nella cittadina di Riesi è ritornata una relativa calma. Stamane alle 2 dalla
miniera di Trabia, ove si trovava concentrata, tutta la forza, composta di
arditi, fanteria, carabinieri, agenti, mitragliatrici, ed artiglieri, mosse in
colonna alla riconquista del paese. Da due giorni in vari punti della città si
vedevano ad una certa distanza i contadini armati che guardavano l’ingresso
montando a turno la sentinella.
Stamane però all’alba quando gli arditi giunsero per primi
alla porta della città, i contadini si squagliarono di sangue.
Immediatamente si prese possesso di tutti i servizi
pubblici, compreso il telegrafo.
Secondo le notizie segrete pervenute al questore comm.
Presti, comunicato subito al commissario Caruso, poterono essere rinvenute le
armi, le munizioni e la mitragliatrice che i tumultuanti avevano tolto alla
truppa. Il paese è occupato militarmente e vi regna una certa calma.
Stamane qualche negozio cominciò a riaprire e i cittadini,
dopo due giorni in cui sono rimasti serrati in casa, cominciarono a far
capolino per le vie della città. Dai paesi vicini e da questo centro sono
partiti dei medici per apprestare le cure ai feriti.
I morti accertati finora ammontano a 10 dimostranti e fra
gli stessi vi sono 50 feriti.
Fra i militari sono stati feriti due soldati, ed è stato
ucciso il sottotenente Di Caro Michele, da Villarosa, con un colpo di
rivoltella alla gola.
Il deputato provinciale ingegnere Accardi, ferito ieri nei
tumulti, migliora sensibilmente. Trovasi sul posto l’Ispettore del Ministero
dell’Interno comm. Trapi, inviato appositamente per procedere ad una inchiesta.
L’on. Pasqualino Vassallo ha pubblicato un proclama alla
cittadinanza, invitandola alla calma e promettendo tutto il suo interessamento
per la soluzione dei più urgenti problemi che la interessano. L’on. Pasqualino
Vassallo partirà presto per Riesi, per fare opera pacificatrice.
In città ha fatto impressione l’arresto dell’avvocato Carmelo
Calì, sul cui movente la questura mantiene il massimo riserbo.
Pare che il Calì sia accusato di aver provocato i tumulti,
d’accordo con l’Angeletti inducendo i contadini all’occupazione delle terre.
Però nulla di preciso si è potuto finora sapere. Oggi intanto tanto l’Angeletti
che il Calì sono stati condotti nel nostro carcere giudiziario. Molti altri
arresti sono stati operati sul luogo. L’Angeletti, secondo notizie pervenute
alla nostra questura, sarebbe un anarchico e disertore della Regia Marina.
--------------
Questo il completamento della cronaca dei fatti di Riesi del
successivo numero del Giornale di Sicilia. Come al solito, cronaca stringata ma
molto efficace e soprattutto molto attendibile. Vorrei vedere come i detrattori
attuali del Messana possano ficcare le loro infamanti calunnie in questo quadro
effettuale di tragiche vicende. Certo, il movimento contadino non ci fa bella
figura e noi che siamo di una certa parte politica e siamo fanatici e ne
soffriamo, abbiamo voglia di sovvertire la verità dei fatti per comprovare la
qualità delle nostre idee persino quali si calano nella inflessibile storia.
Fede politica, attaccamento alle proprie scelte ideali,
voglia di salvaguardare ricostruzioni storiche a noi favorevoli sono
comprensibili ma come poi si possa arrivare alle calunnie e scempiaggini
storiche dell'ANPI di Palermo è cosa sconcertante. Ecco quello che per l'ANPI
di Palermo sarebbe avvenuto in quell'otto e nove ottobre del 1919 a Riesi e di
chi sarebbe stata la colpa. E guarda caso in quel tempo in cui almeno in
Sicilia di fascismo ancora nulla, ebbene non poté che essere un fascista il
colpevole di tutto e non poté che essere stato il Messana il solito stragista e
non più tardi del 2012 ci tocca leggere:
“Orcel viene assassinato ad un anno dalla strage di Riesi
del 1919 dove vengono assassinati 15 contadini compreso un tenente di fanteria
che si era opposto all’ordine fascista di sparare sui contadini che
manifestavano per la riforma agraria. Ad ordinare il fuoco in solidale intesa
con la mafia è stato un fascista della prima ora, Ettore Messana di Racalmuto,
ufficiale di P.S., poi membro dell’OVRA, il servizio segreto, efferato
criminale di guerra questore a Lubiana negli anni 40 ed infine lo ritroveremo
inspiegabilmente ….Ispettore generale di polizia in Sicilia negli anni 1945!”
Di sicuro, il Messana, dceduto nella metà degi anni ’60 non
può più rintuzzare e sporgere una raffica di denunce per calunnia aggravata
come fece con l’allora onorevole comunista Montalbano che fu cotretto ad una serie
di contorcimenti giuridici etici e storici per cavarsela da una esemplare
condanna. Forse a qualcuno può venire in mente che trattasi di personaggio
ormai storico e quindi lo si può dileggiare come più fa comodo.
E no! E lo dico a tutti i detrattori del Messana, da
Malgrado Tutto a Link Sicilia, alla Cernigoi, a Lucarelli, a Rai tre, a
Bompiani, a Casarrubea, a Procacci e ad un altro paio di cronisti che
abboccarono alla lauta pietanza offerta dall’ANPI et similia.
La famiglia Messana c’è ancora, sta pagando costi altissimi
morali economici e materiali per questa martellante campagna di infamie assurde
e inventate contro il gr. Uff. comm. di SS. Maurizio e Lazzaro, l’ispettore
generale di PS dott. Ettore Messana da Racalmuto, il paese di Sciascia.
E’ in corso ancora una indegna lite che un ex genero della
nipote diretta del Messana ha intentato presso i costosissimi tribunali della
Sacra Rota e presso altrettanto costosissimi tribunali civili italiani contro
la figlia della irrefrenabile dottoressa Giovanna Messana, in quanto vuol
divorziare o addirittura conseguire l’annullamento religioso del vincolo
matrimoniale perché lui non puo vivere coniugalmente con una disendente del
“famigeraro Ettore Messana, stragista di Stato, criminale di guerra, capo del
banditismo (‘politico’ da scrivere in piccolo per non farlo apparire)
siciliano”, quello dei tempi insomma bandito Giuliano di Montelepre.
E costoro, codesti detrattori vogliono almeno procedere ad
un ravvedimento operoso, ad una resipisenza specie ora che vengono a galla mari
di documenti non tanto giustificativi del Messana quanto comprovanti senza
ombra di dubbio che al Messana non possono appiopparsi le infamie che
artatamente e in modo martellato stanno facendo circolare.
i saluti. Calogero Taverna
7 agosto 2014
07/08/2014
12.28
Caro dott. Tsaverna, per tagliare la testa al toro, come si
suol dire, basterebbe che lei rendesse pubblici alcuni dei documenti che
riabilitano Messana. In fondo a chi, com un minimo di serietà fa una ricerca,
solo i documenti interessano, perchè sono quelli che necessitano alla
formulazione di un giudizio, o alla sua riformulazione. Mi creda, il resto
conta poco.
7 agosto 2014
07/08/2014
17.04
Gentilissimo Professore, non sono per niente d'accordo. Io i
documenti li ho già pubblicati, anche se non tutti. Questi documenti e gli
altri non riabilitano il Messana per il semplìce fatto che non c'è nulla da
riabilitare. Quello che c'è è che io conto ben sette fonti che falsando
documenti, accantonandone altri evitando di completare le ricerche
archivistiche, storiche e persino giornalistiche, trascurando sentenze passate
in giudicato hanno calunniato il Messana. Provato che il Messana nel 1919 non
fu stragista, che nel 1942 non fu criminale di guerra e peggio, che diciamo il
primo maggio del 1947 non era "capo del banditismo siciliano" (sue
parole), che di conseguenza da siffatte intenzionali calunnie ne sono derivati
gravissimi danni alla famiglia di OGGI, delle due una: o le fonti - come ho
cercato in tutti i modi di farle ravvedere - rettificano le loro calunniose
condanne, o saranno i competenti tribunali a stabilire la verità dei fatti con
le conseguenze del caso. Quindi il toro può starsene tranquillamente con la sua
testa sul collo. Né a me (extra partes) né alla offesa signora Giovanna Messana
può importare dei calunniatori . Credo che la signora stia preparando le carte
per passarle al suo avvocato romano nel prossimo settembre. Intelligenti pauca.
9 agosto 2014
09/08/2014
15.59
Eppure io resto là, inchiodato alla mia sicilitudine, ai
miei scoramenti, alle mie ombre, ai miei dolori ma anche ai miei siciliani
sapori, alle mie siciliane brame, al mio essere LILLO, al mio risibile
diminutivo: cosa può capirne la goriziana Cernigoi, tutta arroganza incolta,
sapienza del nulla, né storica né atta a comprendere il diverso da sé. La mia
CASTA DIVA sta altrove, nei sogni dei cieli dell'assurdo nei peccaminosi pascoli
dei monti selenici, nel profondo del vulcano etneo. Bellini o mio Bellini, non
dirglielo alla Cernigoi, quella non sa sognare, sa adagiarsi solo sugli aculei
vindici di slavi repressi.
10 agosto 2014
10/08/2014
17.29
10/08/2014
17.29
10/08/2014
17.30
10/08/2014
17.30
10/08/2014
17.30
10/08/2014
17.30
Se un giornalista o uno scrittore di una certa fama, UMBERTO
SANTINO, ha voglia di infilare in uno articolo come questo:
Centro Siciliano di Documentazione "Giuseppe
Impastato" - Onlus
La strage di Portella della Ginestra
Homepage . 3Ricerca
Umberto Santino
La strage di Portella della Ginestra
uno svolazzo del tipo;
il .... nome di [Giuliano] viene fatto dall'Ispettore di
Pubblica Sicurezza Ettore Messana, lo stesso che l'8 ottobre 1919 aveva
ordinato il massacro di Riesi (15 morti e 50 feriti) e che ora Li Causi addita
come colui che dirige il "banditismo politico". La banda Giuliano
sarà pure indicata come responsabile degli attentati del 22 giugno in vari
centri della Sicilia occidentale, con morti e feriti .....
allora vien voglia di chiedergli: sulla base di quale prova?
quale è la fonte? ove le carte, le sentenze giudiziarie, le condanne ? la
legittimazione dell'addebito infamante?
Ma avreste la sorpresa che il desso nulla saprebbe
rispondervi. La parola di Li Causi, peraltro datata 15 luglio 1947, non basta.
Il Li Causi è troppo preso dal suo furore contro Scelba e scarica il suo
vociare accusatorio sul declinante questore Messana, cui peraltro doveva la
vita. Senza gli avvisi e le protezioni del Messana il compagno onorevole
comunista finiva crivellato dai colpi del bandito Giuliano o di chi vi stava dietro;
e per noi comincia ad essere molto probabile che possano essere quelli
dell'America, ammesso che allora la CIA non fosse già operante.
Noi siamo andati a rovistare fra le carte dell'archivio di
Stato di Caltanissetta e nulla abbiamo trovato che possa coinvolgere il Messana
per codesti efferati crimini di Riesi del 1919. Ma sorpresa delle sorprese,
veniamo a scoprire che nel 1919 la questura a Caltanissetta non c'era, c'era
solo un distaccamento presso la Prefettura all'epoca sotto il ferrea direzione
del prefetto Guadagnini. Questi fa dei fatti un paio di mesi dopo un rapporto
circostanziato al suo Ministero. L'abbiamo rinvenuto presso l'Archivio Centrale
di Stato di Roma. Anche qui nulla che possa buttare ombre sul Messana.
Semplicemente del tutto ignorato per la semplice ragione che non aveva avuto
alcun ruolo in quel groviglio di tristi vicende.
Eccovi quel rapporto: leggetevelo, scandagliatelo e vediamo
cosa vi potreste trovare per aggredire il Messana. Diciamo subito: NULLA
E pure vi diamo le coordinate per andare a controllare
presso l ACS di Roma
Non so se avete notato la richiedente: è la signora Giovanna
Messana, la solerte nipote del questore Messana appunto. Se voi detrattori non
fate quel passo indietro, quella peraltro doverosa resipiscenza, la signora non
può sottrarsi all'onere di perseguirvi per via legale.
11 agosto 2014
11/08/2014
15.41
11/08/2014
15.41
Comincia da qui la mia difesa ad oltranza di Ettore Messana
in ordine alle calunniose insinuazioni dei tempi calamitosi del bandito
Giuliano . Messana ha coraggio da vendere, libertà di pensiero; in una
relazione ufficiale, estremamente delicata, che può segnare la fine di una
carriera - ed infatti ebbe delle spiacevoli conseguenze - ecco che qui denuncia
nientemeno gli americani che foraggiano le espressioni delinquenziali di
Sicilia, l'EVIS anche. Chiedo ai detrattori del Messana: avete avuto mai sotto
mano questo documento genuino, custodito all'ACS di Roma? Cosa ne dite? Non
sbriciola le vostre calunnie? Non è documento valido?
11/08/2014
15.41
11/08/2014
15.41
[p.s.: vi sono altre più compnediose relazioni autentiche]
21 agosto 2014
21/08/2014
17.32
21/08/2014
17.33
La Cernigoi e a dire il vero anche il professore Casarrubea
si scatenano contro il questore Messana facendolo o volendolo un agente
dell'OVRA, un fascista ante litteram, un amico del Vizzini capomafia di
Sicilia. Compare pertanto del capo della Polizia Gueli. Ecco qui invece un
Gueli che non si fa frastornare da un pretenzioso vescovo notino. Riceve una
indegna segnalazione episcopale e passa l'istanza redentrice al prefetto di
Caltanissetta. Ne avrà picche ma tanto basterò per lasciare il Vizzini dove
stava e vi starà fino all'arrivo degli Americani, liberatori sì ma di mafiosi.
Volete fare storia goriziane titine e discepoli del impalpabile Danilo Dolci?
Sì,. fatela, ma fatela come Dio comanda!
1 ottobre 2014
01/10/2014
16.14
Carissimo Totò Petrotto, tu il 6 febbraio scrivevi:
-------------------
"Od ancora, ad Ettore Messana, il terribile questore,
fascista della prima ora, già alle prese con le stragi di centinaia di operai e
contadini durante il famoso Biennio Rosso, tra il 1919 e 1920. Lo stesso
Messana che, vent'anni dopo avere represso nel sangue le lotte sindacali di
moltitudini di poveri disgraziati, fece sterminare migliaia di iugoslavi a
Lubiana, in Slovenia, con la scusa che erano comunisti. Un criminale di guerra
che, anziché essere condannato per le torture ed i numerosi eccidi perpetrati,
dopo la caduta del Fascismo, viene, inspiegabilmente, riabilitato e nominato
capo della polizia in Sicilia, dal governo Bonomi, di cui faceva parte anche
Alcide De Gasperi. Una volta in Sicilia il Messana si accorda con la mafia, la
stessa mafia che fece uccidere centinaia di inermi contadini e che perpetrò la
prima strage di Stato in Italia, all'indomani della caduta del fascismo, quella
di Portella delle Ginestre. Mafia che fece uccidere i sindacalisti Accursio
Miraglia e Girolamo Li Causi. Quest'ultimo, Li Causi, tra l'altro, proprio a
proposito del Messana, ebbe modo di dire che era il capo dei banditi, mentre
Giuliano una sorta di capo della polizia. Tutto a ruoli invertiti! Stato ed
Antistato, mafia ed antimafia, sono spesso allora come oggi la stessa cosa! Che
tristi ed amare verità, un pò sciasciane ed un un pò troppo racalmutesi, visto
che tali protagonisti, di queste terribili storie d'Italia, sono di Racalmuto!
Sciascia ed i suoi contrari, potremmo concludere, se ci riferiamo al questore
aguzzino, poi divenuto capo della polizia in Sicilia, Ettore Messana, ..."
___________
Sono tutte fandonie, diffamazioni, calunnie, dileggi di
meritevolissimi servitori dello Stato. L'ho dimostrato in una sfilza di post
che ho pubblicato nel mio Blog CONTRA OMNIA RACALMUTO. E credo che con la
dovizia di documenti suffragati da controlli e riscontri storici nessuno possa
dubitare che: ETTRE MESSANA, non fu lo stragista di Riesi del 10 ottobre 1919:
Nessuna cronaca lo chiama in causa, nessuna rievocazione ne accenna, nessun
processo o rinvio a giudizio lo coinvolge. Li Causi si inventa questo
precedente il 15 luglio 1947 affidandosi alla improbabile memoria di vecchi
senatori che poi manco hanno dato conferma. Pensa che in quel tempo a
Caltanissetta non c'era manco la Questura. Solo un distaccamento in prefettura
agli ordini del Prefetto. Non so che vuoi dire per biennio rosso. Andato via a
metà 1919 V.E. ORLANDO ecco NITTI.
E' filosocialista. Viene attaccato come uomo di sinistra. Se
Messana si fosse permesso qualche sgarro al mondo operaio e contadino in quel
10 ottobre 1919 finiva disoccupato o in galera. Invece dopo fece una gran carriera.
Fascista della prima ora? ma andate a scuola. In quel
biennio là di fascismo in Sicilia non c'era manco il sentore. E poi Messana non
fu di fede fascista. Era (forse) massone, ma non fascista vero. Lo dimostrò
nell'autunno del 1943: scappò da Trieste rimettendoci il posto e lo stipendio
pur di non aderire alla REPUBBLICA SOCIALE ITALIANA.
A Lubiana stessa fu tanto sgradito alle arroganze dei vari
federali fascisti da rimetterci anche là il posto e dopo appena un anno dovette
sgomberare per finire sbolognato a Tieste in subordine ove si distinse per
abulia totale.
Uno della "POLITICA" della questura triestina lo
accusò di inettitudine e a Trieste appunto "non si distinse in
nulla".
La CERNIGOI crede di scoprire l'acqua calda e non approda
alla verità documentale di cui ai carteggi del Viminale ora in Archivio
Centrale di Stato (ma di ciò dopo).
Attenti improvvisati storici a fare storia immaginifica e
preconcetta. Finite col diffamare e procurare gravi danni alle famiglie degli
eredi che ancora oggi vivono e lottano in questa difficile Italia.
Chi li ristora dei danni che la vostra malevola e
disinformata pubblicistica infligge loro?
Ma ecco il coniglio che esce dal cappello di questi facitori
di storia a basso prezzo. Colleghiamo: Commissario Messana da Racalmuto,
Caltanissetta, Villaba, Vizzini e quindi miniera di Gibillini di Racalmuto. Il
cerchio si chiude. Chi può dubitare che essendo ciò verosimile, diventi certo!
Messana da Racalmuto non può che essere stretto sodale con il Vizzini da Racalmuto.
Ma il grande capo della mafia è Vizzini; e allora Messana non può che essere il
suo referente: sono dello stesso paese.
Sillogismi del peggiore gesuitismo. Vizzini a quel tempo era
onoratissimo fratello di un vescovo. Dopo, fondò a Racalmuto la sezione industriale
mineraria fascista. Ma non gli servì a nulla Mussolini lo mandò all'Isola. Il
fratello pregò, minacciò ma nulla. Il Fascismo di Mori fu inflessibile. E chi
caldeggiò codesta linea dura? Ma il capo della polizia siciliana a cui ordini
operava Messana e tanto meritevolmente da fare balzi in carriera per merito e
non per affiliazioni fasciste o mafiose. Tutt'altro. Studiatevi gli atti,
indagate negli archivi e sarete costretti a convenire con me che questa è la
vera faccenda del Gr.Uff. dr. Ettore Messana, ragion per cui lasciamo stare
questi giravolta a fare del Messana, lo stragista fascista e il mafioso di
Stato.
Ma dove attinse questi mirabolanti giudizi diffamatori, il
nostro Totò? Dico: dal prof. Casarrubea, che però penso stia riflettendoci sopra
per rettificare il tiro delle sue pur brillanti ricognizioni della
contemporanea storia di Sicilia.
E Totò, perché non ci fa un pensierino e si accinge ad una
virata nei suoi excursus storici a mezzo stampa, che ci paiono viziati da
diffamazione a mezzo stampa? Ciò che vale per lui è giusto che lui lo estenda
ad altri suoi compaesani finiti vittime del gran vezzo giornalistico di
sbattere comunque il malcapitato, in prima pagina,facendone un esecrabile
mostro.
2 ottobre 2014
02/10/2014
18.51
02/10/2014
18.51
Di tutto quel vociare della signorina Cernigoi ecco cosa è
rimasto. Le astiose e infondate accuse dei TITINI contro il nostro grande
gr.uff. Ettore Messana che gli Alleati volevano fare apparire come un
latitante, svaporano tutte appunto perché improbabili sul tavolo del dottore
PIANESE del SIS a cui non resta altro da fare che archiviare. Non per
compiacenza (si appuri quello che ha fatto avverso gli altri 49 di quell'infame
elenco) ma per GIUSTIZIA. Il "questore Messana" era un riverito e
efficiente ISPETTORE GENERALE DI PS. E nulla si poteva addebitargli. Il
Ricciardelli, quel presunto "vir iustus" irpino aveva scritto
quell'infamante pettegolezzo colmo di sozze malignità ma senza costrutto, senza
alcun fatto di alcuna antidoverosa condotta si era visto fustigato per
denigrazione di un grande suo superiore ed era finito ai margini del suo
poliziesco mondo. Del resto era stato un questurino della "politica"
tiestina. Cara Cernigoi, perché non indaghi su questo signore invece di
dileggiare infondatamente Messana? Non hai fatto storia, hai contribuito a
sbattere un tuo supposto mostro in prima pagina. Dovresti ravvederti. Bastava
che inquadrassi la vera portata dei due faldoncini che ti avevano messo in mano
pe capirne la capziosa cattiveria accusatoria. A Roma il dipartimento duro e
competente del SIS nell'ambito del Viminale le aveva bene soppesato quelle
calunnie e le aveva doverosamente cestinato. E non erano più fascisti al Viminale.
Taluni forse erano massoni, seguivano Bonomi ma non erano in combutta con il
passato regime fascista. Se avevano materiale andavano in profondità contro ad
esempio taluni di questi signori in elenco. Ma non potevano dire che si doveva
"ricercare" il questore Messana: questi già nel 1944 si era
presentato dal suo nuovo Ministro degli Interni e subito era stato accreditato
in incarichi di grande fiducia. Ettore Messana non aveva aderito a Trieste alla
RSI ed era dovuto scappare senza stipendio a Roma. Dall'autunno del 1943 (Sai
del TUTTI A CASA?) all'aprile del 1944 si era dovuto nascondere in un convento
nei pressi del Vaticano, perché se i tedeschi lo prendevano, lo fucilavano e
sai perché, Signorina? perché ritenevano che era stato blando nel lottare i
partigiani titini in quel di Lubiana. Quando leggerai il mio libro te lo
spiegherò con dovizia di particolari: e questi particolari avevi TU il dovere
morale di accertare prima di infangare il Messana. Non si fa storia presentando
una cattiveria di un delatore per verità di fede, quando verifiche,
accertamenti, tribunali e "i superiori uffici" avevano acclarato
l'infondatezza di insinuazioni alla Ricciardelli. Mi dici perché costui finisce
sì a Dachau ma subito torna a Trieste? Cosa in effetti ha combinato contro gli
ebrei facendo finta di favorirli? Vuoi che ti illustri questo vomitevole
costume diffusosi in Italia appena si proclamarono le infami leggi razziali,
magari col sornione sfruttamento economico e valutario dell'IOR di quel tempo?
4 ottobre 2014
04/10/2014
12.28
Carissimo Alfredo. Certo che la mia calligrafia è, e
diventerà sempre di più indecifrabile. Io ormai non uso più a penna. Solo il
computer. Quella autografa l’ho scritta di ritorno dalla Sicilia. Lessi le tue
ben tre lettere “inevase”. Vi intuii un moto di tua delusione nei miei
confronti quasi che io ti avessi abbandonato. Vi concorse anche il fatto che
due tue lettere del giugno scorsoi mi giunsero dopo il 7 agosto. Mi precipitai
a scriverti per non perdere manco un minuto e rettificare certe tue negative
impressioni. La stampante non mi funzionava per precedente esaurimento di
inchiostri e quindi carta penna e calamaio per varare una lettera mentre per di
più non ero tranquillo per certe delusioni che stavolta avevo io provato per il
comportamento del solito avvocato che forse credeva che trattandosi di un
terribile capomafia di soldi nascosti chissà quanti ne avesse. Mi ero
sbilanciato a lodarlo. Mi sbagliavo. Mi sto vendicando con certe stilettate nel
mio blog che credimi fanno veramente male. Non so se hai ragione tu quanto al 4
bis o lui. Se debbo essere sincero nessuno di voi due. E, come meglio ti dirò
in seguito, certe tue effervescenze missionarie mi lasciano perplesso. Va a
finire che mentre i tuoi compagni di sventura se la prenderanno con te
credendoti passato al nemico, il “nemico” crederà che tu resti sempre quello,
un indiscusso capo manipolo e si crederanno infallibili nel pensare che alla
fine non hai alcuna “resipiscenza” attiva o passiva che sia e ti lasceranno
marcire là vita natural durante. Questo non deve accadere assolutamente. Specie
ora che penso che le cose per te, come la nottola hegeliana, stano volgendo al
meglio. Ti preciserò dopo meglio il mio pensiero. Ora debbo uscire per andare a
ritirare due copie del libro Malerba che Agnello dice di Grassonelli e gli
editori lo registrano invece come libro del giornalista televisivo territoriale
Sardo. Una copia di quel libro, unitamente se mi resce a quello delle favole
degli ergastolani, te li invierò io. Non spendi quindi soldi e così potrai non
solo leggerlo ma chiosarlo. E quello che hai già scritto e quello che scriverai
me lo mandi ed io lo trascrivo e lo passo a Tano Savatteri che lo riscriverà
come più gli aggrada e l’anno venturo deve farlo vincere a te i premio
Racalmare o come spero un nuovo premio letterario istituito a Racalmuto
intitolato magari “GLI AMICI DELLA NOCE”. Datti quindi da fare. Credo che ne
avrai soldi e imporrai la tua superiore cultura e “onestà” all’Italia intera
molto meglio di improvvisati laureati ergastolani. Vedo che scrivo come mi
viene. Non ho tempo per correggere. Ci proverai più gusto a farmi le pulci. Una
cosa per ora ho da aggiungere. Perché non riprendere il tuo blog di
corrispondenza, quello che mi ha portato a te. Se è questione di soldi beh!
quelli posso metterceli io. Non so le procedure per la riattivazione. Penso che
debba scrivere a Firenze. Quella bella libera voce deve tornare a parlare.
Corro dal libraio. Ti abbraccio con immutato affetto paterno, selettivo,. Ciao
Alfredo. Lillo ------ Post scriptum: sto venendo dilaniato da certe donne di
chiesa per avere attaccato un avvocato. Si tratterebbe di un avvocato di ci cui
io non ne ho svelato il nome. Si cerca di estorcermi una confessione, di
indicare il nome e cognome chissà – penso – per passare l’ordine a certi noti
scagnozzi per darmi una “lezione”. Non son nuovo a siffatte minacce subcutanee.
Sono sopravvissuto nel passato, non mi importa più oggi nulla della
sopravvivenza per eccesso dei limiti di età. Tutto sommato la frase
incriminabile sarebbe questa: “che stavolta avevo io provato per il
comportamento del solito avvocato che forse credeva che trattandosi di un
terribile capomafia di soldi nascosti chissà quanti ne avesse. Mi ero
sbilanciato a lodarlo. Mi sbagliavo. Mi sto vendicando con certe stilettate nel
mio blog che credimi fanno veramente male. Non so se hai ragione tu quanto al 4
bis o lui. Se debbo essere sincero nessuno di voi due.”
Certo che so a chi mi riferisco, ricordo per filo e per
segno come sono andate certe cose. Direi che qui scrivo in modo paradigmatico,
parlando al vento, magari come si dice alla suocera perché nuora intenda. Ma
sia chiaro, la mia acrimonia non è rivolta ad un solo e solo quello a cui nel
mio intimo mi riferisco. Ma ad una pletora di legali. Non si ricorderà il grido
di dolore che a suo tempo emisi contro il presente parroco che se ne fregava di
questa sua pecorella smarrita di nome Alfredo Sole. Men che meno posso sperare
che si ricordi l’altro grido di dolore che qui resi pubblico invitando specie
una signorina avvocatessa contestatrice a prendersi a cuore le sorti penali di
Alfredo Sole, squattrinato, derelitto, abbandonato anche dai suoi (in un certo
qual senso) che veramente si era pentito, si era redento, si era eticamente
riabilitato, vittima anche di certi “pentiti” cui aveva concesso – sì concesso
– il carcerario perdono. A tanti avvocati mi sono rivolto, anche di casa mia.
NULLA. Mi sono dovuto sorbire lezioni di diritto carcerario, coltissime lezioni
sul 4 bis che invero il colto – ora - Alfredo Sole sbriciola a suon di sentenze
della cassazione e osa scrivere: “per molti avvocati questo passo che ti ho
scritto è pressoché sconosciuto. Si fermano tutti sul 58 ter attivo, e non li
schiodi più dalla loro posizione. Quando gli spieghi bene le cose, SI
RAFFREDDANO, ma non perché hanno paura dell’antimafia, ma perché palesi la loro
ignoranza in materia”. Oddio! Quanta ragione ha su quel “raffreddamento”!
Quante esperienze ho fatto circa quel raffreddamento. E non parlo solo di quell’avvocato
da me non citato che la moglie si ostina a mitizzare riempendomi di ingiurie e
contumelie in quanto avrei osato dissacrare un santo, ma invece per la ragione
che Alfredo contesta. Tutti a terrorizzarsi per l‘ANTIMAFIA specie quella
palermitana. Do ampia ragione a Tano Savatteri che mi disse press’a poco: Li’
nenti putiemmu fari pi Alfredo. Finché dura il processo di Palermo in cui
Napolitano e Mancino paiono impigliati, nessun uomo eccellente oserà alzare un
dito a favore di un ergastolano “ostativo”- Il terrore di venire implicati in
una sorta di collaborativismo mafioso paralizza. L’ho sperimentato bussando
alla porta di Della Vedova. Porta chiusa e silenzio totale.
Gli avvocati che magari vorrebbero mettere il sasso in bocca
a chi osa spiattellare le magagne dei medici agrigentini – e lì sospetto di
contiguità malavitosa è vistoso – per l’astuto calcolo di non toccare
l’antimafia ed anche per i collegato terrore che li soggioga tutti, si
tacciono. Non sapendo come attaccarmi un avvocaticchio racalmutese per traversa
via mi accusa che se accuso tutti, se sono appunto “contra omnia”, chissà quali
cadaveri viglio nascondere. Per riposta avrà che, non tanto per quello che ho
scritto, ma per vigilanza democratica, vorrò vedere come certi ”volontaristici”
portatori in ambulanze pubbliche di bisognosi sono poi finiti per una sorta di
corsia preferenziale, come per i sagrestani di famiglia, LSU o meglio.
6 ottobre 2014
06/10/2014
15.12
Ecco come son finito sulla Nuova Alabarda alla Cernigoi,
quasi un tale qualsiasi "Lillo", chioserà dopo codesta signora, che
non contenta mi fa diventare criminalfascista e addirittura ieri sera bambinone
stupido e volgare, vecchio decrepito. E dire che mai mi ero permesso di
echeggiare certe simpatiche insolenze di un siculo e trapanese dalla coda
velenosissima
Mi rivolgo a voi signori della POLIZIA POSTALE alla quale mi
minaccia di rivolgersi la suddetta signora in quanto, data la mia decrepita
età, la molesterei includendola in un indirizzario in cui non vuole essere inclusa.
Giusta la sua lagnanza ed io l'ho esclusa. Ma siccome si permette sempre la
suddetta signora di irridermi dinanzi al mio sindaco, di sminuirmi come
avvocato delle cause perse e siccome in un blog che lei dice a diffusione
milionaria e planetaria mi insolentisce appena può, io qualche volta mi sono
avvalso della mia facoltà di chiedere la rettifica a questo sua NUOVA Alabarda,
nulla ottenendo ma venendo prima come intimorito da questa goriziana che con
Tito ce la dovrebbe avere e che invece lo considera vox inoppugnabile quando
avrebbe voluto fare dichiarare CRIMINALE DI GUERRA il mio glorioso compaesano
ETTORE MESSANA. Nasce da qui una mia rispettosissima richiesta alla suddetta
signora rettificare i tremendi e calunniatori giudizi contro quell'altissimo
grand-commis dello Stato, divenuto alla fine della sua carriera persino
Commendatore dell'ordine regale di San Maurizio e San Lazzaro.
Trascrivo questa "notizia" di questa Nuova
Alabarda alla Cernigoi, in cui dinanzi al suo plaudente oceano pubblico mi
idìrride.
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La Nuova Alabarda
20 giugno ·
APPUNTI SU ETTORE MESSANA.
Ho ricevuto negli ultimi tempi alcuni messaggi da tale Lillo
Taverna, che mi "accusa" di "essere l'autrice di foglietti
infamanti il dottore Ettore Messana", del quale Taverna starebbe
ricostruendo una biografia. In effetti ho avuto modo di scrivere alcune note su
questa persona, denunciata come criminale di guerra alle Nazioni unite,
basandomi su documenti ufficiali dei quali ho indicato anche la collocazione
archivistica. Pertanto ritengo opportuno rinfrescare la memoria su questa
persona.
Com’è noto, il 6/4/41 l’Italia fascista invase la
Jugoslavia, in perfetto accordo con l’esercito di Hitler, creando la “Provincia
italiana di Lubiana” e mettendo ai posti di comando dei propri funzionari.
Così, a dirigere la questura di Lubiana fu posto il commissario Ettore Messana,
che resse l’incarico fino a giugno 1942, e successivamente fu a Trieste fino a
giugno 1943. Il nome di Messana risulta nell’elenco dei criminali di guerra
denunciati dalla Jugoslavia alla Commissione delle Nazioni Unite per i crimini
di guerra (United Nations War Crimes Commission). Il rapporto di denuncia,
redatto in lingua inglese ed inviato dalla Commissione statale jugoslava in
data 14/7/45 (Copia del rapporto originale in lingua inglese si trova
nell’Archivio di Stato di Lubiana, AS 1551 Zbirka Kopij, škatla 98, pp.
1502-1505), lo accusa (sulla base di documentazione che era stata trovata in
possesso della Divisione “Isonzo” dell’Esercito italiano di occupazione) di
crimini vari: “assassinio e massacri; terrorismo sistematico; torture ai
civili; violenza carnale; deportazioni di civili; detenzione di civili in
condizioni disumane; tentativo di denazionalizzare gli abitanti dei territori
occupati; violazione degli articoli 4, 5, 45 e 46 della Convenzione dell’Aja
del 1907 e dell’articolo 13 del Codice militare jugoslavo del 1944”. Nello
specifico viene addebitata a Messana (in concorso con il commissario di PS
Pellegrino e col giudice del Tribunale militare di Lubiana dottor Macis) la
costruzione di false prove che servirono a condannare diversi imputati (tra i
quali Anton Tomsič alla pena capitale, eseguita in data 21/5/42) per dei reati
che non avevano commesso. La responsabilità di Messana e Pellegrino in questo
fatto è confermata da documenti dell’archivio della questura di Lubiana (oggi
conservati presso l’Archivio di Stato di Lubiana, AS 1796, III, 6, 11), che
fanno riferimento ad una “operazione di polizia politica” condotte dal vicequestore
Mario Ferrante e dal vicecommissario Antonio Pellegrino sotto la direzione
personale di Messana, contro una “cellula sovversiva di Lubiana” della quale
facevano parte, oltre al Tomsič prima citato, anche Michele Marinko (condannato
a 30 anni di reclusione), Vida Bernot (a 25 anni), Giuseppina Maček (a 18 anni)
ed altri tre che furono condannati a pene minori. Messana e gli altri furono
anche accusati di avere creato false prove nel corso di una indagine da loro
condotta, in conseguenza della quale 16 persone innocenti furono fucilate dopo
la condanna comminata dal giudice Macis. Si tratta dell’indagine per
l’attentato al ponte ferroviario di Prešerje del 15/12/41, per la quale
indagine, come risulta da altri documenti della questura di Lubiana dell’epoca,
Messana, il suo vice Ferrante, l’ufficiale dei Carabinieri Raffaele Lombardi ed
altri agenti e militi furono proposti per onorificenze e premi in denaro per la
buona riuscita delle indagini relative: Messana ricevette come riconoscimento
per il suo operato la “commenda dell’Ordine di S. Maurizio e Lazzaro”. Il
21/9/45 l’Alto Commissario Aggiunto per l’Epurazione di Roma inviò una nota al
Prefetto di Trieste nella quale era segnalato il nome di Ettore Messana. Il
Prefetto richiese un’indagine alla Polizia Civile del GMA (ricordiamo che
all’epoca Trieste era amministrata da un Governo Militare Alleato e la polizia
era organizzata sul modello anglosassone), il cui risultato è contenuto in una
relazione datata 6/10/45 e firmata dall’ispettore Feliciano Ricciardelli della
Divisione Criminale Investigativa, dalla quale citiamo alcuni passaggi. “Il
Messana era preceduto da pessima fama per le sue malefatte quale Questore di
Lubiana. Si vociferava infatti che in quella città aveva infierito contro i
perseguitati politici permettendo di usare dei mezzi brutali e inumani nei
confronti di essi per indurli a fare delle rivelazioni (…) vi era anche (la
voce, n.d.a.) che ordinava arresti di persone facoltose contro cui venivano
mossi addebiti infondati al solo scopo di conseguire profitti personali.
Difatti si diceva che tali detenuti venivano poi avvicinati in carcere da un
poliziotto sloveno, compare del Messana, che prometteva loro la liberazione
mediante il pagamento di ingenti importi di denaro. Inoltre gli si faceva carico
che a Lubiana si era dedicato al commercio in pellami da cui aveva ricavato
lauti profitti. Durante la sua permanenza a Trieste, ove rimase fino al giugno
1943, per la creazione in questa città del famigerato e tristemente noto
Ispettorato Speciale di polizia diretto dal comm. Giuseppe Gueli, amico del
Messana, costui non riuscì ad effettuare operazioni di polizia politica degne
di particolare rilievo. Ma anche qui, così come a Lubiana, egli si volle
distinguere per la mancanza assoluta di ogni senso di umanità e di giustizia,
che dimostrò chiaramente nella trattazione di pratiche relative a perseguitati
politici (…)”. Questa relazione è conservata in Archivio di Stato di Trieste,
fondo Prefettura gabinetto, b. 18. L’Ispettore Ricciardelli aveva già svolto
servizio in polizia sotto il passato regime fascista ed era stato internato in
Germania sotto l’accusato di favoreggiamento nei confronti di ebrei che
sarebbero stati da lui aiutati a scappare.
A fronte di tutto ciò ci si aspetterebbe che Messana sia
stato, se non condannato per quanto commesso sotto il fascismo, quantomeno
“epurato” dalla Pubblica Sicurezza. Invece lo ritroviamo nell’immediato
dopoguerra nella natia Sicilia, a dirigere, alle dipendenze dell’ex funzionario
dell’OVRA a Zagabria, Ciro Verdiani, un “Ispettorato generale di PS per la
Sicilia”, un “organo creato per la repressione della delinquenza associata, e
specificamente per la repressione del banditismo che faceva capo a Giuliano (il
“bandito” Salvatore Giuliano, n.d.a.)” (questa definizione è tratta dalla
sentenza di Viterbo, emessa il 3 maggio 1952 dalla Corte d’assise di Viterbo,
presieduta dal magistrato Gracco D’Agostino, in merito alla strage di Portella
della Ginestra del 1/5/47). Per sapere come i due alti funzionari di PS svolsero
il compito loro affidatogli, leggiamo alcuni stralci dalla sentenza emessa in
merito alla strage di Portella della Ginestra, dove gli uomini di Giuliano
spararono sulla folla che si era radunata per festeggiare il Primo maggio,
uccidendo undici persone tra cui donne e bambini e ferendone molte altre.
“L’Ispettore Verdiani non esitò ad avere rapporti con il capo della mafia di
Monreale, Ignazio Miceli, ed anche con lo stesso Giuliano, con cui si incontrò
nella casetta campestre di un sospetto appartenente alla mafia, Giuseppe
Marotta in territorio di Castelvetrano ed alla presenza di Gaspare Pisciotta,
nonché dei mafiosi Miceli, zio e nipote, quest’ultimo cognato dell’imputato
Remo Corrao, e dal mafioso Albano. E quel convegno si concluse con la raccomandazione
fatta al capo della banda ed al luogotenente di essere dei bravi e buoni
figlioli, perché egli si sarebbe adoperato presso il Procuratore Generale di
Palermo, che era Pili Emanuele, onde Maria Lombardo madre del capo bandito,
fosse ammessa alla libertà provvisoria. E l’attività dell’ispettore Verdiani
non cessò più; poiché qualche giorno prima che Giuliano fosse soppresso,
attraverso il mafioso Marotta pervenne o doveva a Giuliano pervenire una
lettera con cui lo si metteva in guardia, facendogli intendere che Gaspare
Pisciotta era entrato nell’orbita del Colonnello Luca (si tratta dell’ex
generale dei Carabinieri Ugo Luca, che tra il 1949 e il 1950 coordinò
l’uccisione di Giuliano in Sicilia”, già “uomo di fiducia personale di
Mussolini”, come scrive Giuseppe Casarrubea in “Storia segreta della Sicilia”,
Bompiani 2005) ed operava con costui contro Giuliano”. Quanto a Messana
leggiamo che “l’Ispettore Generale di PS Messana negò ed insistette nel negare
di avere avuto confidente il Ferreri (Salvatore Ferreri, detto “fra Diavolo”,
sarebbe stato infiltrato nella “banda” di Giuliano per farlo catturare; Ferreri
sembra essere stato tra gli organizzatori degli attacchi contro i sindacalisti
a Partinico del 1947; fu ucciso dai Carabinieri pochi giorni dopo il massacro
di Portella della Ginestra), ma la negativa da lui opposta deve cadere di
fronte all’affermazione del capitano dei Carabinieri Giallombardo, il quale
ripetette (sic) in dibattimento che Ferreri fu ferito dai carabinieri presso
Alcamo, ove avvenne il conflitto in cui restarono uccise quattro persone; e,
ferito, il Ferreri stesso chiese di essere portato a Palermo, spiegando che era
un agente segreto al servizio dell’Ispettorato e che doveva subito parlare col
Messana”; Salvatore Ferreri era “conosciuto anche come Totò il palermitano, ma
definito come pericoloso pregiudicato, appartenente alla banda Giuliano, già
condannato in contumacia alla pena dell’ergastolo per omicidio consumato allo
scopo di rapinare una vettura automobile”. Verdiani morì a Roma nel 1952, e il
suo “decesso fece in modo che il suo ruolo in quegli anni piano piano si
dissolvesse sotto i riflettori”. Per approfondire la questione dei rapporti tra
la “banda” Giuliano, l’Ispettorato generale di Messana e Verdiani ed i servizi
segreti statunitensi ed italiani, nonché sul riciclaggio da parte di questi di
personale che aveva operato con la Decima Mas di Borghese, vi rimandiamo al
citato studio di Casarrubea, “Storia segreta della Sicilia”.
I non fatevi intimorire
•2 · 21 giugno alle ore 20.52
◦
Rimuovi
La Nuova Alabarda certo che no!
1 · 22 giugno alle ore 8.34
•
Rimuovi
Valentino Roiatti I fascisti italiani in Slovenia hanno
compiuto crimini inenarrabili. Basta chiedere ai loro storici ci racconteranno
la verità. In ogni caso a Lubiana , meglio non parlare
---------
Ho sbriciolato tutte queste presunte documentazioni
accusatorie. Ne farò oggetto di una pubblicazione. Se qualche volta ho voluto
segnalare copie dei miei risultati archivistici a questa NUOVA ALABARDA alla
Cernigoi, ho commesso, non so come si dice in inglese (io a mala pena traduco
dal siciliano all'italiano) insomma molestia a mezzo computer? Vi diffido a voi
della Polizia Postale a molestarmi su input di questa ex goriziana. Se lo fate
ho qui una prova provata che allora agite d'impulso e ve ne assumete le
responsabilità. Ma forse ora potete rispondere alla Cernigoi: ma sia seria,
signora. Se impapocchia cose di storia e qualcuno la coglie in castagna, in fin
dei conti niente di grave; basta una semplice doverosa rettifica. dato che il
suo dire sta danneggiando gravissimamente gli eredi del signor gr. uff. comm.
san Lazzaro e San Maurizio (onorificenze meritatissime sulle quali signora ex
goriziana lei non ha titolo alcuno di sputarci sopra) l'ISPETTORE GENERALE DI
PS, dottore Ettore Messana da Racalmuto.
Se poi, persistendo la signora, dovessimo passare al penale,
sarà tutt'altra musica.
•
7 ottobre 2014
07/10/2014
0.34
07/10/2014
0.34
Ecco come son finito sulla Nuova Alabarda alla Cernigoi,
quasi un tale qualsiasi "Lillo", chioserà dopo codesta signora, che
non contenta mi fa diventare criminalfascista e addirittura ieri sera bambinone
stupido e volgare, vecchio decrepito. E dire che mai mi ero permesso di echeggiare
certe simpatiche insolenze di un siculo e trapanese dalla coda velenosissima Mi
rivolgo a voi signori della POLIZIA POSTALE alla quale mi minaccia di
rivolgersi la suddetta signora in quanto, data la mia decrepita età, la
molesterei includendola in un indirizzario in cui non vuole essere inclusa.
Giusta la sua lagnanza ed io l'ho esclusa. Ma siccome si permette sempre la
suddetta signora di irridermi dinanzi al mio sindaco, di sminuirmi come
avvocato delle cause perse e siccome in un blog che lei dice a diffusione
milionaria e planetaria mi insolentisce appena può, io qualche volta mi sono
avvalso della mia facoltà di chiedere la rettifica a questa sua NUOVA Alabarda,
nulla ottenendo ma venendo prima come intimorito da questa goriziana che con
Tito ce la dovrebbe avere e che invece lo considera vox inoppugnabile quando
avrebbe voluto fare dichiarare CRIMINALE DI GUERRA il mio glorioso compaesano
ETTORE MESSANA. Nasce da qui una mia rispettosissima richiesta alla suddetta
signora di rettificare i tremendi e calunniatori giudizi contro quell'altissimo
grand-commis dello Stato, divenuto alla fine della sua carriera persino
Commendatore dell'ordine regale di San Maurizio e San Lazzaro. Trascrivo questa
"notizia" di questa Nuova Alabarda alla Cernigoi, in cui dinanzi al
suo plaudente oceanico pubblico mi irride. Notizie Mi piace questa Pagina La
Nuova Alabarda 20 giugno • APPUNTI SU ETTORE MESSANA. Ho ricevuto negli ultimi
tempi alcuni messaggi da tale Lillo Taverna, che mi "accusa" di
"essere l'autrice di foglietti infamanti il dottore Ettore Messana",
del quale Taverna starebbe ricostruendo una biografia. In effetti ho avuto modo
di scrivere alcune note su questa persona, denunciata come criminale di guerra
alle Nazioni unite, basandomi su documenti ufficiali dei quali ho indicato
anche la collocazione archivistica. Pertanto ritengo opportuno rinfrescare la
memoria su questa persona. Com’è noto, il 6/4/41 l’Italia fascista invase la
Jugoslavia, in perfetto accordo con l’esercito di Hitler, creando la “Provincia
italiana di Lubiana” e mettendo ai posti di comando dei propri funzionari.
Così, a dirigere la questura di Lubiana fu posto il commissario Ettore Messana,
che resse l’incarico fino a giugno 1942, e successivamente fu a Trieste fino a
giugno 1943. Il nome di Messana risulta nell’elenco dei criminali di guerra
denunciati dalla Jugoslavia alla Commissione delle Nazioni Unite per i crimini
di guerra (United Nations War Crimes Commission). Il rapporto di denuncia,
redatto in lingua inglese ed inviato dalla Commissione statale jugoslava in
data 14/7/45 (Copia del rapporto originale in lingua inglese si trova
nell’Archivio di Stato di Lubiana, AS 1551 Zbirka Kopij, škatla 98, pp.
1502-1505), lo accusa (sulla base di documentazione che era stata trovata in
possesso della Divisione “Isonzo” dell’Esercito italiano di occupazione) di
crimini vari: “assassinio e massacri; terrorismo sistematico; torture ai
civili; violenza carnale; deportazioni di civili; detenzione di civili in
condizioni disumane; tentativo di denazionalizzare gli abitanti dei territori
occupati; violazione degli articoli 4, 5, 45 e 46 della Convenzione dell’Aja
del 1907 e dell’articolo 13 del Codice militare jugoslavo del 1944”. Nello
specifico viene addebitata a Messana (in concorso con il commissario di PS
Pellegrino e col giudice del Tribunale militare di Lubiana dottor Macis) la
costruzione di false prove che servirono a condannare diversi imputati (tra i
quali Anton Tomsič alla pena capitale, eseguita in data 21/5/42) per dei reati
che non avevano commesso. La responsabilità di Messana e Pellegrino in questo
fatto è confermata da documenti dell’archivio della questura di Lubiana (oggi
conservati presso l’Archivio di Stato di Lubiana, AS 1796, III, 6, 11), che
fanno riferimento ad una “operazione di polizia politica” condotte dal
vicequestore Mario Ferrante e dal vicecommissario Antonio Pellegrino sotto la
direzione personale di Messana, contro una “cellula sovversiva di Lubiana”
della quale facevano parte, oltre al Tomsič prima citato, anche Michele Marinko
(condannato a 30 anni di reclusione), Vida Bernot (a 25 anni), Giuseppina Maček
(a 18 anni) ed altri tre che furono condannati a pene minori. Messana e gli
altri furono anche accusati di avere creato false prove nel corso di una
indagine da loro condotta, in conseguenza della quale 16 persone innocenti
furono fucilate dopo la condanna comminata dal giudice Macis. Si tratta
dell’indagine per l’attentato al ponte ferroviario di Prešerje del 15/12/41,
per la quale indagine, come risulta da altri documenti della questura di
Lubiana dell’epoca, Messana, il suo vice Ferrante, l’ufficiale dei Carabinieri
Raffaele Lombardi ed altri agenti e militi furono proposti per onorificenze e
premi in denaro per la buona riuscita delle indagini relative: Messana
ricevette come riconoscimento per il suo operato la “commenda dell’Ordine di S.
Maurizio e Lazzaro”. Il 21/9/45 l’Alto Commissario Aggiunto per l’Epurazione di
Roma inviò una nota al Prefetto di Trieste nella quale era segnalato il nome di
Ettore Messana. Il Prefetto richiese un’indagine alla Polizia Civile del GMA
(ricordiamo che all’epoca Trieste era amministrata da un Governo Militare
Alleato e la polizia era organizzata sul modello anglosassone), il cui
risultato è contenuto in una relazione datata 6/10/45 e firmata dall’ispettore
Feliciano Ricciardelli della Divisione Criminale Investigativa, dalla quale
citiamo alcuni passaggi. “Il Messana era preceduto da pessima fama per le sue
malefatte quale Questore di Lubiana. Si vociferava infatti che in quella città
aveva infierito contro i perseguitati politici permettendo di usare dei mezzi
brutali e inumani nei confronti di essi per indurli a fare delle rivelazioni
(…) vi era anche (la voce, n.d.a.) che ordinava arresti di persone facoltose
contro cui venivano mossi addebiti infondati al solo scopo di conseguire
profitti personali. Difatti si diceva che tali detenuti venivano poi avvicinati
in carcere da un poliziotto sloveno, compare del Messana, che prometteva loro
la liberazione mediante il pagamento di ingenti importi di denaro. Inoltre gli
si faceva carico che a Lubiana si era dedicato al commercio in pellami da cui
aveva ricavato lauti profitti. Durante la sua permanenza a Trieste, ove rimase
fino al giugno 1943, per la creazione in questa città del famigerato e
tristemente noto Ispettorato Speciale di polizia diretto dal comm. Giuseppe
Gueli, amico del Messana, costui non riuscì ad effettuare operazioni di polizia
politica degne di particolare rilievo. Ma anche qui, così come a Lubiana, egli
si volle distinguere per la mancanza assoluta di ogni senso di umanità e di
giustizia, che dimostrò chiaramente nella trattazione di pratiche relative a
perseguitati politici (…)”. Questa relazione è conservata in Archivio di Stato
di Trieste, fondo Prefettura gabinetto, b. 18. L’Ispettore Ricciardelli aveva
già svolto servizio in polizia sotto il passato regime fascista ed era stato
internato in Germania sotto l’accusato di favoreggiamento nei confronti di
ebrei che sarebbero stati da lui aiutati a scappare. A fronte di tutto ciò ci
si aspetterebbe che Messana sia stato, se non condannato per quanto commesso
sotto il fascismo, quantomeno “epurato” dalla Pubblica Sicurezza. Invece lo
ritroviamo nell’immediato dopoguerra nella natia Sicilia, a dirigere, alle
dipendenze dell’ex funzionario dell’OVRA a Zagabria, Ciro Verdiani, un
“Ispettorato generale di PS per la Sicilia”, un “organo creato per la
repressione della delinquenza associata, e specificamente per la repressione
del banditismo che faceva capo a Giuliano (il “bandito” Salvatore Giuliano,
n.d.a.)” (questa definizione è tratta dalla sentenza di Viterbo, emessa il 3
maggio 1952 dalla Corte d’assise di Viterbo, presieduta dal magistrato Gracco
D’Agostino, in merito alla strage di Portella della Ginestra del 1/5/47). Per
sapere come i due alti funzionari di PS svolsero il compito loro affidatogli,
leggiamo alcuni stralci dalla sentenza emessa in merito alla strage di Portella
della Ginestra, dove gli uomini di Giuliano spararono sulla folla che si era
radunata per festeggiare il Primo maggio, uccidendo undici persone tra cui
donne e bambini e ferendone molte altre. “L’Ispettore Verdiani non esitò ad
avere rapporti con il capo della mafia di Monreale, Ignazio Miceli, ed anche
con lo stesso Giuliano, con cui si incontrò nella casetta campestre di un
sospetto appartenente alla mafia, Giuseppe Marotta in territorio di
Castelvetrano ed alla presenza di Gaspare Pisciotta, nonché dei mafiosi Miceli,
zio e nipote, quest’ultimo cognato dell’imputato Remo Corrao, e dal mafioso
Albano. E quel convegno si concluse con la raccomandazione fatta al capo della
banda ed al luogotenente di essere dei bravi e buoni figlioli, perché egli si
sarebbe adoperato presso il Procuratore Generale di Palermo, che era Pili
Emanuele, onde Maria Lombardo madre del capo bandito, fosse ammessa alla
libertà provvisoria. E l’attività dell’ispettore Verdiani non cessò più; poiché
qualche giorno prima che Giuliano fosse soppresso, attraverso il mafioso
Marotta pervenne o doveva a Giuliano pervenire una lettera con cui lo si
metteva in guardia, facendogli intendere che Gaspare Pisciotta era entrato
nell’orbita del Colonnello Luca (si tratta dell’ex generale dei Carabinieri Ugo
Luca, che tra il 1949 e il 1950 coordinò l’uccisione di Giuliano in Sicilia”,
già “uomo di fiducia personale di Mussolini”, come scrive Giuseppe Casarrubea
in “Storia segreta della Sicilia”, Bompiani 2005) ed operava con costui contro
Giuliano”. Quanto a Messana leggiamo che “l’Ispettore Generale di PS Messana negò
ed insistette nel negare di avere avuto confidente il Ferreri (Salvatore
Ferreri, detto “fra Diavolo”, sarebbe stato infiltrato nella “banda” di
Giuliano per farlo catturare; Ferreri sembra essere stato tra gli organizzatori
degli attacchi contro i sindacalisti a Partinico del 1947; fu ucciso dai
Carabinieri pochi giorni dopo il massacro di Portella della Ginestra), ma la
negativa da lui opposta deve cadere di fronte all’affermazione del capitano dei
Carabinieri Giallombardo, il quale ripetette (sic) in dibattimento che Ferreri
fu ferito dai carabinieri presso Alcamo, ove avvenne il conflitto in cui
restarono uccise quattro persone; e, ferito, il Ferreri stesso chiese di essere
portato a Palermo, spiegando che era un agente segreto al servizio dell’Ispettorato
e che doveva subito parlare col Messana”; Salvatore Ferreri era “conosciuto
anche come Totò il palermitano, ma definito come pericoloso pregiudicato,
appartenente alla banda Giuliano, già condannato in contumacia alla pena
dell’ergastolo per omicidio consumato allo scopo di rapinare una vettura
automobile”. Verdiani morì a Roma nel 1952, e il suo “decesso fece in modo che
il suo ruolo in quegli anni piano piano si dissolvesse sotto i riflettori”. Per
approfondire la questione dei rapporti tra la “banda” Giuliano, l’Ispettorato
generale di Messana e Verdiani ed i servizi segreti statunitensi ed italiani,
nonché sul riciclaggio da parte di questi di personale che aveva operato con la
Decima Mas di Borghese, vi rimandiamo al citato studio di Casarrubea, “Storia
segreta della Sicilia”. I non fatevi intimorire • 2 • 21 giugno alle ore 20.52
o Rimuovi La Nuova Alabarda certo che no! 1 • 22 giugno alle ore 8.34 • Rimuovi
Valentino Roiatti I fascisti italiani in Slovenia hanno compiuto crimini
inenarrabili. Basta chiedere ai loro storici ci racconteranno la verità. In
ogni caso a Lubiana , meglio non parlare --------- Ho sbriciolato tutte queste
presunte documentazioni accusatorie. Ne farò oggetto di una pubblicazione. Se
qualche volta ho voluto segnalare copie dei miei risultati archivistici a
questa NUOVA ALABARDA alla Cernigoi, ho commesso, non so come si dice in
inglese (io a mala pena traduco dal siciliano all'italiano) insomma molestia a
mezzo computer? Vi diffido a voi della Polizia Postale a molestarmi su input di
questa ex goriziana. Se lo fate ho qui una prova provata che allora agite
d'impulso e ve ne assumete le responsabilità. Ma forse ora potete rispondere
alla Cernigoi: ma sia seria, signora. Se impapocchia cose di storia e qualcuno
la coglie in castagna, in fin dei conti niente di grave; basta una semplice
doverosa rettifica. dato che il suo dire sta danneggiando gravissimamente gli
eredi del signor gr. uff. comm. san Lazzaro e San Maurizio (onorificenze
meritatissime sulle quali signora ex goriziana lei non ha titolo alcuno di
sputarci sopra) l'ISPETTORE GENERALE DI PS, dottore Ettore Messana da
Racalmuto. Se poi, persistendo la signora, dovessimo passare al penale, sarà
tutt'altra musica. SECONDA PARTE
Tre tempi: Riesi 1919, (10 ottobre), (per Li Causi Messana
vi sarebbe stato coinvolto. Il Messana manco c’era); Lubiana 1941/42 (è un
momento questo di cui mi riprometto qui di documentare l’infame e fallace
costruzione della Cernigoi); Sicilia 1945/47 ( Il Casarrubea va oltre la
temerarietà di un Li Causi e fa diventare criminalità comune quella accusa
faziosa del deputato comunista che parla di Politica (sottolineo: politica)
delinquenza del Messana; sarebbe stato CAPO DEL BANDITISMO POLITICO il grande
Messana; eccesso retorico che mi riprometto addirittura di capovolgere)-
Appuntiamoci su questi che sarebbero esilaranti vituperi
calunniosi della Cernigoi se non avessero prodotto danni morali, familiari ed
economici all’innocente famiglia Messana. La Cernigoi ha mai posto uno sguardo
a questo studio serio, ponderato, circospetto di TEODORO SALA (Occupazione
Militare e AMMINISTRAZIONE CIVILE nella ‘PROVINCIA’ di LUBIANA (1941 – 1942).)?
A pag. 87 avrebbe letto, alla nota 55 “Lettera del questore Messana al gen. T.
Orlando, comandante della Divisione Granatieri di Sardegna (04481). La nota
prova quanto il Sala asserisce nel testo e cioè “fu quindi un susseguirsi di
reciproche intromissioni da parte delle due autorità nella sfera di competenza
di ciascuna: ora erano le truppe regolari ad assumere compiti di polizia
all’insaputa della questura [si badi bene della questura, come dire di Ettore
Messana, giusta la lettera che abbiamo menzionata] ora l’Alto Commissario,
contro le disposizioni in vigore adibiva dei militari al servizio carcerario.”
Un caos infernale dunque; militari da destra e militari da sinistra e il
Messana totalmente esautorato. Quali responsabilità gli si possono addossare?
Certo se vi fossero documenti, atti, testimonianze coeve, verbali etc etc.
alzeremmo le mani. Ma non vi è nulla. Nel 1943 con il famoso Tutti a Casa, la
Provincia di LUBIANA viene smantellata, le carte trafugate. Gli italiani saremo
degli imbelli ma non lasciamo tracce delle nostre malefatte ai “nemici”. Sala
non trova quella lettera del Messana; pensiamo che si rifaccia solo allo
scartafaccio del protocollo, quello può essere rimasto a Trieste. Ma il resto
delle carte, no. Ce ne sono residue, ma qui a Roma al Ministero o ai Ministeri.
Alcune noi le abbiamo trovate ma vanno nel senso diametralmente opposto a
quelle che la Cernigoi stravisa o si auspica che siano integre genuine
accusatorie in scaffali che sarebbero noti e accessibili solo a lei. Non
scherzi la Cernigoi: qui ci va di mezzo il buon nome dell’Italia. Se vi furono
colpe (e vi furono) che siano perseguite (e come vedremo alcune vi furono e
finirono sotto giustizia). Ma quelle che la Cernigioi alla fin fine fabbrica
contro Messana, NON CI SONO. Nessuno le ha mai trovate, le rigorose inchieste
del dopo guerra non le hanno neppure di striscio individuate. Frattanto: “
incalzato dall’iniziativa partigiana, preoccupato per le conseguenze del suo
atteggiamento che poteva essere di “troppa bontà, che poteva essere scambiato
per debolezza, premuto dalle esigenze difensive ed offensive che i militari
accampavano GRAZIOLI [grassetto nostro] emanò l’11 settembre un bando che era
quasi una dichiarazione di stato di guerra. La pena di morte veniva comminata
non solo per gli attentati e per ‘chi sia trovato in possesso di manifestini,
emblemi, distintivi, altro materiale di propaganda sovversiva‘ ma anche per
‘chi partecipi a riunioni o assembramenti della stessa natura’ per chi ‘dia
ricetto alle persone colpevoli di quei reati’. Esecrabilissimi provvedimenti,
sconfinamenti da ogni civiltà giuridica, delinquenza militare. Ma ne è
responsabile Messana che addirittura da questo cambiamento ne esce schiacciato,
esautorato, relegato a ruoli sempre più marginali? Messana finisce in
disgrazia. Vedremo dopo quale fu la sua partecipazione, incolpevole innocua e
insignificante in quella che sarà una ignominia – sì, una ignominia per
l’Italia – la soppressione con un processo burletta e con giudice monocratico
del presunto capo dei Partigiani a Lubiana. E là non vi fu alcuna
partecipazione attiva del Messana, alcuna compiacenza del MESSANA. Un verbale
di oltre 70 facciate che è stato revisionato, giudicato e contemplato dal SIS
del Ministero degli Interni ne dà ampia conferma. Noi lo pubblicheremo quel
testo così minuzioso, certosino, quasi bizantino. I Titini potevano dire e
chiedere quel che volevano, erano assetati di vendetta, volevano assolutamente
creare i mostri, volevano fare di ogni erba un fascio, ogni pur meritevole
impiegato funzionario questore italiano che si era avvicendato in quel di
Serbia in quel di Lubiana non poteva che essere un CRIMINALE DI GUERRA. Ma
Messana non lo era. L’istruttoria al Ministero che pur vi fu dovette
archiviare. Non emergeva nulla. Il dottore Pianese diede il suo ultimo colpo di
timbro, burocraticamente scrisse “atti”. Perché la Cernigoi non cercò, non appurò
, non si documentò? Non voleva acclarare la rispondenza delle carte che le
erano capitate in mano o che le avevano fatto recapitare dopo un mezzo secolo
di sonno con la veridicità storica, con la contestualizzazione, con il grado di
affidabilità? Se l’ha fatto in mala fede che paghi, se per insipienza non si
dichiari una storica di chiara fame da supportare addirittura redditizie
trasmissioni televisive che hanno buttato un mare di fango su una dignitosa,
intemerata famiglia, l’attuale famiglia Messana
07/10/2014
0.45
07/10/2014
0.45
---------
Ho sbriciolato tutte queste presunte documentazioni
accusatorie. Ne farò oggetto di una pubblicazione. Se qualche volta ho voluto
segnalare copie dei miei risultati archivistici a questa NUOVA ALABARDA alla
Cernigoi, ho commesso, non so come si dice in inglese (io a mala pena traduco
dal siciliano all'italiano) insomma molestia a mezzo computer? Vi diffido a voi
della Polizia Postale a molestarmi su input di questa ex goriziana. Se lo fate
ho qui una prova provata che allora agite d'impulso e ve ne assumete le
responsabilità. Ma forse ora potete rispondere alla Cernigoi: ma sia seria,
signora. Se impapocchia cose di storia e qualcuno la coglie in castagna, in fin
dei conti niente di grave; basta una semplice doverosa rettifica. dato che il
suo dire sta danneggiando gravissimamente gli eredi del signor gr. uff. comm.
san Lazzaro e San Maurizio (onorificenze meritatissime sulle quali signora ex goriziana
lei non ha titolo alcuno di sputarci sopra) l'ISPETTORE GENERALE DI PS, dottore
Ettore Messana da Racalmuto.
Se poi, persistendo la signora, dovessimo passare al penale,
sarà tutt'altra musica.
SECONDA PARTE
Tre tempi: Riesi 1919, (10 ottobre), (per Li Causi Messana
vi sarebbe stato coinvolto. Il Messana manco c’era); Lubiana 1941/42 (è un
momento questo di cui mi riprometto qui di documentare l’infame e fallace
costruzione della Cernigoi); Sicilia 1945/47 ( Il Casarrubea va oltre la
temerarietà di un Li Causi e fa diventare criminalità comune quella accusa
faziosa del deputato comunista che parla di Politica (sottolineo: politica)
delinquenza del Messana; sarebbe stato CAPO DEL BANDITISMO POLITICO il grande
Messana; eccesso retorico che mi riprometto addirittura di capovolgere)-
Appuntiamoci su questi che sarebbero esilaranti vituperi
calunniosi della Cernigoi se non avessero prodotto danni morali, familiari ed
economici all’innocente famiglia Messana.
La Cernigoi ha mai posto uno sguardo a questo studio serio,
ponderato, circospetto di TEODORO SALA (Occupazione Militare e AMMINISTRAZIONE
CIVILE nella ‘PROVINCIA’ di LUBIANA (1941 – 1942).)? A pag. 87 avrebbe letto,
alla nota 55 “Lettera del questore Messana al gen. T. Orlando, comandante della
Divisione Granatieri di Sardegna (04481). La nota prova quanto il Sala
asserisce nel testo e cioè “fu quindi un susseguirsi di reciproche
intromissioni da parte delle due autorità nella sfera di competenza di
ciascuna: ora erano le truppe regolari ad assumere compiti di polizia
all’insaputa della questura [si badi bene della questura, come dire di Ettore
Messana, giusta la lettera che abbiamo menzionata] ora l’Alto Commissario,
contro le disposizioni in vigore adibiva dei militari al servizio carcerario.”
Un caos infernale dunque; militari da destra e militari da
sinistra e il Messana totalmente esautorato. Quali responsabilità gli si
possono addossare? Certo se vi fossero documenti, atti, testimonianze coeve,
verbali etc etc. alzeremmo le mani. Ma non vi è nulla. Nel 1943 con il famoso
Tutti a Casa, la Provincia di LUBIANA viene smantellata, le carte trafugate.
Gli italiani saremo degli imbelli ma non lasciamo tracce delle nostre malefatte
ai “nemici”. Sala non trova quella lettera del Messana; pensiamo che si rifaccia
solo allo scartafaccio del protocollo, quello può essere rimasto a Trieste. Ma
il resto delle carte, no. Ce ne sono residue, ma qui a Roma al Ministero o ai
Ministeri. Alcune noi le abbiamo trovate ma vanno nel senso diametralmente
opposto a quelle che la Cernigoi stravisa o si auspica che siano integre
genuine accusatorie in scaffali che sarebbero noti e accessibili solo a lei.
Non scherzi la Cernigoi: qui ci va di mezzo il buon nome dell’Italia. Se vi
furono colpe (e vi furono) che siano perseguite (e come vedremo alcune vi
furono e finirono sotto giustizia). Ma quelle che la Cernigioi alla fin fine
fabbrica contro Messana, NON CI SONO. Nessuno le ha mai trovate, le rigorose
inchieste del dopo guerra non le hanno neppure di striscio individuate.
Frattanto: “ incalzato dall’iniziativa partigiana,
preoccupato per le conseguenze del suo atteggiamento che poteva essere di
“troppa bontà, che poteva essere scambiato per debolezza, premuto dalle
esigenze difensive ed offensive che i militari accampavano GRAZIOLI [grassetto
nostro] emanò l’11 settembre un bando che era quasi una dichiarazione di stato
di guerra. La pena di morte veniva comminata non solo per gli attentati e per
‘chi sia trovato in possesso di manifestini, emblemi, distintivi, altro materiale
di propaganda sovversiva‘ ma anche per ‘chi partecipi a riunioni o
assembramenti della stessa natura’ per chi ‘dia ricetto alle persone colpevoli
di quei reati’.
Esecrabilissimi provvedimenti, sconfinamenti da ogni civiltà
giuridica, delinquenza militare. Ma ne è responsabile Messana che addirittura
da questo cambiamento ne esce schiacciato, esautorato, relegato a ruoli sempre
più marginali? Messana finisce in disgrazia. Vedremo dopo quale fu la sua
partecipazione, incolpevole innocua e insignificante in quella che sarà una
ignominia – sì, una ignominia per l’Italia – la soppressione con un processo
burletta e con giudice monocratico del presunto capo dei Partigiani a Lubiana.
E là non vi fu alcuna partecipazione attiva del Messana, alcuna compiacenza del
MESSANA. Un verbale di oltre 70 facciate che è stato revisionato, giudicato e
contemplato dal SIS del Ministero degli Interni ne dà ampia conferma. Noi lo
pubblicheremo quel testo così minuzioso, certosino, quasi bizantino. I Titini
potevano dire e chiedere quel che volevano, erano assetati di vendetta,
volevano assolutamente creare i mostri, volevano fare di ogni erba un fascio,
ogni pur meritevole impiegato funzionario questore italiano che si era
avvicendato in quel di Serbia in quel di Lubiana non poteva che essere un
CRIMINALE DI GUERRA. Ma Messana non lo era. L’istruttoria al Ministero che pur
vi fu dovette archiviare. Non emergeva nulla. Il dottore Pianese diede il suo
ultimo colpo di timbro, burocraticamente scrisse “atti”. Perché la Cernigoi non
cercò, non appurò , non si documentò? Non voleva acclarare la rispondenza delle
carte che le erano capitate in mano o che le avevano fatto recapitare dopo un
mezzo secolo di sonno con la veridicità storica, con la contestualizzazione,
con il grado di affidabilità? Se l’ha fatto in mala fede che paghi, se per
insipienza non si dichiari una storica di chiara fame da supportare addirittura
redditizie trasmissioni televisive che hanno buttato un mare di fango su una
dignitosa, intemerata famiglia, l’attuale famiglia Messana
7 ottobre 2014
07/10/2014
14.21
Se un giornalista o uno scrittore di una certa fama, UMBERTO
SANTINO, ha voglia di infilare in uno articolo come questo: _____________
"Centro Siciliano di Documentazione "Giuseppe Impastato" - Onlus
La strage di Portella della Ginestra Umberto Santino La strage di Portella
della Ginestra ::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::: uno svolazzo del tipo:
---------------------------------------- il .... nome di
[Giuliano] viene fatto dall'Ispettore di Pubblica Sicurezza Ettore Messana, lo
stesso che l'8 ottobre 1919 aveva ordinato il massacro di Riesi (15 morti e 50
feriti) e che ora Li Causi addita come colui che dirige il "banditismo
politico". La banda Giuliano sarà pure indicata come responsabile degli
attentati del 22 giugno in vari centri della Sicilia occidentale, con morti e
feriti ..... .............................................. allora vien voglia
di chiedergli: sulla base di quale prova? quale è la fonte? ove le carte, le
sentenze giudiziarie, le condanne? la legittimazione dell'addebito infamante?
Ma avreste la sorpresa che il desso nulla saprebbe rispondervi. La parola di Li
Causi, peraltro datata 15 luglio 1947, non basta. Il Li Causi è troppo preso
dal suo furore contro Scelba e scarica il suo vociare accusatorio sul
declinante questore Messana, cui peraltro doveva la vita. Senza gli avvisi e le
protezioni del Messana il compagno onorevole comunista finiva crivellato dai
colpi del bandito Giuliano o di chi vi stava dietro; e per noi comincia ad
essere molto probabile che possano essere quelli dell'America, ammesso che
allora la CIA non fosse già operante.
Noi siamo andati a rovistare fra le carte dell'archivio di
Stato di Caltanissetta e nulla abbiamo trovato che possa coinvolgere il Messana
in codesti efferati crimini di Riesi del 1919. Ma sorpresa delle sorprese,
veniamo a scoprire che nel 1919 la questura a Caltanissetta non c'era, c'era
solo un distaccamento presso la Prefettura all'epoca sotto la ferrea direzione
del prefetto Guadagnini. Questi fa dei fatti un paio di mesi dopo un rapporto
circostanziato al suo Ministero. L'abbiamo rinvenuto presso l'Archivio Centrale
di Stato di Roma. Anche qui nulla che possa buttare ombre sul Messana.
Semplicemente del tutto ignorato per la semplice ragione che non aveva avuto
alcun ruolo in quel groviglio di tristi vicende.
Eccovi quel rapporto: leggetevelo, scandagliatelo e vediamo
cosa vi potreste trovare per aggredire il Messana. Diciamo subito: NULLA
Intanto vi diamo le coordinate per andare a controllare presso
l'ACS di Roma
Non so se avete notato la richiedente: è la signora Giovanna
Messana, la solerte nipote del questore Messana, appunto. Se voi detrattori non
fate quel passo indietro, quella peraltro doverosa resipiscenza, la signora non
può sottrarsi all'onere di perseguirvi per via legale.
18 ottobre 2014
18/10/2014
2.24
«Ma è possibile che il Ministro Scelba si possa fidare di un
uomo di cui si presume che conosca anche il passato? Lasciamo stare che Messana
è nell'elenco dei criminali di guerra di una nazione vicina; questo può far
piacere ad una parte della Camera, la quale pensa: "Va bene, è un
massacratore; però, di stranieri!"»
Da qui la martellante stampa specializzata volta a colpire
il Messana CRIMNALE DI GUERRA. Il Li Causi, ovvio, è abile, gioca con le
parole, dice e non dice. Non per nulla è siciliano e l’omertà noi siciliani ce
l’abbiamo nel sangue. Soffermiamoci su particolari, sugli scivolamenti da
verità che se vere si possono esplicare semplicemente. No. Il Li Causi
esordisce con un ”lasciamo stare”. Lui lasciò stare. Gli epigoni a iniziare da
Danilo Dolci sino a finire ad una ex goriziana improvvisatasi storica, non
lasciano stare; affermano martellano, propinano, impongono. Il Messana dicono
senza nulla sapere rispetto a quello che invece Li Causi ben conosceva che vi
sarebbe stata certezza: Messana sarebbe stato CRIMINALE DI GUERRA.
Non è senza ragione che l’avvocato onorevole Li Causi,
siccome sa bene che si tratta soltanto di un elenco buttato giù da “una nazione
vicina”. Non aggiunge che si tratta di Jugoslavia, di nazione addirittura
nemica e vincitrice che è assetata di vendetta. Ma soprattutto sa che fine ha
fatto presso il SIS di Roma cioè presso il VIMINALE quell’elenco “nemico”. Tra
50 nominativi di “ricercati” vi era stato incluso così senza specifica alcuna
un “MESSANA”, “questore”. E c’era poco da ricercare: il Messana stava appunto a
Palermo come terribile capo della polizia di Stato dell’Italia ormai
repubblicana e democratica. E stava lottando contro un pernicioso banditismo,
quello di Giuliano, che veniva foraggiato dagli americani. Quegli americani che
ora chissà perché lo vorrebbero sine causa CRIMINALE DI GUERRA. Già, varie olte
il Messana aveva relazionato che purtroppo armi moneta ed altro all’EVIS, a
Finocchiaro Aprile, agli Agrari venivano appunti dagli Americani. Abbiamo ben
tre relazioni del Messana al suo Ministero in proposito. I denigratori del
Messana sembrano non accorgersene, non percepirne l’importanza. Il più onesto,
il Mangiameli, di codeste schiere di storici si limita a scrivere che sì il
Messana aveva “prodotto continui rastrellamenti” ma si illudeva che questi
rastrellamenti potessero mettere “in crisi i traffici illegali e alienare a
Guliano le simpatie della popolazione che lo considerava suo protettare”. Per
Mangiameli insomma il Messana, responsabile della pubblica sicurezza in Siciia
in quel terribile biennio 1945-1947 era un miope funzionario di polizia
incapsulatosi nel “mito della contrapposizione tra mafia come strumento
tradizionale del mantenimento dell’ordine nelle campagne, e banditi come
ribelli primitivi”. Giudizio di valore dunque superficiale e gratutito che uno
storico non dovrebbe mai permettersi se vuole fare scienze sociali avalutative.
Ma diciamo: opinioni. E democraticamente va riconosciuta a tutti libertà di
opinione. Sempre che non leda l’onorabilità della gente. Cosa invece che non fa
la Cernigoi che abbiamo visto come si spinge in denigrazioni infamanti sena
alcuna cognizione di causa. Ma restiamo sbalorditi quando inopinatamente ci
imbattiamo in questo passo del professore Casarrubea, quando a pag. 29 del suo
ultimo libro a stampa (STORIA SEGRETA DELLA SICILIA, dallo sbarco alleato a
Portella della Ginestra, Tascabili Bompiani) si lascia scappare che “ci sono i
rapporti dello stesso ispettore di Pubblica Sicurezza Ettore Messana, che danno
Giulino in contatto con agenti americani”. Noi di quei rapporti ne abbiamo
trovati ben tre nell’archivio centrale dello Stato e francamente ci
meravigliamo come acuti storici non ne avevano notata la rilevanza e la
delicatezza di quelle accuse nientemeno che agli americani che a nostro avviso
hanno nel giugno del 1947 chiesto la testa dell’autore. Altro che tutta quella
congerie di calunnie, insinuazioni, denigrazioni, diffamazioni contro il Messana.
Il Li Causi è ben consapevole di questo e non per nulla si
lascia andare ad una banalità, quasi ad una battuta di spirito del tutto fuori
posto in quel contesto permettendosi di celiare: “questo può far piacere ad una
parte della Camera, la quale pensa: "Va bene, è un massacratore; però, di
stranieri!". C’era del marcio in Danimarca e Li Causi ben lo conosceva.
Anzi a nostro avviso vi era coinvolto. Ma di questo a suo tempo. Chiediamo
allora subito: perché mai un CIVILE potesse essere stato un criminale di
guerra. Messana nel giugno del 1941 era stato inviato a Lubiana come normale
questore di una sedicente provincia italiana. Solo la Cernigoi può affermare:
«Com’è noto, il 6/4/41 l’Italia fascista invase la Jugoslavia, in perfetto
accordo con l’esercito di Hitler, creando la “Provincia italiana di Lubiana” e
mettendo ai posti di comando dei propri funzionari. Così, a dirigere la
questura di Lubiana fu posto il commissario Ettore Messana, che resse
l’incarico fino a giugno 1942, e successivamente fu a Trieste fino a giugno
1943.» Cosa fu Lubiana, la costituzione della provincia di Lubiana, come iniziò
e come purtroppo degenerò è materia che gli storici seri non sanno ancora come
inquadrare.
29 ottobre 2014
29/10/2014
16.32
Oggi Gerbino è in contesa giudiziaria con Casarrubea (un
ottimo storico di sinistra siciliano) e con Claudia Cernigoi giornalista e
storica triestina, nata a Gorizia (con la quale in conflitto sono io).
1 novembre 2014
01/11/2014
19.20
Mi introduco qui nella speranza che tramite questa tua
bacheca possa destare curiosità in quel di Favara e qualcuno anche anonimamente
mi dia ragguagli. Ieri all'ARCHIVIO CENTRALE DI STATO qui a Roma, all'EUR. mi
imbatto in carte sconcertanti relative al triennio 1945-48. Scopro che ad
Agrigento vi era un tribunale ALLEATO. Un favarese vi viene processato e
condannato- Questa la nota: " NAPOLI GIUSEPPE fu Carmelo, nato a Favara
nel 1910, coniugato, senza prole, condannato dalla CORTE MILITARE ALLEATA di
Agrigento. con sentenza del 19.9.43 ad anni 6 di reclusione per omicidio di un
militare americano. Detenuto nelle carceri giudiziarie di Favara." Diciamo
6 anni appena per un omicidio e per giunta di un soldato americano! Cosa fu
questo TRIBUNALE MILITARE ALLEATO di Agrigento? Ove finirono le carte processuali?
Nessuno le ha mai consultate? Con tutti questi microstorici che popolano
Agrigento e dintorni! Vi fu dunque un carcere giudiziario a Favara! E
l'archivio relativo ove sta? Napoli vi avrebbe trascorso 4-5 anni! Materia per
ricerche storiche approfondite, obiettive e super partes.
01/11/2014
19.33
La nostra storia passata è fatta tutta di misteri. Difficile
raggiungere tappe definitive. Nel caso di molte inchieste gli atti seguirono i
vincitori e si trovano o a Londra, o al Nara (Usa).
01/11/2014
19.59
Lei accenna alle carte del SIS (Viminale). Ieri ho
consultato la busta n. 41 Ne sono rimasto sconcertato e disorientato. Questo
appunto sul Napoli di Favara si trova là. Quel faldone a mio avviso non è stato
adeguatamente investigato. Vi ho vista la genesi di quella che sarà la Gladio
di Cossiga. Comunque vi trovo quest'altro inquietante appunto. Un informatore
occulto della polizia nazionale faceva presente che: " Palermo 5 ottobre
1946 [....] negli ambienti filofascisti palermitani tale voce trova molto
credito (e cioè) l'esistenza in Sicilia di battaglioni (sic), ben armati e
pronti , appena sarà dato l'ordine, a marciare su Roma per rovesciare il
governo e impadronirsi dei poteri". Io non sono né storico né scrittore né
altro; solo un vecchio pensionato dell' Ispettorato vigilanza della Banca
d'Italia e propenso ancora a fare ispezioni avalutative, senza preconcetti di
sorta. Mi sto domandando: ma forse che il buon Li Causi si riferiva a questo
quando in piena aula Costituente parla di Messana quale CAPO DEL BANDITISMO
POLITICO (ovviamente siciliano). In effetti Messana in quell'Ottobre a Palermo
si trovava. Ma Li Causi non poteva non sapere quello che quella busta 41 del
SIS contiene contro noi poveri comunisti specie in quel di Bologna, Reggio Emilia
e quello che i TITINI facevano infiltrandosi nelle c.d. bande armate ROSSE. Che
confusione mentale che ho caro professore. Mi piacerebbe che Lei venisse a
Racalmuto al Circolo Unione (o in altro luogo culturale quale la FONDAZIONE
SCIASCIA per controbattere anche le mie modeste tesi. E se vi partecipasse la
Cernigoi- con la quale ho sbagliato approccio e le chiederò scusa - credo che
ne potrebbe venire qualcosa di utile per la obiettiva conoscenza della storia
siciliana e non di quei turbolenti anni.
2 novembre 2014
02/11/2014
10.33
Gentilissimo professore Casarrubea, sto rileggendo per
istruirmi e dopo le risultanze delle mie ultime ricerche su Ettore Messanail
suo aureo e sero studio su la STORIA SEGRETA DELLA SICIIA: Inceppo in questo
piccolo raffronto. Per Tranfaglia: dobbiamolamentare la dispersione e
'indisponibilità (non sappiamo ancra se definitiva) di fondi italiani dei
ricostituiti ervizi segreti, che soltanto negli ultimi annisono stati, ma in
piccola parte, recuperatidall'Archivio centrale dello Stato Malgrado queste
lacune, molte delle quali appaiono detinate a restare tali per lungo tempo
ancora, l'utilizzazione degli archivi americanie di quelli italiani,
soprattutto per la parte che riguarda carte processuali e di alcune commission
parlamentari d'inchiesta, hanno permesso agli studiosi di fare passi avanti su
problemi di grande rilievo". (pag.5-6).
02/11/2014
11.07
Mi sembra molto più cauto Lei quando ad esempio afferma:
"lo storico lavora su frammenti, parti di verità, ciò che il tempo o le
classi dominanti hanno voluto consegnargli. ... non possono essere considerati
come studi sulla strage quelli prodotti giornalisticamente, senza il minimo
supporto della ricerca scientifica". E per me questo ha valenza ancora più
generale. Mi domando ma tutto quello sconfinato fondo del SIS al Viminale non è
da tempo alla portata d ogni studioso serio e prudente? E lì non vi è la
cronaca diuturna di quanto avvenne circa l'ordine pubblico dal 1945 in poi? E
non vengono capovolti giudizi di valore che ricorrono disinvoltamente non solo
nella mercantile televione o in un cinema addirittura finanziato dallo Stato.?
In particolare. nessuno credo che dopo i miei modesti rinvenimenti archivistici
potrà sostenere che Ettore Messana fu nel 1919, il 10 ottobre, a Riesi
"uno stragista di Stato". O non c'era o ebbe ruoli marginalissimi. A
Lubiana Messana vi stette impacciato nel primo anno della costituita provincia
italiana. Specie con la nomina di Grazioli nel febbraio del 1942 a capo della
provincia il ruolo di Messana fu irrilevante, sicuramente sotto il profilo
penale e la pretesa titina di farne un "criminale d guerra" evaporò
perché totalmente inconsistente nei riesami che ben seri vi furono al SIS del
Viminale. Quanto alla accusa di Licausi che ne voleva fare, dopo il flop
giudiziario di Montalbano, il CAPO DEL BANDITISMO POLITICO siciliano.
l'allontanamento del Messana nel luglio del 1947 costituì per questi un salto
qualitativo divenendo collaboratore apprezzato e onorato di De Gasperi, venendo
prosciolto da ogni pur pretestuosa ombra nei tanti processi ed inchieste che
seguirono la uccisione di Giuliano e Pisciotta. Quante calunnie postume
giornalistiche, televisive e cinematografiche! invece. Ma mi dico una
consultazione equilibrata di questo importante e corposo archivio del SIS non
avrebbe depurato il caso Messana da tantissime superfetazioni calunniatrici?
02/11/2014
11.16
Gentilissimo professore Casarrubea, sto rileggendo per
istruirmi e dopo le risultanze delle mie ultime ricerche su Ettore Messana il suo
aureo e serio studio su la STORIA SEGRETA DELLA SICILIA: Inceppo in questo
piccolo raffronto. Per Tranfaglia: “dobbiamo lamentare la dispersione e
l'indisponibilità (non sappiamo ancora se definitiva) di fondi italiani dei
ricostituiti servizi segreti, che soltanto negli ultimi anni sono stati, ma in
piccola parte, recuperati dall'Archivio centrale dello Stato. Malgrado queste
lacune, molte delle quali appaiono destinate a restare tali per lungo tempo
ancora, l'utilizzazione degli archivi americani e di quelli italiani,
soprattutto per la parte che riguarda carte processuali e di alcune commissioni
parlamentari d'inchiesta, hanno permesso agli studiosi di fare passi avanti su
problemi di grande rilievo". (pag.5-6). Mi sembra molto più cauto Lei quando
ad esempio afferma: "lo storico lavora su frammenti, parti di verità, ciò
che il tempo o le classi dominanti hanno voluto consegnargli. ... non possono
essere considerati come studi sulla strage quelli prodotti giornalisticamente,
senza il minimo supporto della ricerca scientifica". E per me questo ha
valenza ancora più generale. Mi domando ma tutto quello sconfinato fondo del
SIS al Viminale non è da tempo alla portata d ogni studioso serio e prudente? E
lì non vi è la cronaca diuturna di quanto avvenne circa l'ordine pubblico dal
1945 in poi? E non vengono capovolti giudizi di valore che ricorrono
disinvoltamente non solo nella mercantile televisione o in un cinema
addirittura finanziato dallo Stato.? In particolare. nessuno credo che dopo i
miei modesti rinvenimenti archivistici potrà sostenere che Ettore Messana fu
nel 1919, il 10 ottobre, a Riesi "uno stragista di Stato". O non
c'era o ebbe ruoli marginalissimi. A Lubiana Messana vi stette impacciato nel
primo anno della costituita provincia italiana. Specie con la nomina di
Grazioli nel febbraio del 1942 a capo della provincia il ruolo di Messana fu
irrilevante, sicuramente sotto il profilo penale e la pretesa titina di farne
un "criminale d guerra" evaporò perché totalmente inconsistente nei
riesami che ben seri vi furono al SIS del Viminale. Quanto alla accusa di
Licausi che ne voleva fare, dopo il flop giudiziario di Montalbano, il CAPO DEL
BANDITISMO POLITICO siciliano. l'allontanamento del Messana nel luglio del 1947
costituì per questi un salto qualitativo divenendo collaboratore apprezzato e
onorato di De Gasperi, venendo prosciolto da ogni pur pretestuosa ombra nei
tanti processi ed inchieste che seguirono la uccisione di Giuliano e Pisciotta.
Quante calunnie postume giornalistiche, televisive e cinematografiche! invece.
Ma mi dico una consultazione equilibrata di questo importante e corposo
archivio del SIS non avrebbe depurato il caso Messana da tantissime
superfetazioni calunniatrici?
6 novembre 2014
06/11/2014
19.03
Caro dott. Taverna. Lei è un galanuomo e i problemi che si
pone sono seri. Purtroppo la ricerca non può contare su una sola fonte, ma su
una molteplicità di fonti spesso lontane tra di loro e talvolta in
contraddizione. E' difficile una valutazione definitiva, specie perchè la ricerca
non si effettua per calunniare qualcuno, ma per trovare tasselli di un mosaico
complesso che prima o poi si troveranno nel loro reciproco confronto di
corrispondenza. Le auguro una buona serata.
7 novembre 2014
07/11/2014
14.33
Gentilissimo professore Casarrubea, La ringrazio per le
belle parole che ha voluto elargirmi. In fin dei conti io Le sono debitore di
scuse e di scuse molto gravi. Non La conoscevo, non sono né storico né
giornalista. Da ex ispettore bankitalia mi scontro con il mio ex sindaco che
riportava giudizi feroci sul Messana desumendole dai Suoi scritti. Quelle
accuse mi apparveso pretestuose ed esagitate servendomi solo del mio vizietto
ispettivo del sospetto innanzitutto. Quindi potei leggere su un blog locale,
Malgrado Tutto, che si rifà a Leonardo Sciascia, una dele Sue pagine più
cattive contro il Messana, cui seguiva una flaccida difesa di un sedicente
nipote di colui che + ancora noto in paese come il Questore. Apriti cielo: mi
scateno sia pure con i miei miserelli strumenti informatici. Arrivo alla
signora Cernigoi: per logica quelle della triestina mi appavero farneticazioni
calunniose. E dato il mio caratteraccio non ho mancato a mandargliele a dire.
Lei, da stdioso serio e profondo mi pare che mi abbia perdonato; la signora Cernigoi
ancora, no. Ma spero prima o poi di farmi perdonare anche da lei. Diciamo che
non abbiamo motivo alcuno di accapigliarci più di tanto. A questo punto ho da
rivorgerLe una pressante istanza. Forse sono ripetitivo. Perché non viene a
Racalmuto ad animare un dibattito storico sul Messana, sui tempi in cui dovette
cimentarsi, sulle evoluzioni delle ricerche storiche- Appena ne disporrò Le
farò avere una relazione anonima che ho trovato tra i faldoni del SIS di PS a
Roma. Credo che lì la lezione sul ruolo americano nella lotta al comunismo in
Italia tra il 1945 e il 1947 impone risvolti del tutto nuovi e per tanti versi
persino sconcertanti e mi pare che al di là del fuorviante caso Messana vanno
nella direzione dei Suoi novelli indirizzi interpretativi di quei ribollenti
tempi storici. La ringrazio e la saluto con deferenza profonda. Calogero
Taverna
8 novembre 2014
08/11/2014
9.55
Caro dott. Taverna,
Al momento questo non è un buon tempo per la mia salute, ma
se un giorno dovessi stare meglio, magari in estate, sarà un mio piacere
poterla incontrare.
08/11/2014
10.06
La ringrazio. Spero davvero che a Racalmuto si possa
organizzare nei tanti luoghi deputati alla cultura un incontro per illustrare e
comunicare l'approdo dei Suoi studi storici sul drammatico periodo del biennio
1945/47 in Sicilia. Lo spero tanto. Si abbia il mio sincero augurio per la Sua
salute. Buona domenica
9 novembre 2014
09/11/2014
21.53
La Nuova Alabarda MA CHE GLI FACCIO, AGLI UOMINI? Dopo avere
attizzato gli appetiti malsani e paranoici del già citato su queste pagine
Melchiorre Gerbino, da un paio di mesi son...o oggetto di invio di messaggi che
oscillano tra l'intimidatorio e l'offensivo di persona che si firma "Lillo
Taverna" (come un uomo adulto possa chiamarsi Lillo mi è peraltro oscuro)
e che con questo nome ha una pagina FB. Tale Taverna sembra essersi eretto a
difensore sperticato della figura del defunto questore Ettore Messana, sul cui
operato all'epoca del fascismo ebbi modo di scrivere un paio di articoli (che
ho recentemente inserito anche su questa pagina), citando documenti ufficiali
conservati negli archivi di stato di Trieste e Lubiana e facendo riferimento
alle ben più approfondite ricerche condotte da Giuseppe Casarrubea. Insomma il
sedicente Taverna, che mi apostrofa con l'anacronistico termine di
"signorina", non so se per suggerire un mio stato civile peraltro non
corrispondente (duole deluderlo, ma sono sposata da 32 anni) o se per
sminuirmi, in quanto l'idea che generalmente si ha di una "signorina"
non è quello di una ricercatrice storica seria, mi ha inviato una serie di
messaggi privati sulla mia pagina FB (condividendoli, se ho capito bene, anche
con altre persone, a me sconosciute) millantando con queste persone di
"disporre" di un "canale riservato" (veramente la
messaggistica è disponibile a tutti sulla mia pagina personale...) nei quali
vorrebbe dimostrare che Casarrubea ed io avremmo diffamato la figura di
Messana. Per sminuire la credibilità delle mie ricerche scrive (ad un cugino,
presumo, del quale non riporto il nome, ma al quale mi ha descritta come
"tal Carnigoi (sic) triestina, filoslava e con scarso amore patriottico
per questa nostra Italia) che "la Cernigoi si basa su un fascicolo postumo
di gente titina che ha cercato invano di ricattare l'Italia". Curioso
termine "fascicolo postumo" eccetera per definire il carteggio che
contiene i documenti originali della questura fascista che operò nella Lubiana
occupata diretta dal questore Messana tra il 1941 ed il 1942, ma tant'è. Per dare
più forza alla propria teoria che Messana non fu un criminale di guerra (come
denunciato dalla Jugoslavia ed il cui modus operandi fu stigmatizzato anche da
una relazione della Polizia civile del Governo militare alleato di Trieste,
amministrazione angloamericana) ma un eroe, il Taverna afferma: "Non può
credere (Cernigoi, n.d.r.) che l'Italia degasperiana abbia conferito l'alta
onorificenza al Messana ignara o peggio correa di quella caterva di accuse
infamanti titina contro chi avesse avuto dallo Stato Italiano incarichi in
quella tragica storia della costituzione della provincia di Lubiana che lei non
può antipatriotticamente ridurre ad un crimine di guerra". Ciò che io
credo è del tutto ininfluente, sta di fatto che l'Italia post-degasperiana (nel
1954, quando era in carica il governo Scelba) conferì una medaglia di bronzo al
torturatore e capo di una banda di torturatori ed assassini, il commissario
Gaetano Collotti dell'Ispettorato speciale di PS. Alla fine, dopo avere
accusato la sottoscritta e Casarrubea di essere "antitaliani",
Taverna conclude nel seguente squisito modo: "Porto il tasco torto,
infilzo la Cernigoi e il suo pigmalione siciliano Casarrubea. Per me sono
artefici di una indegna campagna di stampa infondatamente calunniosa contro il
Gr. Uff. dottore Ettore Messana". Cosa sia il "tasco torto" è
cosa per me incomprensibile, però mi duole constatare che i toni del
"signorino" Lillo Taverna ricordano in modo inquietante quelli del
noto Melchiorre Gerbino. Taverna ci "infilza", Gerbino ci molla
"calci in culo" (cito). Bene, i documenti sono pubblici e
disponibili, non sono "propaganda titina", checché ne dica Taverna, i
verbali della questura italiana di Lubiana sono documenti italiani, se Taverna
ritiene che l'occupazione fascista della provincia di Lubiana non sia stato un
crimine di guerra è padrone di pensarlo, ma ciò fa supporre che le sue
polemiche non siano innescate tanto per amore della verità, quanto per volontà
di riabilitare un sistema fascista che è stato condannato dalla storia. E
rimando al mittente le accuse di "antitalianità",
"antipatriottismo" eccetera che mi lancia Taverna, dato che nessuno
più dei fascisti ha offeso ed insultato l'Italia riducendola ad una dittatura
imperialista e sanguinaria che ha seminato morte e distruzione in Europa. Altro...
Inizio modulo Mi piaceMi piace • • Condividi Rimuovi Lillo Taverna Ancor oggi
posso leggere su FB tutta questa sfilza di insolenze che mi propina la
"signorina" Cernigoi, che obiettivamente fa propaganda antitaliana
supportando come verità assulute le nefandezze postbelliche del regime titino.
Oltre a questa bacheca, LA NUOVA ALABARDA, la dessa immette informaticamente il
BLOG LANUOVAALABARDA il cui contatto suona la nuovaalabarda@gmail.com. In FB,
come può constatarsi, non è possibile contrapporre commenti a difesa o a
rettifica. Quanto al blog, mi vedo minacciato insolentito diffidato a
contattarmi perché sarebbe contatto personale e riservato della signorina
Cernigoi. Devo precisare che con il professore Casarrubea siamo venuti a
chiarimenti esaustivi e civili come si addice a galantuomini della generosa
terra di Sicilia. Laddove all'inizio ebbi a sbagliare con termini alquanto
pesantucci, ho dovuto ammettere le mie colpe e chiedere scusa. Con la signorina
Cernigoi non solo non mi è possibile ogni civile chiarimento ma mi vedo
insolentito, come ben si può constatare qui sopra, e minacciato di stalking
(non so cosa sia), e di ricorso ai poteri inquisitori della polizia postale.
Io, invero, non vedo l'ora che ciò faccia avendo strali al mio arco per ribaltare
la frittata. Ma devo stare attento qui ad usare il termine "strale"
perché la goriziana signorina Cernigoi ha una sua molto personale convivenza
con la lingua italiana. Per lei l'elegante ad allusivo termine
"infilzare" come dire venire elegantemente e sapidamente
"infilzati" o "contestati" è equivalente di "calci in
culo" sornionissima espressione di Melchiorre Gerbino, personaggio da cui
sono stellarmente lontano per cultura, per cifra etica e militanza politica. Ora
La Cernigoi mi dà del "fascista" sol perché metto i titini alla
berlina: nebbie mentali femminili. Certo non sono né storico, né letterato, né
pubblicista: so solo che la "storia" è "scienza sociale " e
quindi deve tendere alla "avalutatività". In ogni caso la storia non
"condanna" fa o tenta di fare "verità" in ordine ad un
passato, senza ottundere l'obbiettività. La costituzione della "provincia
di Lubiana" va letta e capita sulla base di testi obbiettivi tipo quello
del grande storico T. Sala. In qualche altra parte , ma sempre qui sopra, la
signorina Cernigoi, scandalizzata dal fatto che in Sicilia tanti miei amici
anche a 80 anni mi chiamano Lillo anziché Calogero come registrato nell'ex
convento delle clarisse a Racalmuto, mi vuol negare persino il piacere di
tenere un blog: paturnie postmestruali. Sì, sono logorroico: lo ammetto.. E
questo perché mi sono serviti fiumi di parole per rettificare la triplice
calunnia di Li Causi avverso Ettore Messana. Ho potuto appurare che Messana non
poteva essere uno stragista nel 1919 a Riesi perché o non c'era o fu talmente
defilato da finire del tutto ignoto. A Lubiana non ebbe colpa alcuna come
scandagliato dal SIS del M.I. in base ad una doviziosa documentazione che io
posseggo e la Cernigoi, no!. La sortita leguleia di Li Causi tendente a fare
apparire il Messana come CAPO DEL BANDITISMO POLITICO (attenzione: politico) ha
lasciato il tempo che trova ed oggi anzi in base alla documentazione NARA che
ben sta studiando il professore Casarrubea ed a quella dell'ARCHIVIO CENTRALE
DI STAO (faldoni SIS) sta finalmente affiorando una verità sconcertante: la
responsabilità dell'Oss americana (l'antenata della CIA) contro cui lottò
Messana in Sicilia, rimettendoci le penne. Io sarei un "difensore
sperticato" di Messana. e ammesso che lo sia, questo mi lusinga. A me
comunque sembra che per colpa di questi pennivendoli un grand-commis
dell'ordine pubblico è finito, mezzo secolo dopo la sua morte, mostro sbattuto
in prima pagina. Emblematica la circostanza che persino con minacce la Cernigoi
mi vuole impedire la replica alle sue "fesserie storiche". Così, en
passant, cosa avvenne a Lubiana dopo la sconfitta dell'Italia? roba da
accapponar la pelle. Ho tra le mani un libro: SLOVENIA e vi troverò tanto di
quel materiale più che bastevole per irridere alla Cernigoi che vorrebbe dar
credito all’ira furente dei titini. Si è mai chiesta la Cernigoi cosa avvenne
ai cattolici anticomunisti detti domobranci. "Circa 12.000 domobranci
furono vittime di massacri efferati una volta rientrati in patria. Altri 6.000
civili scamparono all'annientamento grazie all'intervento del maggiore
Barre". Lei si è ingolfata tutta in quello che andavano costruendo questi
signori criminali. Io no! Tutta quella sua pappardella - postuma perché
confezionata dopo quattro anni di guerra e da organi non autorevoli - è finita
nell'istruttoria romana e quindi per assoluta infondatezza archiviata dal
dottore Pianese. Vada a leggersi le carte del SIS all'EUR qui a Roma. Quanto
poi alle elucubrazioni psicologiche del subordinato Ricciardelli, si è mai
chiesta la Cernigoi perché manco giunsero qui a Roma. E' proprio sicura che il
pettegolo non si sia rimangiato tutto per non perdere il posto. Sì, rimase in
polizia ma mi pare molto melanconicamente. A me la figura del Ricciardelli non
interessa, non interesserebbe neppure la figura del magistrato Macis che
condannò a morte come giudice monocratico il Tomsic (ma doveva applicare le
leggi anche quelle leggi da stato di guerra che a me lasciano interdetto. Io
sono comunista, sa? non fascista). Mi dia lei lezioni di diritto internazionale
criminale di guerra. Il Messana aveva fatto solo una o meglio aveva diretto una
perquisizione in casa di Tomsic e aveva trovato quello che aveva trovato e ne
ha fatto una certosina diligente e certo poliziesca relazione. 76 pagine di
rapporto. Se me lo accorda gliene mando una copia. Sta al SIS all’ ACS,
EUR/ROMA. Lei avrebbe l'obbligo di accertare anche se travolgerebbe tutti i due
suoi articoli che credo le abbiano fruttato qualcosa. Che altro le debbo dire:
è disinformata. Mai il Messana fu sotto il Verdiani; non poteva essere fascista
nel 1919 a Riesi; le altissime onorificenze le ebbe a fine della sua carriera
in riconoscimento della suo integerrimo e prezioso servizio allo Stato. Ad
apprezzarlo fu De Gasperi non Scelba. Con fra' Diavolo ha avuto i classici
rapporti che hanno i dirigenti di polizia con i confidenti e ad imporglielo
come confidente fu Aldisio. Sarà non senza ragione che i carabinieri pare che a
fra’ Diavolo gliel'abbiano fatta finire peggio di Cucchi. Sia chiaro: non
Messana e, a ben sospettare, contro Messana. E quanto al suicidato Pisciotta
Messana lo "infilza" sulla faccenda delle mitraglie Beretta. Si legga
le carte del processo. E Messana mai ebbe a che fare con processi penali a sui
carico. Ecco perché io sto cercando la "verità" su Messana sbattuto
in prima pagine, purtroppo credo iniziando dal santone suo compaesano Danilo
Dolci. Io non so chi fu veramente Messana, ma so che quello che lei dice di lui
è falso, denigratorio e calunnioso. Vuol continuare? faccia pure! Mi vuol
denunciare di stalting perché continuerò con tutti i mezzi a smentirla? felice
di divenire la sua vittima. Ma Manzoni direbbe: e poi dicono che non c'è
giustizia a questo, mondo. Solo, io le dico: in Italia c'è giustizia; nella sua
Slovenia, no!
10 novembre 2014
10/11/2014
19.33
Gentilissimo Professore Casarrubea, ecco l'appunto ultra
riservato che mi ha stravolto. Bologna fine 1946. Incontro segreto tra chi non
si sa (ma certo molto altolocato) e l'emissario americano Ci danno lezioni di
democrazia. Al governo mi pare che c'erano persino comunisti come Togliatti,
Gullo, Scoccimarro. Certo i comunisti in Emilia non scherzavano. Che dire?
Spero che la sua salute migliori e la ossequio.
10/11/2014
19.35
10/11/2014
19.36
10/11/2014
19.37
10/11/2014
19.37
11 novembre 2014
11/11/2014
19.55
Grazie, Le sono grato.
11/11/2014
19.56
sono lusingato
io cerco solo la verità storica. So bene che è un traguardo
irraggiungibile. Ma provare si deve sempre, no?
12 novembre 2014
12/11/2014
22.11
12/11/2014
22.11
12/11/2014
22.12
12/11/2014
22.13
Come si può valutare il Messana questore a Lubiana in
quell'ambiguo esordio della annessione della Slovenia all'Italia che ebbe
inizio il 6-18 aprile 1941 se non s'inquadra bene quella faccenda là che non
può certo limitarsi ad un uzzolo dissennato di Mussolini!
Messana va là a Lubiana non da militare, non con concezioni
guerresche, ma ome un ordinario questore sia pure del regime fascista. Un passo
audace per un'accelerazione di carriera.
Noi non frequentiamo commissariati di PS, non gradiamo la
vicinanza al Viminale come cittadini romani. Ne stiamo alla larga. Prevenuti,
anche.
Ma anche tanti amici e tanti compagni di università che
poliziatti sono stati, anche commissari e quindi persino questori. La gente più
pacifica che io conosca. Un lavoro come un altro. Un posto ambito se si
possiede un titolo di studio a livello universitario.
E tale era Ettore Messana. Un suo bizzarro antenato aveva
fatto il questore a Bologna appena scoccata l'ora fatidica dell'Unità d'Italia,
addirittura nel 1860. Tipo strano che da Racalmuto va in Emilia e si mette a
fare il questurino. E' laureato, scrive versi blasfemi, stordisce i felsinei
con il suo verseggiante spirito paesano. se non contadino di certo di u piccolo
borghese asceso nella scala dei valori della terra del sale e dello zolfo, uno
di quelli che noi chiamiamo galantuomini. E in fondo il pronipote Ettore
Messana tende a fare il "galantuomo". Non disdegna le belle donne e
sicuramente in Slovenia le donne erano e sono belle. E qualcuna di loro persino
generosa. Si sarà portata a letto qualcuna? Probabile. Ma basta questo per
farne un violentatore di femmine?
Cara Cernigoi non scherzare.
Dunque, Lubiana diviene provincia italiana nel maggio del
1941. Vi dovevano essere molti italiani. Ma a dominare sono i comunisti. Poi vi
sono i cattolici mitteleuropei austriacizzanti. Tra le due fazioni cattiverie e
aggressioni da lunga data.
Le colonie italiane sparute e comunque sgradite.
Cosa intendeva conseguire il governo fascista nel volere
introdurre colà una sua "amministrazione civile"?
Studi seri devono essere ancora fatti, almeno dall'angolo
visuale italiano. A noi consta che solo Teodoro Sala negli anni '60 si produsse
in una ricerca seria, obiettiva. A disposizione ha solo tutto sommato la
impostazione di studiosi titini. Sotto in foto si può controllare. Sala molto
correttamente ci informa che allo stato attuale delle ricerche (anni '60) non
sussisteva "una conoscenza approfondita sugli intendimenti del governo
fascista italiano nei confronti dei territori occupati". Certo il governo
fascista si proponeva la "italianizzazione più o meno completa e a
scadenza più o meno lunga dei territori annessi". Ma si scontra con una
lotta di liberazione irriducibile che i "popoli jugoslavi condussero dal
1941 al 1945". Appunto perciò "tale lotta condizionò in modo
determinante proponimenti e azioni dell'occupatore".
Ettore Messana, appena cinquantenne, sedentario, poliziotto
da scrivania, arriva nel maggio 1941 a Lubiana credendo di dovere andare a
svolgere quel ruolo che ogni normale questore svolgeva in patria. No! lì, dopo
un primo momento di perplessità nella turbolenta Istituto Italiano di Cultura |
Lubiana scoppia l'insurrezione armata. Cosa da militari, dunque non da
funzionari che anhe se di alto gado, erano sempre imbelli civili. E Messana
comincia subito a scricchiolare .
Il Messana non fa neppure in tempo a gustarsi la prestigiova
(credeva) poltrona di Questore della provincia di Lubiana che arriva Emilio
Grazioli, prima come Commissario Civile quindi quale organo supremo cui si
danno il nome e i poteri eccezionali di un Alto Commissario per la provincia di
Lubiana. Carta intestata subito (vedi foto) sovranità territoriale. Al Messana,
neppure le briciole del potere.
Si aggiungranno poi i comandi militari; quali quelli del 2°
granatieri, dell'Arma dei Carabinieri, della Guardia di Finanza ed anche della
Milizia fascista non sottoposta alla Giurisdizione del C.d. A. Noi siamo stati
a spulciare all'ACS di Roma il faldone LUBIANA MI- D.G. PS 1942 , busta 13. Sì,
in un
caso abbiamo riscontrato che "agenti di P.S.
arrestavamo ZAGAR Francesco di Frascesco e di Zagradnik Ivanka .... e HUMAR
Milan, naturale di Stefania, che avevano lanciato un sasso ciascuno contro la
vetrina dellUnione Militare, cagionando un "danno di circa L, 6.000",
ma il caso, come gli altri, passa sotto la giurisdizione di Emilio Grazioli. Il
5 aprile 1942 il Tribunale Militare li condannò lo Zagar a quattro anni e
l'Humar a 6 anni per "manifestazioni sedizionse (art. 4. del Bando del
Duce 24/10/1941).
Esose le condanne? senza dubbio. Ecco dirai tu signora
Cernigoi, la cattiveria del Messana. Aveva folleggiato per cattiveria, per sola
malvagità d'animo nel fare il rapporto di polizia, come scrisse il Ricciardetti
per un casi triestino.
No, cara: era subentrato il citato bado del Duce del 24
ottobre 1942.
Scrive Teodoro Sala: Grazioli "incalzato
dall'iniziativa partigiana .. premuto dalle esigenze difensive ed offensive che
i militari accampavano ...emanò lì11 settembre 1941 un bando che era quasi una
dichiarazione di stato di guerra. Il bando di Grazioli fu superato dagli
analoghi bandi di Mussolini di carattere più generale ma non meno drastici,
recanti ' Disposizioni generali per i territori annessi al Regno d'Italia' del
3 e 24 ottobre 1941".
12/11/2014
22.16
12/11/2014
22.29
13 novembre 2014
13/11/2014
2.41
Contro la Cernigoi
Lillo Taverna Questa insolente sfuriata della Cernigoi sta
ancora in FB dal 20 giugno e non mi è data possibilità di rintuzzare vis a vi
la signora, che mi minaccia di stalking a ogni piè sospinto e di ricorso alla
polizia postale pur di evitare il confronto. Sarò il "tale Lillo" ma
se codesta calunniatrice del Messana si rivolge alla sua Cassa di Risparmio di
Trieste le faranno presente che il dottore Calogero Taverna allora
superispettore del Secit di Reviglo mise in ambasce il presidente socialista
che pensava potermi intimidire presso il ministro Formica che invero io
intimidivo per una certa faccenda Sindona, la cui banca Privata Finanziaia
avevo ispezionato e ne avevo determinato la Liquidazione Coatta Amministrativa
ai sensi dell'art. 67 L.B. Intanto inizio a frantumarle la sua supponenza di
essere in grado di "rinfrescare la memoria su questa persona" e cioè
il comm. di S. Maurizio e S. Lazzaro gr. uff. dottore Ettore Messana.
.......................................................................Come si
può valutare il Messana questore a Lubiana in quell'ambiguo esordio della
annessione della Slovenia all'Italia che ebbe inizio il 6-18 aprile 1941 se non
s'inquadra bene quella faccenda là che non può certo limitarsi ad un uzzolo
dissennato di Mussolini!
13 novembre 2014
13/11/2014
23.47
Rintuzziamo le accuse di Ricciardelli a Messana che
pervicacemente la CERNIGOI manine in FB del 20 giugno 2014 di LA NUONA
ALABARDA. continuando a dileggiarmi
Quando leggeremo quello che leggeremo non avremo dubbi nel
ritenere codesto questurino a nome Feliciano Ricciardelli un malevolo
detrattore, in anonimato, del grande Ettore Messana che dovrebbe essere stato
suo superiore e che certamente non ebbe ad apprezzarlo. Al suo paese irpino si
fu di manica larga: gli si dedicò una via e si cercò di santificarlo. Abbiamo
un tempo riportato locandine manifesti e dicerie elogiative ma non c'era molto
da addurre a lode omaggiante.
Si disse "uomo giusto". Un epiteto alquanto
singolare per uno che di mestiere aveva fatto il poliziotto di un reparto
politico decisamente fascista. E redigeva rapporti infamanti di sospetti e
dispetti a base di "corre voce", "si dice", "non
poteva non sapere", " era suo subordinato il vero malfattore (se poi
tale era)" "lo spalleggiava" "forse ne fu compare" e
niente più. Ma proprio niente di più sul suo grande superiore l'Ispettore
generale della PS il Gr.Uff. Dottore Ettore Messana.
E quando le scrive queste cose? Quando ancora modesto
funzionarietto di questura, relegato ad una insignificante periferia.
Nell'ottobre del 1945, crede che è giunto il momento di togliersi un sassolino
dalla scarpa contro l'invidiato suo ex Superiore che invece di carriera ne ha
già fatta e con onore e per la stima di un superbo uomo di Stato, nientemeno
l'on. Alcide De Gasperi.
E quel insignificante rapportino finisce obliato e
trascurato in mano non autorevole e ci vuole tutta la malafede di rampanti
speculatori dell'antitalianità per riesumarlo e farne fonte di autorevolissima
fede quando scricchiola da tutte le parti. E ciò è tanto vero che Roma
repubblicana e democratica e indubitabilmente antifascista non vi diede peso
alcuno. Del resto non ne aveva: non un fatto, non una prova, non una certezza.
Solo pettegolezzi astiosi di bassa caserma poliziesca.
lunedì 12 settembre 2011
L’Ufficio di Presidenza dell’Associazione Amo Montemarano,
in occasione dei 150 anni dell’Unità d’Italia, organizza il convegno dal
titolo: “Servire la Patria. L’Esempio di un Compaesano, un Questore, un uomo
Giusto: dott. Feliciano Ricciardelli”. L’appuntamento è per sabato 17 settembre
alle ore 18:00 presso l’Auditorium dell’Edificio Scolastico di Montemarano.
Ma ecco cosa scriveva ancora il Ricciardelli:
“Fra le insistenti voci che allora circolavano vi era anche
quella che egli ordinava arresti di persone facoltose, contro cui venivano
mossi addebiti infondati al solo scopo di conseguire profitti personali.
Difatti si diceva che tali detenuti venivano poi avvicinati in carcere da un
poliziotto sloveno, compare del Messana, che prometteva loro la liberazione mediante
il pagamento di ingenti importi di denaro.”
Inoltre gli si faceva carico che a Lubiana si era dedicato
al commercio in pellami, da cui aveva ricavato lauti profitti.”
Qui siamo nell’esilarante: il Mesana arriva in esordio a
metà del 1941 a Lubiana. Incontra subito difficoltà inaudite. Come scrive in
una lettera riportata dal grande studioso Sala, viene subito esautorato di
fatto dall’esercito. Mussolini voleva una “guerra parallela” ma solo per
dimostrare ai tedeschi come può esserci una “occupazione umanitaria”. Del resto
a Lubiana vi esano molti coloni italiani e questi Mussolini voleva anche
proteggere dalle barbarie teutoniche che erano ben note. In un primo momento,
dicono gli storici seri, si cercò a Lubiana di impiantare industrie e attività
economiche secondo le concezioni coloniali fasciste. Forse qualche apporto vi
fu da parte del Messana. Ma è da escludere. Ove si eccettui forse l’avere
comprato del legnami per farsi fare una “camera” per la quale nella famiglia
Messana si vagheggia ancora, di quello che insinua il Ricciardelli non resta
altro che il sospetto di una malevolenza di bassa cucina burocratica. E la
Cernigoi vi corre dietro:
“Durante la sua permanenza a Trieste, per la creazione in
questa città del famigerato e tristemente noto ispettorato speciale di polizia
diretto dal comm. Giuseppe Gueli, amico del Messana, costui non riuscì ad
effettuare operazioni di polizia politica degne di particolare rilievo.”
Insomma qui la colpa del Messana è solo quella di essere
“amico” del commendatore Gueli ma il Messana “non riuscì ad effettuare
operazioni di polizia degne di particolre rielievo”. Onore al merito ma no!?
Ecco invece come pasticcia il Ricciardelli, se l’anomalo rapporto è suo:
“Ma anche qui come a Lubiana, egli si volle distinguere per
la mancanza assoluta di ogni senso di umanità e di giustizia che dimostrò
chiaramente nella trattazione di pratiche relative a perseguitati politici,
responsabili di attività antifascista molto limitata. In proposito”
Quali elementi ha il Ricciardelli per stabilire “la mancanza
assoluta di ogni senso di umanità ” del Messana’? Nessuno. Un poliziotto che
misura la latitudine del “senso di umanità” è singolare. Siamo dunque a quelle
infanganti veline che riempiono i dossier degli archivi di Uffici di polizia,
più o meno segreti.
Mi si dirà: vuoi dei fatti? Eccoteli!
“Si ritiene opportuno segnalare un episodio che dimostra la
sua malvagità d’animo una notte del gennaio 1943 senza alcun addebito specifico
ed all’insaputa dello stesso Ufficio Politico della Questura, ordinò l’arresto
di oltre venti ebrei fra cui si ricordano i nomi dei fratelli Kostoris Marco e
Leone, Romano Davide, Israele Felice e l’avvocato Volli Ugo che vennero
proposti al Ministero per l’internamento, perché ritenuti politicamente pericolosi.
E che il Messana avesse agito per pura malvagità e, probabilmente, per cercare
di accattivarsi la benevolenza della locale federazione fascista, con la quale
non intercorrevano cordiali rapporti, lo dimostra il fatto che lo stesso
Ministero respinse la proposta. Ordinando la scarcerazione dei predetti che
furono rilasciati dopo oltre un mese di carcere (per più dettagliati
particolari e per conoscere tutti i nomi degli arrestati, esaminare i
precedenti al Ministero, poiché gli atti dell’Ufficio Politico della locale
Questura, furono asportati o distrutti dalle truppe jugoslave di occupazione
della città ai primi di maggio u. s.)
Che possiamo obiettare? Come fa il Ricciardelli ad affermare
che “non c’era addebito specifico” e che tutto avvenne all’insaputa dello
stesso ufficio politico della Questura (ove pare che militasse proprio il
Ricciardelli e quell’ufficio fascista, deleterio e terrificante, era appunto
”politico”). Lui stesso aggiunge che per “più dettagliati particolari e per i
precedenti” occorreva esaminare gli atti del Ministero. Quindi lui non ce l’ha.
Noi ancora al ministero non abbiamo trovato nulla, ovviamente tra le carte
riversate all’ACS. E furbacchione soggiunge che “gli atti dell’Ufficio Politico
della Questura furono asportati o distrutti dalle truppe jugoslave di
occupazione ,, ai primi di maggio u.s. Peccato! chissà quanti malefizi della
politica ove dimorava il Ricciardelli avremmo trovato. E tutto ci fa pensare
che fosse alquanto pressato da quelle “truppe jugoslave” per scrivere sotto
ricatto quelle amenità da bassa cucina poliziesca di forte olezzo fascista.
Ma il fatto si riduce ad un denegato internamento di ebrei.
Il ministero non avrebbe sicuramente avuto tanta indulgenza in epoca di forte
persecuzione razziale se il Messana nel rappresentare la faccenda non si fosse
sapientemente, come sapeva fare, adoperato per propiziare il provvedimento
assolutorio.
Ma giratela come volete, li Ricciardelli nulla prova di
censurabile contro il Messana e tutto sa di meschineria diffamatoria, la
classica ripicca del subordinato. Da qui a fare del Messana un Criminale di
guerra dedito ai crimini contro l’umanità ce ne corre. Nessun tribunale
straniero o italico osò tanto.
Procediamo nelle accuse del Ricciardelli.
“Risulta in modo indubbio che il Messana, quale componente
la locale commissione provinciale per i provvedimenti di polizia, infierì in
modo particolare contro i denunziati. Difatti egli, anche per colpe di lieve
entità per quanto riguardava i denunziati per il confino chiedeva sempre il
massimo della pena. Tale comportamento veniva aspramente criticato dagli altri
componenti la commissione e finanche dal Prefetto fascista Tullio Tamburini,
presidente della commissione stessa.[3]”
Il Messana era certo un duro, ma ciò costituisce colpa?
Colpa grave? Vogliamo metterci allora ad osannare il Prefetto fascista Tullio
Tamburini?
E per chiusura il denigratore subalterno, a forza di volere
diffamare, finisce con testimoniare a favore proprio del Messana.
“Destituito Mussolini, nonostante avesse eletto domicilio a
Trieste, se ne allontanò ben presto facendo perdere di fatto le sue tracce.
Alla data del 2 novembre era ancora irreperibile e in tale veste fu dichiarato
dimissionario d’ufficio”. [4]
Che un forsennato poliziotto s’induca a tale sortita che lo
copre di ridicolo, si può tollerate ma che la Cernigoi vi si accodi è faccenda
incomprensibile. Dunque, quanto sopra che vuol dire? Il Messana, dopo l’8
settembre, si guarda bene dall’aderire alla RSI, si rende irreperibile a
Trieste, ci rimette anche lo stipendio, e certi suoi colleghi e subordinati
quali il Ricciardelli si affrettano a dichiararlo “dimissionario di ufficio”
incappando in un abuso in atti pubblici che a guerra finita doveva essere
perseguito. Ed è certo che per Trieste il periodo repubblichino fu il più
tragico: in quel biennio Messana non c’era alla questura di Trieste,
Ricciardelli, invece, sì. E addirittura nel criminale ufficio fascista della
“politica”. E’ l’accusatore che a questo punto è oggetto di censura non il
Messana che se ne torna a Roma pur di non collaborare con fascisti
repubblichini e tedeschi dalla doppia esse. Ammirevole!
Ecco perché tempo fa avevamo scritto:
Di tutta questa accozzaglia di dicerie, presunzioni,
maldicenze, sospetti, anonime delazioni nessun fatto, lo affermiamo senza tema
di smentita, fu mai provato, nessun misfatto fu mai addebitato all'Ispettore
Generale di PS gr.uff. Ettore Messana. Tutto finito nel nulla dell'ARCHIVIATO.
Non luogo a procedere. Chi rispolvera questo documento che per di più potrebbe
risultare persino apocrifo si macchia a mio avviso di diffamazione
calunniatrice. Certamente non fa storia.
14 novembre 2014
14/11/2014
15.11
Credevo che Li Causi fosse un avvocato ed invece no!
Laureato in quella che oggi si direbbe laurea in economia e commercio ed a
Palermo e in tempi di oscurantismo universitario nella Sicilia palermitana,
molto leguleia e apicale nelle scienze mediche ma risibile in quella delle
faccende economiche e finanziarie, egli faceva tutto sommato il politico
giornalista, una schiatta che non mi è molto simpatica.
Se fosse stato avvocato, come Montalbano magari, sarebbe
stato più accorto, meno populista in questa rutilante aggressione denigratrice
del Messana. Siamo a metà luglio del 1947. Li Causi sa bene che il Messana
proprio da Scelba era stato già giubilato. Eppure il Li Causi doveva essere un
po' grato al commendator Messana che gli aveva salvaguardata la vita dalle ire
del bandito Giulano. Ma i politici, si sa, e i politici giornalisti ancor di
più dinanzi ad una sceneggiata magniloquente sotto le lampade dei cinegiornali,
non resistono.
Dunque in estrema sintesi Li Causi dice tre cose: Messana
stragista di Stato nel 1919 a Riesi; criminale di guerra a Lubiana e capo del
banditismo politico siciliano in combutta con Giuliano nel biennio tra il 1945
e il 1947.
Le mie modeste ricerche su basi documentali e respirando
polvere d'archivio mi portano a ritenee senza ombra di dubbio che:
A) A Riesi il giovane commissario nel 1919 non c'era o se
c'era ebbe parte tanto marginale e subordinata da passare del tutto
inosservato;
B) A Lubiana come questore vi stette appena un anno e fu
subito esautorato dal cosiddetto ALTO COMMISSARIO PER LA PROVINCIA DI LUBIANA,
il triestino Emilio Grazioli, quello che persino emanò leggi marziali che
comminavano la pena di morte anche per inezie, nel Settembre del 1941, e tra il
Grazioli e il Messana fu subito gelo anche per faccende razziali, essendo il
questore persino del Sud. Inviso ai fascisti, non gradito alle SS, dopo un anno
il Messana, colpevole di non essere colpevole, viene ibernato a Trieste ove
anche il suo più feoce denigratore, il Ricciardelli, un poliziotto della
Politica fascista, deve ammettere che il questore Messana fu
"insignificante". E allora turre le bubbole che anche Blu Notte
s'inventa? Lo dobbiamo a due superfetazioni denigratrici della Cernigoi che mal
capendo, omettendo doverosi convalidamenti, fregandosene della documentazione
esistente nell'Archivio Centrale dello Stato, finge di non accorgersi che si
trattava in un caso di una sparata vendicatia dei titini vittoriosi che non
ebbe seguito alcuno e nell'altro l'assurda demigrazione di un Ricciardelli che
a Trieste, lui Irpino, credeva ormai di far parte di un'altra nazione in quel
1947 e sfoga il suo malinomo di subordinato complessato. Nessun fatto, solo
sospetti e dispetti i suoi tanto che quello malevolo sfogo resta là a Trieste e
manco arriva a Roma. Si trattava di mandare alla fucilazione un Ispettore
Generale di PS per crimini di guerra contro l'umanità, non dei riferimenti per
una promozioe al grado uperiore. E poi questo umile questurino della
"politica" di Trieste che autorevolezza poteva mai avere per
giudicare un suo superiore che nel 1943 non aveva voluto aderire alla RSI e si
allontana dall'ufficio rimettendoci persino lo stipendio! Diversamente il suo
censore, che a Trieste rimane e si fa persino deportare per pochi giorni a
Dakao per una facecnda ebraica rimasta oscura;
C) Messana non potè essere CAPO DEL BANDITISMO POLITICO
SICILIANO, data tutta la sua azione represiva delle bande armate svolta come
ISPETTORE GENERALE DI PS nel biennio tra il 1945-1947. Per non farla qui lunga,
dico che le carte della NARA relative alle infiltrazioni della OSS americana in
quegli anni, ritrovate e studiade dallo storico di vaglia, il professore
Giuseppe Casarrubea, portano in tutt'altro versante. Portano all'antenata della
CIA. E Messana vi si scontrò come dimostrano relazioni ardite da me rivenute
negli archivi statali dell'EUR. Io arrivo a conclusioni estreme. Il professore
Casarrubea, ovviamente, è molto più cauto. Noto certi tentennamenti nel suo
ultimo libro sulla Sicilia Segreta di Bompiani. ma non posso prmettermi
processi alle intenzioni per
di più di un valentissimo
storico che ora riscuote la mia massima stima. Al principio
di questa mia esogena avventura non l'avevo capito. Gli ho chiesto e gli chiedo
pubbliche scuse.
Ed ecco la concione del pubblicista Li Causi che credo di
avere efficacemente sgonfiata.
----------------
C'è di più: in quei giorni, sia l'Ispettore di pubblica
sicurezza, sia il Comando dei carabinieri, sia la Questura di Palermo rendono
noto (anche attraverso circolare) che Giuliano sta preparando delle aggressioni
contro le sedi e gli uomini dei partiti di sinistra. Si soggiunge poi a voce: "Badate
che la nostra vita è in pericolo". Ci accorgiamo di trovarci di fronte a
tutta un'azione, la quale vorrebbe localizzare l'esplosione e la responsabilità
dei misfatti avvenuti in Sicilia, attorno a questo mito evanescente, a questo
personaggio che si chiama Giuliano, per dire: "Tutto il resto non c'entra.
Che c'entra la mafia? Tutti galantuomini! Che cosa c'entrano i partiti
politici? È impensabile che ci possano essere degli uomini nei vari partiti
politici che possano essere individuati come responsabili di sì orrendi
misfatti". Si cerca di creare intorno a noi una psicosi di paura,
aggiungendo che la polizia ci proteggerà, e che sarà fatta tutta un'azione in
comune perché Giuliano sia preso. Ma, scusate, perché Giuliano finora non è
stato preso?
In un rapporto del Comando dei carabinieri si dice, fra
l'altro: "Giuliano ha preso contatto con l'aristocrazia e gli uomini
politici, si è dato a dettar legge e a scrivere lettere minacciose, ecc.".
Il rapporto continua: "È stato in questi ultimi tempi accertato - siamo
alla fine del 1946 - che il bandito Giuliano, certamente a seguito dell'azione
intensa svolta sulle montagne dalle squadriglie, si è trasferito con i suoi
uomini a Palermo e nei comuni limitrofi, protetto da qualche elemento della
mafia, appoggiato di certo da qualche famiglia molto in vista. Non si creda,
pertanto, di poter catturare Giuliano con le armi in mano, anche per la
vicinanza di quasi tutti gli altri banditi i quali, specie se giovani e arditi,
ben provvisti di denaro -- Giuliano dai soli sequestri ha ricavato più di cento
milioni -- sono stati notati alla spicciolata qui in Palermo".
Ebbene, queste cose sono state dette a quest'ultima
operazione, con i duemila uomini, fra soldati e carabinieri, che sono stati
mandati a Montelepre, conferma la giustezza del giudizio espresso dal generale
dei carabinieri. Si vuol creare cioè tutta una coreografia allo scopo
deliberato di stornare, come dicevo, l'attenzione del pubblico da quella che è
la vera situazione e da quello che veramente ci vorrebbe per stroncare questa
situazione, per recidere appunto i legami fra questo banditismo, fra una parte
della mafia, e quelle famiglie in vista, quelle famiglie aristocratiche che
fanno parte di quei partiti ben individuati nelle relazioni ufficiali.
Si ha, in altre parole, questa precisa situazione, che il
banditismo politico in Sicilia è diretto proprio dall'ispettore Messana: e
l'ispettore di pubblica sicurezza, il quale dovrebbe avere per compito quello
di sconfiggere il banditismo -- il suo compito veramente sarebbe quello di
socnfiggere il banditismo comune e non già quello politico -- l'Ispettore di
pubblica sicurezza, dicevo, diventa invece addirittura il dirigente del
banditismo politico.
Ma c'è di più: il Messana non avrebbe dovuto intervenire nella
ricerca di esponenti politici indiziati e invece egli è andato sempre in cerca
di questi elementi. Quando, nel settembre dello scorso anno, furono uccisi, a
bombe a mano, alcuni contadini riuniti nella sede della cooperativa ad Alia per
discutere sul problema della divisione delle terre, non si sa perché è
intervenuto l'ispettorato di pubblica sicurezza, dopo che la Questura di
Palermo aveva operato dei fermi di indiziati, e i fermati vengono rilasciati.
Alla vigilia del 2 giugno avviene a Trabia un tipico delitto di mafia; la
camionetta dove si suppone che siano i responsabili viene fermata a Misilmeri,
alle porte di Palermo: ebbene, nonostante che su quella camionetta si
trovassero armi, secondo una prima versione della polizia, i fermati vengono dopo
un giorno rilasciati.
Questa impressione non è dunque cervellotica, ma ha un
fondamento molto serio e l'onorevole ministro dell'interno lo sa perché sono
stato io personalmente ad accompagnare da lui un altro collega che gli ha
detto: "Ma come fai a fidarti di Messana, tu che dici di essere un
repubblicano sincero? Messana, infatti, non solo ha svolto opera per il trionfo
della monarchia prima del 2 giugno, ma ha continuato a complottare contro la
Repubblica dopo il 2 giugno, designato come era Ministro degli interni di un
restaurando Regno di Sicilia, se Umberto fosse sbarcato a Taormina o in non so
quale altro punto della costa siciliana; e bada che io sono un testimone
auricolare, uno che ha partecipato a queste trattative, respingendole".
Ma è possibile che il Ministro Scelba si possa fidare di un
uomo di cui si presume che conosca anche il passato? Lasciamo stare che Messana
è nell'elenco dei criminali di guerra di una nazione vicina; questo può far
piacere ad una parte della Camera, la quale pensa: "Va bene, è un
massacratore; però, di stranieri!", ma Scelba come può ignorare che
Messana ha iniziato la sua carriera facendo massacrare dei contadini siciliani?
Il 9 ottobre del 1919, infatti, cadevano a Riesi più di sessanta contadini, di
cui tredici morti: trucidati a freddo, sulla piazza, dove si svolgeva un
comizio. I vecchi di quest'Aula ricorderanno come in quell'occasione il
Ministero Nitti ordinò un'inchiesta mandando sul posto il generale dei
carabinieri Densa, mentre la Magistratura iniziò un'inchiesta giudiziaria
soprattutto per accertare le cause della morte misteriosa di un tenente di
fanteria, che si rifiutò di eseguire l'ordine di far fuoco del Messana, che ne
disapprovò apertamente la condotta, e che il giorno dopo fu assassinato.
Questi i precedenti del commendator Messana, noti al
ministro dell'Interno. Ci troviamo, come vedete, di fronte ad un uomo che per
istinto è contro il popolo, e trova, nei legami con i nemici del popolo, il
modo di esercitare la professione di massacratore di contadini. Oggi,
sfacciatamente, questo non può farlo, per quanto nel clima creatosi in Sicilia
è possibile -- in Sicilia, terra dei "Vespri" -- che i poliziotti di
Scelba, ministro siciliano, aggrediscano un pacifico corteo di donne che
dimostrano contro il carovita.
Oggi è possibile in Sicilia questo, perché agli interni c'è
un ministro siciliano, così come nel 1894 a soffocare nel sangue il movimento
dei fasci dei lavoratori fu un altro ministro siciliano, Francesco Crispi. Si è
tentato, come nei primi decenni del secolo, di stroncare il movimento
contadino, assassinando capilega e segretari di Camere del lavoro; a
quest'azione di intimidazione il popolo siciliano risponde con la superba
affermazione democratica del 20 aprile; allora l'agraria, la mafia ricorre al
terrore di massa e si hanno Pian della Ginestra e le stragi del 22 giugno. Ma
l'Ispettore Messana, che ha il compito di proteggere agrari e mafiosi, che è
uomo che obbedisce a pressioni di parte, ordisce intrighi politici, suggerisce
a Scelba la parola d'ordine che il Ministro fa subito sua: le stragi siciliane
sono opera di banditi comuni, e Messana diviene il perno di una situazione
infernale: Messana si allea ai banditi di strada. Il popolo siciliano, il
popolo italiano tutto, hanno diritto di chiedersi come sia possibile il
perdurare di un tale stato di cose.
All'annunzio dell'orrendo crimine di Pian della Ginestra,
subito, d'impulso le più alte autorità preposte all'ordine pubblico in Sicilia
hanno detto: "Questo è un tipico delitto di mafia; bisogna iniziare
un'azione a fondo contro questi assassini"; ma è intervenuto il Ministro
Scelba prima alla Costituente, poi in Sicilia; ma credete che sia andato laggiù
per disporre l'azione di ricerca e pronta punizione dei veri responsabili? No;
è andato solamente per salvare la mafia, per dire: "Niente; questo è
banditismo comune; basta con gli arresti di mafiosi e mandanti indiziati".
E degli ufficiali dei carabinieri sono venuti da me, piangendo, a dirmi:
"Vedete, questi sono i telegrammi di contr'ordine che sospendono le
operazioni di polizia che avevamo iniziato".
Ora, il diritto di sospettare che una collusione esista fra
banditismo, certi partiti politici e, fino a prova contraria, governo è
legittimo e allarma la popolazione siciliana, allarma e commuove giustamente
tutto il Paese; è quindi assolutamente necessario uscire da questa situazione e
oggi esistono condizioni favorevoli per farlo; c'è il movimento delle masse
lavoratrici in Sicilia capace di aiutare questo processo di risanamento nel
campo sociale; ci sono i partiti democratici che debbono costringere tutte le
forze politiche della Sicilia ad assumere la propria responsabilità, a
liberarsi dai legami con la mafia, con questa cancrena, con questo banditismo
politico-sociale che continua a vivere di ricatti, di prepotenze, di
estorsioni, di omicidi. Oggi esistono queste condizioni: sfruttiamole, poggiamo
sul movimento delle masse, poggiamo sui partiti veramente democratici, e su
questa azione inseriamo l'azione di polizia che sarebbe confortata da tutta
quanta l'opinione pubblica.
5 dicembre 2014
05/12/2014
15.33
Lillo Taverna Sono ferocemente antifascista ma sono anche
romano e so come vanno le cose nella Capitale. Sappiamo tutti come si
atteggiano gli organi di polizia giudiziaria, dormienti spesso quando ci
sarebbe da star svegli, frementi quando il potente cade. E se Alemanno verrà
assolto (io penso prosciolto persino in istruttoria) chi lo ripagherà di tutto
questo mare di merda che lo sta sommergendo? La Costituzione non dice che
ognuno di noi è da presumere innocente sino a sentenza passata in giudicato?
Bah! Resto sempre vetero comunista tutt'altro che pentito, convinto che la
verità è sempre rivoluzionaria (mi pare lo dicesse il compagno Pajetta).
Questo mio piccolo ironico post lo ho oggi lanciato in una
sorta di fossa dei serpenti, serpenti velenosissimi di stampo rosso antico, di
gente insomma arrabbiatissima che vuole (come me) la resurrezione del vecchio
grintoso cattivo battagliero PCI- E’ passato indenne, anzi con qualche applauso.
Che il mondo stia davvero cambiando?
La voglia di apparire morali è sempre dirompente negli
uomini di poca morale. Sono quindi moralisti. Protervi e insolenti. Han sempre
voglia di trovare un reo di comodo da giustiziare. Insomma il Cristo su cui far
ricadere le loro miserie, i loro latrocini le loro persino evasioni fiscali. Il
cattivo è sempre l'altro: il potente, di questi tempi dicono il politico,
l'uomo dal colletto bianco, l'arricchito, il nemico, l'antipatico.
Io vorrei dire a certi miei amici di Malgrado Tutto, se ad
una vostra pronipote dovesse capitare quello che sta colpendo una pronipote di
Ettore Messana cosa direste? Contestano alla signora pronipote di Ettore
Messana di essere una reproba perché il suo bisnonno per i pennivendoli
politici di oggidì era stato uno stragista di stato a Riesi, addirittura un
criminale di guerra a Lubiana, il capo del banditismo palermitano (prima
‘politico’ secondo una marpionesca battuta di Li Causi, poi - persino per i
grafomani di Malgrado Tutto - tout court “Capo del Banditismo” siciliano dei
tempi di Giuliano di Montelepre
E’ da un anno che rinvengo documenti, notizie, collegamenti
storici e cronachistici che ridicolizzano tutti e tre siffatti calunniosi
addebiti. Niente da fare. Ci si mette ora Malgrado Tutto. Contrabbanda per oro
colato un malaccorto rapporto di un ispettore che cercò di scaricare
sull’ultima ruota del carro, un insicuro vicecommissario giovane e forse
addetto al commissariato della lontana Mussomeli, responsabilità (se tali poi
erano) della Benemerita Arma dei carabinieri dello Stato Maggiore dell’esercito
e persino del Prefetto di Caltanissetta, volendo noi escludere quelle del
politico del luogo, l’on. Pasqualino Vassallo.
Figurati quando scopriranno che anche un generale dei
carabinieri scese a Rieti! A loro non importa che anche quello scarica barile
finì in modo miserevole. Che nulla ebbe poi a venire addebitato al Messana che
poté senza raccomandazioni e senza appoggi politici (di grazia non parliamo di
mafia e di fascismo) assurgere ad altissimi gradi ed a gloria nazionale.
Delenda Cartago: il giudice ora è Malgrado Tutto.
Mi si dice: ma guarda che un assistente universitario,
avendo tempo da perdere, si è recato a Roma e ha trovato il fascicolo personale
di Messana. Frottola: il fascicolo personale di Messana è ancora top secret al
Viminale. Quell’assistentucolo si partì da Palermo per Roma ove non poté starci
molto perché Roma è la città più cara d’Italia. Io invece a Roma ci sto e il
primo piano dell’Eur ove si studia l’archivio centrale di stato è come casa
mia: basta che prenda il 31 e vi arrivo in meno di venti minuti.
Se non fosse comico sarebbe tragico che a fare gli
accusatori d’inflessibile morale è gente, racalmutese purtroppo, i cui
fascicoli personali dimorano in certi Giochi di Potere. Vorrò vedere i loro
pronipoti quando si vedranno infilzati perché qualcuno ha trovato una lettera
anonima o un eccesso di zelo di qualche maresciallone dell’antimafia che ne
dice peste e corna. Ma furono assolti, non vi fu luogo a procedere. Per i
pennivendoli del futuro sarà la stessa pacchia dei pennivendoli del presente:
dagli all’untore, dagli al mostro. Ma quella chi è? È la pronopite di colui che
se ne andava a mangiare a Racalmuto il verro volpino a Gargilata. Divorzio
assicurato, carriera stroncata.
Ma già anche a Racalmuto, anche in Malgradotutto si pensa
che il reprobo, l’immorale stragista di stato, il criminale di guerra, il
capomafia immondo non può che essere l’altro, l’antipatico, il politico di
parte avversa, quello che diventò sindaco, assessore, commissario di pubblica
sicurezza persino commendatore (solo 500 in Italia) di san Maurizio e san
Lazzaro, che è poi ancora una commenda di riferimento di Casa Savoia.
La Cernigoi spara. Il Messana (sostanzialmente in quel tempo
esautorato questore nella strana provincia di Lubiana), dopo avere trucidato
chissà quanti partigiani titini, per premio nel 1942 fu insignito della
commenda di Casa Savoia (che all’epoca manco esisteva). Una panzana così grossa
dovrebbe passare sotto silenzio non tanto per rispetto della signorina titina
quanto per decenza ed amor patrio; invece Malgrado Tutto pur di impedirmi di
chiedere la titolazione di una strada ad Ettore Messana me la propina con
grosso risalto tipografico a maggior mio scorno.
Sia chiaro io me ne fotto e in fondo me la rido: mi stanno
facendo tanta pubblicità e quindi ringrazio. Ma mi fa senso che si presti ad
una sì indegna diffamazione quel giornaletto che si vanta di essere sempre
quello del moralista Sciascia, che invero in tutta la sua vita amò solo la
ricerca della verità, soprattutto controcorrente.
6 dicembre 2014
06/12/2014
5.52
Su MALGRADO TUTTO scrivono che Lei vorrebbe infilzarmi
perché vorrei una strada a Racalmuto intestata al grande Ispettore Generale di
PS Ettore Messana. Preciso che invero non ho mai avanzato richieste formali in
tal senso anche perché la signora Giovanna Messana, temendo fondatamente
sciacallaggi tipo quello utimo del sullodato Malgrado Tutto, non gradirebbe. Mi
risulta sgradevole che possa essere oggetto di processo all'intenzione. Del
resto appare sempre più certa l'assoluta assenza di responsabilità del Messana
nei tragici fatti del '19 a Riesi. da riconsiderare storicamente nella sua
totalità e nelle tante interconnessioni bipartizan.
06/12/2014
6.01
Su MALGRADO TUTTO scrivono che Lei vorrebbe infilzarmi
perché vorrei una strada a Racalmuto intestata al grande Ispettore Generale di
PS Ettore Messana. Preciso che invero non ho mai avanzato richieste formali in
tal senso anche perché la signora Giovanna Messana, temendo fondatamente
sciacallaggi tipo quello utimo del sullodato Malgrado Tutto, non gradirebbe. Mi
risulta sgradevole che possa essere oggetto di processo all'intenzione. Del
resto appare sempre più certa l'assoluta assenza di responsabilità del Messana
nei tragici fatti del '19 a Riesi. da riconsiderare storicamente nella sua
totalità e nelle tante interconnessioni bipartizan.
Caalogero Taverna su Si può dedicare una strada a
quest’uomo? Le carte sul ruolo del questore Messana nella strage di Riesi
•Giuseppe Casarrubea su Si può dedicare una strada a quest’uomo? Le carte sul
ruolo del questore Messana nella strage di RiesiMalgrado Tutto Web
6 dicembre 2014
06/12/2014
12.11
Caro Taverna. Io non ho mai voluto incastrare nessuno. Mi
hanno chiesto - ora non ricordo chi - dei documenti alcune persone che sanno
che ho un archivio e ne ho inviato solo un paio, non di più. Lungi da me
considerare tale gesto come un'azione contro di lei che fa, molto
dignitosamente, il suo lavoro. Le auguro un buon Natale e buone festività.
06/12/2014
13.12
La ringrazio, professore. Non ne dubitavo affatto. Ricambio
con infinita stima ogni voto augurale per le prossime feste natalizie.
8 dicembre 2014
08/12/2014
22.46
08/12/2014
22.47
08/12/2014
22.47
Pubblico questa densa lettera del Messana. Messana uomo
delle bande siciliane? non mi pare; Messana amico degli americani? non mi pare.
Messana uomo degLi agrari? Non mi pare. Messana "capo del banditismo
politico siciliano"? mi dispiace per Li Causi: o ha le traveggole o
imbroglia. E gli storici d'oggidì? Non mi pare che abbiano confidenza con
questa documentazione. Forse Malgrado Tutto saprà tirare il coniglio dal
cappello del suo preconcetto denigrare il grande compaesano.
10 dicembre 2014
10/12/2014
11.07
10/12/2014
11.07
Il professore Giuseppe Casarrubea , uomo di Partinico e già
questo dice tanto - come dire con DNA erinno che è poi sangue né siculo né
sicano - è uomo di seria cultura, accigliato ma né arrendevole né inflessibile.
Ama la verità storica, quellta che si riesce a distillare da documenti e carte
d'archivio, da ricerche e contestualizzazioni, da bloccarsi appena emergono
aporie, incertezze, dubbi, la verità contrapposta a quella che persegui.
Ora dirige, persgue a Partonico l'Archivio Casarrubea
(wwwcasarrubea.wordpresscom). E' un archivio più denso di quello ell'ACS. L'ho
potuto sperimentare quando in Malgrado Tutto non so chi vi poté acquisire
qualche foglio che svelava a dire di un ispettore generale di PS che il
Meissana nel 1919 si era dipartito da Mussomeli con una mitraglia male interpretando
i desiderata dei suoi superiori. Ne sono rimasto perplesso. Ne ho scritto al
Casarrubea che senza adesione alle mie tesi credo che abbia corretto il tiro e
Malgrado Tutto sia rimasto sguarnito di quanto pesava fosse demolitore di certe
mie ricognizioni in difesa del Messana.
Vi fu un tempo in cui non sapendo chi fosse il Casarrubea -
non sono uomo di studi storici - osai essere sgradevole. Gli ho chiesto scusa;
credo che abbia capito e tollerato.
Riporto sù un suo blog molto duro verso il mio compaesano
l'ispettore generale di PS Ettore Messana. A me pare che il professore fa male
ad appoggiarsi ad una triestina, la Cernigoi che storica non è ma semplice
maniaca di scoop storici. Incappa in topiche colossali. La vicenda di Messana a
Lubiana va tutta riscritta. Cercheremo di dare qualche spunto noi che però
storci non siamo. Sul ruolo di Messana a Portella della Ginesrra o nei rapporti
con Giuliano credo che le mie carte ci portino in territori non molto
investigati sino ad adesso.
Limitiamoci qui all'accusa del Licausi avverso Messana
tendente a farne dell'allora manco commissario giovane Messana un feroce
stragista di Stato. Abbiamo fatto ricerche, abbiamo indagato con le tecniche
ispettive della Vigilanza sulle Aziende di Credito della Banca d'Italia. Noi
arriviamo a conclusioni opposte. Ma qui il Casarrubea ci pare guardingo, cauto,
pensoso. Non si fida di Commissari e generali che hanno tesi di comodo,
interessi castali da difendere anziché ragguagli su verità che poi dovrebbero
venire acclarate in sede processuale. Qui il Casarrubea si limita a scrivere -
diversamente dal suo solito - che il Messana "nel 1919 lo troviamo
impelagato nella strage di Riesi. Tiene 'a battesimo', a modo suo, le lotte
contadine. Venti morti!". Un modo diciamo - ci perdoni il professore - di
dire tutto e dire niente.
Quello che il Messana farà (ma noi sappiamo che non è così)
Messana appunto lo fa (o l'avrebbe fatto) dopo.
Noi non abbiamo tesi preconcette. Se ci dimostreranno che
sbagliamo ne prenderemo ben volentieri atto. Ma con prove alla mano.
10 dicembre 2014
10/12/2014
17.08
Caro Lillo, il sole non si può nascondere con il colabrodo.
E, purtroppo, il colabrodo di moltisimi storici e ricercatori ha i buchi in
gran parte otturati.Bisogna avere pazienza e umiltà, perchè con un pò di fatica
si facciano passi avanti. Sono convinto che anche per Lei, questa non è una
storia di campanile, ma un pezzo di verità che ne illumina altre. Buone vacanze
natalizie.
10/12/2014
17.10
Grazie professore!
10/12/2014
17.17
Io me ne frego del campanile. Ma mi fa piacere che un
poveraccio figlio di una sbrindellata famiglia sia potuto arrivare al top della
Polizia di Stato.Ma cerca, dibatti e controbatti, comincio a convincermi che il
Messana era un mediocre che fu sfruttato, ma sempre impari al compito, veniva
destituito, facendosi credere che era un malefico.
10/12/2014
17.22
Cosa fece o non fece il Messana a Riesi si potrà sapere solo
quando (e se) il Viminale farà il versamento del suo fascicolo personale.
(l'ultimo versamento del proprio personale risale al 1973e Messana non c'era).
Ho cercato a Caltanissetta e non ho trovato (o non mi hanno fatto trovare)
NULLA:
10/12/2014
19.54
Indizio significativo!
10/12/2014
20.20
veramente NON è APPARSO INDIZIO DI Alcunché. NEL 1919 A
CALATANISSETA NON C'ERA ANCORA LA QUESTURA. IL PREFETTO PRESIEDEVA AL SETTORE.
NATURALE CHE GLI ARCHIVI SI SIANO SCOMPAGINATI.
17 dicembre 2014
17/12/2014
19.26
17/12/2014
19.27
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