Emblema dell’irrazionalità del quadro economico è il
seguente prospetto delle licenze commerciali:
- Commercio fisso: n.° 162;
- Commerci su aree pubbliche: n.° 143;
- Produttori agricoli: n.° 51;
- Pubblici esercizi: n.° 27.
Un terziario così pletorico sarebbe esiziale se non
fosse inattendibile. Un velo ipocrita, o peggio, copre dunque una
realtà economica ben più viva ed operosa che sfugge alle
statistiche ufficiali. Diversamente non si spiegherebbe la massa di
mezzi fiduciari in parcheggio presso le banche; diversamente sarebbe
dissennatezza la frotta di laureati (nelle più disparate discipline)
che Racalmuto annualmente sforna. Oggi, con connotati di
disoccupazione totale o di sottoccupazione, questo piccolo centro
dell’Agrigentino annovera tecnici laureati o diplomati (ingegneri,
architetti, geometri) nel settore scientifico per una settantina di
elementi; tecnici dell’area contabile (laureati in economia e
commercio e ragionieri) per circa una ventina di soggetti ed
altrettanti nell’area giuridica (avvocati o meri laureati in
giurisprudenza).
Si guardi l’illuminante foglio di un periodico locale
(Vedi fotocopia).
Quantificazione di massima del valore degli investimenti
proposti e delle fonti finanziarie
In relazione ai suaccennati “laboratori” può
prefigurarsi questo budget di investimenti approntabili
dall’Associazione Conte del Carretto:
1 ) organizzazione di itinerari
turistici ispirati all’opera di Sciascia con modalità e
percorsi inconsueti;
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Acquisto
di n.° 10 carretti siciliani istoriati
|
a
L. 10.000.000 cadauno
|
L.
100.000.000
|
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Acquisto
di n. 10 giumente
|
a
L. 5.000.000 cadauna
|
L.
50.000.000
|
|
|
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Bardature
diverse
|
L.
20.000.000
|
L.
20.000.000
|
L.
170.000.000
|
|
||||||||||
Studi
e ricerche per la definizione degli itinerari turistici
|
L.
20.000.000
|
L.
20.000.000
|
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|
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Retribuzione
e compensi ad accompagnatrici/accompagnatori
|
Anticipo
per il primo anno in misura forfettaria di L. 12.000.000 per
ciascun componente: sono previsti n. 10 collaboratori, uno per
ogni carro. Dopo il primo anno, i proventi della specifica
attività dovranno essere sufficiente alla copertura finanziaria
|
L.
120.000.000
|
L.
120.000.000
|
|
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|
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|
|
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Spese
varie
|
Imposte,
tasse, cancelleria, assicurazioni, telefono, fitti, compensi
straordinari
|
L.
60.000.000
|
L.
60.000.000
|
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Totale
laboratorio sub 1°
|
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|
|
L.
370.000.000
|
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2 ) istituzione di musei
(religiosi, etnografici, storici) che pur rifacendosi alle
notazioni sciasciane sappiano valorizzare la sconfinata storia di
Racalmuto e dei dintorni (Grotte, Naro, Montedoro, Bompensiere,
Milena).
|
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|
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Fitto
dell'ex ospedale di San Giovanni di Dio
|
Il
fitto è relativo al primo anno: dopo i proventi dovranno essere
bastevoli per la copertura finanziaria
|
L.
36.000.000
|
|
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Adattammento
dei suddetti locali
|
sistemi
d'allarme; strutture musive, e varie
|
L.
300.000.000
|
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Recupero
del materiale ecclesiastico
|
Piviali,
pianete, statue, quadri ed altro
|
L.
500.000.000
|
|
|
||||||||||
Allestimento
presso un atelier del luogo delle suppellettili antiche di cui ai
disponibili inventari
|
L.
300.000.000
|
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Spese
per il personale
|
limitatamente
al primo anno
|
L.
100.000.000
|
|
|
||||||||||
Spese
varie
|
Cancelleria,
tasse ed altro
|
L.
80.000.000
|
L.
1.316.000.000
|
|
||||||||||
Fitto
di case sparse per il museo etnografico
|
Precedibile
un minimo di 10 case caratteristiche di varia dimensione il cui
fitto medio non supererebbe le L. 12.000.000 annue. Fitto
previsto per il primo anno
|
L.
120.000.000
|
|
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||||||||||
Reperimento
di arredi popolari antichi
|
|
L.
50.000.000
|
|
|
||||||||||
spese
per il personale
|
|
L.
120.000.000
|
|
|
||||||||||
spese
varie
|
|
L.
20.000.000
|
L.
310.000.000
|
|
||||||||||
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|
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|
||||||||||
Utilizzo
di locali comunali per sistemazione dell'archivio storico
racalmutese
|
Si
è certo che i locali si avrebbero in comodato: le spese si
limiterebbero dunque alle opere di adattamento
|
L.
10.000.000
|
|
|
||||||||||
Mobilio
ed arredi vari
|
|
L.
100.000.000
|
|
|
||||||||||
Spese
per il personale
|
|
L.
50.000.000
|
|
|
||||||||||
Spese
per computer, abbonamenti Internet, telefonia
|
L.
100.000.000
|
|
|
|||||||||||
Spese
varie
|
|
L.
30.000.000
|
L.
290.000.000
|
|
||||||||||
|
|
totale
|
L.
1.916.000.000
|
|
||||||||||
Il
preventivo verrebbe coperto dall'eventuale contributo per il
parco per non più del 40%; il resto verrebbe reperito con
apporti contributivo del Comune, Provincia e Regione; al limite
si ridimensionerebbero siffatte iniziative
|
L.
766.400.000
|
|||||||||||||
|
|
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|
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|
|
||||||||||
3 ) scuole di alta
specializzazione nei settori della diplomatica, paleografia,
archeologia, microstoria, settori di specifico riferimento a
Racalmuto ed al suo inestimabile patrimonio archivistico,
archeologico e storico;
|
||||||||||||||
|
|
|
|
|
||||||||||
Nei
predetti musei ed archivi si dovranno aprire scuole
specialistiche di paleologia, archeologia, storia locale.
Limitata la spesa per i locali
|
L.
10.000.000
|
|
|
|||||||||||
Compensi
a docenti (specie di livello universitario)
|
L.
100.000.000
|
|
|
|||||||||||
Spese
per il personale molto limitate (sarà utilizzato soprattutto
quello disponibile per le altre iniziative)
|
L.
40.000.000
|
|
|
|||||||||||
Spese
varie
|
L.
50.000.000
|
L.
200.000.000
|
L.
200.000.000
|
|||||||||||
4 )
sofà psicanalitico per una inusitata indagine sui testi di
Sciascia e per una concreta fruizione dei risultati a fini
terapeutici, specie nel settore della labilità mentale senile;
|
||||||||||||||
Si
conta sulla circostanza che i locali del vecchio ospedale
racalmutese (dovuto a lasciti di apprezzati benefattori locali) -
oggi in totale abbandono vengano dati in comodato
all'Associazione proponente.
|
Le
spese sono dunque quelle occorrenti per la sistemazione
|
L.
200.000.000
|
|
|
||||||||||
Attrezzatura
scientifica
|
|
L.
500.000.000
|
|
|
||||||||||
Personale
specializzato
|
|
L.
200.000.000
|
|
|
||||||||||
Contributi
scientifici universitari
|
|
L.
50.000.000
|
|
|
||||||||||
Spese
varie
|
|
L.
30.000.000
|
|
|
||||||||||
|
|
totale
|
L.
980.000.000
|
|
||||||||||
Anche
qui prevedibili contributi degli enti locali. A carico del Parco
non più del 40%. In caso di insufficienza di fondi, il progetto
verrebbe adeguatamente ridimensionato
|
L.
392.000.000
|
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|
|
|
|
|
||||||||||
|
|
|
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||||||||||
|
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|
|
|
||||||||||
5 ) concertazione di iniziative
volte al recupero del dialetto racalmutese, della tradizione
musicale locale, del canto gregoriano quale nei secoli scorsi
clero, sodalizi monacali e le peculiari confraternite racalmutesi
salmodiavano.
|
||||||||||||||
|
|
|
|
|
||||||||||
È
codesta iniziativa che potrà svolgersi nei locali disponibili
per altri laboratori. Si conterà soprattutto sul volontariato,
davvero generoso in codesti comparti a Racalmuto.
|
Le
spese sono dunque limitatissime. Si possono pure prefigurare in
alcune spese varie non eccedenti
|
L.
5.000.000
|
L.
5.000.000
|
L.
5.000.000
|
||||||||||
|
|
|
|
|
||||||||||
|
|
|
|
|
||||||||||
|
|
|
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|
||||||||||
6 ) coordinamento con i centri
culturali di Grotte per il recupero della tradizionale teatralità
di questa periferia agrigentina;
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||||||||||||||
Le
sinergie che s'intendono realizzare con la fervida operosità
della contermine Grotte avranno un nodo nevralgico nell'intesa
con il Laboratorio teatrale Luchino Visconti di Grotte per
un'edizione stabile delle opere teatrali di Sciascia.
|
Verrà
soprattutto utilizzato il Teatro Comunale di Racalmuto, al centro
dell'attenzione di Leonardo Sciascia e prossimo alla riapertura
dopo anni di restauro
|
L.
500.000.000
|
L.
500.000.000
|
|
||||||||||
|
Si
presume che solo per il 40% l'onere ricadrà sull'associazione
|
|
L.
200.000.000
|
|||||||||||
|
|
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||||||||||
|
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||||||||||
7 ) collegamento con il locale
circolo Unione per un’ardita riesumazione dello sciasciano
"circolo della concordia" con i suoi veridici
personaggi, le sue atmosfere sociali, il suo scenario, le sue
vetuste sale.
|
||||||||||||||
Tramite
Infotar s.r.l. si procederà ad una serie di CD-ROM interattivi
rievocativi della storia, degli usi, delle atmosfere sociali del
circolo al centro delle Parrocchie di Regalpetra
|
Spese
di produzione dei CD-ROM
|
L.
200.000.000
|
L.
200.000.000
|
|
||||||||||
Restauro
delle sale del circolo per il ripristino delle tappezzerie e
dell'arredamento come da descrizione sciasciana e secondo la
disponibile documentazione fotografica
|
Lavori
commissionabili all'atelier specializzato di Racalmuto, ARCON
s.r.l.
|
L.
100.000.000
|
L.
100.000.000
|
|
||||||||||
Scenografica
rievocativa dei personaggi e delle "affabulazioni" dei
vecchi tempi
|
Gigantografie
fotografiche, pannelli illustrativi, viaggi virtuali (da
commissionare ad INFOTAR srl Racalmuto
|
L.
100.000.000
|
L.
100.000.000
|
|
||||||||||
Spese
varie
|
|
L.
50.000.000
|
L.
50.000.000
|
L.
450.000.000
|
||||||||||
|
|
|
|
|
||||||||||
|
|
|
|
|
||||||||||
|
|
|
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||||||||||
8 ) compartecipazione
maggioritaria in una società mista con il Comune cui demandare
iniziative imprenditoriali nel campo del turismo locale;
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||||||||||||||
L'associazione
intenderebbe partecipare con fondi propri alla costituenda
società mista SIRAC spa Racalmuto cui è compartecipe il Comune
di Racalmuto che potrebbe finanziare tante iniziative collimanti
con quelle del Parco Leonardo Sciascia
|
L.
300.000.000
|
L.
300.000.000
|
L.
300.000.000
|
|||||||||||
|
|
|
|
|
||||||||||
|
|
|
|
|
||||||||||
|
|
|
|
|
||||||||||
9 ) costituzione di una società
di capitali per rilanciare il vecchio progetto di una traslazione
cinematografica delle "Parrocchie di Regalpetra" che il
regista racalmutese Beppe Cino - discepolo di Rossellini - da
tempo agogna di girare;
|
||||||||||||||
Partecipazione,
nella misura del 50%, alla divisata iniziativa del "Laboratorio
Teatrale Luchino Visconti" di Grotte per la realizzazione
del film sulle Parrocchie di Regalpetra
|
L.
500.000.000
|
L.
500.000.000
|
L.
500.000.000
|
|||||||||||
|
|
|
|
|
||||||||||
|
|
|
|
|
10 ) attività traslativa dei disparati risultati conseguiti in CD-ROM o in siti Internet a disposizione del mondo dei navigatori informatici.
Tramite
INFOTAR o altre realtà informatiche dell'agrigentino, tutte le
risultanze dell'attività scientifica, storica, folkloristica,
archeologica, etnografica del Parco andrà trasfusa in CD-ROM
navigabili e traslata in siti INTERNET
|
Preventivare
sin d'ora gli investimenti è arduo; approssimativamente si può
affermare che non supereranno il miliardo di lire
|
L.
1.000.000.000
|
L.
1.000.000.000
|
L.
1.000.000.000
|
|
In
sommatoria generale
|
|
|
L.
4.183.400.000
|
|
arrotondabili
|
|
|
L.
4.000.000.000
|
|
Riconducibili
agevolmente nell'ambito dell'eventuale apporto dell'eroganda
sovvenzione comunitaria
|
L. 3.000.000.000
|
Con cosiffatti apporti scatterebbe in Racalmuto un
indotto a progressione geometrica. Già operano varie realtà
imprenditoriali che usufruiscono delle agevolazioni della legge n.°
488/92. Altre imprese come INFOTAR (azienda d’avanguardia
nell’attività dell’editoria digitale) sono in attesa delle
agevolazioni di cui alla menzionata legge. Sarà, poi, possibile che
la tormentata vicenda della società mista con il locale Comune abbia
finalmente felice esito: codesta società si proietterebbe in campi
altamente proficui sotto il profilo dell’esaltazione delle
vocazioni turistiche di Racalmuto. In cantiere vi sono già progetti
che potrebbero far veicolare su tale società a capitale misto
(pubblico-privato) fondi per centinaia di miliardi a valere sulla
predetta legge 488 e su altri fondi comunitari per imprese cospicue
come campagne di scavi archeologici cui collegare attività
turistiche del tipo degli stages per vacanze “intelligenti”,
strutture alberghiere che al contempo sviluppino le possibilità di
sfruttamento delle locali acque sulfuree o salse ai fini terapeutici
e via discorrendo. Il Parco Letterario al nome di Leonardo Sciascia,
quale qui concepito, davvero sarebbe di volano per un salto
qualitativo dell’addormentata realtà economica racalmutese e per
un lancio nei futuri, prevedibilissimi flussi turistici che, in
vigenza di moneta unica, esploderanno verso l’incantevole Valle dei
templi agrigentina (contermine con Racalmuto) e si dirameranno a
margherita inondando la ormai celeberrima terra natia di Sciascia,
Racalmuto. Sul TCI questo ameno centro della Sicilia dovrà venire
ridisegnato. Oggi è malconciamente ridotto a “grosso centroel
Conte Ruggero, 600 cavalleggeri - pare, depredarono il territorio
dell’altipiano ove sembra sorgesse un imprecisato Racel... a
dire del Malaterra. Nell’XI secolo, il gaito saraceno Chamuth,
signore della vicino Naro, con molta probabilità aveva il dominio
del nostro Altipiano e forse vi eresse un fortilizio, un Rahal:
da qui il toponimo Rahal Chamuth, a seguire l’acuta
congettura del Garufi. I Saraceni furono, specie sotto Federico II,
ribelli e violenti: imprigionarono persino il vescovo agrigentino
Ursone. Federico II non fu tenero verso di loro, deportò a Lucera i
caporioni; gli altri - i più pavidi ed i meno appariscenti - si
dispersero assumendo nomi latineggianti o fingendo antica professione
di fede cattolica. Per uno o due decenni Racalmuto rimase comunque
deserta. Un tale della famiglia Musca - forse Federico Musca - poté
appropriarsi del territorio, portarvi fuggiaschi, verosimilmente ex
saraceni, dotarli di terra e mezzi di lavoro e far sorgere un nuovo
casale. Il suddetto Federico Musca finì però con l’osteggiare il
vincitore Carlo d’Angiò e costui lo spogliò di quel casale
assegnandolo nel 1271 a tal Pietro Negrello di Belmonte: un diploma
degli archivi angioini ne specificava - prima di esser distrutto dai
nazisti nel 1943 - termini, modalità e dettagli. Finiva, per altro
verso, quella che possiamo considerare la preistoria racalmutese: un
periodo buio ed incerto che ebbe a protrarsi per 3271 anni. Quel che
per tal periodo si è scritto - ed è tanto ed anche dalla penna più
illustre del luogo - è solo cervellotica congettura. Possiamo solo
credere a quei radi reperti archeologici di cui si ha conoscenza ed a
quel poco, spesso nulla, che riescono a svelarci di tanto defluire
umano degli antichi racalmutesi.
Con
i Vespri Siciliani, il casale di Racalmuto acquisisce importanza e
ruolo perché può fornire tasse e balzelli alla famelica pirateria
di un Pietro d’Aragona. Il centro abitato non contava più di 75
fuochi (circa 265 abitanti). Nel 1376 i fuochi erano aumentati a 136
(circa 480 abitanti). Frattanto, Racalmuto - a dire del Fazello - era
stato requisito da Federico di Chiaramonte che pare vi abbia
costruito le torri del castello nella prima decade del 1300. Si sa
che Costanza Chiaramonte, unica figlia di Federico, fu l’erede
universale. Che abbia sposato prima il girovago ligure Antonio del
Carretto e poi, divenuta vedova, l’avventuriero Brancaleone Doria -
forse quello dannato all’inferno da Dante - si dice e qualche
documento degli archivi di Stato palermitani sembra confermarlo.
Resta comunque certo che sino al 1396 Racalmuto è dominio dei
Chiaramonte, in particolare del celebre figlio illegittimo Manfredi
Chiaramonte - lo attestano le carte dell’Archivio Segreto Vaticano.
Tocca
a Matteo del Carretto rimpossessarsi del feudo, farne una baronia e
farsene riconoscere titolare dal re Martino, naturalmente previo
esborso di sonanti once. Il figlio Giovanni primo del Carretto è
ancor più rapace del padre.
Nel
1404, Racalmuto è ancora fermo a 150 fuochi (540 abitanti). Un
secolo dopo nel 1505, al tempo della “venuta” della Madonna del
Monte, la sua popolazione sale a 473 fuochi (1670 abitanti). Ora
domina il barone di Racalmuto Ercole del Carretto. Il figlio Giovanni
II esordisce con un delitto: commissiona a tal Giacchetto di Naro la
strage dei Barresi di Castronuovo per vendicare l’uccisione del
fratello Paolo, antenato di Vincenzo di Giovanni che nei primi
decenni del 1600 scriverà una complessa trattazione su Palermo
Restaurato, ove rammenterà quei truci e letali eventi. Dopo,
rimorsi e crisi religiose spingeranno quel del Carretto a costruire
chiese e conventi ed a chiamare a Racalmuto carmelitani e francescani
per una redenzione spirituale sua e del suo popolo. Certo, mero e
misto impero, terraggio e terraggiolo ed una pletora d’imposte e
tasse feudali fioccarono sui racalmutesi. Un notaio venne chiamato da
Agrigento per i tanti atti del barone (e dei suoi vassalli): era quel
tale Jacopo Damiano che alla morte di Giovanni II del Carretto finì
sotto l’Inquisizione.
A
metà del secolo, nel 1548, la popolazione sale a n.° 896 fuochi
(3163 abitanti), segno che la politica del barone non era poi così
devastante come sembra voler far credere Leonardo Sciascia.
Quello
che non fa il barone, lo fa invece la peste del 1576: la popolazione
racalmutese viene decimata. Se crediamo ad un documento del fondo
Palagonia, dai 5279 abitanti del 1570 si sarebbe passati ad appena
n.° 2400 abitanti nel 1577. Ciò non è credibile e si deve alla
voglia tutta fiscale di impietosire il viceré per una contrazione
delle “tande” in mora e di quelle in atto. Di sfuggita, va detto
che la tentata evasione fiscale del 1577 non ebbe effetto. Le “tande”
si basavano sulla tassa del macinato: la drastica contrazione della
popolazione non consentiva un gettito bastevole a fronteggiare la
soffocante tassazione del governo spagnolo. Questo non ebbe pietà e
la Universitas fu costretta ad indebitarsi con gli stessi
esattori, al contempo strozzini.
Sia
come sia, nel 1593 Racalmuto sembra risorta: gli abitanti ora sono in
numero di 4448: ovviamente molti fuggiaschi erano rientrati e,
soprattutto, si doveva trovare conveniente emigrare dai centri
viciniori per sistemarsi nella neo-contea di Racalmuto, le cui
condizioni sociali, economiche e giuridiche in definitiva tornavano
appetibili.”
Prosegue il TCI: “fino al ‘300
l’abitato sorgeva presso il luogo detto Casalvecchio [è invenzione
del tutto infondata, n.d.r.];
l’odierno si venne fondando attorno al castello dei Chiaramonte
[anche qui inesattezze a profusione: il primo nucleo databile attorno
al 1250 si stabilì nelle grotte sotto il Carmine; il castello sorge
postumo verso il 1310 a seguire il Fazello; codesto pur immenso
storico del ‘500 non è perspicuo ad ipotizzare l’erezione
dell’attuale castello racalmutese da parte di un cadetto dei
Chiaramonte e comunque è molto circospetto per suffragare la
ricorrente diceria di un castello chiaramontano a Racalmuto, n.d.r.].
E’ patria del pittore Pietro d’Asaro, d. il Monocolo (1597-1647)
[è ormai pacifica la data di nascita del Pittore: 1579 e non 1597,
n.d.r.]. Sul Corso
Garibaldi, al centro sorge la chiesa
Matrice (dell’Annunziata),
della fine del ‘600, nel cui interno si conservano due dipinti
dell’Asaro (Madonna e Santi
e Madonna della Catena)
[da rettificare: l’Annunciata è chiesa preesistente sin da prima
del XVI secolo; l’attuale chiesa Madre ha laboriosa gestazione, ma
può dirsi disegnata nel primo trentennio del 1600 e definita negli
anni ’60 del XVII quando la fine del ‘600 era lontana; nessun
quadro certo di Pietro d’Asaro vi si conserva, men che meno quelli
sopra citati, n.d.r.].
A d. della Matrice, in fondo alla piazza Umberto I, è il Castello,
fondato tra il ‘200 e il ‘300 da Federico Chiaramonte
[banalizzazione di una cauta nota del Fazello: a credere a codesto
grande storico il castello andrebbe datato 1310: le torri rotonde -
fortezze abbisognevoli di alta perizia indisponibili ai tempi di
Federico Chiaramonte - fanno invece pensare a Federico II lo Svevo,
cioè al 1240 circa. Quando scavi sotto le torri metteranno alla luce
i tanti reperti archeologici della dominazione araba - oggi
totalmente oscura sotto il profilo dei manufatti - ampia luce ne
promanerà anche ai fini del disvelamento della veridica storia dei
musulmani in Sicilia. I locali già sanno di tali reperti; la locale
Sovrintendenza sembra ignorarli del tutto, n.d.r.]:
ha due torri cilindriche e nell’interno conserva un sarcofago
romano del secolo IV, con la raffigurazione del Ratto
di Proserpina [inculture passate e presenti
hanno oscurato del tutto l’effettivo luogo del ritrovamento
dell’importante sarcofago; oggi di certo non è più conservato al
Castello ma nel chiostro dell’ex convento di Santa Chiara; la
datazione è del tutto cervellotica, n.d.r.].
A sin. del castello si scende alla chiesetta di San
Nicolò [in effetti S. Nicola di Bari, e si
crede che nessun forestiero sarà in grado di raggiungere la
chiesetta con siffatte indicazioni topografiche, n.d.r.],
nella quale è una tela del Monocolo, con S.
Nicola di Bari (firmata e datata 1603) [c’era
una volta, ora non più; sbagliata la data che invece è quella del
1613, n.d.r.]; in
Santa Maria di Gesù,
fuori del paese, Madonna del Rosario,
(firmata dallo stesso 1636). [Il quadro è disinvoltamente dichiarato
“completamente distrutto”, n.d.r.]
Altre chiese interessanti: la chiesa del
Carmelo, con un Crocifisso
dell’Asaro [pare, invece, che il quadro dati ad almeno mezzo secolo
prima della nascita del Pittore, n.d.r.]
e la tomba di Girolamo III del Carretto
(1600) [Girolamo III del Carretto morì oltre un secolo dopo, nel
1710; quello di cui tratti è il secondo dei Girolami del Carretto,
che comunque fu “occisus a servo” nel 1622, un quarto di secolo
dopo n.d.r.]; San
Giuliano, con una Madonna
della Cintura dell’Asaro [si sostiene
essere dell’Asaro solo il San Giuliano
che si vorrebbe del 1608; codesta “Madonna”
non è oggi identificabile ed in ogni casi giammai sembra essere
stata esposta in San Giuliano,
n.d.r.]; il santuario
di S. Maria del Monte,
del sec. XVIII, [si dà invece il caso che la chiesa è visitata dal
vescovo Tagliavia già nel 1540, n.d.r.]
con una Vergine degli Afflitti,
[chissà perché la si vuol chiamare “degli afflitti” quando ha
un viso radioso!, n.d.r.
], della scuola del Gagini, [mero topos
quando non si sa che dire di una statua marmorea di fine secolo XV,
n.d.r.], e un altare
con rilievi medioevali [ben strano in una chiesa che prima si
affermava essere del XVIII secolo; l’attuale altare maggiore è
invero databile XVIII secolo. Non si comprende come nessun cenno vi
sia a chiese importantissime e di maggior valore storico ed artistico
rispetto a talune chiese invece menzionate: ci riferiamo alle chiese
del Collegio, di Sant’Anna, dell’Itria, di Santa Chiara, di San
Pasquale e soprattutto della chiesa più antica: S. Francesco.
n.d.r.]. - A N. e NO del paese, lungo il
Vall. Pantano o di Racalmuto, sono numerose miniere di zolfo (oggi
tutte inattive, ma intelligentemente riadoperabili per insediamenti
turistici o per itinerari folkloristici in tipici carretti siciliani
alla scoperta delle fonti d’ispirazioni sciasciane, n.d.r.]
e di salgemma [da cui quel Sale sulla piaga,
titolo che Sciascia avrebbe voluto per le sue Parrocchie
di Regalpetra e che volle per la traduzione
in inglese, n.d.r.],
fra cui la salina Pantanella
[ove il 12 maggio 1955 ebbe a trovare tragica morte il salinaio, i
cui funerali vengono angosciosamente e con empiti d’ira descritti
da Leonardo Sciascia ne “Le parrocchie di Regalpetra” in quel
mirabile squarcio su “i salinari”.
Escursione al M. Castelluccio
m. 721, ore 1.30 circa. Si segue la strada per Montedoro e a 5 km. C.
si sale a d. sul monte ove si trovano avanzi notevoli di una fortezza
dei Chiaramonte, del sec. XIV, ma fondata nel ‘200 da Abba Barresi
[il quale - normalmente chiamato Abbo - nulla ebbe mai a che fare con
Racalmuto e dintorni: la fortezza, sede del feudo (in senso
giuspubblicistico) di Gibillini 1,
pertiene, a dire il vero, alle nobili famiglie medievali dei
Podiovirid; Simone di Chiaromonte, Moncada, Alagona, De Marinis e
Telles, Giardina Guerara ed altri, una lunga storia che trascende il
dato segnaletico che la pur pregevole pubblicazione turistica
fornisce, n.d.r.]. La strada continua per altri km.3,5 alla zolfara
Gibellina. Indi prosegue fino, hm. 13,5, a Montedoro.[Nulla sulle
interessantissime necropoli sicane; nulla sulle “garbere” del
Monte Pernice; nulla sull’ipogeo cristiano delle “grotticelle”;
nulla sui cinquecenteschi mulini ad acqua a valle di Racalmuto; nulla
sugli “zubbi” di S. Anna (ove esplodono scisti di flora
tropicale); nulla sulle “calcarelle” note a Solino e che Brydone
cercava ancora nel ‘700; nulla sugli insediamenti bizantini
attestati da ritrovamenti numismatici al centro dell’attenzione dei
più grandi bizantinisti; nulla sulle “tabulae sulphuris”
studiate da Mommsen nell’ottocento ed attualmente motivo di
lambiccamento dei più accorti archeologi romanisti; nulla sui
fenomeni carsici così atipici in un’isola del mediterraneo e nulla
tant’altro, n.d.r.].
”
Non val la pena - anche per il TCI - attivare un parco
letterario in un cosiffatto territorio? Non si reputa del caso
propiziare studi storici, scavi archeologici, ricerche paleografiche
in una plaga - per sua ventura patria di Leonardo Sciascia - ove
dovranno prima o poi affluire scienziati, storici, archeologici alla
scoperta di mondi antichi i cui flebili echi si nascondono ancora nel
grembo di quella terra e che non è bene che siano negletti o peggio
deformati da pur eccelse pubblicazioni turistiche? Noi tentiamo qui
una qualche progettazione: senza inquinamenti politici, senza
cointeressamenti sospetti, senza padrinati colpevoli.
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