Certo nacqui in Sicilia, anzi in un lembo di raggrumata nebbia, tra due castelli medievali, di sicuro post arabi eppure con sangue marrano pulsante in vene di un Occidente dalla carnalità più agognata che praticata. Si cantava negli anni Cinquanta al mio paese: noi siamo i vitelloni", ma il nostro vitellonismo si afflosciava in sterili "taliate". Fui persino Figlio della Lupa nella parte finale di un fascismo insanamente bellicoso. Ebbi maestre di catechismo vergini e dal sesso spento. La mia lingua era un vernavolo veicolare rappreso e inespressivo. A scuola per fare aste e fortunamente per analisi logiche e grammaticali. Studi clericali privi di evasioni erotiche. Far liceo e università in una sfilacciata crisi di identità. Ma subito transumanza in quel di Modena, nei grigiori dei conti di Tesoria, lungi persino dalle discipline della parttita doppia bancaria di derivanza dal consunto Luca Pacioli. Ma poi immersione negli esiziali controlli di banche meneghine e partnopee, in quei grandi imbrogli di banchieri improvvisati e di genialità emiliana in escrescenza. Ora vecchio, stravecchio in satiriasi senili "virtuali" AMMICCANTI PERSINO CON TAL MERAVIGLIOSA INATTINGIBILE "Di Terra Profumo" proterva ne voler equipare il pollo allo chiampagne da consumare in Parigi con quello ruspante da sbocconcellare con le mani nella grassa terra di Romagma. La vita è un sogno ma alla rovescia : santità nei tempi delle giovanili frenesie lussuriose, spavalda sensualità quando ogni vampa nel tuo sangue senza limpieza alcuna si è da tempo spenta.
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