Il CONFITEOR di un banchiere incallito
Qual è il confiteor di un grande banchiere
incallito, ormai però giunto all’occaso se non della vita - Cesare Geronzi a 77
anni avrà ancora decine e decine di anni per imperversare - certo degli affari?
E’ lui stesso a
sentirsi peccatore. E le sue confessioni dovrebbero dissimulare quelle di
Sant’Agostino o filosofeggiare come un moderno Rousseau.
Diciamo che noi ci
attendiamo questo suo esplosivo libro da sei o sette mesi. Ora è uscito e ci
troviamo a dovere centellinare ben 362 pagine di feltrinelliane confessioni,
estorte a dire il vero da un non troppo benevolo Mucchetti.
E noi che per
vecchia professione siamo portati a diffidare di tutti e di tutto, pensiamo che
un danno enorme quel sapido testo l’ha già provocato. Uscito a ridosso di una
importante seduta della Cassazione crediamo che abbia dato aire a giudici
sgomenti dinanzi a tante protervie giuridiche per una “esemplare” condanna del
pio Fazio, un tempo governatore a palazzo Koch. Non si poteva aspettare un paio
di giorni? Perché tanta incontinenza?
Fuge rumores sospirava Baffi. Ma un pensiero
pascaliano ebbe a soffiare nel cuore e nella mente del banchiere Geronzi: Sempre in balia dell'incertezza, spinto da un estremo all'altro, l'uomo
sente la sua nullità, la sua disperazione, la sua insufficienza, la sua
dipendenza, la sua debolezza e salgono immediatamente dal profondo del suo
cuore la noia, la melanconia, la tristezza, il cattivo umore, l'irritazione, la
disperazione. (B. Pascal)
E volendo parodiare
anche Rousseau soggiungiamo noi: Pur
muovendo da impulsi disparati e con ragioni e scopi differenti, la maggior
parte degli interpreti o seguaci di Rousseau hanno individuato nell’interesse
per la politica la nota saliente della sua personalità: è lui [cioè Rousseau]
stesso ad ammettere nelle sue Confessions che «tutto dipende
radicalmente dalla politica» 11, in
quanto un’organizzazione politica equa risolve il problema della teodicea,
ridando così moralità alle azioni umane.
Bombardati dai
giornali con i loro effetti annunci, ci siamo subito domandati a che tende il
dottor Cesare Geronzi? Quale il suo obiettivo? Mughetti, pur nordico, è
criptico: dopo si vedrà se vi sarà assonanza con il suo obiettivo: Non vi sarà
mai, perché un giornalista è sempre colui che spiega bene agli altri quello che
lui non sa, non comprende e spesso non vuol capire. Già, far luce su “trent’anni
di potere, banche ed affari”. Ma è lui stesso a dirci che quella sua specifica
(o speciosa) luce l’ha già irradiata con tre decenni di lavoro di giornalista.
Noi ci domandiamo:
siffatti opposti obiettivi (Geronzi tenterà solo di assolversi o di condannare)
stridono con le modeste nostre indagini? Le abbiamo fatte per incarico
pubblico, le abbiamo sofferte per dissidenze etiche e politiche, le abbiamo
propinate con la dissacrazione icastica che ci riviene dal piccolo borgo del
sale e dello zolfo in cui siamo nati.
Sin d’ora noi lo
sappiamo: giammai!
Abbiamo sbirciato
il grosso volume. Ci colpisce innanzi tutto l’assenza di nomi eccellenti, di
protagonisti sotto traccia, di citazioni giudiziarie, di risultanze ispettive,
di provvedimenti amministrativi, di sentenze esemplari, di esiti giudiziari.
Qualche esempio:
non troviamo Lucio Veneziani, non troviamo il dottor Somma, non troviamo esuli dalla
consulenza legale della Banca d’Italia. La vicenda Sarcinelli viene sfiorata
secondo le più consunte vulgatae. La
storia del Banco di Sicilia, dell’Irfis, dell’Interfinanza sindoniana, tutto
nelle brume di chi forse a ragione può dire: non ricordo, perché in effetti non
protagonista. Il dottor Desario (scritto senza d minuscolo e senza aristocratica separazione) citato una sola
vola. Dini non riusciamo a pescarlo neppure con la più dilatante lente di
ingrandimento. E Gnudi? La Moscow Narodny London pare vi sia, ma sepolta chissà
dove. Pare solo in una domanda dell’intervistatore.
In compenso,
dilatate vicende forse più personali che emblematiche.
Divagazioni su pontefici,
cardinali e in un punto su un papa in pectore, lasciano in ombra personalità
quali il ministro Colombo.
Avrò di che
pensare; avrò di che cercare di spiegarmi.
Quello che mi
accora di più è che con questi rumores
Fazio forse è definitivamente perduto alla cosa pubblica (ed è una grossa iattura).
Geronzi che bene starebbe come ministro dell’economia subirà l’onta dileggiante
che mi pare Repubblica anticipa. I reietti resteranno reietti ma i “correi”
dell’odierno sbaraglio mediatico non avranno giustizia. Solo ulteriore motivo
di gogna.
Calogero Taverna
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