Gentilissimo signor Sindaco di Pescorocchiano,
mi riferisco a questa documentazione relativa al suo Comune
qui masterizzata cui faccio rinvio per doverosa semplificazione.
Come può nuotare, il suo responsabile del servizio
finanziario-tributi rag. Gianni Cicerone mi infligge una imposizione di 172,38
euro per un servizio idrico 2015che non mi è stato reso. Vedo certi estremi di
condotta pubblica antidoverosa ma di questo dovrò parlarne con i miei legali.
Eredito in marzo scorso un palazzetto di famiglia in quel di
Baccarecce di fatto collabente. Vi è però un contatore di acqua in piena
efficienza. Nel precedente anno avrebbero dovuto farne debita lettura. Ma non
era nella mia amministrazione.
Nel residuo anno 2015 vi ho fatta rada presenza per qualche
sistemazione o qualche pulizia. Soprattutto questa estate. Bene non vi trovo l’acqua
perché avevate deciso di sospenderla per non danneggiare i romani. Fatti
vostri.
Quell’acqua me la sono procurata da una mia vicina. Insomma
avrò usato la vostra fornitura per non più di 50 litri. Certo non sono stata diligente e farne una mia
personale lettura all’atto dell’ingresso nel possesso del bene ereditato e
quindi non saprei quanto di preciso avrei consumato al momento dell’imposizione
a pagare del rag, Cicerone (12 ottobre 2015). Mi sembra di avere consumato a fine
anno manco100 liti e per quei 100 litri dover pagare 172,38 è come essere gravati
di un euro e settantadue centesimo a litro; mi consentirà: un costo così non si ha neppure per la migliore acqua
minerale che però sarebbe anche ben confezionata.
Mi dirà perché ho pagato entro la data di “scadenza del
10/11/2015? Perché rispetto il brocardo del solve et repete.
Prima che investa della doglianza i miei legali lei avrebbe
qualche monito o giustificazione da darmi?
Con osservanza
Calogero Taverna.
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