Nemo tenetur se detegere
Nessuno è tenuto a fottersi. Ovvio né se stesso né i sui più
stretti congiunti. Civiltà giuridica insomma. Ecco perché giammai io nuocerò ai
miei più stretti congiunti. Ma oltre? oltre sì.
Sapete perché Alfredo Sole il mio figlio selettivo (non
posso adottarlo, non poso affiliarlo, l'ho scelto a mio figlio con un atto
della mia mente, l'ho selezionato) si sta facendo quasi trent'anni di carcere
durissimo ex 41 bis e ora ex 4 bis ininterrottamente? Perché i magistrati son
convinti - ed io pure ne son convinto - che non vuol denunciare un suo
strettissimo congiunto. In effetti, ne son certo, Alfredo Sole non uccise
Alfonso Burruano, perché diversamente lo facevan fuori come hanno fatto con gli
altri suoi stretti congiunti.
E allora Sole si farebbe 30 anni di carcere duro, durissimo,
per non denunciare un morto? Mi dispiace per l'avv. Russello che per non difenderlo
gratis si inventa una mistica del 4 bis.
Ma se Alfredo Sole non ha ucciso, come secondo me, non ha
ucciso Alfonso Burruamo il capo dei culi chiatti secondo le stronzate di
Savatteri, come giustificano tre ergastoli ostativi?
Sarebbe malo sangue?
Ma Alfredo ha ragione quando disperato strilla: di un solo delitto non mi
pento: la uccisione del mio vecchio io.
E questa è giustizia italiana? A Grassonelli che strombazza
di non essersi pentito di nulla perché tetragono MALCARNE allegramente gli
danno il premio Racalmare di Leonardo Sciascia (alla faccia del Consiglio di
Egitto) e tutte le comodità possibili in quel di Sulmona, e mio figlio SELETTIVO un vice procuratore dell'Antmafia
lo fa murare vivo ad Opera, FINE PENA
MAI perché non ha avuto tra una canasta e l'altra il tempo di fare una
telefonata alla caserma dei carabinieri per sapere come si sono evoluti i fatti
25 anni dopo.
E nessuno dei miei paesani ha l'ardire di accodarsi a questa
mia battaglia di giustizia e di verità perché a Colpi di Spillo di Malgrado
Tutto risulterebbe che non faccio nient'altro che esibizionistici messinscena e
così possono assolvere il latitante Tano.
.
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La locuzione latina nemo tenetur se detegere (anche nella
forma nemo tenetur se ipsum accusare) esprime il principio di diritto
processuale penale in forza del quale nessuno può essere obbligato ad affermare
la propria responsabilità penale (auto-incriminazione).
L'ordinamento giuridico, nel bilanciamento degli interessi
in gioco, accorda preferenza alla libertà personale, e all'onore della persona,
piuttosto che all'interesse alla repressione dei reati, che sarebbe soddisfatto
pienamente se tutti i soggetti del procedimento penale fossero obbligati a
collaborare incondizionatamente con la Giustizia fino al punto di incriminare
sé stessi.
Tale principio trova accoglimento nel Codice di Procedura
Penale di molti paesi, incluso quello italiano, che prevede diversi istituti
finalizzati a garantire i diritti dei soggetti coinvolti nel procedimento
penale.
Fra questi istituti si ricorda in particolare il privilegio
contro l'autoincriminazione, che viene riconosciuto all'indagato e
all'imputato: essi non sono tenuti a rispondere alle domande che vengono loro
poste, e possono perfino mentire. Non possono commettere in tal modo i reati di
falsa testimonianza, false informazioni al Pubblico ministero e
favoreggiamento.
Il privilegio contro l'autoincriminazione è riconosciuto
altresì ai testimoni, i quali possono opporlo qualora dalle risposte alle
domande loro poste potrebbe emergere una propria responsabilità penale.
Il principio del nemo tenetur se detegere vale anche nel
diritto amministrativo.
Non è riconosciuto il medesimo privilegio nel diritto
anglosassone, ove all'imputato è concesso il diritto di non rispondere, come
nel noto Quinto Emendamento alla Costituzione degli Stati Uniti d'America, ma
non quello di mentire. Nel caso egli decida di parlare, sarà tenuto a dire il
vero, a pena di incriminazione per falsa testimonianza. Per questo motivo nel
diritto anglosassone anche l'imputato è ritenuto teste attendibile, ma, di
contro, sconta la propria perseguibilità qualora sia provato che menta.
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