Grazie signora Masi,
grazie di cuore. Stamani leggere le sue parole sui miei modesti excursus
critico-letterari è stato come quando
liceale prendevo un bel nove in italiano. Ora vecchio, in disuso non son più
abituato ai riconoscimenti scolastici. Ma stavolta persino mia moglie, tanto scettica verso le mie cose preterintenzionali,
mi ha sorriso compiaciuta.
Non è da tutti, ma credo
mai da un 'bancario' in ormai trentennale quiescenza, attirarsi l'attenzione di
una magistrale artista, ammaliante nel dire
sapientissima nella scrittura. Parlo, ovvio, di questa PATRIZIA MASI
questa eccezionalissima autrice,
attrice, regista, sceneggiatrice, grande donna di spettacolo ma soprattutto
raffinatissima mente pensante, maceratasi negli studi e fiorita nei cieli della
superiore cultura.
Oggi non è certo più il
tempo in Italia della fame, quella fame rievocata opportunamente dalla signora
Masi nei bagliori del suo iltrasofisticato avanspesttacolo.
Ma un tempo, c’era
davvero anche qui in questa ormai Roma opulenta.
Vi riflettevo quando
domenica scorsa in un pretenzioso ristorante ad alta cifra per cranio eravamo assiepati
senza alcun posto libero. E come in un avanspettacolo della Masi me la ridevo
dello sciapito mago in bianco che lavando piedi di superprofumati baldi fusti
foresti, attirando persino le ire
ipocrite e razziste del marrano Magdi,
ha successo tentando invano di spingere la sua corrotta e pedofila
chiesa indietro nei secoli ai tempi del macilento e insalubre pauperismo di
colui che visionario predicava agli uccelli.
E come scenetta comica
da intelligente avanspettacolo alla Masi ci potrebbe star bene.
Ma come lettura civile
e morale dovremmo pure da un lato essere soddisfatti del superamento epocale di
carattere economico, economicistico, e d’altra parte, però, registrare paurosi
deficit di cultura di poesia di umanesimo. E gli inviti a pensare a ricordare che
promano da spettacoli intelligenti sofferti rievocativi alla Masi, non
cloroformio, non oppianti camminamenti alla Montalbano, l’attore dalle gambe
storte, su oleografici spiagge sotto una
volta ben triste Ragusa mi costringono ad anelare al cinquecentesco rinascimento,
alla pittura geniale creativa al cromatico sposalizio di natura e figura umana all'acostamento dell'amor sacro con l'amore
profano alla procreazione della Voluptas dalla bella e ingenua Psyche.
E gradisco persino lo scoppiettante cavalier
Marino magari nel puzzle ardimentosissimo dello scrivere della nostra bella
Ornella.
Richiami sottili ma irresistibili che i bagliori della Masi
scoccano vitali salvifici.
Dobbiamo redimerci da
questo dilagante materialismo dell‘incultura che ci sommerge in lotte infami
contro i migranti miei fratelli arabi, contro la necrosi ideale che rendeva
euforico l’obliato Craxi in politica, contro questa civiltà odierna
dell’invidia astiosa di chi rubando pensioni senza averle scontate si scalmana i capelli contro padri della patria che pur
hanno astutamente imposto negli agoni delle agguerrite consorterie mondiali
della finanza e della liquidità valutaria quel miracolo economico italiano che ha seppellito la fame che magari con un
pizzico di irriguardosa ironia la colta Masi ci rammentava.
Ma non voglio essere
parruccone. Consentitemi solo di ammirare codesta Msi che alle volte mi suonava
come una Medea della tragedia greca, come
inquietante voce ancestrale della mia origine culturale la Magna Grecia quando
si parlava greco quel greco che per l’incultura di tanti derelitti precari ha
sepolto il mio vecchio liceo classico. E
senza cultura fingeremo di auspicare pauperismi francescani mentre sperperiamo
soldi e salute visiva con gli i/pad della nostra accidia esistenziale, e senza
cultura ci dissolveremo irritando madre natura che provvida sterilizza le
nostre donne affusolandone i bacini ed effemina nostri uomini impauperendone il
loro sperma ormai infecondo.
Nessun commento:
Posta un commento