Quanto mi piacerebbe portare la Masi a Racalmuto e nel salone della mia Meryclanl potercela godere, vestita da Elena cerulea, mentre ci fa risentire le Olimpiche akrakantine di Pindaro. Non ce le potrebbe recitare in greco (che delizia sarebbe); ma anche nel volgare eloquio cantalenate da una attrice coltissima e sensibilissima come la Masi, gusteremmo lo stesso sentire: "Giunse, inseguendola, fino al paese/ di là dei soffi del freddo/ Boreàs; stette. e stupiva degli alberi./ D'essi un desiderio dolce lo prese:/ piantarli alla meta de' dodici giri/ per la corsa dei cavalli. Ed ora a questa/ festa viene benigno insieme ai gemelli/ pari a dei, figli di Leda slanciata." Basta con le banalità di Montalbano almeno nelle apriche colline di Sciascia.
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