Lettera al figlio di mia cugina, l’ex sindaco Gigi Restivo
Ho letto con acutissimo interesse la signorile lettera che hai inviato a R.L.: unico difetto, lo scrivere in modo troppo signorile. Salvo qualche sprazzo come quello di far ricorso ad immagini erotiche e maschiliste come l’accenno ad orgiastici incautamente violatori di intatte imeni.
Certo che svetti, caro Gigi e questo è il tuo difetto e questa è la colpa che non ti si perdona, e questo fa strappare le vesti ai dispregiatori degli albatri di Baudelaire dopo infanzie letterarie sprecate con insulse ed improprie citazioni. Certo, anch’io sparai una volta nel gruppo con l’aforissma “tra un fascista di sinistra ed un socialista di destra, turiamoci il naso e votiamo il socialista”. Fui sbaragliato sonoramente con manco sette voti e tu vincesti alla grande. Parce sepulto, dunque a mia discolpa.
Il padre di tuo nonno materno era fratello di mia nonna. Saggio, sagace, illuminante, “dirigibile” di famiglia lo dicevano, seppe coglionare certi galantuomini dal pretenzioso baciamano e celiare con qualche virgulto schifiltoso per le ferite dei bimbi contadini. Pensa come ora mi senta legato a questo tuo antenato.
Se vado in paese, mi si vuol far credere che qualche pecca ce l’avresti con il diniego del Centro Commerciale a Racalmuto: non conosco la vicenda, ma ho voglia di credere che questo sia un tuo merito, un vade retro alla mafia aliena; tutto il contrario di quello che vuol far credere la Triade di Diomede.
Sindaco baby ti dicevano; dopo anche i tuoi sodali di estrema sinistra ti avevano in gran dispitto, e ti tacciavano di essere un borgomastro. In fin dei conti ti sabotavano, anche perché presi dalle panie di una vicenda che contro ogni logica giuridica chiamavano “espropriazione consensuale”. Il consenso certo si ebbe, ma voglio ancora sapere quanto davvero valevano, oltre a quanto davvero erano estese, le superfetazioni chiaramontane.
Pare che ora verrà una prefetta, un vero sergente di ferro, e, se non giustizia, farà chiarezza. La triade di Diomede se n’è accorta? Di contro beni culturali et similia cosa ci sono stati a fare? Cosa hanno controllato? Perché da tempo si ostinano a far distruggere una parte della facciata trecentesca di Lu Cannuni, a non voler dar peso a chi scrive che sarcofago di Proserpina , reperti ceramici, contiguità con le tabulae sulfuris e antefisse poppute di Santa Maria impongono scavi stratigrafici o, per lo meno, salvaguardie archeologiche?
Tutti dicono che il venturo sergente di ferro in gonnella saprà fare chiarezza? E qui davvero spero che sia vero.
Tu sei un grande avvocato, l’ho sperimentato in vicende di famiglia. Escludendo quell’antenato di Sciascia (che giammai mi ha convinto), sei l’ultimo esemplare di quella schiatta togata che partendo dal Picone prestato a Girgenti, passa per Giancani, Cavallaro, Marchese e, non neghiamolo, anche per Lillo Mattina.
Come mai tanta genialità giuridica consente a ministri e assessori in gonnella di fare scempio del nostro sacrosanto diritto al voto, delle nostre dignità costituzionali? Paura? Ritegno? Livori? Io credo anche Petrotto mente eccelsa così come ritengo che Petrotto prima, tu dopo, e Petrotto dopo ancora avete trasformato la meschinella Racalmuto consegnataci della prima Repubblica in una cittadina, pulita, ridente, tutto sommato prospera, sagacemente amministrata, non del tutto coinvolta nella crisi dell’economia globale del momento, con meritevoli dilatazioni delle occasioni impiegatizie giovanili, con il fervore di iniziative culturali, di musei magari un troppo frosci, di associazionismi meritevoli, di accoglienze coraggiose, di un perbenismo diffuso, di limitazione delle escrescenze delinquenziali paramafiose, di sterilizzazione delle ineludibili infiltrazioni delinquenziali e voglio qui chiudere queste poste gloriose del rosario; dovrei diversamente occuparmi delle poste gaudiose e soprattutto di quelle dolorose che non mancano.
Ma cosa sapranno fare di meglio questi sergenti di ferro in gonnella? Mah!
Auguri, comunque, Gigi. Di vero cuore
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