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Lillo Taverna
E' inutile negarlo: ogni nostra umana miseria ha un risvolto finanziario e quel risvolto ineludibilmente finisce negli archivi informatizzati delle banche. Là, ...indelebilmente tutto si annota, tutto si documenta, sia tu PAPA che vai in giro con il bancomat, sia tu Andreotti che a Vaduz ti concedi una perversa cena galante.
Un tempo, saggiamente si impediva al Fisco e alla Guardia di Finanza di mettervi naso: era il tempo del ferreo SEGRETO BANCARIO.
Per vent'anni in Banca d'Italia, gran sacerdote Paolo Baffi, fui educato al culto del Segreto Bancario contra OMNES- Fuge rumores gridava Baffi; il capitale è come il coniglio; se alzi la voce scappa, - ammoniva Baffi.
Poi, mandato a Milano come milite addetto a far da guardia ad un bidone, persi le staffe e vuoi con i tanti 'fissati bollati' passati a LOTTA CONTINUA vuoi con SOLDI TRUCCATI svelai perfidi inganni bancari.
Ne nacque l'INCHIESTA SINDONA. Si stava arrivando alla banchetta in Via Veneto di Valerio Borghese Junio dissoltasi per finanziare il c.d. falso colpo di Stato dei Forestali di Cittaducale.
Ma il vicepresidente ultracomunista Emmanuele Macaluso stoppò ogni cosa, distrusse il padre di Massimo D'Alema e mi chiedo ancora perché tanto livore affossatore di uno dei più inquientanti segreti d Stato che per la Banca Privata Finanziaria dell'IOR della DC della finanza ambrosiana del Cardinal Montini e di altre frange massoniche segreto non era. Ed a me piccolo uomo di Sicilia in fondo di cultura mafiosa (perché MAFIA è cultura) non era sfuggito. Me ne dava atto Enzo Biagi in colloqui salottieri di questa ineffabile Italia.
Lasciai Banca d'Italia soprattutto per un abuso di Imposimato persino anticostituzionale. Analogo abuso - ma ben più grave - fu subìto da Leonardo Sciascia, artefice questo ora mitizzato giudice Falcone. Io ci rimisi il posto in Banca d'Italia; Sciascia la pelle in quanto terrorizzato ebbe spaventoso abbassamento delle difese immunitarie che lo portò alla tomba a Santa Maria di Racalmuto, anzitempo.
Lasciai poi anche il SECIT di Reviglio; non potevo correre dopo il rischio di venire giubilato da un Gava che avevo perseguito bancariamente distruggendo la Banca Fabbrocini di Terzigno.
Tentai quindi un pizzico di libera professione. Ma non era cosa per me: lasciai subito.
Avvenne che in questo interstizio di mia collaborazione esterna di tipo bancario fui chiamato per un consulto dal trapanese Ruggiriello, banchiere sotto tiro da parte della Vigilanza della Banca d'Italia in un momento di enfasi moralistica ove emersero tipi saccenti divenuti ispettori sfasciacarrozze di quella allora Banca delle Banche.
Francamente me ne raccontò delle cose poco simpatiche che chiamavano in causa sia il giudice Falcone sia la terribile ed allora avvenente Boccassini. Falsità? Non è da escludere. Ma l'Addaura grida ancora vendetta al cospetto degli uomini onesti se non del buon Dio al quale non credo. [Calogero Taverna]
Altro...Per vent'anni in Banca d'Italia, gran sacerdote Paolo Baffi, fui educato al culto del Segreto Bancario contra OMNES- Fuge rumores gridava Baffi; il capitale è come il coniglio; se alzi la voce scappa, - ammoniva Baffi.
Poi, mandato a Milano come milite addetto a far da guardia ad un bidone, persi le staffe e vuoi con i tanti 'fissati bollati' passati a LOTTA CONTINUA vuoi con SOLDI TRUCCATI svelai perfidi inganni bancari.
Ne nacque l'INCHIESTA SINDONA. Si stava arrivando alla banchetta in Via Veneto di Valerio Borghese Junio dissoltasi per finanziare il c.d. falso colpo di Stato dei Forestali di Cittaducale.
Ma il vicepresidente ultracomunista Emmanuele Macaluso stoppò ogni cosa, distrusse il padre di Massimo D'Alema e mi chiedo ancora perché tanto livore affossatore di uno dei più inquientanti segreti d Stato che per la Banca Privata Finanziaria dell'IOR della DC della finanza ambrosiana del Cardinal Montini e di altre frange massoniche segreto non era. Ed a me piccolo uomo di Sicilia in fondo di cultura mafiosa (perché MAFIA è cultura) non era sfuggito. Me ne dava atto Enzo Biagi in colloqui salottieri di questa ineffabile Italia.
Lasciai Banca d'Italia soprattutto per un abuso di Imposimato persino anticostituzionale. Analogo abuso - ma ben più grave - fu subìto da Leonardo Sciascia, artefice questo ora mitizzato giudice Falcone. Io ci rimisi il posto in Banca d'Italia; Sciascia la pelle in quanto terrorizzato ebbe spaventoso abbassamento delle difese immunitarie che lo portò alla tomba a Santa Maria di Racalmuto, anzitempo.
Lasciai poi anche il SECIT di Reviglio; non potevo correre dopo il rischio di venire giubilato da un Gava che avevo perseguito bancariamente distruggendo la Banca Fabbrocini di Terzigno.
Tentai quindi un pizzico di libera professione. Ma non era cosa per me: lasciai subito.
Avvenne che in questo interstizio di mia collaborazione esterna di tipo bancario fui chiamato per un consulto dal trapanese Ruggiriello, banchiere sotto tiro da parte della Vigilanza della Banca d'Italia in un momento di enfasi moralistica ove emersero tipi saccenti divenuti ispettori sfasciacarrozze di quella allora Banca delle Banche.
Francamente me ne raccontò delle cose poco simpatiche che chiamavano in causa sia il giudice Falcone sia la terribile ed allora avvenente Boccassini. Falsità? Non è da escludere. Ma l'Addaura grida ancora vendetta al cospetto degli uomini onesti se non del buon Dio al quale non credo. [Calogero Taverna]
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