venerdì 1 luglio 2016

 
Passato lo tsunami della motoerba di Ofente, riesco a rimirare  quei fiori celestini che Maria Pia Calapà denomina in stranissimo modo di cui riesco solo a ricordare quel non italico termine di AZUREA. Stanno all'esterno del mio cancello d'ingresso.  E questo dorme tra due tuie che si sono fatte grande e  hanno quelle contorte bacche quasi pallacorde ringrinzite. Vedo beccare sul tronco ancora di traverso un piccolo merlotto. Non so se si vede nelle fotto che avrebbero dovuto riprenderlo. Mi beo dei tanti fiorellini bianchi che stamni non c'erano ed ora adornano l'esotico arbusto che ho piantato sotto la mia veranda, ovvio qui a Villa Merytal residente in Santa Lucia di Fiamignano nell'estraneo, per me, Cicolano. Ed ecco le mie rose sopravvissute un po' malconce invero al tremendo inverno che qui a quasi novecento metri è fosco assai. Le rose gialle solo un bocciolo, e queste  me le debbo tenere care per la mia prossima tomba visto che chi me le doveva deporre ora mi  ha in profondo ingiustificato odio, Solo una rosa di  
color rosa; ma non mi dice nulla e io non amo alcunché che sappia di femmine. Grandiose le donne, mentre di dicono che ti amano ti odiano. Ma ormai son vecchio per cascarci.



























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