"Si avvicina l'estate. A scuola mi aggiro tra i banchi per vincere il sonno. I ragazzi scribacchiano stracchi i loro esercizi. Cammino per vincere la colata di sonno che, se siedo, sento mi riempie come uno stampo vuoto. Nel turno pomeridiano, in questo mese di maggio, il sonno è una greve insidia. A casa non dormirei di certo, starei a leggere qualche libro, a scrivere un articolo o lettere agli amici. A scuola è diverso. Legato al remo della scuola; battere, battere come in un sogno in cui è l'incubo di una disperata immobilità, della impossibile fuga. Non amo la scuola; e mi disgustano coloro che , standosene fuori, esaltano le gioie e i meriti di un simile lavoro."
A scriver tanto e da reo confesso non sono io. Non nego chee è all'unisono del mio giudicare la scola. Ma io non ho mai firnato un foglio di presenza, neppure per arraffare quache lira a remunerazione di qualche ora di supplenza.
A scrivere simili colpevoli confession è Leonardo Sciascia, già il maestro di regalpetra a dire di qualche suo giullare laudativo. Che maestro poi sia mai sttato Leonardo Sciascia, solo il mio caro amico cacciatore Giacomino Lombardo può dire 'grande' pensando l'opposto.
E ne fanno ora un maestro di vita e sprecano miliardi di vecchie lire per ergergli un mausoleo più ampolloso dell'Ara Pacis.
Noi di Racalmuto siamo fatti così. Onoriamo sempre i nostri morti. A prescindere!
Calogero Taverna
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