Ormai da giorni leggo interventi discutibili in materia di referendum costituzionale e di crisi di governo, spesso arrivando a mischiare insieme le due cose.
Vale la pena, forse, provare a chiarire un paio di concetti.
Domenica scorsa si è votato per il referendum, dove i sostenitori del Sì e quelli del No si sono confrontati: in ambedue gli schieramenti, c'è chi ha votato avendo approfondito il testo proposto e c'è chi si è espresso invece a prescindere da ciò, ma solo per sostenere o andare contro il governo in carica, e leggere ancor oggi (e per chissà quanto a lungo) frasi del genere "Avete votato No e adesso non lamentatevi di questa situazione" (con un tono che pure per iscritto trasuda saccenza e puzza sotto al naso) è sconfortante... per fortuna di tanti, comunque, il fondo lo ha toccato la signora Serracchiani, che ha imputato alla sconfitta nel referendum pure la grave situazione del Monte dei Paschi di Siena, cercando così di far dimenticare il fatto che il suo dissesto è dovuto alla gestione dissennata da parte dei propri vertici, insediati in quelle cariche proprio con il beneplacito del Partito Democratico, nume tutelare politico di quella banca da tempo immemore.
Fermo restando che tutti i votanti meritavano rispetto a prescindere, vorrei sottolineare che chi ha votato No, senza andare troppo nel tecnico, si è espresso contro un testo che avrebbe riformato una parte importante della Costituzione dopo essere stato approvato in Parlamento non a larga intesa (come sarebbe stato più che auspicabile) ma a colpi di maggioranza; ha votato contro un testo che, pur riducendo il numero dei senatori a 100, indicava questi ultimi non come da eleggere in consultazione politica, ma da indicare (a cura del partito di riferimento) tra gli amministratori locali già eletti nelle relative elezioni, facendoli comunque accedere all'immunità parlamentare (mossa intelligente, in considerazione che il tasso di avvisi di garanzia ed incriminazioni per corruzione è statisticamente più diffuso e radicato proprio in tali ambiti); ha votato No contro una riforma che, se adesso fosse già stata a regime, nulla avrebbe cambiato nella gestione odierna dell'attuale crisi di governo, perchè non mi sembra contemplasse l'elezione diretta del presidente del consiglio e il vincolo di mandato per partiti e/o singoli parlamentari; ha votato No perchè tra quel testo e l'Italicum l'impressione generale era che, sul piano politico ed elettorale, il presidente del consiglio ed il suo partito si fossero tagliati addosso un vestito di alta sartoria.
Per quanto riguarda la gestione della crisi di governo, poi, anche se essa viene gestita in modo formalmente corretto (e vorrei pure vedere, se no saremmo al colpo di Stato) non si può dare tanto torto a chi esprime le proprie perplessità: il partito di maggioranza relativa uscito delle ultime elezioni politiche era il PD guidato da Pierluigi Bersani e a capo di una coalizione che non vedeva tra le proprie fila gli alfaniani ed i verdiniani... nemmeno oggi ci sarebbe alcunchè da obiettare se vi fosse un governo (anche di minoranza) del PD a guida del suddetto Bersani o di una persona da lui indicata, ma vedere prima Letta, poi Renzi ed ora Gentiloni (preceduti da Monti, non dimentichiamocelo) fa ragionevolmente perplimere in tanti, i quali possono a buon titolo sostenere che la volontà popolare viene sostanzialmente disattesa.
"Last but not least", l'attuale Parlamento, se non erro, è in carica in virtù di una legge elettorale dichiarata incostituzionale: in linea di principio, se i nostri vertici istituzionali volessero agire in maniera adamantina, dovrebbero recuperare la legge elettorale più recente e scevra da dubbi di costituzionalità, sciogliere le Camere ed indire nuove elezioni per consentire l'insediamento di un Parlamento che possa, in piena dignità, mettere mano alle questioni da risolvere; diversamente da ciò, si darà invece incarico alle attuali Camere (moralmente "abusive" e, a questo punto, pure in possibile conflitto di interessi) di elaborare una nuova legge elettorale per andare a votare quando lo si riterrà più opportuno.
Non sono tra gli elettori del M5S, ma non riesco a dar loro tanto torto se arrivano a sospettare che si stia evitando il voto perchè prima si deve scrivere una legge elettorale tale da evitare la vittoria del Movimento.
Vale la pena, forse, provare a chiarire un paio di concetti.
Domenica scorsa si è votato per il referendum, dove i sostenitori del Sì e quelli del No si sono confrontati: in ambedue gli schieramenti, c'è chi ha votato avendo approfondito il testo proposto e c'è chi si è espresso invece a prescindere da ciò, ma solo per sostenere o andare contro il governo in carica, e leggere ancor oggi (e per chissà quanto a lungo) frasi del genere "Avete votato No e adesso non lamentatevi di questa situazione" (con un tono che pure per iscritto trasuda saccenza e puzza sotto al naso) è sconfortante... per fortuna di tanti, comunque, il fondo lo ha toccato la signora Serracchiani, che ha imputato alla sconfitta nel referendum pure la grave situazione del Monte dei Paschi di Siena, cercando così di far dimenticare il fatto che il suo dissesto è dovuto alla gestione dissennata da parte dei propri vertici, insediati in quelle cariche proprio con il beneplacito del Partito Democratico, nume tutelare politico di quella banca da tempo immemore.
Fermo restando che tutti i votanti meritavano rispetto a prescindere, vorrei sottolineare che chi ha votato No, senza andare troppo nel tecnico, si è espresso contro un testo che avrebbe riformato una parte importante della Costituzione dopo essere stato approvato in Parlamento non a larga intesa (come sarebbe stato più che auspicabile) ma a colpi di maggioranza; ha votato contro un testo che, pur riducendo il numero dei senatori a 100, indicava questi ultimi non come da eleggere in consultazione politica, ma da indicare (a cura del partito di riferimento) tra gli amministratori locali già eletti nelle relative elezioni, facendoli comunque accedere all'immunità parlamentare (mossa intelligente, in considerazione che il tasso di avvisi di garanzia ed incriminazioni per corruzione è statisticamente più diffuso e radicato proprio in tali ambiti); ha votato No contro una riforma che, se adesso fosse già stata a regime, nulla avrebbe cambiato nella gestione odierna dell'attuale crisi di governo, perchè non mi sembra contemplasse l'elezione diretta del presidente del consiglio e il vincolo di mandato per partiti e/o singoli parlamentari; ha votato No perchè tra quel testo e l'Italicum l'impressione generale era che, sul piano politico ed elettorale, il presidente del consiglio ed il suo partito si fossero tagliati addosso un vestito di alta sartoria.
Per quanto riguarda la gestione della crisi di governo, poi, anche se essa viene gestita in modo formalmente corretto (e vorrei pure vedere, se no saremmo al colpo di Stato) non si può dare tanto torto a chi esprime le proprie perplessità: il partito di maggioranza relativa uscito delle ultime elezioni politiche era il PD guidato da Pierluigi Bersani e a capo di una coalizione che non vedeva tra le proprie fila gli alfaniani ed i verdiniani... nemmeno oggi ci sarebbe alcunchè da obiettare se vi fosse un governo (anche di minoranza) del PD a guida del suddetto Bersani o di una persona da lui indicata, ma vedere prima Letta, poi Renzi ed ora Gentiloni (preceduti da Monti, non dimentichiamocelo) fa ragionevolmente perplimere in tanti, i quali possono a buon titolo sostenere che la volontà popolare viene sostanzialmente disattesa.
"Last but not least", l'attuale Parlamento, se non erro, è in carica in virtù di una legge elettorale dichiarata incostituzionale: in linea di principio, se i nostri vertici istituzionali volessero agire in maniera adamantina, dovrebbero recuperare la legge elettorale più recente e scevra da dubbi di costituzionalità, sciogliere le Camere ed indire nuove elezioni per consentire l'insediamento di un Parlamento che possa, in piena dignità, mettere mano alle questioni da risolvere; diversamente da ciò, si darà invece incarico alle attuali Camere (moralmente "abusive" e, a questo punto, pure in possibile conflitto di interessi) di elaborare una nuova legge elettorale per andare a votare quando lo si riterrà più opportuno.
Non sono tra gli elettori del M5S, ma non riesco a dar loro tanto torto se arrivano a sospettare che si stia evitando il voto perchè prima si deve scrivere una legge elettorale tale da evitare la vittoria del Movimento.
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