Ieri sabato pomeriggio all'Auditorium di Roma, Sinfonia n° due di MAHLER. Dirige il giovane distinto composto eppure ardente Daniel Harding. Proviene dalla scuola di Abbado. Musica ardua, difficile, difficoltosa. Simbologia anche funerea, tetra, teutonica. Eppure nostra, italica, mediterranea, prorompente. Orchestra dell'Accademia Nazionale di Santa Cecilia. in condizione smagliante. Sublimità mondiali. Carlo Maria Parazzoli suona ora un violino "Nicola Amati" del 1651 di proprietà della fondazione Pro Canale. La viola di Raffaele Mallozzi è elettrica nervosa coinvolgente impertuosa. Le donne non mancano ma sono defilate, maschilinilmente subalterne. Tina mi graffierebbe. Ma ciò reputo fisiologico. Mahler è irosamente maschile, le sue dolcezz pur presenti sono aggressive, se volete naziste. Esplode la violenza, certo la violenza della morte. E alla fine quel coro che estasia, si libra angelico e pur demoniaco, come è nella mia natura. Per essere né angelo né demone ma sempicemente umano mi aggrada essere così, umanizzare entambe le cattoliche discrasie. Mi chiedo se essere così complessi toruosi ed anche così armonici, così plurimi, così antitetici all'unico dio che pure abbiamo inventato creato asessuato può avere nulla della natura del mondo animale, della flora della fauna che mi dicono di amare. No! Non amo nè gatti né cani né quadrupedi neppure gli umili fiorellini del prato. Creati per adorarmi e servirmi. Amo gli uomini, l'umanità, la divinìtà di questo mirabile mio prossimo. Calogero Taverna
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