Racalmuto, Iolanda Salemi scrive una lettera aperta. Sconforto dei precari, ci hanno preso in giro
Da qualche giorno abbiamo appreso la notizia che l'emendamento che equiparava il nostro comune, che ha iniziato il processo virtuoso di riequilibrio finanziario, ai comuni in dissesto, per i quali è previsto il rinnovo dei contratti del personale precario a 24 ore settimanali, a totale carico della Regione, non è passato. Questa notizia ci ha gettato nel più profondo sconforto, perché avevamo creduto che bastava parlare con i consiglieri regionali che ci rappresentano, e loro avrebbero sostenuto le nostre ragioni, votando quell'emendamento, che non è stato nemmeno inserito nel max emendamento alla legge finanziaria. Abbiamo assistito alla passerella di qualche onorevole, di sciasciana memoria, che è venuto a parlarci nell'aula consiliare, assicurandoci che la cosa era fattibile senza alcun problema, invece, ironia della sorte, proprio lui non si è presentato. Il nostro scrittore conosceva bene la categoria, ed aveva lungimiranza e saggezza. Ancora una volta ci hanno preso in giro, e continuano a farlo da 25 anni, perché trovano terreno fertile, la colpa più grande che ci addebitiamo è quella di essere disgregati e poco organizzati, “ divide et impera” è il loro motto, complici anche i sindacati.
Noi rappresentiamo una forza non indifferente, centinaia di famiglie a livello locale, che tradotto in voti, potrebbero determinare l'elezione di un nostro rappresentante, che sia in grado di difendere i nostri diritti e di portare avanti le nostre ragioni. Hanno fissato la data delle elezioni regionale per il 5 novembre 2017, qualcuno dei miei colleghi suggeriva di consegnare le tessere elettorali, come provocazione, ma così non avremmo nessuna voce in capitolo, tanto loro saranno eletti lo stesso. E noi continueremo ad essere facili prede delle promesse del candidato di turno, proprio per questo la nostra situazione è atipica, non si registra in nessun altra parte d'Italia.
Siamo sempre stati oggetto di facili strumentalizzazioni, sia a livello locale che regionale, la nostra storia di lavoratori “ sui generis” è stata così lunga e travagliata perché la classe politica che ha generato questa mostruosità sociale, non ha mai voluto porre fine a questa agonia, faceva comodo a tutti tenerci sulla graticola, elargendo elemosine di tanto in tanto, e piccole concessioni che ci rendevano schiavi del sistema.
A tutto ciò si è aggiunta la crisi economica, che ci ha fatto sentire dei privilegiati, nei confronti di chi un lavoro non l'aveva ed era costretto ad emigrare. Ed anche tutti noi saremmo emigrati in massa se non avessimo avuto questo capestro, che ci faceva esclamare, con vile rassegnazione: “abbonè meglio di niente” perché niente c'era all'orizzonte, oltre questo. E così tanti hanno chiuso nel cassetto le loro ambizioni e si sono accontentati, sperando in un futuro migliore. Intanto gli anni sono passati e noi siamo cresciuti, ed anche i nostri figli, ai quali abbiamo consigliato vivamente di andarsene, perché niente di buono c'è in questo paese per loro. Alcuni di noi sono già diventati nonni, ma sempre precari in attesa di stabilizzazione, considerati lavoratori di serie B, dimezzandoci anche ciò che ci spettava per intero. Adesso come ultima angheria, a causa di una legge frettolosa, che crea disparità di trattamento, ci lasciano a 18 ore settimanali, mezzo orario, quindi mezzo stipendio, quindi si può campare solo mezzo mese. Noi siamo l'ultima generazione che vive a Racalmuto, pochi avranno la possibilità di vivere e lavorare in questo paese che è destinato a chiudere.
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