Etruria, l'audizione in Commissione Banche
Nozze Etruria-BpVi: Bankitalia sulla graticola
Il procuratore di Arezzo: «Strano che Bankitalia abbia incentivato la fusione con la Popolare di Vicenza». Ma Pierluigi Boschi è «estraneo al reato di bancarotta». Via Nazionale smentisce.
Le liste dei debitori delle banche, manuale sul capitalismo di relazione
Le liste dei debitori delle banche, manuale sul capitalismo di relazione
A farla franca sono i soliti noti che hanno preso i soldi e sono scappati. A rimetterci, anonimi azionisti e obbligazionisti, non i responsabili del disastro.
«Ci è sembrato un po' strano» che dalla Banca d'Italia venisse incentivata l'aggregazione di Banca Etruria con Popolare di Vicenza, la quale, «sulla base delle relazioni ispettive» di Via Nazionale, «era in condizioni simili». Lo ha detto il procuratore di Arezzo, Roberto Rossi, alla commissione d'inchiesta sulle banche, rievocando la mancata fusione fra il 2014 e il 2015. La mancata operazione portò poi Bankitalia a censurare e sanzionare i vertici e al commissariamento dell'istituto a febbraio 2015 (leggi anche: Banca d'Italia, le tre ispezioni dentro Banca Etruria).
BANKITALIA SMENTISCE PRESSIONI. Fonti di Banca d'Italia, interpellate sull'argomento, hanno tuttavia smentito tale ricostruzione: «Via Nazionale non ha mai sostenuto il matrimonio con Popolare di Vicenza. Dopo le ispezioni del 2013, e le irregolarità emerse, Bankitalia ha chiesto a Etruria di adottare una serie di misure correttive e di ricercare l'aggregazione con un partner di elevato standing. La scelta del partner è stata rimessa all'autonoma valutazione degli organi aziendali».
ORFINI: «RUOLO ECCESSIVO DI VIA NAZIONALE». Di sicuro, per il momento, c'è che su Banca d'Italia si è riacceso lo scontro politico. Il presidente del Partito democratico, Matteo Orfini, ha lanciato l'attacco: «Si sta sgretolando il castello di sciocchezze e sta emergendo la vera responsabilità» del fallimento di Banca Etruria, «che è stata della Banca d'Italia» non solo in termini di vigilanza ma «per un suo ruolo financo eccessivo».
SEDUTA SECRETATA PER MEZZ'ORA. Il presidente della commissione Pier Ferdinando Casini ha disposto, per una mezz'ora circa, la secretazione dell'audizione del procuratore Rossi. La secretazione è arrivata quando i parlamentari hanno chiesto conto dell'operato della Vigilanza di Banca d'Italia. Rossi, premettendo di «non avere la competenza territoriale sui reati di ostacolo alla vigilanza», ha poi detto che nel corso delle indagini sono comunque emerse alcune circostanze particolari. A quel punto i lavori sono stati secretati.
L'OFFERTA DI BPVI NON PORTATA ALL'ASSEMBLEA DEI SOCI. Rossi ha ricordato come Banca d'Italia, nel dicembre 2013, a seguito di ispezioni e azioni di vigilanza avesse chiesto a Banca Etruria «di integrarsi in un gruppo dotato delle necessarie risorse patrimoniali e professionali». E qui, spiega il pm, «abbiamo tracce documentali di tentativi di ricerca di un gruppo che potesse risollevare le sorti dell'istituto. Vengono coinvolti diversi organi e advisor come Mediobanca, per un'operazione che Bankitalia definisce 'prioritaria'. Abbiamo notizia di alcuni contatti, fra cui quello con una banca israeliana, ma nessuno concreto. L'unica trattativa fu quella con Popolare di Vicenza, che aveva fatto un'offerta da 1 euro per azione». Rossi ha spiegato poi come, dalla terza ispezione in Banca Etruria, fosse emerso che la richiesta dell'organo di vigilanza era rimasta inevasa, «non essendo stata portata all'attenzione dell'assemblea dei soci l'unica offerta giuridicamente rilevante, cioè quella avanzata da BpVi».
BANKITALIA SMENTISCE PRESSIONI. Fonti di Banca d'Italia, interpellate sull'argomento, hanno tuttavia smentito tale ricostruzione: «Via Nazionale non ha mai sostenuto il matrimonio con Popolare di Vicenza. Dopo le ispezioni del 2013, e le irregolarità emerse, Bankitalia ha chiesto a Etruria di adottare una serie di misure correttive e di ricercare l'aggregazione con un partner di elevato standing. La scelta del partner è stata rimessa all'autonoma valutazione degli organi aziendali».
ORFINI: «RUOLO ECCESSIVO DI VIA NAZIONALE». Di sicuro, per il momento, c'è che su Banca d'Italia si è riacceso lo scontro politico. Il presidente del Partito democratico, Matteo Orfini, ha lanciato l'attacco: «Si sta sgretolando il castello di sciocchezze e sta emergendo la vera responsabilità» del fallimento di Banca Etruria, «che è stata della Banca d'Italia» non solo in termini di vigilanza ma «per un suo ruolo financo eccessivo».
SEDUTA SECRETATA PER MEZZ'ORA. Il presidente della commissione Pier Ferdinando Casini ha disposto, per una mezz'ora circa, la secretazione dell'audizione del procuratore Rossi. La secretazione è arrivata quando i parlamentari hanno chiesto conto dell'operato della Vigilanza di Banca d'Italia. Rossi, premettendo di «non avere la competenza territoriale sui reati di ostacolo alla vigilanza», ha poi detto che nel corso delle indagini sono comunque emerse alcune circostanze particolari. A quel punto i lavori sono stati secretati.
L'OFFERTA DI BPVI NON PORTATA ALL'ASSEMBLEA DEI SOCI. Rossi ha ricordato come Banca d'Italia, nel dicembre 2013, a seguito di ispezioni e azioni di vigilanza avesse chiesto a Banca Etruria «di integrarsi in un gruppo dotato delle necessarie risorse patrimoniali e professionali». E qui, spiega il pm, «abbiamo tracce documentali di tentativi di ricerca di un gruppo che potesse risollevare le sorti dell'istituto. Vengono coinvolti diversi organi e advisor come Mediobanca, per un'operazione che Bankitalia definisce 'prioritaria'. Abbiamo notizia di alcuni contatti, fra cui quello con una banca israeliana, ma nessuno concreto. L'unica trattativa fu quella con Popolare di Vicenza, che aveva fatto un'offerta da 1 euro per azione». Rossi ha spiegato poi come, dalla terza ispezione in Banca Etruria, fosse emerso che la richiesta dell'organo di vigilanza era rimasta inevasa, «non essendo stata portata all'attenzione dell'assemblea dei soci l'unica offerta giuridicamente rilevante, cioè quella avanzata da BpVi».
LE OPERAZIONI PIÙ AZZARDATE NEL PERIODO 2008-2010. Il procuratore Rossi ha poi passato in rassegna le operazioni più azzardate di Banca Etruria, condotte dai vertici soprattutto nel periodo 2008-2010, quando vennero finanziate grandi aziende nazionali con esiti disastrosi. Nel biennio considerato si sono concentrate le «distrazioni patrimoniali più clamorose ed eclatanti, con assenza di ogni cautela nel deliberarle». Posizioni poi finite in sofferenza. Tra i casi citati dal magistrato, anche «il finanziamento dello yacht piu grande del mondo, realizzato in un bacino senza sbocco al mare, a 500 metri dalla banchina».
L'INTERCETTAZIONE TRA BOSCHI E CONSOLI. Agli atti della procura di Arezzo, tuttavia, non risulta esserci l'intercettazione del 3 febbraio 2015 fra l'allora vice presidente di Banca Etruria Pier Luigi Boschi, padre di Maria Elena, e il direttore generale di Veneto Banca Vincenzo Consoli. Il dialogo tra i due è stato letto dal deputato del Movimento 5 stelle Carlo Sibilia: «Domani io ne parlo con mia figlia, con il presidente (Matteo Renzi, ndr), ci sentiamo in serata». Per Rossi forse si tratta di «accertamenti disposti dalla procura di Vicenza, di cui non siamo stati resi partecipi».
IL PADRE DELLA SOTTOSEGRETARIA ESTRANEO ALLA BANCAROTTA. In ogni caso, ha precisato il procuratore di Arezzo, Pierluigi Boschi non ha partecipato alle riunioni degli organi della banca che hanno deliberato i finanziamenti finiti poi in sofferenza e che costituiscono «il reato di bancarotta». Rossi ha voluto fare una premessa: «Faccio questo lavoro da 30 anni, sono della vecchia scuola, le persone si distinguono non per chi siano i loro genitori o i loro figli, ma per i lor comportamenti. Boschi entra in cda nel 2011 come amministratore senza deleghe, diventa uno dei due vice presidenti nel maggio 2014». Ma non faceva parte né del comitato esecutivo, né di quello di credito.
L'INTERCETTAZIONE TRA BOSCHI E CONSOLI. Agli atti della procura di Arezzo, tuttavia, non risulta esserci l'intercettazione del 3 febbraio 2015 fra l'allora vice presidente di Banca Etruria Pier Luigi Boschi, padre di Maria Elena, e il direttore generale di Veneto Banca Vincenzo Consoli. Il dialogo tra i due è stato letto dal deputato del Movimento 5 stelle Carlo Sibilia: «Domani io ne parlo con mia figlia, con il presidente (Matteo Renzi, ndr), ci sentiamo in serata». Per Rossi forse si tratta di «accertamenti disposti dalla procura di Vicenza, di cui non siamo stati resi partecipi».
IL PADRE DELLA SOTTOSEGRETARIA ESTRANEO ALLA BANCAROTTA. In ogni caso, ha precisato il procuratore di Arezzo, Pierluigi Boschi non ha partecipato alle riunioni degli organi della banca che hanno deliberato i finanziamenti finiti poi in sofferenza e che costituiscono «il reato di bancarotta». Rossi ha voluto fare una premessa: «Faccio questo lavoro da 30 anni, sono della vecchia scuola, le persone si distinguono non per chi siano i loro genitori o i loro figli, ma per i lor comportamenti. Boschi entra in cda nel 2011 come amministratore senza deleghe, diventa uno dei due vice presidenti nel maggio 2014». Ma non faceva parte né del comitato esecutivo, né di quello di credito.
Nessun commento:
Posta un commento