Lillo Taverna Alle mie rimostranze per la chiusura della Filiale di Rieti il signor Governatore mi rispose personalmente: addusse giustificazioni che mi hanno lasciato di stucco; chiusura di una struttura propulsiva per lo sviluppo economico e per il corretto dispiegarsi del ruolo bancario locale entro le linee guida della quasi centenaria legge bancaria con epicentro la funzione di "pubblico interesse" dell'ordinamento creditizio nazionale per una miseranda ragione di c.d. costi/benefici. Frattanto Geronzi, uomo venuto dalla Banca d'Italia, licenziava una sua voluminosa confessione in cui fra l'altro, svelava imbrogli di bilancio di Capitalia confermando quelli che avevo contestato persino con rudi telegrammi al governatore Fazio ai tempi della fusione per incorporazione della Mediterranea. Avevo rivolto persino nutritissime doglianze alla Consob di Spaventa. Volevo un incontro pensoso con Barbagallo. Mi fu negato per "mancanza di tempo": figurarsi!. Vi è stata poi una ispezione al MPS inglesicizzante e vanesia da parte di novelli giovani ispettori di Vigilanza che grida vendetta dinanzi a Dio e agli uomini. Metteva persino in grosso imbarazzo una Vice Direttrice generale della Banca d'Italia, che al di là dei giudizi sulla persona e sulle sue tendenze politiche e religiose, rappresentava pur sempre una immedesimazione organica al vertice dell'Istituto di Emissione, della banca centrale dello Stato Italiano, della Tecnostruttura regolatrice del credito e del risparmio nazionale. L'assurdo di una sanzione miliardaria a danno di chi in fondo aveva eseguito le istruzioni della Banca d'Italia grida vendetta al cospetto di Dio anche per il sangue innocente di un inventato suicidio relativo ad un David Rossi evidentemente soppresso. Oggi il tragico problema dei movimenti fondi per l'ottusa chiusura di tante filiali, ivi compresa quella di Messina - un osservatorio che ha detto sempre cosa bolle in pentola circa il Ponte di Messina - resta incompreso e la relativa problematica sempre più in cancrena. Oggi la Banca d'Italia vive il dramma di un conto economico dissolvente la sua stabilità patrimoniale in pernicioso contrasto con le norme comunitarie ex le varie Basilee e il tutto si risolve chiudendo strutture istituzionali e sfrattando inquilini-dipendenti dal proprio patrimonio immobiliare per esosità di canoni pretesi. Noi vecchi e incontaminati volponi della vecchia Vigilanza sulle Aziende di Credito avremmo saggezza e esperienza per ragguagliare, per far pensare per indurre a qualche ripensamento; ebbene un Barbagallo di turno, reduce magari da una ispezione a Potenza che mi desta sorrisi beffardi, non ha tempo per riceverci. Ma vivaddio tutto lo stato maggiore del MPS allora dovrebbe denunciare la Banca d'Italia per omissioni degli atti dovuti ex art. 48 della legge bancaria vigente nel tempo dei fatti (o dei misfatti).
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